pbagnoli ha scritto:Lo so, è un video conosciutissimo, magari anche di maniera nel suo essere didascalico al massimo, ma non posso non provare un brivido vedendo Leonye Rysanek e Astrid Varnay cantarsele di santa ragione nell'Elektra con la direzione di Bohm e la regia di Friedrich.
Ed è anche la prova di come recitasse ultra-bene la Rysanek (che pure non aveva mai fatto Elektra, nè prima, nè dopo quel film) quando era costretta a impegnarsi.
Il problema della Rysanek era di avere troppo "istinto teatrale"; non resisteva agli effettoni, alla retorica, all'eccessivo.
Ogni volta che la sento o che la vedo in video ho la sensazione dell'esagerazione e del compiacimento.
Ho avuto la fortuna di vedere la Rysanek tre volte dal vivo: la prima nel 1986 in un Tannhauser con lei e la Bumbry a Orange.
La seconda volta sempre a Orange in Clitennestra (con la Jones).
La terza volta a Firenze come Erodiade.
A livello di video l'ho vista in tante cose: compresa (udite udite) una Medea da Nimes e una Jenufa.
E tutte le volte ho pensato allo spreco!
Una così grande artista che avrebbe tutto per essere meravigliosa e invece finisce per essere poco convincente perché è troppo desiderosa di appassionare il pubblico e non riesce a resistere alla tentazione della gigionata.
Solo quando metto il video dell'Elektra tutto diventa chiaro.
Come lei stessa ha raccontato in diverse interviste, quando hanno preparato quel film hanno lavorato per mesi come matti, ripetendo le scene all'infinito.
Mi par di ricordare che dicesse proprio che Friedriech (il regista) le chiedesse di essere "meno teatrale" (bell'eufemismo per ottenere meno retorica).
E infatti le espressioni sono grandiose e terrorizzanti ma senza quel sovrappiù di falso e di esteriore in cui la Rysanek solitamente cascava.
E' la prova che i cantanti non dovrebbero essere lasciati a loro stessi nemmeno quando hanno un grande istinto teatrale e drammatico, anzi specialmente in questo caso.
C'è solo una cosa (a parte questa Elektra) nella quale sento la sostanza artistica della Rysanek e non la sua esteriorità.
Ed è la Donna senz'Ombra del 1977 a Salisburgo.
Evidentemente aveva cantato il ruolo così tante volte in tutto il mondo, ci aveva riflettuto così a lungo, che ci era arrivata da sola a sviserarne i segreti, e le pacchianate e la retorica se ne erano andate spontaneamente.
Salutoni,
Matteo