Milano - Teatro alla Scala

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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda MatMarazzi » dom 23 mag 2010, 19:47

Mi spiace ripetermi, anno dopo anno....
Ma questa è la solita stagione misera e incoerente da Lissner.
Una spruzzata di titoli famosi-famosi (non ce n'è uno la cui riproposta offra stimoli storici o culturali) con cast, registi e direttori per la maggior parte di pura periferia (e nel termine periferia inserico anche quel pugnetto i vere star planetarie lanciato nei vari cast alla "come viene viene").

Persino i tentativi di allargarsi in nuovi repertori non sono capaci di uscire da quel che "tutti fanno".
Bella l'idea di cedere spazi all'Opera romantica francese, ma... di tutti i capolavori sommersi di Saint-Saens, Massenet, Reyer, Offenbach, Villager... proprio non c'era altra scelta che non Juliette et Romeo, che fanno tutti?
Bella l'idea di accontentare gli amanti del Verdi cabalettaro, ma di tutti i titoli protoverdiani esistenti, proprio Attila, che era stato uno dei capolavori di Muti? Bella l'idea di fare il Rossini Serio, ma proprio la Donna del Lago, che era stato l'unico titolo già presentato in tempi relativamente recenti?
Bella l'idea di aprire al verismo... fantastico... vediamo, quante decine di opere (anche di statura artistica) sono state composte fra '800 e '900? Vediamo di lanciare una nuova tendenza? Il "Verismo" alla Scala.... Scelta? Cavalleria e Pagliacci...
Quasi tanto originale come il fremito che ci corre lungo la schinea all'idea di ciò la Meier riuscirà a tirar fuori dalla parte di nonna Siegliende... (personaggio con cui già inaugurò la Scala... quanti anni fa? venti? trenta? non ricordo).
In quella Walkiria sento un po' la mancanza di Domingo.

A parte la Di Donato in Elena e Bostridge in Aschenbach (entrambi, per inciso hanno già debuttato altrove i rispettivi personaggi e arriveranno alla Scala in produzioni ospiti) non c'è un solo elemento di cast che stimoli un interesse degno della Scala.
E non è che manchino grossi calibri: la Stemme, Terfel, Cura, Kaufmann, Florez, Tomlinson, Pape, Furlanetto... ma tutti in ruoli sbagliati, o inutili, o già fatti mille volte.
E i registi? a parte gli spettacoli noleggiati (spacciati per nuove produzioni... il caso più buffo è il Cavaliere di Wernicke, vecchio di anni e anni, proposto ovunque, con il nome - lungo disteso in locandina - del povero regista morto e sepolto ormai da dieci anni), non si trova di meglio che Barberio Corsetti e Martone! Fantastico!
Ma non ci dovevano essere Guht, McVicar, Jones?
No... tutti impegnati dove si fa opera davvero.

LISSNER VATTENE!!!!!

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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda teo.emme » lun 24 mag 2010, 1:41

MatMarazzi ha scritto:LISSNER VATTENE!!!!!


D'accordo...più leggo il cartellone più emergono dubbi... Stagione raffazzonata, titoli sparati per il gusto di compiacere (ma senza soddisfare nessuno) cast raccogliticci

1) Opera romantica francese: già quest'anno il Faust (con cast improbabile)...perchè infliggerci pure il Romeo? Opera neppure troppo interessante! Una bella Mignon sarebbe stata meglio...o una Louise. Anche se io sogno il ritorno in Scala del grand-opéra (magari affidandolo a Gardiner o Minkowski).
2) La scelta dell'Attila è demenziale. Spettacolo storico dell'era Muti e simbolo di un'epoca. Ramey protagonista indimenticabile....e ora: Furlanetto...il nonn di Attila! E Nucci.... E la Carosi in perenne lotta con l'intonazione, lo stile e il gusto. E Alvarez intento a ridurre ogni ruolo al livello di canzone napoletana.... Perchè Lissner non ha optato per scelte meno rischiose? Uno Stiffelio, ad esempio o Alzira (opera da riscoprire)
3) la riproposta di Donna del Lago (in un nuovo allestimento ovviamente...tanto paga pantalone) è stupida: occasione sprecata! A quando una Semiramide? O Zelmira o Ermione.... Anche se, visto le disponibilità di reperire cantanti adeguati, lascerei perdere il Rossini serio: meglio un Donizetti minore o un Rossini buffo (che non sia Italiana, Barbiere, Cenerentola)
4) la nonna Siegliende è censurabile...a proposito: lo vedo malissimo questo Ring di Barenboim (secondo me non verrà concluso). La presenza del maestro scaligero in un solo titolo è prodromico alla cessazione dell'incarico secondo voi? Io me lo auguro.....
5) produzioni riciclate e spacciate per nuove, ed è un imbroglio vergognoso: Flauto, Arabella, Rosenkavalier, Romeo, Tosca, Morte a Venezia, Donna del lago....
6) interessante Cavalleria/Pagliacci, ma effettivamente...................quanto dovrò vivere per vedere Francesca da Rimini? O Germania? O Iris? O Parisina?

Davvero...LISSNER VATTENE!!!!!!
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda marco » lun 24 mag 2010, 11:56

[quote="teo.emme
2) La scelta dell'Attila è demenziale. Spettacolo storico dell'era Muti e simbolo di un'epoca. Ramey protagonista indimenticabile....e ora: Furlanetto...il nonn di Attila! E Nucci.... E la Carosi in perenne lotta con l'intonazione, lo stile e il gusto. E Alvarez intento a ridurre ogni ruolo al livello di canzone napoletana.... Perchè Lissner non ha optato per scelte meno rischiose? Uno Stiffelio, ad esempio o Alzira (opera da riscoprire)
[/quote]

sto leggendo, in varie sedi, giuste critiche a questa scelta di Attila (soprattutto per il fatto che ci sono titoli del Verdi giovane che credo alla Scala non si siano mai visti) ma credo che lo spettacolo diretto da Muti non fosse tutto questo trionfo di cui molti parlano, anzi se non ricordo male fini in un fiasco quasi completo, con il solo Ramey accolto dagli applausi del pubblico, e il sipario tagliafuoco fatto calare dopo un'unica uscita per placare le intemperanze del loggione
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda MatMarazzi » lun 24 mag 2010, 12:44

marco ha scritto:sto leggendo, in varie sedi, giuste critiche a questa scelta di Attila (soprattutto per il fatto che ci sono titoli del Verdi giovane che credo alla Scala non si siano mai visti) ma credo che lo spettacolo diretto da Muti non fosse tutto questo trionfo di cui molti parlano, anzi se non ricordo male fini in un fiasco quasi completo, con il solo Ramey accolto dagli applausi del pubblico, e il sipario tagliafuoco fatto calare dopo un'unica uscita per placare le intemperanze del loggione


Forse tu parli della prima: erano tutte agitate ai tempi di Muti perché certo loggione sapeva, già allora, quali fossero i momenti più opportuni per far baldoria (le prime radiotrasmesse, con i giornalisti che - come è noto - sono influenzabilissimi).

