Maugham ha scritto:Ora, che Bergonzi fosse intubato non mi sembra, anche se ci si deve intendere sul significato.
Sono d'accordo con Maugham, in particolare non condivido l'equazione di Pietro "intubata perchè immascherata".
Va però detto che Bergonzi copriva il suono in maniera molto marcata sul passaggio, e questo può apparire come "intubatura".
Intubato per me è Nesterenko, o per certi suoni Salminen, tanto per citarne due.
Che possa essere anche lontanamente paragonato a un crooner è cosa che mi lascia di stucco. Perchè di Bergonzi si può dire tutto ma non che brillasse in comunicativa e ammicco al pubblico. Il suo modo di "porgere" in Verdi -esco o non esco dalla scuola di Celletti?
- era quello dell'oratoria solenne, della perorazione etica a sostegno di alti ideali. Senza dubbio si è trattato di una visione riduttiva e con certi personaggi c'entrava come il cavoli a merenda, ma indubbiamente era lontanissima dallo stile del cantate confidenziale o del fine dicitore.
Anzi, Bergonzi era proprio l'emblema del classico tenore per palati fini, adatto agli ascoltatori attenti al cesello, all'omogeneità dei registri...insomma ai melomani attenti allo spartito. Io ero accusato di snobismo quando, negli anni Settanta, lo mettevo sul piatto del giradischi.
Qui non ti seguo completamente. Anch'io sono piuttosto restio ad affibbiare a Bergonzi il titolo di
crooner, ma per prima cosa si parlava di "cantante confidenziale", definizione più italica, non solo linguisticamente ma forse anche musicalmente; in secondo luogo non mi pare che per essere definiti crooner (o cantanti confidenziali) si debba avere "comunicativa e ammicco al pubblico". Anzi, il
crooner, o l'italico cantante confidenziale, è fine, sempre con la voce perfettamente a fuoco e impostata, canta "a occhi chiusi", cioè vive il canto, nelle sue infinitesimali sfumature dinamiche, come un evento quasi mistico. Da questo punto di vista, seppure un po' iconoclasta e dissacrante, la definizione di Pietro ha un senso. E il famoso grido "Tajoli!" testimonia proprio questo: a un forbito
loggionista degli anni '50, Bergonzi sembrava proprio... un cantante confidenziale!
Infine non era un tenore da acuti. Proprio no. E' stato un tenore corto, con un facilità discreta fino al sib, ma già il si naturale era forzato per non parlare del do che è sempre stata una nota appiccicata e costruita a tavolino.
Uno dei rimproveri che in molti gli rivolgevano stava proprio nella cosiddetta "mancanza di squillo".
Piccola curiosità: quando ero giovane
mi divertivo a chiedere ai "vecchi" dell'Associazione Lirica di cui faccio parte di raccontarmi le loro esperienze d'ascolto dei Mostri Sacri. Parlai con una signora dominghiana di ferro che mi raccontò che Bergonzi, da lei ascoltato in
Aida all'Arena, risultava "
molto squillante ma interprete noioso oltre che brutto da vedere". Io rimasi sconvolto
: Bergonzi squillante???
In verità, da altre testimonianze pare che Bergonzi avesse una grande espansione in teatro, pur essendo voce opaca e priva di metallo, di squillo. Era il volume, l'ampiezza della voce a colpire, più che lo squillo.
Detto questo, anche su questo punto sono d'accordo con Pietro. Bergonzi aveva eccellenti acuti. Per le opere che cantava, che quasi mai richiedevano do o si naturali, gli acuti li aveva eccome! Soprattutto, l'assenza di sforzo e l'ampiezza di quei suoni era notevole. Sentire un tenore che sale in quel modo al si bemolle di "il mondo innondi del suo splendore" nel primo atto della Forza non è proprio esperienza comune...
Poi però c'era il problema dell'intonazione di quegli acuti: a volte, più da vecchio che da giovane, faceva delle calate mica da ridere... il si bemolle di "Celeste Aida" smorzato al Met nel 1962 è calante in maniera paurosa, anche se il controllo del suono è notevole.
- P.S. Il tema Bergonzi ha invaso anche questa sezione...
Non male, per un cantante confidenziale...