Aida (Verdi)

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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda pbagnoli » mar 09 dic 2008, 18:34

beckmesser ha scritto: A me sembra che mentre Karajan tende a privilegiare il dato ambientale (l’atmosfera, come dici giustamente), a Solti interessa (come quasi sempre) il dato storico, ed in particolare il doppio livello del mondo antico rivisto con gli occhi dell’800 di Verdi

Beck, il tuo discorso è interessantissimo ma mi sembra che tu faccia troppo credito a Solti.
Io non vedo tutta questa tensione storiografica nell'Aida di Solti, ma la voglia di raccontar bene - con il consueto ottimismo e buon senso esecutivo - una bella storia, ben eseguita e anche ben cantata.
Con ciò non voglio accusare di faciloneria o di facile effettismo formale un direttore come lui che mi è sempre sembrato di una classe apollinea; solo che non vedo tutta questa tensione storiografica
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda beckmesser » mar 09 dic 2008, 19:51

pbagnoli ha scritto:Con ciò non voglio accusare di faciloneria o di facile effettismo formale un direttore come lui che mi è sempre sembrato di una classe apollinea; solo che non vedo tutta questa tensione storiografica



Più che legittimo: non ce la vedevo nemmeno io (e non è che sia poi sicuro nemmeno adesso)… Però qualche dubbio mi sta venendo. Mi ero imbattuto in una raccolta di scritti di Solti, che mi ha lasciato stupito… Avevo sempre pensato a lui come a un bravo assemblatore di bei suoni, e invece… Ad esempio su Carmen: dice che aveva sempre diretto la versione tradizionale. All’uscita della versione Oeser adotta quella, ma poi non è convinto. Si prende su e va a parlare (di persona) prima con Oeser e poi con Dean (massimo oppositore di Oeser) per capire le ragioni di entrambi, e poi assembla una sua versione: in pratica, la commistione Oeser-Choudens che ancora in gran parte si segue, l’ha inventata lui… Ce lo vedresti Karajan (con tutta l’enorme ammirazione che ho per lui…) a mettersi in faccende simili? E tutto ciò non per pura filologia: lui stesso dice che la versione tradizionale non lo soddisfaceva in relazione a ciò che per lui Carmen rappresentava storicamente.

Discorso simile faceva parlando del Don Carlo: era molto interessante leggere come si era approcciato a quell’opera (all’epoca pressoché sconosciuta nella sua forma integrale), dei collegamenti che faceva sul ‘500 rivisto da Schiller rivisto da Verdi (e lì andava a finire: era il punto di vista del periodo di Verdi che gli interessava). Poi certo la domanda resta: tutto ciò emerge dalle sue Incisioni? Io mi sono rimesso ad ascoltarne buona parte e devo dire che (sarà suggestione…) comincio a sospettare di sì, almeno in alcuni casi…
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Maugham » ven 12 dic 2008, 18:03

beckmesser ha scritto: A me sembra che mentre Karajan tende a privilegiare il dato ambientale (l’atmosfera, come dici giustamente), a Solti interessa (come quasi sempre) il dato storico


Sai, su questo non ti so dire.
Anche perchè non esistendo un dato storico per l'Aida -e nemmeno un precedente teatrale- non so dove si potrebbe cercare questa aderenza o meno alla Storia se non, come giustamente dici, nelle suggestioni personali.
Però, tornando al parallelo su Solti e Karajan ti chiedo:
Secondo te cosa sarebbe successo se avessero dato Carreras, Freni, Baltsa, Ricciarelli, Raimondi e Van Dam in mano a Solti anzichè a Karajan?
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda beckmesser » lun 15 dic 2008, 13:46

Maugham ha scritto:Anche perchè non esistendo un dato storico per l'Aida -e nemmeno un precedente teatrale- non so dove si potrebbe cercare questa aderenza o meno alla Storia se non, come giustamente dici, nelle suggestioni personali.