La mia recita di Attila (che non fu la prima) fu un trionfo: fu applaudita persino la Studer, attesa alla cavatina con tutti i fucili spianati, ma che ci donò un "nel fuggente nuvolo" strepitoso (con Muti che calibrava i ritmi e le sonorità degli strumentini sulla sua voce, in un dialogo di abbandoni e sussulti che resterà nella mia memoria come uno dei momenti d'oro della mia storia di ascoltatore).
Quanto a Muti, diresse quell'Attila in un modo grandioso e originalissimo (per l'epoca): quella capacità di affrescare ogni tableau con una tale pienezza neoclassica che pareva nulla dovesse muoverrsi, quelle accensioni misurate, quelle progressioni lunghissime, quel colore torvo e barbarico che premeva...
So anche io che oggi Gardiner (con un'orchestra finalmente non brahmsiana) farebbe di meglio, ma per l'epoca l'Attila di Muti era una cosa su cui il mondo intero poteva alzare lo sguardo. Non credo che si alzerà lo sguardo su questo...
Quanto a Ramey... inutile perderci tempo. Ebbe un trionfo spettacolare anche a Milano come nel resto del mondo e si ricollocò (per ragioni vocali, tecniche e drammaturgiche) sul gradino più alto di una graduatoria che, in questo ruolo, lo vedrà "primo" per altri moltissimi anni.
Riprendere Attila oggi alla Scala è, ha ragione Teo, prova di inavvedutezza e forse persino ignoranza. In tutti i casi una mossa stupida.
A partire dalla scelta del protagonista.

Veniamo alla questione Furlanetto.
Mi spiace per Teo.Emme ma io non conosidero affatto Furlanetto un cantante finito: è uno dei maggiori artisti che l'Italia abbia prodotto da molto tempo in qua; uno dei pochi a rappresentare nel mondo un'immagine bella e "artistica" del canto d'opera italiana.
Detto questo, è vero che la Scala di Lissner pare non abbia altro sogno, altro obbiettivo che fargli fare brutta figura e raccogliere dei fischi che (forse meritati nella fattispecie) non lo dovrebbero essere in riferimento a un artista di simile classe.
Partiamo dalle sue caratteristiche: è vecchio, il suo è un canto (da sempre) sillabante e declamatorio, assolutamente impresentabile in repertorio vocalistico (e già da giovane i suoi Don Pasquale o Leporello lo attestavano), ma che nel repertorio giusto produce (oggi come ieri) scosse elettriche da vero e proprio gigante.
In paesi più abituati a valutare i pregi dei declamatori, Furlanetto può permettersi di presentarsi come Filippo II e Fiesco (già il suo Attila di meno). In Italia no.
Eppure esistono tanti ruoli da vecchio-gigante-declamatorre, specie per la corda di basso. Perché (tanto per restare ai titoli di questa stagione) non far fare a lui Hunding ad esempio (non me ne voglia Vit: Tomlison va benissimo!!!!!, era solo un esempio)? Perchè non il Barone Ochs (dove Furlanetto sarebbe stato molto più attraente, originale, aristocratico, sottile di Rose); perché non un bel cammero in Timur?
No... Attila... un ruolo virtuoso, acuto, di memorie belcantiste...
Secondo me Lissner lo odia! Vuole che sia fischiato a tutti i costi.

Stesso discorso per la Meier: è e resta una delle più grandi personalità operistiche di tutti i tempi.
Puoi disporre di lei! E vivaddio! Grazie! Ma perchè non considerare la sua età? la sua attuale vocalità? la sua attuale fisionomia?
E' così difficile trovare per lei ruoli da grande declamatrice non più giovanissima?
Non sarebbe stato più eccitante vederla debuttare in Fricka (che peraltro è più un falcon che un mezzo e quindi sarebbe convenuta alla sua proiezione alta)? Sarebbe stata la più seducente, la più sottile, la più sapiente, la più sensuale delle Fricke e la parte se la sarebbe mangiata in un boccone; io poi, volendo osare il colpaccio, l'avrei convinta a debuttare nella Penelope di Monteverdi.
Non dimentichiamo che Penelope (come Ottavia) ha praticamente solo recitativi: il personaggio è troppo aulico perché Monteverdi le conceda arie o pezzi chiusi; quindi anche una "non vocalista" ha modo di farsi valere; anzi una declamatrice valorizzerebbe persino meglio della strepitosa Mingardo il "peso" delle parole.
La Meier al debutto in Penelope avrebbe non solo garantito a lei un trionfo assicurato, ma avrebbe dato rilievo mondiale a quel Monteverdi "cenerentola" che nonostante Wilson (o forse proprio a causa sua) sarà regolarmente disertato dal pubblico.

Ecco; quando dico che non basta avere i grandi nomi, intendo questo. Bisogna saperli studiare e valutare bene come impiegarli.
Il successo non dipende dalla bravura di un artista, ma da quanto un ruolo riesca a valorizzarne pregi e difetti.

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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda beckmesser » lun 24 mag 2010, 13:40

MatMarazzi ha scritto:La mia recita di Attila (che non fu la prima) fu un trionfo: fu applaudita persino la Studer


Anche la mia. Fra l'altro me la ricordo bene, prima e durante. Era l'ultima recita della Studer, dopo sarebbe subentrata la Roark-Strummer. Non so perché, ma il loggione della Scala non ha mai amato la Studer, e in coda per i posti in piedi, sembrava di essere in procinto di una battaglia campale: il clima era da "è l'ultima recita, o la facciamo cadere stasera o mai più", e discutevano su quale fosse il momento migliore per sferrare l'attacco. Forse si era sparsa la voce del clima anche in palcoscenico, fatto sta che all'entrata di Odabella la Studer se ne venne fin quasi al proscenio e buttò le frasi di recitativo, aria e cabaletta da o la va o la spacca, e fortunatamente andò... E poi segui il memorabile Fuggente rivolo di cui parlava Mat. Personalmente, la pagina che non scorderò mai è il terzetto finale: il 'Tu rea donna' di Ramey, elementare nella sua scansione, cui si opponeva il 'Nella tenda al tuo letto d'appresso' della Studer, che si crogiolava in quella linea vocale sinuosa e cromatica; il nocciolo dell'Attila verdiano, ossia il contrasto fra un mondo barbaro ma giovane e uno ormai sfatto era colto come mai era avvenuto.

