FRITZ KOBUS ha scritto:Ma, purtroppo, sembra obbligatorio discettarne solo per le incisioni audio, visto che soprattutto quelle sono rimaste (come di Bastianini del resto).
In realtà qualche testimonianza video esiste di entrambi.
Non sufficiente, ne convengo, per intavolare discussioni sul loro stile attorale, ma sufficienti per confermare alcune sensazioni che si traggono dal semplice ascolto.
Secondo me, infatti, l'interpretazione corporea non è "altra cosa" dall'interpretazione vocale; è una diversa estrinsecazione di un medesimo atto creativo.
L'interpretazione è una sola ed è frutto di un'unica azione da parte dell'interprete (anche se noi possiamo "scomporla" grazie alla tecnologia in due prospettive distinte: canto e recitazione).
Non è un caso che cantanti monocromi e scarsamente espressivi vocalmente siano quasi sempre statici e generici anche scenicamente.
I video di Gobbi confermano in toto, a mio parere, i limiti di chi non sa impedirsi di strafare, di eccedere... come se il fare "qualcosa in più degli altri" voglia dire per forza essere "migliori". Proprio il suo celebrato Scarpia (troppo celebrato a mio gusto) esibisce a livello mimico lo stesso birignao che riscontriamo nel canto. Sottolineature, esasperazioni, strabuzzamenti d'occhi e vocazione caricaturale (inguardabili gli estratti video del Gianni Schicchi) equivalgono a tutto quel "biecume" sonoro di cui parlavi.
Bastianini al contrario risulta in video estremamente sobrio ed elegante; nel filmato del Trovatore RAI, ad esempio, è proprio il Conte di Bastianini che ha retto meglio (visivamente) le ingiurie del tempo (gli altri erano la Gencer, la Barbieri e Del Monaco). La sua nobiltà e fierezza scenica - unite a un'indubbia fotogenicità, che oggi gli aizzerebbe contro gli idolatri dei brutti (che, è scritto, cantano sempre molto meglio ) - ne fanno un interprete ragguardevole.
E tuttavia, secondo me, i video di Bastianini ci danno anche l'idea che questa classe, questa nobilità, questa dignità fossero un po' una armatura, una maschera buona a svariati usi o, per usare un termine a me caro, un piedistallo.
Con Bastianini io raramente ho la sensazione che interpreti (ossia si concentri sulle specificità non dico stilistiche, ma almeno psicologiche di un ruolo); molto più spesso ho la sensazione che indossi questo abito di eleganza e si fermi lì, lasciando il personaggio (per distinto e aristocratico che sia) a un livello di rassicurante e prevedibile genericità.
E' esattamente la stessa sensazione che ricavo dai dischi, anche al semplice ascolto.
In sostanza non riuscirei a scegliere fra Gobbi e Bastianini, perché nè l'uno, nè l'altro - pur stimandoli entrambi - mi danno l'idea di aver mai rivelato qualcosa dei loro personaggi, l'uno vittima della sua voglia di strafare (scambiando il guittismo per profondità interpretativa), l'altro pago della voce e dell'aspetto belli, distinti, nobili ma prevedibili e monocromatici.
Nondimeno, credo che il Conte di Luna, il Vargas e il Marchese di Posa di Bastianini abbiano il loro posto nella storia dell'interpretazione verdiana, come d'altronde il Boccanegra, il Macbeth, il Rigoletto di Gobbi.
Salutoni,
Mat