Luca ha scritto:A me la Fleming non è mai piaciuta e non mi meraviglio di simili orrori vocali. Fa tutto: presenta, canta, intervista, ecc. Ma dove sono la serietà e lo studio, nonché una precisa delimitazione di repertorio?
Caro Luca, le critiche che muovi alla Fleming sono molto precise ed argomentate.
In primo luogo, penso che non si possa giudicare una cantante dalla riuscita occasionale di una nota. Si potrebbe anche sostenere, con questo criterio, che Pavarotti e Gedda avessero un registro acuto difficoltoso, visto che sono documentate su YT stecche rovinose rispettivamente su un do e un si naturale, note che emettevano di norma con tutta facilità.
Credo anche che la carriera di una cantante in attività dal 1986 non sia giudicabile in modo generico, ma ponendo dei distinguo. Uno spartiacque è a mio avviso rintracciabile nel 2001, quando morì la sua insegnante di canto, che l'aveva seguita fin dai primi anni di carriera. Io noto in effetti che i risultati migliori nelle sue prove siano rintracciabili nei ruoli che studiò con la Johnson. Anche la sua Contessa Madeleine di
Capriccio, debuttata nel 2004, seppure sfarzosa, è meno pregnante della Marescialla, ruolo preparato nel 1995.
Sulla serietà e sullo studio, caro Luca, devo ribattere un po' a quanto affermi.
Intanto, non vedo dove stia il problema se la Fleming, come la Graham, come la Dessay, come Domingo, come la Voigt, presenta le dirette in HD dal Met, o se fa una comparsa da David Letterman o da Martha Stewart.
Non mi pare poi che si possa accusare di scarso studio e scarsa serietà una cantante che, pur potendo cantare le sue solite cinque arie, apre la stagione della New York Philharmonic con i
Poemes pour Mi di Messiaen, che studia e canta la per la prima volta
Le Temps l'Horloge di Dutilleux, che accetta di tenere a battesimo un'opera come
A streetcar named Desire di Previn. Sono parti vocali più o meno difficili, ma sono comunque da studiare, e se va bene, si cantano due volte e poi mai più. Una professionista poco seria, ovvero svogliata, non si impelaga in un'impresa del genere, e va liscia con "Vissi d'arte".
Una diva a buon mercato canta
Tosca, fa concertoni sfarzosi con arie arcinote, e basta. La Fleming fa
anche i concertoni
kitsch, fa
anche comparsate da divastra al Met e ai gala di Chicago e San Francisco, cantando l'aria di Rusalka fino allo sfinimento, oppure riproponendo per la seicentonovantesima volta i
Vier letzte Lieder, ma al momento opportuno canta il ciclo di
songs Apparition di George Crumb o fa un
recital di
songs su testi di Emily Dickinson.
Del resto, che la Fleming sia musicista di prim'ordine lo testimoniano tanto le "creazioni" di opere contemporanee (Rosina nei
Ghosts of Versailles di Corigliano, M.me de Tourvel nelle
Dangerous Liaisons di Susa, oltre al già citato
Streetcar di Previn), quanto la storia della sua "esplosione".
Fino al 1993, la Fleming era una cantante di carriera internazionale, e basta. Poi, in due anni, la svolta:
Armida a Pesaro e
Così fan tutte discografico con Solti. Caso curioso: in entrambi i casi, la cantante americana fu una seconda scelta. Fu cooptata appunto perché aveva una notevole capacità di imparare le parti e grande professionalità nella collaborazione con i direttori. A Solti la Fleming fu raccomandata da un dirigente della Decca che, quando era direttore di un teatro americano, era ricorso a lei per tappare un buco a pochi giorni dalla recita, ed era rimasto colpito dalla sua professionalità.
Che poi adesso svacchi, di tanto in tanto, lo riconosco.
Da ultimo, la questione del repertorio. Dal mio punto di vista, la promiscuità di stili e generi, nonché di repertorio non è un problema, mai. Anzi, mi affascina. Capisco però le ragioni di chi non la pensi come me.
Mi scuso se il mio scritto profuma troppo d'incenso. Mi sono limitato a riportare qualche dato, oggettivo e documentabile.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...