Pagina 1 di 3

Re: Huguenots

MessaggioInviato: dom 10 mag 2009, 15:24
da pbagnoli
Nei ritagli di tempo di questi giorni (mi sto preparando alcune relazioni per un congresso) mi stavo rileggendo i pareri di Rodolfo Celletti su Gedda in "Il teatro d'opera in disco".
Devo dire che non concordo MAI con quello che dice il grande Rodolfo che, come al solito, si disegna uno schema in cui devono rientrare i cantanti e, se non ci riescono, peste li colga. Lo stesso, ovviamente, vale anche per il tenore svedese che viene accusato di freddezza misconoscendo che, almeno sino a Merritt (che Celletti non può conoscere all'epoca) è l'unico a mantenere vivo il registro misto di testa che è il legittimo erede del falsettone. Celletti giustamente ricorda che la parte di Arnold è stata scritta per un cantante in falsettone e poi non apprezza l'unico che faccia sentire queste strane risonanze molto demodées ai nostri tempi, ma ricche di fascino.
E' comunque una lettura istruttiva: si capisce bene da dove derivino le definizioni di Elvio Giudici e di tutti i cellettiani che, distanza di così tanti anni, vivono ancora nel mito di un maestro che ha fatto scuola. Solo in Italia.

Re: Huguenots

MessaggioInviato: dom 10 mag 2009, 17:13
da VGobbi
Scusa Pietro, ma Gedda interprete "freddo" non mi sembra che il Celletti abbia detto una "boutade".

Re: Huguenots

MessaggioInviato: lun 11 mag 2009, 14:27
da elvino
Scusa Pietro, ma Gedda interprete "freddo" non mi sembra che il Celletti abbia detto una "boutade".

Sottoscrivo in pieno...Grandissimo cantante,grandissima tecnica,cme giustamente dice il Bagnoli l'unico in quegli anni a mantenere vivo quel tipo di registro misto in acuto che era ed è diretto discendente del falsettone ottocentesco,però in pochi ruoli è veramente un interprete del personaggio e non solamente un esecutore delle note scritte sulla partitura.Idem pur con tecnica e voce differenti era per me Kraus.

Re: Huguenots

MessaggioInviato: lun 11 mag 2009, 16:24
da Tucidide
elvino ha scritto:Scusa Pietro, ma Gedda interprete "freddo" non mi sembra che il Celletti abbia detto una "boutade".

Sottoscrivo in pieno...Grandissimo cantante,grandissima tecnica,cme giustamente dice il Bagnoli l'unico in quegli anni a mantenere vivo quel tipo di registro misto in acuto che era ed è diretto discendente del falsettone ottocentesco,però in pochi ruoli è veramente un interprete del personaggio e non solamente un esecutore delle note scritte sulla partitura.Idem pur con tecnica e voce differenti era per me Kraus.

Un po' freddo l'ho sempre trovato anch'io. Rodolfo con la Freni, ad esempio, oppure il suo Pinkerton con la Callas, che proprio non riesce a piacermi. In altri ruoli, invece, anche se un po' algido, sapeva farsi valere: il suo José nella Carmen è assai suggestivo, giocato com'è su quelle sonorità chiare: il connubio con la Callas lì funziona davvero bene.
In altri ruoli, dipende: mi ha deluso il suo Arturo discografico con la Sills, mentre trovo travolgente quello dal vivo con la Sutherland (che però conosco solo a spezzoni). Il suo Arnold è comunque tutto da sentire. Merritt forse è stato più esaltante nella gestione delle sonorità di testa, ed ha gestito l'allucinante tessitura con sicurezza anche maggiore, ma Gedda ha un fraseggio assai più rifinito ed elegante.
Ho acquistato ma devo ancora ascoltare il Benvenuto Cellini londinese del 66. Non conosco la sua incisione in disco, quindi vado sull'ignoto. Qualcuno la conosce?

Re: Huguenots

MessaggioInviato: lun 11 mag 2009, 17:45
da pbagnoli
Io la conosco e per me è un capolavoro, ma si va sui gusti personali. Se Matteo scrivesse ancora su questo forum, vi direbbe che lui non si entusiasma per questo Benvenuto Cellini.
Un altro ruolo discografico di Gedda per me stratosferico è il Des Grieux della Manon di Massenet, quella incisa con la Sills: chiunque sia appassionato di canto non dovrebbe prescindere da quel "Nous vivrons à Paris" del primo atto, tutto un fremito di sospiri e smorzature celestiali.