E comunque, alla fine, fu un'ovazione come non credo di averne sentito spesso alla Scala...

Saluti,

Beck
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda teo.emme » lun 24 mag 2010, 17:52

L'Attila di Muti resta, secondo me, una delle migliori prove del direttore scaligero. Anche la mia recita (la seconda se non sbaglio) fu un successo. A dire il vero qualcosa non andava: tenore e soprano (dopo mi soffermerò). Mi preme però far ricordare come le prime di Muti e le relative contestazioni di parte del pubblico (a fronte di altra parte adorante ed estasiata come di fronte al Messia) derivassero spesso da un clima intollerabile imposto dallo stesso direttore: ricordo la chiusura del loggione, i biglietti delle prime distribuiti con generosità inusitata a club lirici e associazioni culturali, un servizio d'ordine onnipresente nelle gallerie, il costante disprezzo verso il dissenso, l'ostracismo nei riguardi di critici sgraditi, l'ego smisurato mirante alla sola glorificazione di sé. ovvio che tutto ciò ha avuto influenze nefaste sulla recezione dei suoi spettacoli. Ma il Muti di quell'Attila resta esemplare...forse troppo spinto verso una visione neoclassica di Verdi, un po' statica, un po' "gluckiana", che snatura in parte le aperture liriche e lo slancio della partitura, ma nel complesso una grande esecuzione.

Il riferimento a Gardiner spero non riguardasse Verdi: finora i suoi approcci verdiani sono stati un autentico disastro (Falstaff e Requiem). Se pure l'orchestra non era brahmsiana (ma neppure quella di Muti lo era), il suo suono era pesante e grossolano, il passo impacciato, le sfumature assenti, e la volgarità sovrabbondante. Il Verdi di Gardiner sembra la versione intellettualizzata di quello di Oren: strappi, effetti da banda e rumore... E' evidente come Gardiner nonostante abbia col tempo aperto e ampliato i suoi orizzonti musicali (penso a Berlioz di cui oggi è l'interprete più accreditato) resti del tutto estraneo alla poetica verdiana e al melodramma: non lo capisce, non lo sente, non lo sa fare.

Perchè la Studer non ha mai convinto ci si chiede. Semplice, perchè la Studer non ha mai convinto. Voce priva di grande identità, anche se naturalmente "bella", è stata usata ed abusata in ogni genere di repertorio, passando da Mozart a Verdi, da Donizetti a Wagner, da Rossini a Strauss. La Studer non ha mai trovato una vera collocazione ed ha alternato prove convincenti e altre disastrose. Oltre a ciò vi era la sgradevole sensazione che la sua onnipresenza fosse più che altro imposta dalla sua casa discografica. Sensazione che, garantisco, era più che evidente satnte l'inadeguatezza rispetto a certi ruoli (penso a Matilde o a Elena dei Vespri)
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda MatMarazzi » lun 24 mag 2010, 21:12

teo.emme ha scritto:Il riferimento a Gardiner spero non riguardasse Verdi: finora i suoi approcci verdiani sono stati un autentico disastro (Falstaff e Requiem).


Invece mi riferivo proprio a Verdi, Teo.emme.
Io sogno da almeno vent'anni un'integrale delle opere giovanili di Gardiner. Per inciso il suo Falstaff (titolo nel quale sentirei meno il bisogno di un Gardiner) l'ho ascoltato dal vivo a Parigi allo Chatelet, se ben ricordo eravamo nel 2001. Disastro? Una delle serate più esplosive ed entusiasmanti della mia vita, col severissimo e competentissimo pubblico parigino che sembrava impazzito!
Un Falstaff che fece a pezzi la contemporanea prova di Abbado (che ascoltai al festival di Salisburgo, stesso anno e nonostante un cast ben altrimenti prestigioso).
Eppure, ribadisco, non è a Falstaff che penso quando sogno il Verdi di Gardiner. Penso a tutte le opere degli anni di Galera (tranne quelle su libretto di Solera, che per me andrebbero semplicemente vietate, Attila compreso) e soprattutto a quelle contaminate dal gusto francese (Jerusalem, Vepres, Ballo in Maschera).
Gardiner, quando e se si deciderà, sarà la nuova via...

Se pure l'orchestra non era brahmsiana (ma neppure quella di Muti lo era),

Quella di Muti lo era: lo erano gli strumenti, lo era l'organico.
Quella con cui Gardiner dirigerebbe questo repertorio sarebbe la stessa "revolutionnaire et romantique" che già ha usato per altri compositori primo-ottocenteschi, con strumenti d'epoca, sonorità diverse, ecc...

E' evidente come Gardiner nonostante abbia col tempo aperto e ampliato i suoi orizzonti musicali (penso a Berlioz di cui oggi è l'interprete più accreditato) resti del tutto estraneo alla poetica verdiana e al melodramma: non lo capisce, non lo sente, non lo sa fare.


E' evidente per te, forse.
Per me, che l'ho sentito dal vivo plurime volte e che gli debbo le più emozionanti e incredibili realizzazioni di Carmen, Sogno di Britten, Volpe Astuta di Janacek, l'Etoile di Chabrier, il Benvenuto Cellini, i Toryens (per non parlare appunto di Falstaff) che abbia sentito dal vivo, non è evidente affatto.
Sentire come dirige i songs dei musical di Broadway e persino Rossini (mi riferisco agli estratti di Armida che gli sentii fare dal vivo con la Antonacci) e contemporaneamente renda "vivo" Gluck mi conferma la tesi che in lui (e in pochi altri) c'è la comprensione di cos'è un testo d'opera.

