Stavo per spegnere ma rispondo al volo, dato che l'argomento è ancora caldo come la voce della Price
Tucidide ha scritto:Secondo me, non è così semplice la cosa. Molti artisti ottengono certi suoni con un tipo di emissione, uno stile di canto e un esercizio che denotano impegno, risolutezza e anche fantasia e coraggio di andare "contro" le regole (quelle del "vero canto" eccetera).
Daccordissimo Tuc, se c'è uno che non crede alla "superstizione" del canto all'italiana e altre menate simili questo sono io. Nel senso che esistono tecniche di base, ma poi sta all'artista (quello vero) adattarle e modificarle in funzione sia della sua voce che di quello che andrà a cantare. Le mie cantanti preferite (Callas, Gencer, Scotto per dire solo le prime) sono diventate davvero interessanti artisticamente quando hanno osato e forzato il "vero canto" come l'hai definito tu... ci hanno rimesso la voce, certo, ma pazienza. Certo nei casi citati al cambiamento del colore si associava quello che dicevi quì:
E' evidente che un canto chiaroscurato, una virtuosistica gestione del ritmo, un sapiente e fantasioso uso degli accenti siano mezzi espressivi più raffinati e pregnanti di un semplice suono.
Secondo me è questo quello che fa la differenza, la Price (ma forse sono io che non riesco a cogliere di più di quest'artista) mi pare punti tutto sul colore, sulla sua particolare impostazione alla quale facevi riferimento. Che poi essa sia frutto di studio e di lavoro è fuori discussione. Ma nel suo canto francamente non riesco mai a ravvisare un fraseggio che sia derivato da scavo psicologico, i suoi accenti sono più o meno sempre quelli che canti Aida, Tosca o Forza, la sia gestione del ritmo non è certo il suo forte, la sua attenzione alla parola (e quindi anche la dizione) non proprio soddisfacente. Attenzione, non ho detto che si tratta di una cantante dozzinale, ma si concentra su un altro tipo di discorso. Anche Karajan, di cui abbiamo diffusamente parlato, fa leva su un certo tipo di qualità trascurando altri aspetti. Alcune volte vince altre perde, ma la giustapposizione tra artista e opera d'arte diventa così quasi casuale. La Price a me sembra la Price un po' d'ovunque, quando fa Aida magari quel suo modo di cantare appare più pertinente, più efficace, quando fa Carmen può apparire scialbo o magari, se proprio non ci piace questo aggettivo, possiamo dire "meno funzionale". La Price è una di quelle artiste abbastanza unidirezionali, che funziona secondo me in ruoli abbastanza lineari (vedi le citate Aida e Leonora), dove la psicologia diventa complessa e multiforme la lettura della Price diventa riduttiva, affascintante sì perchè colorata da mille tonalità di rosso-arancio-giallo, ma riduttiva, giacchè il verde o il blu ad esempio dalla sua tavolozza non verranno mai fuori. Spero di aver chiarito il mio pensiero.
Della Norman non saprei, ho solo sentito qualcosa su youtube, ma è davvero poco per farsi un'idea.
Riassumendo le mie scelte su disco:
Callas-Gedda-Pretre su tutti, con distacco a seguire:
Bumbry-Vickers-Karajan (solo audio, por favor!)
Crespin-Py-Lombard (per la Crespin)
Troyanos-Domingo-Solti (un godibile compromesso)
Molto meglio su video:
Ewing-McCauley-Haitink (non perfetta, ma per me la migliore attualmente possibile)
vonOtter-Haddock-Jordan (la von Otter intelligenza superiore!)
e, perchè no, ma certo più "easy-listening":
Migenes-Domingo-Maazel (per la resa cinematografica complessiva)
PS: avevo dimenticato la Baltsa con Karajan e la Obratzova con Kleiber, ma sono entrambe davvero poco interessanti in questo ruolo. La Gheorghiu come Carmen? chi me ne parla? a me lei tendenzialmente non piace, ma la sua Tosca la trovo nel complesso assai notevole (forse più di tante altre più blasonate). Ma lì la spontanea identificazione nel personaggio gioca molto a suo favore.