Non sono sicuro di aver capito esattamente cosa intendi dicendo che non esiste un dato storico per l’Aida. Per parte mia intendevo questo: Aida è, ovviamente, una storia ambientata in una ben precisa epoca storica. Nel dirigerla, un direttore (così come un regista nel metterla in scena) può decidere o di puntare a ricreare quell’ambientazione, o di puntare a ricostruire quell’ambientazione come doveva essere vista con gli occhi dell’epoca dell’autore (in verità, c’è anche una terza via: ignorarla del tutto…). Credo sia un po’ il discorso che facevi tu da qualche parte, se ricordo bene, a proposito della Reine Margot di Chéreau, che non punta ad una ricreazione del ‘500 francese tout court, ma di come il ‘500 francese era visto dagli occhi dell’epoca di Dumas. Ecco, a me sembra che l’Aida di Karajan punti direttamente all’antico Egitto, mentre Solti all’antico Egitto visto attraverso gli occhi dell’800. Poi, è chiaro: è una suggestione personale, di cui non sono nemmeno certissimo… :oops:

Maugham ha scritto:Secondo te cosa sarebbe successo se avessero dato Carreras, Freni, Baltsa, Ricciarelli, Raimondi e Van Dam in mano a Solti anzichè a Karajan?


Non sarebbe successo niente di buono, ne sono certo. Però anche qui faccio fatica a seguirti… Onestamente, non mi sembra che Karajan si adattasse poi così tanto alle caratteristiche dei suoi interpreti… Mi sembra piuttosto che cercasse di scegliere cantanti che fossero in linea con le sue linee interpretative: qualche volta ci riusciva, come nell’Aida di cui parliamo, e qualche volta meno, come ad esempio nel Trovatore EMI, dove non mi sembra che faccia molto (e per fortuna) per adattare la sua visione lirica e lunare alle caratteristiche di Bonisolli…

Provo a girare la tua domanda… Se, per l’Aida EMI, invece di Carreras, Freni e Baltsa, Karajan si fosse ritrovato il trio L. Price, Bonisolli, Obraztova, credi che il suo approccio sarebbe stato diverso? Io penso di no: semplicemente, ne sarebbe uscita una Aida meno coerente e riuscita…

Ciao,

Beck
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Maugham » lun 22 dic 2008, 22:46

beckmesser ha scritto: Non sono sicuro di aver capito esattamente cosa intendi dicendo che non esiste un dato storico per l’Aida. Per parte mia intendevo questo: Aida è, ovviamente, una storia ambientata in una ben precisa epoca storica.


Vedi, secondo me sei un po' troppo veloce nel dare per scontato che l'ambientazione di Aida faccia riferimento a una ben precisa epoca storica.
Se non sbaglio Il libretto parla di Egitto ai tempi dei Faraoni
Ovvero un periodo di 2500 anni.
Sarebbe come dire "A Roma al tempo dei latini". :)
Nel libretto non c'è nessun personaggio storico, non dico nominato, ma nemmeno riconoscibile.
Addirittura il Faraone viene chiamato Re. Titolo che gli egiziani antichi non conoscevano.
L'unica cosa che ci può aiutare nel definire l'epoca è il fatto che si parli di Menfi come capitale.
Nella prima parte dovremmo quindi essere nell'antico regno o al massimo nei primi anni del medio regno.
Il possente Ftah -bisognerebbe scrivere Ptah- era sì il protettore di Menfi ma anche il patrono degli architetti e dei muratori. Addirittura, tanto per non essere storici :D , Ghislanzoni lo assimila a Vulcano. :shock:
Comunque, Ptah, Ftà o Vulcano che sia lo si invocava per la costruzione di una piramide, non certo per ottenere protezione alla vigilia di una campagna militare.
Il Trionfo si svolge però a Tebe. E la capitale non è più a Menfi. Allora possiamo essere in un periodo più tardo. Tipo Ramsete III.
Non si sa nulla di preciso riguardo a invasioni di Etiopi.
I nemici, quelli veri, venivano dal nord. Hyksos e Hittiti.
Tutt'al più c'erano state scaramucce al Sud con i Nubiani.
Che abitavano l'attuale Sudan del Nord, dove però ci sono poche foreste vergini imbalsamate quanto piuttosto sovrabbondanza di "ardori inospiti e lande ignude".
Radamès quindi torna vincitore al massimo da una scorribanda di carattere punitivo nei confronti di popoli che non facevano poi questa gran paura.
Niente a che giustificare un Trionfo e addirittura un soglio faraonico. :shock:
Napata esiste (le sue gole si riferiscono alla cateratte del Nilo) ed è la città di Kush fondata però da Tutmosi III nel 1450 a.c.
Il che sballa ulteriormente qualunque collocazione storica.
Quindi vedi, l'Antico Egitto di Aida, storicamente, non è molto lontano dalla "Pekino ai tempi delle favole" della Turandot.
Le opere che hanno una precisa collocazione storica sono altre.
Don Carlos, Boccanegra, Giovanna D'Arco...