Perchè la Studer non ha mai convinto ci si chiede. Semplice, perchè la Studer non ha mai convinto. Voce priva di grande identità, anche se naturalmente "bella", è stata usata ed abusata in ogni genere di repertorio, passando da Mozart a Verdi, da Donizetti a Wagner, da Rossini a Strauss. La Studer non ha mai trovato una vera collocazione ed ha alternato prove convincenti e altre disastrose. Oltre a ciò vi era la sgradevole sensazione che la sua onnipresenza fosse più che altro imposta dalla sua casa discografica. Sensazione che, garantisco, era più che evidente satnte l'inadeguatezza rispetto a certi ruoli (penso a Matilde o a Elena dei Vespri)


Io non sono mai stato un fanatico della Studer (tutt'altro), ma quella che tu fornisci non è una risposta convincente.
Semmai un giudizio etico! :) Ha voluto fare troppo: cattiva! Si faceva pompare dalla Deutsche Grammophon: cattiva!
Se dovessi dire le ragioni per cui io non sono mai stato convinto dalla Studer (benché avesse una musicalità da prima della classe e una forte personalità artistica) è perché tecnicamente ha voluto tenere i piedi in due staffe: vocalismo e declamazione. La tecnica non è la stessa: la respirazione è diversa, l'emissione è diversa, l'amplificazione del suono nelle cavità facciali è diversa.
Volendo fare la vocalista-declamatrice (che passa da Crisotemide alla Regina della Notte) ha finito per essere una modesta vocalista nei ruoli vocalisti e una modestissima declamatrice in quelli declamatori.
Chissà... forse qualche sprovveduto l'aveva convinta che nel mondo del canto c'è una tecnica sola, con cui puoi fare Rossini e Strauss, Wagner e Mozart, Verdi e Schubert! :)
Peggio per lei che ci ha creduto! ;)....

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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda Rodrigo » lun 24 mag 2010, 22:48

MatMarazzi ha scritto:Io sogno da almeno vent'anni un'integrale delle opere giovanili di Gardiner. Per inciso il suo Falstaff (titolo nel quale sentirei meno il bisogno di un Gardiner) l'ho ascoltato dal vivo a Parigi allo Chatelet, se ben ricordo eravamo nel 2001. Disastro? Una delle serate più esplosive ed entusiasmanti della mia vita, col severissimo e competentissimo pubblico parigino che sembrava impazzito!
Un Falstaff che fece a pezzi la contemporanea prova di Abbado (che ascoltai al festival di Salisburgo, stesso anno e nonostante un cast ben altrimenti prestigioso).
Eppure, ribadisco, non è a Falstaff che penso quando sogno il Verdi di Gardiner. Penso a tutte le opere degli anni di Galera (tranne quelle su libretto di Solera, che per me andrebbero semplicemente vietate, Attila compreso) e soprattutto a quelle contaminate dal gusto francese (Jerusalem, Vepres, Ballo in Maschera).
Gardiner, quando e se si deciderà, sarà la nuova via...


Mah, io continuo a non capire fino in fondo questa avversione per il tandem Solera-Verdi. A volte ho l'impressione che lo si condanni quasi per un ragionamento "a posteriori": siccome ci piace tanto il Verdi-Piave e/o il Verdi-Boito rimproveriamo a Solera, più o meno inconsciamente, di non essere Piave o di non essere Boito.
Io ritengo che Solera servisse (ottimamente) a Verdi per fare qualcosa di diverso rispetto a quello che il "mercato" offriva. Il meglio allora si chiamava, bene o male, Romani o Cammarano. Guarda caso del primo Verdi non era affatto entusiasta, al secondo si avvicinò con mille cautele e con risultati iniziali poco convincenti per il pubblico (Alzira).
Non ci credo che a un compositore così riflessivo sfuggisse il fatto che quanto a qualità letteraria entrambi erano più (molto di più) validi di Solera. Non è che magari, è un'ipotesi, Verdi avesse subodorato che se avesse musicato libretti di Romani o Cammarano gli avrebbero subito dato sulla voce rimproverandogli di non essere Donizetti o Bellini? Da buon esordiente il suo problema non era forse di imporsi con un marchio di fabbrica "suo", distanziato da quanto offriva il mercato?
E allora se quelli ti offrono primedonne di nobile prosapia e tenori "della buona morte" lui ti offre drammoni di popolo, guerriere ardimentose e baritoni (!)cannoneggianti. Poi, magari, una volta fattosi il nome si potrà avere la credibilità per sfidare Donizetti sul suo terreno (Masnadieri, Ernani, Due Foscari) e corteggiarne il librettista stesso. E allora si potrà giubilare il povero Solera , ma per ora va benissimo!
Mi piacerebbe approfondire la questione, magari dedicando un post ai librettisti verdiani.
Per inciso, da un punto di vista letterario e lessicale, io trovo più indigesto Boito.
Gardiner con Verdi avrà pure delle potenzialità, ma finora (Aida e Requiem) non ha fornito prove memorabili. Per i Vespri, effettivamente, potrebbe essere una storia diversa tenendo presente i suoi Troyens (ma io ci giocherei la carta Christie).
Ultima modifica di Rodrigo il mar 25 mag 2010, 22:15, modificato 1 volta in totale.
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda MatMarazzi » mar 25 mag 2010, 10:40

L'argomento è interessante e sarebbe bello parlarne (meglio ancora in altro thread)
Qualcosa però la posso già dire:

Rodrigo ha scritto:Mah, io continuo a non capire fino in fondo questa avversione per il tandem Solera-Verdi. A volte ho l'impressione che lo si condanni quasi per un ragionamento "a posteriori": siccome ci piace tanto il Verdi-Piave e/o il Verdi-Bioto rimproveriamo a Solera, più o meno inconsciamente, di non essere Piave o di non essere Boito.


Nessuna dietrologia, nessun giudizio a "posteriori" :) almeno per quanto mi riguarda.
Solo avversione per certe psicologie inconsistenti, storie che non stanno in piedi (vogliamo parlare della Giovanna d'Arco? vogliamo parlare dei Lombardi), effettacci copiati e maldestri, nessuna logica narrativa e drammaturgica.
Certo... poi resta il grande poeta di "Salgo già del trono aurato lo sgabello insanguinato" oppure (il massimo dei massimi) "io sognavo allor cherùbi su dorate e bianche nubi" per descrivere l'innocenza perduta di Leonora nell'Oberto.
Affermare che questa roba possa anche solo essere paragonata a quel profondissimo intellettuale (discutibile finché vuoi) che fu Boito mi pare un po' grossa....
Quanto a me, non è in Boito che vedo il poeta geniale di Verdi, ma in Piave.

