MatMarazzi ha scritto:L'unico limite, secondo me, è che l'oggetto di questa satira (anche se non mi è chiaro di chi si tratta) non è meritevole di tanta arguzia e tanto sforzo!
Davvero simpatico!
Chissà... nemmeno a me è chiaro chi sia preso di mira...
Però, volevo dire una cosa, come dicono gli americani, just my 2 cents.
Il canto stilizzato è una caratteristica autentica, ed anche se il nome sembra buffo, al pari dell'ossessione per esso, nondimeno esiste. Che non sia l'unico linguaggio spendibile nel teatro d'opera, che il lessico del canto lirico abbia avuto un'evoluzione della quale non si può non tenere conto, pena la parzialità e la ristrettezza critita, è sacrosanto.
Di certo, se si ritiene che la stilizzazione sia fondamentale anche solo per presentarsi su un palcoscenico, si tratta pur sempre di un'opinione estrema, ma degna di rispetto. Lo zio R. diceva che nell'opera non ci sono passioni "normali", e tutto dev'essere portato all'iperbole, che trova il suo codice espressivo nel canto stilizzato, il quale conferisce alla linea vocale astrazione, connotati ultraterreni e quasi idealistici, appunto senso di iperbole.
In questo modo, si bandiscono arbitrariamente come illegittime le umanizzazioni dei personaggi, conquista di cantanti grandissimi, il cui merito è stato proprio quello di strappare all'idealizzazione, all'assenza di carne e sangue, certi personaggi, certi repertori, facendoci sentire un lato che nemmeno si sospettava potessero avere.
L'importante, e qui sta il busillis, è che questo metro di giudizio, per quanto estremo, sia coerente.
Cell... pardon, Gabbietti, non lo era, quando ad esempio indicava in Corelli un manuale di canto fatto tenore , come se il buon Franco cantasse come Pertile.
E i "gabbiettini" mancano di questa coerenza ancor più frequentemente del Maestro, quando ad esempio glorificano Blake, che tutto era meno che "stilizzato".