come ad esempio nel Trovatore EMI, dove non mi sembra che faccia molto (e per fortuna) per adattare la sua visione lirica e lunare alle caratteristiche di Bonisolli…


Infatti, non ha bisogno di alcun adattamento "lirico". La sua visione di Manrico è praticamente sempre quella sia con Corelli, Domingo e Bonisolli. L'eroe romantico per eccellenza tutto squillo e muscoli. Tutt'altro che lirico e sfumato. Le finezze, in quel Trovatore, le riserva ad altri personaggi.

Provo a girare la tua domanda… Se, per l’Aida EMI, invece di Carreras, Freni e Baltsa, Karajan si fosse ritrovato il trio L. Price, Bonisolli, Obraztova, credi che il suo approccio sarebbe stato diverso? Io penso di no: semplicemente, ne sarebbe uscita una Aida meno coerente e riuscita…


Sorprendente è che il trio che citi tu, pur potendolo avere, Karajan non l'abbia scelto.
Il punto che rende quell'Aida "innovativa" è che Karajan abbia scelto all'epoca la Freni come protagonista.
Ora lo diamo per scontato, ma all'epoca era considerata "piccolina" per un ruolo come quello.
Guarda che furono in molti a gridare allo scandalo.
Stessa cosa per Carreras. Non a caso non scelse nè Domingo nè Bonisolli.
Così come, avendo l'Obratzova sottomano, scritturò la quasi sconosciuta Baltsa per un ruolo come quello di Amneris.

Ciao
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Aida: Berlino 1982 Baremboim, Pavarotti, Varady (recensione

Messaggioda stecca » ven 30 ott 2009, 16:37

Aida
Conductor Daniel Barenboim
Julia Varady (Soprano - Aida)
Luciano Pavarotti (Tenor - Radamès)
Stefania Toczyska (Mezzo Soprano - Amneris)
Dietrich Fischer-Dieskau (Baritone - Amonasro)
Matti Salminen (Bass - Ramfis)
Harald Stamm (Baritone - King of Egypt)
Ruthild Engert (Mezzo Soprano - Priestess)
Volker Horn (Tenor - Messenger)
Recording Live
Venue Deutsche Oper, Berlin, Germany
Recording Date 03/22/1982