Io ritengo che Solera servisse (ottimamente) a Verdi per fare qualcosa di diverso rispetto a quello che il "mercato" offriva. Il meglio allora si chiamava, bene o male, Romani o Cammarano.


In quella fase non era Verdi a poter scegliere i librettisti: gli venivano consegnati i libretti insieme alle "scritture".
E non si consegnavano certo libretti "preziosi" come quelli di Romani e Cammarano (salvo casi rarissimi) a giovinastri debuttanti e in odore di scarsa musicalità (ci hanno provato col Giorno di Regno e i risultati si sono visti).
Non appena Verdi ha avuto la possibilità di scegliere davvero i suoi librettisti, di Solera si è prontamente liberato ed è stata la sua "grazia di Dio". Ci ha provato con Cammarano (attratto dalla fama di quest'ultimo e soprattutto consapevole del proprio debito verso Donizetti), ma soprattutto ha incontrato l'uomo della rivoluzione, Francesco Maria Piave.
Senza questo incontro non ci sarebbe stato il Verdi che conosciamo noi (quello della rivoluzione "shakespeariana" dell'Opera, quello dei Macbeth, dei Rigoletti e delle Traviate).
Personalmente non solo ritengo che i libretti di Solera siano un'ira di Dio, i più brutti, storpi e volgari mai scritti (si salva il quarto atto di Attila, che infatti fu riscritto da Piave, per supplica di Verdi), ma trovo che nemmeno il giovane Verdi sia stato in grado di nobilitarli... Siamo onesti... i Lombardi? il Nabucco? la Giovanna d'arco... ma che roba è....
Davvero, per qualche bella cabaletta, dobbiamo sopportare tutto questo?
Mi basta un attimo di Ernani per capire cos'era e poteva essere davvero Verdi.

Quanto al rapporto con Cammarano, sarà pure stato faticoso, tirato... quel che si vuole.
Ma vogliamo davvero paragonare la Battaglia di Legnano e il Trovatore... ai Lombardi e alla Giovanna d'Arco?

Gardiner con Verdi avrà pure delle potenzialità, ma finora (Aida e Requiem) non ha fornito prove memorabili.


Non mi risulta che abbia mai diretto l'Aida. Forse ti confondi con Harnoncourt.
E comunque ho già detto varie volte che io mi riferisco per Gardiner al primo Verdi, anche se a quanto pare io sono l'unico qui dentro che ha sentito Gardiner DAL VIVO in Verdi (Falstaff) e che ha vissuto l'esplosione di un teatro che sembrava impazzito.
Temo anche di essere l'unico qua dentro che ha sentito dal vivo Gardiner in una marea di spettacoli d'opera ottocenteschi (e non solo i famosi Troyens dello Chatelet, ai quali peraltro ero presente)
Poi sui "per me" c'è spazio a non finire....

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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda teo.emme » mar 25 mag 2010, 14:13

Rispondo volentieri alle "provocazioni" di Marazzi. :D

1) Innanzitutto sulla Studer. Il fatto di cantare di tutto e di più non dipende affatto dal riconoscere una sola tecnica di canto. Peraltro bisogna intenderci col termine "tecnica" e "stile". Nessuno pensa che si possa cantare Wagner o Strauss con la stessa "tecnica" belcantista con cui si affronta Handel, ma ho sempre ritenuto che un certo bagaglio tecnico è "patrimonio comune" di tutti gli stili, una sorta di ABC, di grammatica, su cui costruire tutto il resto. Una serie di regole che permettono - secondo stile, formazione, gusto, capacità - di adattare la voce ai diversi repertori. Il corretto appoggio, l'immascheramento del suono evitano le difficoltà che spesso si ascoltano in teatro o in disco (suoni "di gola" o "indietro", affaticamenti in corso d'opera, strozzamenti in acuto, aperture sgradevoli). Credo che questi accorgimenti - comuni a tutti i generi - consentano di differenziare il canto lirico dalle canzoni pop. E del resto la stessa Dessay (qui molto stimata mi par di ricordare) afferma più o meno il medesimo concetto quando dice che il corretto uso della tecnica del canto all'italiana (espressione scorretta e pregiudiziale) sia l'unico modo corretto di cantare l'opera. Poi c'è differenza tra declamato e belcanto, come tra recitar cantando e canto d'agilità...ovvio, ma il giusto appoggio e l'immascheramento e l'uso corretto del respiro (checché utilizzato con fini differenti) permettono al cantante di astenersi da berci e strilli e lo preservano dall'arrivare a metà opera con la gola sfasciata. Se all'acuto o all'agilità si da l'adeguato sostegno, si evita di sforzare inutilmente la gola..il suono corre e non resta impantanato in bocca. Marazzi la pensa diversamente. Lo so. Non ne faccio una tragedia. Questo per dire che il problema della Studer non era cantare con una sola tecnica, ma affrontare ruoli che la sua voce non avrebbe potuto sostenere. Condivido il fatto che volendo tenere il piede in due staffe (o in molte di più) ha finito per deludere in tutte. Ma questo dipenda dal non aver dominato perfettamente la tecnica ed essersi affidata a logiche del marketing più sfrenato, che forse l'hanno arricchita, ma ne hanno compromesso la carriera. Circa i risvolti etici: non mi curo di morale, ciascuno è padrone delle sue scelte. Non è questione di cattiveria. Non mi importa se si sia fatta pompare dalla DGG, mi importa invece che a causa delle pressioni della DGG per un certo periodo è stata onnipresente nei cartelloni, a scapito di cantanti più adatte ai rispettivi ruoli. Questa era la sensazione dell'epoca e mi sono limitato a registrarla.
2) il Verdi di Gardiner lo conosco solo tramite incisioni. E quel che ho sentito non mi ha convinto. Poco rilievo ha il consenso del pubblico, che ha il diritto di applaudire quel che vuole: ma io ho l'analogo diritto a dire che non convince. Altrimenti perchè criticare Alvarez (ad esempio)? E' sempre applaudito in fondo... Non credo che la regola della maggioranza abbia qualche pregio nella valutazione artistica (si finirebbe, seguendolo) per decretare Salieri un compositore molto più importante di Mozart, o Pacini di Donizetti. Non so cosa tu ci abbia trovato in quel Falstaff o in quel Requiem: io ho sentito pessimi cantanti e una direzione a disagio con la scrittura verdiana. Poi Gardiner sul primo Verdi lo vedo assai male (tutt'al più potrei figurarmelo su Jerusalem, Vepres e Don Carlos primissima maniera: proprio per il carattere spontiniano sui genirs delle partiture, posto che Gardiner si è confermato eccellente interprete di Berlioz e dell'aspetto celebrativo del grand-opéra). Ma in Nabucco, Ernani, Lombardi, Masnadieri, Foscari etc..temo che considererebbe tali partiture "robaccia" e come tale la dirigerebbe, secondo una di queste direttrici: a) nobilitare a tutti i costi (rischiando la sterile intellettualizzazione); b) esasperando la rozzezza e calcando la mano (garanzia di bandaccia). Sarei tuttavia felice di essere smentito.
3) circa l'orchestra più o meno brahmsiana: sono convinto che non è l'orchestra, ma il modo di suonare a cambiare fisionomia e suono: l'orchestra di Gardiner è formata da ottimi strumentisti, ma in certi repertori è inadeguata. Penso al suo Schumann. Superficiale e sgradevole. Mentre il suo Berlioz è tutt'altra cosa...chissà perchè? Forti dubbi poi li nutro sull'imminente Pelléas et Mélisande: che ebbe la prima nel 1902 (!), dove quella che tu chiami "orchestra brahmsiana" era la regola...a che pro snaturarne le sonorità con una compagine adatta al primo ottocento? Non credi che sia una forzatura dettata da un certo atteggiamento ideologico? Peraltro lo stesso Gardiner propugna pure per Brahms un'orchestra NON brahmsiana (e qui siamo all'assurdità) ritenendo più corrette delle sonorità mozartiane. A me sembra una fesseria! Mi permetto però di segnalarti un importante appuntamento: nell'aprile 2011 all'Opéra-Comique Gardiner e i suoi complessi eseguiranno la versione francese del Freischutz, curata da Berlioz che scrisse i recitativi (in luogo dei dialoghi), adattò l'orchestrazione e orchestrò un brano per solo piano di Weber al fine di utilizzarlo come balletto, il famoso "Invito alla danza". Considerando la rarità del titolo e il feeling di Gardiner con Berlioz...dovrebbe essere uno spettacolo interessantissimo.
4) non sono d'accordo (ma accetto il tuo gusto, ovviamente) sulla proibizione del Verdi di Solera. E' il Verdi cabalettaro, ruspante, forse non troppo rifinito e ancora ingenuo, ma trascinante e a suo modo esaltante. Attila è un'opera splendida ad esempio. Non comprendo a fondo questo disprezzo. Peraltro preferisco (a livello teorico...perchè poi c'è la musica a cambiare tutto) la schiettezza di un Solera che il pedante e astruso intellettualismo di Boito, il sedicente "genio" privo di talenti (penso agli insopportabili Nerone, Mefistofele, Gioconda, Ero e Leandro...quelli scritti per Verdi sono stati "salvati" grazie agli interventi di Verdi stesso!). E poi devo essere sincero, considero la Battaglia di Legnano un'operaccia senza rimedio...al contrario di Lombardi e Nabucco. E pure Giovanna d'Arco se ben diretta la trovo esaltante.

