Che ne dite di parlarne un po'?
Cominciamo la carrellata à rebours, partendo dal presente.
Ecco il recentissimo, grande Werther di Jonas Kaufmann:
Si è già detto molto: grande senso della musica e dei colori, che comunica un senso di profonda inquietudine, quasi malata, che non si rassegna e aggredisce il rimpianto.
Rolando Villazon:
Doveva essere in un momento particolarmente critico, e vocalmente le cose non vanno affatto bene. Riascoltavo ieri uno dei suoi recital degli esordi: a fronte di idee musicali e accenti di rarissima pregnanza, di quelli che fanno potenzialmente grande un cantante, c'è un'emissione sempre al limite, che rende assai ansioso l'ascolto. Il tutto comunica inquietudine, certo, ma insomma...
![Rolling Eyes :roll:](./images/smilies/icon_rolleyes.gif)
Ramon Vargas:
BRAVISSIMO!!! Sul versante "belcantistico", certo, meno colori di Kaufmann, ma il timbro malinconico della voce e l'espressione assorta e contemplativa danno un ritratto di Werther molto suggestivo. Peccato solo per qualche acuto un po' strettino.
Roberto Alagna:
Un'interpretazione un po' "facile", estroversa, che trae molto giovamento dall'esuberanza del timbro vocale. L'effetto è molto diverso dal ripiegamento interiore di Vargas e dall'inquietudine di Kaufmann. Non mi fa impazzire, ma si tratta a mio avviso di un Werther di livello.
Marcelo Alvarez
![Blink : Blink :](./images/smilies/blink1.gif)
Intanto cominciamo da qui. Poi andremo indietro, fino ai primordi del disco.