Freddezza.
Mah.
Certo, se mi citate ruoli come Rodolfo posso essere d'accordo con voi: per uno come lui, con la sua emissione contraltina, il ruolo del poeta di Puccini è quasi un nonsense. Non è lì che va cercato il meglio di Gedda. Gedda è straordinario in quei ruoli ottocenteschi come, appunto, Raoul o Arnold in cui si accendeva di un fuoco che nasceva dal modo particolarissimo di emettere la voce.
Emettere di petto non era il suo stile, per cui - in quei casi - poteva dare l'impressione di essere più freddo rispetto a tanti altri. Ma parlare di freddezza di Gedda senza conoscere quei 5 minuti del duettone degli Huguenots, quelli che vanno da "Tu l'as dit, tu m'aime" sino a "Ah viens!" (quella cadenza cioè che il pur tanto celebrato Corelli saltava a piè pari), quei 5 minuti che fanno parte del manuale del canto tenorile di tutti i tempi, vuol dire, caro Vittorio, negarsi il piacere di una conoscenza fondamentale e, ovviamente, minare alla base il discorso.
Se invece conosci quel brano, mi chiedo come tu faccia a parlare di freddezza di Gedda :roll:

Re: Huguenots

MessaggioInviato: lun 11 mag 2009, 19:46
da VGobbi
Fosse repereribile quell' Huguenots "geddiano". :evil:

E visto che siamo in tema, anche se OT (e me ne scuso), che mi dite del suo Lohengrin? Qualcuno l'ha mai ascoltato? La sua algidita', freddezza credo che sulla carta questo ruolo possa calzare a pennello o no?

Re: Huguenots

MessaggioInviato: lun 11 mag 2009, 19:50
da Tucidide
pbagnoli ha scritto:Un altro ruolo discografico di Gedda per me stratosferico è il Des Grieux della Manon di Massenet, quella incisa con la Sills: chiunque sia appassionato di canto non dovrebbe prescindere da quel "Nous vivrons à Paris" del primo atto, tutto un fremito di sospiri e smorzature celestiali.

Sì! Verissimo! Quel Des Grieux è bellissimo!

Re: Huguenots

MessaggioInviato: lun 11 mag 2009, 20:21
da pbagnoli
VGobbi ha scritto:Fosse repereribile quell' Huguenots "geddiano". :evil:

E visto che siamo in tema, anche se OT (e me ne scuso), che mi dite del suo Lohengrin? Qualcuno l'ha mai ascoltato? La sua algidita', freddezza credo che sulla carta questo ruolo possa calzare a pennello o no?

Gli Huguenots, che mi risulti, sono reperibilissimi, per esempio qui (guarda che è la prima ricerca che ho fatto a caso, se ne possono fare altre). Se hai problemi, scrivimi: però il prodotto te lo devi venire a prendere tu, io sono incasinato in questo periodo.
Ovviamente conosco anche il suo Lohengrin, ma non finisce per piacermi: è il suo linguaggio musicale che mi sembra lontano le mille miglia dalle esigenze di una scrittura wagneriana

Re: Huguenots

MessaggioInviato: mer 13 mag 2009, 22:27
da vitus
Tucidide ha scritto:

....In altri ruoli, dipende: mi ha deluso il suo Arturo discografico con la Sills, mentre trovo travolgente quello dal vivo con la Sutherland (che però conosco solo a spezzoni).


il live fiorentino con la Deutekom e Bruscantini a mio parere, è ancora più esaltante. Sull'affermata freddezza, posso dire, sempre a mio parere, che Bioerling lo era molto di più. Il calore delle voci latine è quel che ci vuole per Puccini ma anche per alcuni ruoli verdiani quali Duca e Alfredo. Concordo con PBagnoli, il Gedda con pochi confronti è nel repertorio francese e nei ruoli contraltini come Arnold e Raoul. Ciao.