Ps: in quali altri titoli ottocenteschi hai sentito Gardiner?
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda MatMarazzi » mar 25 mag 2010, 15:03

il Verdi di Gardiner lo conosco solo tramite incisioni.

Male! Ti consiglio di rimediare appena ce ne sarà l'occasione.

Non credo che la regola della maggioranza abbia qualche pregio nella valutazione artistica

Qualcuno ce l'ha!
Parto dal principio che è più facile trovare uno stupido fra dieci persone che in un intero teatro che per mezz'ora urla e strepita di gioia (per giunta di una città abituata ad avere il meglio del mondo da almeno 15 anni).

Ma in Nabucco, Ernani, Lombardi, Masnadieri, Foscari etc..temo che considererebbe tali partiture "robaccia" e come tale la dirigerebbe, secondo una di queste direttrici: a) nobilitare a tutti i costi (rischiando la sterile intellettualizzazione); b) esasperando la rozzezza e calcando la mano


E' evidente che non conosci Gardiner, intendo proprio come "artista".
Quello che tu descrivi è esattamente il contrario ciò che farebbe con Verdi.
Ma non te ne voglio per questo! :) L'isolamento italico, il provincialismo in cui ci hanno cacciato, ci porta a tali fraintendimenti.


Forti dubbi poi li nutro sull'imminente Pelléas et Mélisande: che ebbe la prima nel 1902 (!), dove quella che tu chiami "orchestra brahmsiana" era la regola...

Falso! Falsissimo!
L'orchestra Brahmsiana era la regola nei teatri tedeschi o similari. Non all'Opèra Comique, dove il Pelleas fu creato e dove Gardiner lo dirigerà per la medesima orchestra e per i medesimi strumenti per i quali Debussy ha scritto.
Dai, Teo.Emme.... non mettiamoci a dare a un Gardiner lezioni di filologia... ti prego! :)


Mi permetto però di segnalarti un importante appuntamento: nell'aprile 2011 all'Opéra-Comique Gardiner e i suoi complessi eseguiranno la versione francese del Freischutz

Ti ringrazio, Teo.Emme, ma essendo esterofilo lo sapevo da tempo e ho già prenotato i biglietti...
Come per la Carmen di due anni fa, che è stata la più sconvolgente e vera che abbia mai sentito.


Peraltro preferisco (a livello teorico...perchè poi c'è la musica a cambiare tutto) la schiettezza di un Solera che il pedante e astruso intellettualismo di Boito, il sedicente "genio" privo di talenti (penso agli insopportabili Nerone, Mefistofele, Gioconda, Ero e Leandro...quelli scritti per Verdi sono stati "salvati" grazie agli interventi di Verdi stesso!).


Questo è un luogo comune.
Siccome Boito era considerato un genio dagli idealisti (che odiavano il protoromanticismo italiano) allora adesso noi diciamo, per vendetta, che è meglio Solera di Boito. Lo diceva anche Celletti, sai? :)
Scusa se mi permetto una battuta da vecchio zio, ma si fa bene portare avanti le proprie battaglie, purché per esse non si arrivi a contraddire la realtà: a quel punto si passa immediatamente dalla parte del torto!
Si può contestare Boito fin che si vuole, e sicuramente avrai buoni argomenti, e tuttavia la distanza fra la scrittura di Boito, il suo livello culturale, letterario, poetico è abissale con quell'analfabeta scribacchino di Solera, passato alla storia solo per la fortuna che i suoi libretti (che nessuno voleva musicare) siano stati affidati a un Genio come Verdi, quando era troppo giovane e inesperto per rimandarli al mittente.