Un caro amico mi ha recentemente prestato questa, almeno per me, abbastanza rara edizione live di Aida che presenta, oltre ad un suon davvero eccellente per essere un live, quali motivi di interesse, gli albori o quasi dell’attuale direttore scaligero, ed uno dei primi cimenti nel ruolo spinto di Radames da parte del compianto Lucianone nazionale.
Diciamo subito che le uniche due ragioni per cui si consiglia questa edizione, anche se per la verità nella pur sterminata discografia di Aida non sono poi tante le edizioni meritevoli di vero plauso, sono proprio la direzione verdiana del giovane Baremboim, che qui non sembra neppure lontano parente, sia consentito, del direttore del deludente Don Carlos scaligero, e l’Amonasro del raffinato Fischer-Dieskau che quanto meno offre una lettura peculiare firmando a modo suo il ruolo del subdolo babbo prigioniero.
Le due donzelle non si può dire che cantino male, nel senso che le note ci sono tutte e quasi tutte decenti (il passaggio La/SI della Varady per vero non sempre risulta scevro da qualche aggiustamento) ma difetta totalmente qualsiasi afflato partecipativo, al punto che viene il fondato sospetto che Aida canti il “Ritorna vincitor” in slavone senza punto o quasi capire cosa diavolo stia poi cantando. Peraltro si tratta di due voci sostanzialmente ibride che non paiono per colore e peso né soprani né mezzi né scure né chiare etc. con il che qualsiasi differenziazione timbrica o di accento nel duetto si perde, e tanti saluti quindi al senso compiuto del dramma verdiano.
Quanto ai due bassi, che poi dovrebbero raffigurare due personaggi non poi così di poco momento, da querela il Re, mentre nel caso del noto Salminen occorre dire che se ci si accontenta di mezzo basso ovvero di quel notevole torrente di voce nel registro grave va tutto bene anzi benissimo, ma siccome Verdi ha, pace alla anima sua, scritto per Ramfis anche qualche salitina allora son dolori e non da poco.
E veniamo a Radames che come detto costutuiva poi per me la ragione di maggiore interesse giacchè, checchè ne dicano e pensino i soloncini di turno, Luciano Pavarotti è stato fino ad un dato momento della sua carriera (momento peraltro assai più avanzato di tanti altri conclamati concorrenti…) uno dei più straordinari ed importanti tenori del dopo-guerra, dotato come era della forse più bella per ampiezza e risonanza voce lirica da me mai ascoltata in teatro.
Tuttavia nella celebre Aida inaugural-scaligera del 1985 egli un po’ mi deluse, e siccome questa edizione risaliva a tre anni prima, ossia ad un periodo ancora d’oro del tenorissimo volevo offrirgli come dire un banco di prova.
Appena quel timbro baciato da Dio accenna il semplice la sacra iside consultasti l’effetto panacea per l’udito immediato si realizza, e sfido chiunque a non smettere tosto ogni altra occupazione e subito dici “è il tenore”, a quel punto, preso atto anche dal breve prosieguo che Pavarotti quella sera è in forma stellare, non resta che attendere che quel fenomenale tenore diventi Radames….ma purtroppo non lo diventa né dopo né mai.
La sua voce meravigliosa ed ampia infatti passa superficialmente solfeggiando una delle più straordinarie parti tenorili dell’opera ed alla fine si resta sbigottiti da un tale spreco. In realtà a ben pensarci oltre ad una certa pigrizia interpretativa unita ad una evidentemente “fresca” messa in gola del ruolo, il problema dipende proprio da quel timbro, quell’accento e quel fraseggio così sensazionale in Gioconda ed in certo Puccini ma anche nel Verdi di Riccardo o di Rodolfo o del Duca o di Alfredo (tenori lirici) che proprio non si sposa per nulla ai ruoli tardo-verdiani come era ben chiaro (in tutti i sensi) anche in Don Carlos, manca insomma proprio la spinta eroica epico-verdiana necessaria per Radanes.
Vero peccato maneggia con quella voce lì, ma la sensazione finale è quella che immagino si provi allorquando si vede entrare ad una serata di gala una donna stupenda vestita malissimo, a riprova che l’opera, ed in ciò risiede la sua grandezza e la sua difficoltà, richiede sempre oltre ad una natura benigna anche un qualcosa in più che come noto si chiama giusto colore, appropriato accento, eloquente fraseggio, azzeccato respiro e insomma tutto ciò che rende ancora oggi Bergonzi, Corelli e Domingo immensi Radames.
Ovvio che con le orecchie dell’oggi un Radames di tale levatura vocale ci farebbe spellare le mani, visto quello che da anni ci propinano, ma siccome io amo il grande Pavarotti non posso non rilevare la abissale differenza che corre tra il suo Enzo Grimaldo della Arena di Verona del 1980 e questo Radames di un anno e mezzo dopo.
Davide Steccanella
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Re: Aida: Berlino 1982 Baremboim, Pavarotti, Varady (recensione

