Eccomi a voi, dice donna Elvira nella seconda scena del II atto del don Giovanni mozartiano... cosa che mi permetto ripetere anch'io, accompagnando dette parole con un caloroso saluto a tutti coloro che frequentano queste pagine, amici di vecchia conoscenza e nuovi (con cui avrò il piacere di scambiare opinioni ed idee).
Entro nel vivo di questo thread.
Forse per superficialità, non avevo mai fatto caso alle parole che canta la Tosca pucciniana ogni qual volta deve giustificarsi.
Riporto i due brani "incriminati", per facilitare la comprensione di ciò che voglio dire:
Cavaradossi (teneramente)
Mia gelosa!
Tosca
Sì, lo sento... ti tormento
senza posa.
Cavaradossi
Mia gelosa!
Tosca
Certa sono - del perdono
se tu guardi al mio dolor!
_______________________________
Tosca
[...]
(con immenso dolore)
Traditor!
Oh mio bel nido insozzato di fango!
(con pronta risoluzione)
Vi piomberò inattesa!
(rivolta al quadro, minacciosa)
Tu non l'avrai stasera. Giuro!
Scarpia
(scandalizzato, quasi rimproverandola)
In chiesa!
Tosca
Dio mi perdona... Egli vede ch'io piango!
In entrambi i casi Floria sostiene di essere nella ragione non "oggettivamente", ma "soggettivamente"; nel senso che è comprensibile ciò che ella ha detto/fatto se messi al posto suo, costatati i suoi stessi sentimenti; ossia, poichè non c'è "malizia", anzi c'è "pathos", inteso come coinvolgimento emotivo talmente forte da "soffrire" (se tu guardi al mio dolor / Egli vede ch'io piango), tutto è lecitamente dicibile/fattibile... ma, ricordiamolo, questo la porterà, nel II atto, a "fare la spia" e a far condannare a morte lo stesso suo amante Mario.
Tutto ciò, onestamente, mi irrita un tantino (sarà il sangue caldo che mi ritrovo nelle vene).
Lo so, la mia è una questione legata al "sentire"... ma se, parlando di opera, non ci riferiamo ai sentimenti... di cosa dovremmo parlare?
Un salutone a tutti.
Gaetano T.