E poi devo essere sincero, considero la Battaglia di Legnano un'operaccia senza rimedio...al contrario di Lombardi e Nabucco. E pure Giovanna d'Arco se ben diretta la trovo esaltante.
[/quote]

Qui si entra nel gusto personale. Io trovo la Battaglia di Legnano un'opera stupendo (a dispetto delle scivolate risorgimentali, suo vero tallone d'achille), ma di una bellezza poetica e musicale incredibile, soprattutto nell'esposizione letterario-musicale dei personaggi, con rivolti psicologici, suggestione di atmosfere, rapimenti belliniani da lasciare interdetti.
La Giovanna d'Arco è invece per me una porcata bella e buona! :) E non certo per colpa di Verdi, poverino, che fa il possibile per tenere insieme un libretto che non sarà idiota come quello dei Lombardi, ma ci si avvicina molto.

Ecco, spero che Gardiner, quando ci aprirà un nuovo mondo con il Verdi giovanile, eviti tutta gli orrori (non certo per colpa di Verdi) che portano la firma di quell'impresentabile Solera (ahimé, mio concittadino).

Salutoni,
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda teo.emme » mar 25 mag 2010, 19:05

1) vedrò di rimediare, appena ve ne sarà la possibilità, con ulteriori ascolti di Gardiner dal vivo (direttore che peraltro apprezzo moltissimo in taluni repertori)...però nulla mi dici sui cast di quel Falstaff e di quel Requiem....indifendibili? :)
2) il discorso sulla maggioranza ha portata generale, e rivendico il diritto di pensarla differentemente anche da un pubblico che ci assicuri abituato al meglio...senza peraltro passare per folle.
3) il timore di una sottovalutazione del primo Verdi da parte di Gardiner era, appunto, un timore...dovuto al pregiudizio con cui direttori avvezzi al grande sinfonismo, al teatro wagneriano, a quello mozartiano o al barocco, trattano il melodramma italico: anche i più grandi hanno ritenuto l'opera italiana di primo 800 come una specie di circo privo di valore artistico (lo racconta molto bene Gossett, quando parla dei suoi primi anni da promettente musicologo, quando tutti si meravigliavano del fatto che un giovane di così grandi capacità "sprecasse il suo talento" con "quella roba lì"). Ripeto: felice di essere smentito...come ben sai quel repertorio, quelle "robe lì" sono il mio genere preferito e vederlo sottovalutato mi da rabbia e tristezza.
4) non mi permetterei mai di dare a Gardiner lezioni di filologia...ma mi concederai che, spesso, la filologia è stata tirata per la giacchetta...per forzature ideologiche e altri interessi (l'elenco di certi eccessi sarebbe lunghissimo...mi limito al Rossini di Malgoire, o ai controtenori utilizzati per ruoli rossiniani en travesti...)
5) che sarebbe "l'orchestra brahmsiana"? Se quella di Muti lo era forse abbiamo concetti diversi...io credo che utilizzare una compagine nata ESPRESSAMENTE per un repertorio ottocentesco (nel senso del periodo a cavallo tra Rivoluzione e Romanticismo: tra Beethoven e Berlioz x intenderci) sia operazione un po' forzata...ma chi vivrà vedrà...
6) attenzione: di Boito non contesto il livello culturale o l'erudizione. Parlo di efficacia e talento. Solera non era Manzoni, ovvio, ma Boito non era certo Goethe... Ogni suo testo trasuda cultura, ricerche, gusto antiquario...ma anche pedanteria, intellettualismo, gusto per il complicato fine a sé stesso...il suo Nerone è esemplare...una versificazione accidentata, incespicante, poco fluida, che trasuda cultura in versi però sciatti e inutilmente complessi. Solera sarà un analfabeta...ma Boito non era certo il genio che immaginava di essere. E qui permettimi di criticare quel fenomeno marginale e fallimentare che fu la scapigliatura...doveva ribaltare il mondo letterario, sotterrare Manzoni, cacciare Verdi nei lupanari, gettare le tradizioni nell'immondizia e....invece? Manzoni è rimasto Manzoni...i fratelli Boito, Praga etc..non compaiono più nemmeno nei programmi ministeriali di lettere al liceo classico (e temo neppure all'università). Ma hai presente il libretto di Ero e Leandro? O le traduzioni dei libretti di Wagner? Non parliamo del Nerone o del Mefistofele.....
7) Quanto alla Battaglia di Legnano: è la musica a non piacermi...sarà pure ben congegnata la drammaturgia...ma Verdi, non mi pare sia stato troppo ispirato (al contrario di Attila). Ma me la riascolterò...
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda Rodrigo » mar 25 mag 2010, 22:12

teo.emme ha scritto:6) attenzione: di Boito non contesto il livello culturale o l'erudizione. Parlo di efficacia e talento. Solera non era Manzoni, ovvio, ma Boito non era certo Goethe... Ogni suo testo trasuda cultura, ricerche, gusto antiquario...ma anche pedanteria, intellettualismo, gusto per il complicato fine a sé stesso...il suo Nerone è esemplare...una versificazione accidentata, incespicante, poco fluida, che trasuda cultura in versi però sciatti e inutilmente complessi. Solera sarà un analfabeta...ma Boito non era certo il genio che immaginava di essere. E qui permettimi di criticare quel fenomeno marginale e fallimentare che fu la scapigliatura...doveva ribaltare il mondo letterario, sotterrare Manzoni, cacciare Verdi nei lupanari, gettare le tradizioni nell'immondizia e....invece? Manzoni è rimasto Manzoni...i fratelli Boito, Praga etc..non compaiono più nemmeno nei programmi ministeriali di lettere al liceo classico (e temo neppure all'università). Ma hai presente il libretto di Ero e Leandro? O le traduzioni dei libretti di Wagner? Non parliamo del Nerone o del Mefistofele.....