Messaggioda marco » ven 30 ott 2009, 17:21

[quote="stecca"]Aida
Conductor Daniel Barenboim
Julia Varady (Soprano - Aida)
Luciano Pavarotti (Tenor - Radamès)
Stefania Toczyska (Mezzo Soprano - Amneris)
Dietrich Fischer-Dieskau (Baritone - Amonasro)
Matti Salminen (Bass - Ramfis)
Harald Stamm (Baritone - King of Egypt)
Ruthild Engert (Mezzo Soprano - Priestess)
Volker Horn (Tenor - Messenger)
Recording Live
Venue Deutsche Oper, Berlin, Germany
Recording Date 03/22/1982



sono proprio la direzione verdiana del giovane Baremboim, che qui non sembra neppure lontano parente, sia consentito, del direttore del deludente Don Carlos scaligero,

che non diresse lui o è un refuso con l'Aida recente sempre a Milano :?:
Marco
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Re: Aida: Berlino 1982 Baremboim, Pavarotti, Varady (recensione

Messaggioda pbagnoli » ven 30 ott 2009, 17:26

Caro Davide, le mie grazie vi rendo.
Non conosco quetsa registrazione, ma qualche osservazione mi verrebbe spontanea:
- Julia Varady è stata, negli Anni Ottanta, "LA" voce verdiana sopranile per definizione; non in Italia, si capisce. Ho un suo disco di ruoli verdiani che trovo affascinante per intenti, vocalità, appropriatezza dell'eloquio, insomma tutto. Mi sembra che sorvoli un po' sulla sua prestazione che invece a me interesserebbe moltissimo
- di Pavarotti dici sostanzialmente una cosa condivisibile in parte - almeno per quello che mi ricordo io di quella prima del 1985 che vidi alla Scala - e una che non condivido per niente. Quella condivisibile in parte è che Pavarotti non è Radames: per te è perché manca il fraseggio epico-altisonante (che invece secondo te avrebbe Bergonzi?...) che invece per me è una zavorra per un personaggio così, tant'è vero che il mio Radames ideale è ancora Jussi Bjoerling. Quella che non condivido per niente è la solita idea che oggi ci spelleremo le mani per un Radames così: mi spiace, io che l'ho visto e sentito di persona e dal vivo, non lo farei proprio per niente. Ammesso (e non molto concesso) che non ci siano voci adatte oggi come oggi per questo grande ruolo verdiano, non è di sicuro evocando il fantasma di uno di quelli inadatti dei tempi che riusciremo ad esorcizzare questa mancanza.
Grazie, comunque, degli ottimi spunti di riflessione!
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Re: Aida: Berlino 1982 Baremboim, Pavarotti, Varady (recensione

Messaggioda pbagnoli » ven 30 ott 2009, 17:26

marco ha scritto:che non diresse lui o è un refuso con l'Aida recente sempre a Milano :?:

Credo che sia un refuso...
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Re: Aida (Verdi)

Messaggioda Nicola Biondo » dom 15 nov 2009, 2:49

Allora secondo voi avendo nella mia discografia l'Aida di Erede con Tebaldi e Del Monaco(poco ascoltata),quella di Serafin con Gigli, quella ampiamente discussa di Solti (splendido terzo atto, secondo me uno dei migliori fino ad ora uditi), quella di Karajan con Freni e Carreras, quella di Maazel, e anche i migliori brani di quella di Muti; vale la pena ascoltare quella di Harnoncourt?
Da quello che ho letto in questo splendido forum credo di si, specialmente se si acquista a medio prezzo. :idea:
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Re: Aida (Verdi)

Messaggioda MatMarazzi » gio 19 nov 2009, 13:21

Nicola Biondo ha scritto:Allora secondo voi avendo nella mia discografia l'Aida di Erede con Tebaldi e Del Monaco(poco ascoltata),quella di Serafin con Gigli, quella ampiamente discussa di Solti (splendido terzo atto, secondo me uno dei migliori fino ad ora uditi), quella di Karajan con Freni e Carreras, quella di Maazel, e anche i migliori brani di quella di Muti; vale la pena ascoltare quella di Harnoncourt?
Da quello che ho letto in questo splendido forum credo di si, specialmente se si acquista a medio prezzo. :idea:


Io ti consiglierei anche quella di Serafin della EMI; piena di difetti ok, ma anche di gemme che la coppia Serafin e Callas sanno tirare fuori.
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Re: Aida (Verdi)

Messaggioda Tucidide » gio 19 nov 2009, 23:05

MatMarazzi ha scritto:Io ti consiglierei anche quella di Serafin della EMI; piena di difetti ok, ma anche di gemme che la coppia Serafin e Callas sanno tirare fuori.