Re: Huguenots

MessaggioInviato: gio 14 mag 2009, 10:39
da pbagnoli
Ringrazio Vitus dell'apprezzamento e approfitto dell'occasione per cercare di fare un po' di chiarezza: nel poco tempo che ho a disposizione in questi giorni piuttosto convulsi, ho approfondito la questione.
Ringrazio innanzitutto Matteo che, un paio d'anni fa, mi ha regalato una copia dell'esauritissimo "Il teatro d'opera in disco" di Rodolfo Celletti, elemento prezioso per capire perché solo ed esclusivamente in Italia ci sono certe prese di posizione che in nessun altro posto al mondo apparirebbero sostenibili. Orbene, su quel manuale Gedda viene spesso maltrattato (con educazione, ci mancherebbe: non si è Celletti per nulla) perché manca di quei colori che il vecchio Maestro riteneva indispensabili ad una fonazione italiana.
Celletti arriva persino a criticare il fa sopracuto di Gedda nella citata registrazione dei Puritani, che non è una bellissima nota - ci mancherebbe: è una nota disumana, pressoché impossibile per un uomo - ma è un fa4 vero in haute-contre, quindi con impostazione stilisticamente corretta, preferendogli la stessa nota tubatissima di Pavarotti nella registrazione Decca con Bonynge e Sutherland. Nota che, ovviamente, non può essere emessa di petto, per cui il tenore modenese opta per un'emissione haute-contre con cui non aveva nessuna familiarità: il risultato è orribile, al di là di ogni dubbio, ma Celletti lo preferisce per partito preso, dimostrando a se stesso - ma non ai suoi epigoni - che a cercare di confezionare delle cornici in cui far entrare gli schemi prefissati, si finisce per non essere credibili.
E qui si potrebbe aprire una ridda di considerazioni che, inevitabilmente, prenderebbe dentro anche gli epigoni del grande Maestro (molto più talebani dell'originale) che considerano come unico possibile modus cantandi quello cosiddetto all'italiana.
Il problema è: c'è un modo di cantare all'italiana? E, se c'è, qual'è?
Perché se il problema è cantare in petto pieno, piuttosto che in haute-contre o falsettone rinforzato, mi sembra che entrambe le posizioni siano assolutamente giustificabili a seconda del genere praticato. A beneficio degli eredi Celletti, alcuni dei quali ci leggono, si consideri che lo stesso idolatratissimo maestro di canto sostiene - e giustamente, ci mancherebbe - che Arnold, per esempio, è stato scritto per un'emissione in falsettone, l'unica con cui sarebbe possibile emettere le note disumane del ruolo. E gli unici a cantare così questi ruoli, in epoca moderna, sono stati Gedda e Merritt, che hanno ripristinato un modo di cantare desueto, ma che è l'unico a giustificare determinate note, anche se poi sono stati accusati delle peggio nefandezze: l'uno di essere "freddo", l'altro di mancare di musicalità e di essere stilisticamente inadeguato.
Ah peggio! (come direbbe Gèrard): Elvio Giudici, primo figlio spirituale di Rodolfo buonanima, arriva a sostenere in modo simpatico e provocatorio che Rossini aveva in uggia la voce di tenore, almeno a giudicare la difficoltà estrema delle partiture. E te credo! Un tenore sfogato di petto alla maniera ottocentesca tradizionale (diciamo da Duprez in avanti) non può aver vita facile per partiture pensate per tenori haute-contre impostati in falsettone che hanno invece, viceversa, il loro terreno elettivo proprio in questo repertorio pensato per le loro caratteristiche. Ed è qui che salta fuori il limite oggettivamente maggiore di Celletti, quello cioè di non contestualizzare storicamente mai le proprie opinioni (da questo punto di vista, il pur meno originale Giudici è molto più avanti).
Cioè, in altre parole: trovo assurdo che si diano valutazioni di merito ipotizzando che tutti debbano cantare alla stessa maniera le stesse cose, e dimenticando che esistono epoche storiche ben precise e che non è proibito ripercorrere modelli esecutivi desueti che non debbono suonare "freddi" o "antimusicali" solo perché non si usano più. Io credo che il grosso limite di Celletti sia stato proprio questo; ovviamente i suoi "figli spirituali" hanno amplificato questo concetto, col risultato di sputtanare qualunque modo di cantare che non entri nei loro due-tre (non di più) parametri.
Gedda appare "freddo" solo laddove non si ammetta che il suo modo di cantare - oggi un apax - ha una sua ragione storica ben precisa che non ha meno dignità di quella praticata da altri cantanti.
Di più: il ripristino a titolo definitivo della vocalità haute-contre permetterebbe di affrontare con proprietà stilistica e storica certi ruoli che, al momento, sono patrimonio di pochi cantanti particolarmente dotati in acuto (su questo, niente da dire), ma di poca o punta espressività e comunque al prezzo di note belanti non sempre particolarmente gradevoli all'udito; a tale proposito, val la pena di ricordare che l'unico vero fenomeno tenorile di classe superiore dei nostri tempi in ambito rossiniano, e cioè Rockwell Blake, non è stato comunque in grado di affrontare con successo ruoli come Arnold e Raoul proprio a causa della sua organizzazione vocale. Sarà un caso?
Degli altri, anche contemporanei, non parlo perché non mi sembrano allo stesso livello; ma qui non vorrei aprire una querelle con le fanzine, per cui non aggiungerei altro e passo a ben distintamente salutarvi :D :D :D