Confesso che sono all'incirca le medesime sensazioni che provo di fronte ai libretti di Boito, anche le sue liriche mi fanno un po' lo stesso effetto devo dire. Poi è fuori dubbio che Solera e Boito non sono nemmeno paragonabili quanto a cultura, padronanza della lingua e della metrica, conoscenza dei problemi musicali. Tuttavia, in qualche caso almeno, la goffaggine "insipiente" di Solera trova per il mio gusto un perfetto contraltare nella goffaggine per "eccesso di sapienza" di certo Boito. Condivido l'osservazione, comune a vari critici, che il lessico dell'Otello sia - in qualche modo - "nato vecchio". Si poteva osare di più nel modernizzare la lingua del melodramma e Boito aveva i prerequisiti per farlo,. E invece tira fuori il balteo, gli oricalchi il Dio ti giocondi e altre nefandezze. Tralascio, infine, il noto giudizio limitativo di Riccardo Bacchelli (!) sulla costruzione del personaggio di Jago. Invece il quadro del palazzo degli Abati nel Boccanegra mi piace molto.
Ci andrei più cauto, parlo da curioso lettore senza alcuna preparazione specifica, nel condannare in blocco la scapigliatura. A me certe pagine di Dossi, Rovani, C. Boito non dispiacciono affatto.
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda teo.emme » gio 27 mag 2010, 1:14

Rodrigo ha scritto: ...Ci andrei più cauto, parlo da curioso lettore senza alcuna preparazione specifica, nel condannare in blocco la scapigliatura. A me certe pagine di Dossi, Rovani, C. Boito non dispiacciono affatto.


Qualche tempo fa vidi a Milano una bella mostra sulla pittura "scapigliata": artisti imbevuti di maledettismo nostrano, sedicenti anticonformisti, contestatori, elaboratori di programmi e manifesti letterari in cui se la prendevano con tutto e tutti (contro la tradizione, contro la società, contro la morale comune etc..), perchè volevano cambiare il mondo! E che era esposto in quelle sale? "Ritratti e ritrattini" da appendere nei salotti della buona borghesia lombarda, sartine alla finestra intente nella lettura, illustrazioni da romanzo d'appendice... Altro che rivoluzione! La stessa cosa in letteratura: i fratelli Boito, Praga, Dossi e Tarchetti...volenterosi distruttori di una tradizione ritenuta morta, ultimo soffio di putrefazione della cadente borghesia, della letteratura appassita e stagionata retrograda e reazionaria, di quel pattume culturale rappresentato dal "manzonismo degli stenterelli" (per rubare un'espressione a quel trombone di Carducci), di quel "lupanare imbiancato" che insozzava - a detta proprio di Arrigo Boito - il sacro altare dell'arte (riferendosi al buon Verdi), tanto hanno brigato e disfato per cambiare il mondo, librandosi "tra sogni di peccato e sogni di virtù". Ma che è rimasto? Che risultati hanno prodotto? Che livello artistico (vero) hanno mai raggiunto? Qualche bella pagina di Dossi (che però rinnegò presto i suoi ideali, per vendersi al tanto aborrito "sistema", divenendo sodale di Crispi e guadagnandosi posti prestigiosi in ambito diplomatico, sino ad assumere la carica di Governatore d'Eritrea...nel massimo trionfo dell'espansionismo borghese: il colonialismo), da ricercare certo negli inediti delle Note Azzurre piuttosto che nelle opere scapigliate, e certa suggestione esercitata da Senso di C. Boito (forse derivanti più dal film che ne trasse Visconti - quello sì un capolavoro - che dall'opera letteraria), non valgono certo a dare dignità a certi versi, a certi racconti, a certi eccessi che, dopo l'iniziale "stupore" derivante da curiosità, rivelano tutta la loro pochezza. Cito il nostro caro Boito, autore di nefandezze quali: "L'armonia del vostro viso/mi ripete una canzon/che non so trascriver fiso/nè col verso nè col suon/ora è carme ed ora è runa/ora è sole ed ora è luna/ora è bianca ed ora e bruna/la fantastica vision". Oppure l'intero libretto del Nerone (opera che pure musicalmente è un abomino) o Ero e Leandro, forse il più brutto libretto mai scritto per musica... Insomma, non è giusto liquidar nulla...e a tutto va riconosciuto un ruolo nella storia letteraria...ma Manzoni resta Manzoni....e Boito rimane quel che è: coltissimo, certamente, insopportabile trombone privo di vero talento! La Scapigliatura - ancor peggio del Futurismo - è stata davvero "tanto rumore per nulla". Con questo non salvo certo Solera dall'analfabetismo...ma conosceva il mestiere, paradossalmente, meglio di Boito e delle sue pretese intellettualistiche...

Ps: un appunto sulla drammaturgia dei libretti. Si critica tanto Solera, ma che dire del Piave? Si prenda Rigoletto...ma come si può giustificare che un tipo che arriva davanti a casa sua e si imbatte in un gruppetto che vuole rapire una fanciulla (e già ha piazzato la scala sulla parete della propria abitazione - che evidentemente non era un maniero, visto lo status sociale di Rigoletto), crede alla panzana di uno di questi che gli dice che in realtà sono davanti al palazzo di un ricco signore??? Possibile che uno non distingua la propria casetta da un palazzo signorile? O forse il conte di Ceprano era dirimpettaio di un buffone?
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda beckmesser » gio 27 mag 2010, 14:07

teo.emme ha scritto:Ps: un appunto sulla drammaturgia dei libretti. Si critica tanto Solera, ma che dire del Piave? Si prenda Rigoletto...ma come si può giustificare che un tipo che arriva davanti a casa sua e si imbatte in un gruppetto che vuole rapire una fanciulla (e già ha piazzato la scala sulla parete della propria abitazione - che evidentemente non era un maniero, visto lo status sociale di Rigoletto), crede alla panzana di uno di questi che gli dice che in realtà sono davanti al palazzo di un ricco signore??? Possibile che uno non distingua la propria casetta da un palazzo signorile? O forse il conte di Ceprano era dirimpettaio di un buffone?


La situazione però non è di Piave, è di Hugo e, anzi, il confronto dimostra a mio parere l'abilità di del primo (con l'aiuto certo di Verdi) nel caratterizzare anche in situazioni improbabili le psicologie dei personaggi. Nella stessa scena di Hugo (se ricordo bene) Triboulet è verboso, con frequenti "a parte", poco definito. In Piave il dialogo è magnifico: in un paio di battute Rigoletto passa dall'angoscia più nera al cinismo più bieco, con una definizione psicologica fulminante (e fra l'altro tutta italiana: finché il rischio era per sua figlia, era un problema, se è per la moglie di Ceprano, si sghignazza).

Saluti,

Beck
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