Caro Tucidide,
gli anni 2003-2004 sono proprio stati per Kunde quelli della "muta" della voce (l'uso improprio del termine con particolare accezione kundiana è ormai entrato a far parte del mio lessico famigliare... sono affezionata a questa deformazione, che ci volete fare ), delle insicurezze e della definitiva presa di coscienza della necessità dell'abbandono dei ruoli da contraltino. Con l'avvicinamento sempre più massiccio al repertorio francese, che richiede un maggiore sfruttamento dei centri, il tenore statunitense ha riorganizzato il proprio materiale vocale, che nel frattempo si stava già naturalmente evolvendo verso una più ampia corposità del registro medio-grave (rispetto al pur strepitoso Otello dell'anno scorso, che nei gravi davvero latitava, qualche nota verso il basso è già stata meglio tornita in occasione dell'Elisabetta della scorsa primavera, nonché nelle recite più fortunate di quest'Ermione). Sono convinta che il prossimo Argirio sivigliano sarà molto più saldo di quello del 2004, proprio sulla scorta dell'acquisizione di questa consapevolezza.
Ovvio che se consideriamo la sola coloratura come termine di giudizio, un ruolo come quello di Pirro, insieme ad Antenore il più agile tra quelli baritenorili, non è di certo il più calzante oggigiorno per Kunde, ma non lo era nemmeno otto o quattro anni fa. Se prendiamo come parametri però anche altri aspetti musicali nonché quelli scenico-interpretativi, mi pare evidente, come scrive Riccardo, che il cantante è dotato di un'eleganza e di uno stile davvero superiori rispetto al collega di Oklahoma City: il sadismo, la viscidità, l'irresponsabilità, l'infantilismo del personaggio sono stati nobilitati da Kunde attraverso un certo fascino del perverso che mi pare Merritt non fosse in grado di suscitare.
Ovviamente concordo appieno con Tucidide quando afferma che la voce pur chiara di Kunde non mancava mai di virilità, sia nei sovracuti dei ruoli rubiniani sia in parti nozzariane che altrimenti gli sarebbe stato impensabile avvicinare (oltre al Rinaldo da te citato, anche il Rodrigo scaligero dell'anno precedente, come riporta giustamente Riccardo).
Von Bothmer è un mistero. Un paio di anni fa sembrava che in certi passaggi la sua voce rivelasse qualche eco blakiana, salvo poi tendere paurosamente alla stecca ed allo schiacciamento degli acuti. Questi vezzi sono andati peggiorando ne Le nozze di Teti, e di Peleo dell'anno scorso (non ho visto il suo Otello, ma dall'ascolto di una registrazione privata mi è sembrata un'interpretazione poco felice, volendo usare un eufemismo) e quest'anno hanno portato come risultato ad un Pilade dalla voce costantemente indietro e con sempre più palesi difficoltà col metronomo.
Per quanto riguarda i ruoli David, se la voglia di cantare Rossini è quella dell'ultimo anno direi che con l'eccelso Florez possiamo stare freschi. Personalmente Mironov mi entusiasma poco. Piuttosto, dopo l'ottimo prova pesarese quale Oreste, vedo bene proprio Siragusa, che tra l'altro è già stato Ilo discografico e debutterà a breve nel Turco a Genova, dopo aver cantato per la prima volta Giacomo V il dicembre scorso a Berlino (in questo caso con risultati non del tutto esaltanti: lì Florez, quando ne aveva voglia, era davvero un'altra cosa...).