Re: Huguenots

MessaggioInviato: gio 14 mag 2009, 12:35
da Tucidide
pbagnoli ha scritto:Celletti arriva persino a criticare il fa sopracuto di Gedda nella citata registrazione dei Puritani, che non è una bellissima nota - ci mancherebbe: è una nota disumana, pressoché impossibile per un uomo - ma è un fa4 vero in haute-contre, quindi con impostazione stilisticamente corretta, preferendogli la stessa nota tubatissima di Pavarotti nella registrazione Decca con Bonynge e Sutherland. Nota che, ovviamente, non può essere emessa di petto, per cui il tenore modenese opta per un'emissione haute-contre con cui non aveva nessuna familiarità: il risultato è orribile, al di là di ogni dubbio, ma Celletti lo preferisce per partito preso, dimostrando a se stesso - ma non ai suoi epigoni - che a cercare di confezionare delle cornici in cui far entrare gli schemi prefissati, si finisce per non essere credibili.

Non ho capito benissimo la tua posizione, Pietro: il fa di Gedda è sicuramente una nota "saldata" con il resto dell'emissione, appunto da haute-contre. Ma quella di Pavarotti non è emessa nella stessa maniera. Pavarotti la fa in falsetto, come un controtenore, diciamo come potrebbe farla Daniels o Scholl, e, a quel tempo, Esswood. Su quei fa ho sempre avuto un'idea un po' "paersonale". :oops: Quello di Gedda è tecnicamente prodigioso, ma è appunto "disumano", e non riesce a piacermi del tutto. Viceversa, pur tenendo conto che spezza in maniera stilisticamente inaccettabile l'uguaglianza dell'emissione, tanto che non sembra nemmeno lui che canta, il risultato è simpatico. Voglio dire: il suono non è tubato, ma emesso bene. Semplicemente, non è saldato con il resto dell'emissione, e dunque fa un po' sorridere. Ma se prendi il suono in sé e per sé, non è brutto. E' più brutto quello di Gedda, che però è più coerente. Celletti, se la memoria non mi inganna, dice che quello di Gedda è un tremulo falsettino: PANZANA!!! Falsetto è quello di Pavarotti. Quello di Gedda è - e ripeto: è prodigioso - in emissione mista, come tutti i suoi suoni dal sol/la bemolle in su.

Re: Huguenots

MessaggioInviato: gio 14 mag 2009, 14:22
da beckmesser
pbagnoli ha scritto:Cioè, in altre parole: trovo assurdo che si diano valutazioni di merito ipotizzando che tutti debbano cantare alla stessa maniera le stesse cose, e dimenticando che esistono epoche storiche ben precise e che non è proibito ripercorrere modelli esecutivi desueti che non debbono suonare "freddi" o "antimusicali" solo perché non si usano più.


