Luca ha scritto:la parte visiva era quanto di più fredda e lontana dal medioevo in cui W. immagina la storia. E questo va rispettato, almeno a mio modo di vedere.
Sono ormai tantissimi anni che, fra le convenzioni del genere "opera", vi è anche la facoltà del regista di alterare il contesto spazio-temporale fissato da un libretto. Poi, resta inteso, possiamo anche opporci individualmente a questa convenzione, ma non cambieremo nulla.
L'arte (come la lingua) procede alle sue regole, non a quelle del singolo fruitore.
Per tornare al nostro caso, non vi è regista oggi che - potendo disporre di quello strumento espressivo formidabile che è la decontestualizzazione - non vi ricorra... visto che le convenzioni attuali glielo consentono. E' davvero uno strumento formidabile: il descrivere un contesto, pur sapendo che il pubblico se ne aspetta un'altro, è un modo per comunicare già un'infinità di concetti.
Visto che sei un espertissimo di Lohengrin, vorrei chiederti quanti ne hai visti (in video o a teatro) ambientati esattamente nel medioevo da favola romantica, con armature luccicanti e tornei, in cui - sia pure frettolosamente - Wagner aveva collocato la sua opera.
Penso nessuno.
Ricontestualizzando la storia, Jones non fa altro che fare ciò che tutti fanno e che ormai indubbiamente rientra fra le sue possibilità di manovra in quanto "regista d'opera".
Posso capire che il contesto originario ci manchi: quel bel medioevo da Ivanhoe, quelle belle ricostruzioni, deliziosamente finte, in stile Carcassonne o Grazzano Visconti, che ci riportano alle storie di maghi, avventure e cavalieri che ci raccontavano quando eravamo piccoli...
E' una cartapesta simpatica, lo so anche io, che ci fa sognare, tornare bambini, ma che in fondo non ci dice nulla del vero problema descritto da Wagner in quest'opera, un problema molto serio, di tutta la civiltà occidentale: fede contro conoscenza.
E' su queste tematiche profondissime che un regista "oggi" è chiamato a dire la sua quando allestisce il Lohengrin; e se per dire la sua ritiene di usare l'arma (ripeto fortissima e autorizzata dalle convenzioni attuali) della decontestualizzazione, fa bene a usarla. Vorrà dire che il medioevo finto e romantico da immaginario ottocentesco ce lo terremo per altre occasioni, ad esempio per titoli il cui plot e le cui dinamiche psicologiche autorizzassero un'ambientazione fittizia e nostalgica, a cui possiamo non credere, ma che ci faccia sognare...
Quanto mi piacerebbe vedere l'Alceste di Gluck (ad esempio) con una simile ambientazione, sradicata dalle ipocrisie classicistiche, tutte colonnine e scalinate, e spostata in un bel medio-evo da film d'avventura anni '40, con Alceste che diventa una Regina Ginevra, Admeto un re Artù, Ercole Lancillotto e l'inferno una rocca cadente abitata da un drago!
La "favolosità" irreale del contesto ci aiuterebbe finalmente a liberarci della gravità moralista del testo, trasformandolo in una favola di affetti semplici e profondi.
Oppure l'ambientazione favolistico-mediavale potrebbe aiutarci a digerire storie che ormai consideriamo troppo convenzionali e prevedibili o dalle ambientazioni ridicole: piuttosto che i grotteschi copricapi finto-mesopotamici a cui siamo abituati, pensa che bello se Nabucco e Semiramide venissero ambientate in un medioevo nevoso, nel nord europa, negli antichi regni vichinghi, con guerrieri coperti di pelli, mari plumbei e minacciosi, e i famosi "elmi cornuti" che in Wagner non sopportiamo più. Nabucco come Beowulf... Mi divertirei come un matto, persino io che detesto il Verdi "solerizzato"
Saltuoni,
mat
PS. Quando uscirà il video del Lohengrin di Jones sono sicuro che Jones ti piacerà moltissimo.