E Tucker dove lo metti? :D Un Radamès impressionante.
A Nicola consiglio senz'altro l'Aida diretta da Harnoncourt, per la direzione e per la "regia vocale". : Thumbup :
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Aida (Verdi)

Messaggioda VGobbi » sab 21 nov 2009, 12:46

MatMarazzi ha scritto:Io ti consiglierei anche quella di Serafin della EMI; piena di difetti ok, ma anche di gemme che la coppia Serafin e Callas sanno tirare fuori.

E poi c'e' Gobbi ... : WohoW :

Comunque oltre la Callas, stravedo ma stravedo proprio anche per Tucker ... Ve lo confesso ma un tenore piu' intonato di lui, non l'ho mai trovato!!! E' una dote che mi ha colpito fin da subito, specie nell'introvabile (ahime', io possiedo solo la selezione in musicassetta del Trovatore inciso dalla Rca con il funzionalissimo Basile ed il trio Price/Warren/Elias) suo Manrico.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Aida (Verdi)

Messaggioda Raffaele » sab 21 nov 2009, 15:37

Si è vero ,spesso e volentieri Tucker è proprio meraviglioso...io per esempio di recente ho trovato un live di Fanciulla del West (altra opera che adoro)dal Met con lui ( Ramerrez) e Dorothy kirsten(accenno solo visto che non siamo nella sezione giusta per parlarne)...a parte il fatto che mi sa che si dimostra che forse le migliori e uniche Minnie sono quelle interpretate da cantanti americane( la Kirsten per l'appunto e la per me insuperata e forse insuperabile Eleanor Steber con Mitropoulos), c'è proprio un Tucker nella parte di Ramerrez veramente bravo e convincente(almeno per me)...Nel secondo atto "Or son sei mesi..." mi sembra cantato meravigliosamente bene e il momento clou(si Scrive cosi'?) : "...E il labbro mio..." è veramente commovente e coinvolgente...
Volevo solo aggiungere che il Gobbi di questa Aida(Callas/Tucker) è meraviglioso per me, specie nel duetto con la Callas del terzo atto...Salutoni a tutti!
Raffaele
 
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Re: Aida (Verdi)

Messaggioda vitus » dom 22 nov 2009, 23:45

Raffaele ha scritto:

Si è vero ,spesso e volentieri Tucker è proprio meraviglioso...io per esempio di recente ho trovato un live di Fanciulla del West (altra opera che adoro)dal Met con lui ( Ramerrez) e Dorothy kirsten(accenno solo visto che non siamo nella sezione giusta per parlarne)...a parte il fatto che mi sa che si dimostra che forse le migliori e uniche Minnie sono quelle interpretate da cantanti americane( la Kirsten per l'appunto e la per me insuperata e forse insuperabile Eleanor Steber con Mitropoulos), c'è proprio un Tucker nella parte di Ramerrez veramente bravo e convincente(almeno per me)...Nel secondo atto "Or son sei mesi..." mi sembra cantato meravigliosamente bene e il momento clou(si Scrive cosi'?) : "...E il labbro mio..." è veramente commovente e coinvolgente...
Volevo solo aggiungere che il Gobbi di questa Aida(Callas/Tucker) è meraviglioso per me, specie nel duetto con la Callas del terzo atto...Salutoni a tutti!


continuando nell'OT, ancora più impressionante la tenuta di Tucker nella frase che segue "la mia vergogna, ahimé! Ahimé...". In teatro doveva essere eletrizzante. Poi con la parte del bandito l'accento americano ci stava benone. Un Ramerrez degno di affiancare i colossi Del Monaco e Corelli.
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