Sono assolutamente d'accordo, e vado anche un poco oltre: non è solo questione di suoni desueti, ma di possibilità che certe tecniche hanno e altre no... Quello della freddezza e non espressività di certi cantanti (i nomi sono sempre i soliti: Gedda, appunto, ma anche Anderson, Sutherland, ecc.) è argomento che mi ha sempre lasciato perplesso. Non credo siano gli interpreti ad essere “freddi” (nel senso di scarso coinvolgimento emotivo; loro e, di conseguenza, del pubblico): nella normalità dei casi è la tecnica che si sono scelti a non consentire il tipo espressività cui si è di solito abituati e che è inutile cercarvi. È un po’ come andare, che so, ad una mostra di fotografie in bianco e nero e poi lamentarsi perché sono meno eclatanti e più fredde di quelle a colori. Una volta accettati i presupposti, una foto in bianco e nero può essere più emozionante di una a colori e l’Arturo di Gedda più “emotivo” di quello di Pavarotti. Poi, è evidente, ciascuna tecnica (sempre lì si torna) funziona meglio in certi contesti che in altri: una foto in b/n mi funzionerà meglio per un reportage di ambientazione newyorkese piuttosto che per uno sul carnevale di Rio, così come la tecnica di Gedda è chiaro funziona meglio con Arturo che con Rodolfo…

Tucidide ha scritto:Su quei fa ho sempre avuto un'idea un po' "paersonale". Quello di Gedda è tecnicamente prodigioso, ma è appunto "disumano", e non riesce a piacermi del tutto. Viceversa, pur tenendo conto che spezza in maniera stilisticamente inaccettabile l'uguaglianza dell'emissione, tanto che non sembra nemmeno lui che canta, il risultato è simpatico.


Concordo sull’analisi tecnica, meno (per quel che conta) sulla valutazione “estetica”: sarà che l’Arturo di Pavarotti proprio non lo reggo (ferma restando l’ammirazione per le prodezze vocali), ma quel fa lo trovo osceno. Specie nel contesto complessivo di quell’interpretazione, mi dà sempre l’idea di Braveheart che improvvisamente si mette a fare il verso all’Albin del Vizietto. Terribile…

Tucidide ha scritto:Celletti, se la memoria non mi inganna, dice che quello di Gedda è un tremulo falsettino: PANZANA!!! Falsetto è quello di Pavarotti. Quello di Gedda è - e ripeto: è prodigioso - in emissione mista, come tutti i suoi suoni dal sol/la bemolle in su.


Anche questo mi sembra interessante, e conferma la mia convinzione che voler ridurre un fenomeno artistico plurisecolare ad una scienza esatta basata su una manciata di regolette è pura follia… Se persino Celletti (del quale tutto si può dire, ma non certo che non conoscesse i “ferri del mestiere”) è costretto a certi “patteggiamenti” terminologici (per usare un eufemismo), è facile immaginare a che risultati si può arrivare quando quelle regolette sono usate da pseudoesperti bloggisti intenti a vivisezionare trasmissioni radiofoniche…

Saluti,

Beck

Re: Huguenots

MessaggioInviato: gio 14 mag 2009, 19:41
da pbagnoli
Ragazzi scusatemi, ma ho scritto senza avere il libro davanti agli occhi, per cui magari la memoria mi ha ingannato.
A memoria, però, ricordo che RC pesta duro su Gedda e ammira Pavarotti.
La mia opinione invece è quella che ho esposto.

Tucidide dice:
Voglio dire: il suono non è tubato, ma emesso bene. Semplicemente, non è saldato con il resto dell'emissione, e dunque fa un po' sorridere. Ma se prendi il suono in sé e per sé, non è brutto. E' più brutto quello di Gedda, che però è più coerente. Celletti, se la memoria non mi inganna, dice che quello di Gedda è un tremulo falsettino: PANZANA!!! Falsetto è quello di Pavarotti. Quello di Gedda è - e ripeto: è prodigioso - in emissione mista, come tutti i suoi suoni dal sol/la bemolle in su.

Qui andiamo sulle percezioni personali, ma per me quel suono è tubato, tubatissimo: è un pessimo tentativo di cantare in haute-contre, che non riesce perché Pavarotti non sapeva cantare in quel modo, a dimostrazione che è una tecnica estremamente difficile, con buona pace di chi pensa che ci sia un solo modo di cantare.
Un par di palle!
Nemmeno a Gedda riesce splendidamente, ma secondo me perché è Gedda a quel punto non aveva più i mezzi adatti a sostenere quella particolare nota così disumana. Ci riesce benissimo, invece, Gregory Kunde, eccellente Arturo tra l'altro, ma anche lui va in haute-contre.
Infine concordo su Beck sui risultati non eccelsi di Pavarotti come Arturo: ma qui andiamo sui gusti personali

Re: Huguenots

MessaggioInviato: gio 14 mag 2009, 21:23
da Tucidide
beckmesser ha scritto:Concordo sull’analisi tecnica, meno (per quel che conta) sulla valutazione “estetica”: sarà che l’Arturo di Pavarotti proprio non lo reggo (ferma restando l’ammirazione per le prodezze vocali), ma quel fa lo trovo osceno. Specie nel contesto complessivo di quell’interpretazione, mi dà sempre l’idea di Braveheart che improvvisamente si mette a fare il verso all’Albin del Vizietto. Terribile…

pbagnoli ha scritto:Qui andiamo sulle percezioni personali, ma per me quel suono è tubato, tubatissimo: è un pessimo tentativo di cantare in haute-contre, che non riesce perché Pavarotti non sapeva cantare in quel modo, a dimostrazione che è una tecnica estremamente difficile, con buona pace di chi pensa che ci sia un solo modo di cantare.
Un par di palle!
Nemmeno a Gedda riesce splendidamente, ma secondo me perché è Gedda a quel punto non aveva più i mezzi adatti a sostenere quella particolare nota così disumana. Ci riesce benissimo, invece, Gregory Kunde, eccellente Arturo tra l'altro, ma anche lui va in haute-contre.
Infine concordo su Beck sui risultati non eccelsi di Pavarotti come Arturo: ma qui andiamo sui gusti personali

Nemmeno a me convince del tutto l'Arturo di Pavarotti: il mio preferito, complessivamente, resta Kraus (anche nella faticosa incisione EMI con la Caballé), che mi pare nettamente superiore a Pavarotti.
Sul fa di quest'ultimo, :( oramai sono abituato: anche i più pavarottiani trovano quella nota orrenda: credo di essere l'unico al mondo a cui piace. :cry: Ma si sa che io faccio parrocchia per conto mio... :mrgreen:
Non mi trovo d'accordo sull'equiparazione del fa di Kunde (Arturo di tutto rispetto) a quello di Gedda. Kunde, essendo tenore acutissimo, anche più acuto, in natura, di Gedda, usa un'emissione meno "mista" di Gedda. Diciamo che se quello di Pavarotti rappresenta la tecnica del falsetto puro, Gedda e Matteuzzi lo fanno in registro misto (da haute-contre), mentre Kunde lo fa quasi a voce piena. In effetti è una nota impressionante: l'unica fra tutte che non sembri il miagolio di un gatto stretto nell'uscio, o... appunto, Albin del Vizietto. :wink:

Re: Huguenots

MessaggioInviato: gio 14 mag 2009, 23:12
da vitus
belli tutti i contributi, che ho letto con grande interesse. Su quella nota del larghetto, ci sarebbe da discettare dal mattino a notte fonda. Più brevemente, dico che se ne può fare anche a meno. E' uno dei ruoli tenorili che più amo e non sarà la mancata emissione del famigerato fa a ridimensionare un'interpretazione per altri versi eccezionale (si pensi al grande Kraus). Ciò detto, dato che è scritta, ben venga un fa ben emesso (si ometta invece se c'è il rischio di naufragare come occorse al povero Di Giuseppe). Tra i due fa, quello di Gedda e di Pavarotti, la mia preferenza va al primo. La nota di Pavarotti è davvero una cesura troppo netta rispetto all'usata emissione. E' vero che altri, Kunde o Matteuzzi la eseguono meglio ma trattasi in entrambi i casi di vocalità più leggere di quelle di Gedda. Non a caso Matteuzzi non lo vedrei nei Vespri, dove re bemolle del duettino a parte, sarebbe davvero un topolino contro lo strumentale mastodontico verdiano (lo stesso Gedda fatica non poco ma fornisce una prova sorprendente).