Giuseppe Di Stefano

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Re: ma se m'è forza perderti...sei tenori a confronto

Messaggioda MatMarazzi » mar 03 giu 2008, 14:59

Tucidide ha scritto:L'altro giorno parlavo con un melomane (cellettiano :)


Oh povero Tucidide! :)
Comunque sui discorsi da loggione (e le terrorizzanti cose che ne escono) ho qualche ricordo anche io.
Tanti anni fa un vecchio e saggio loggionista di Firenze si mise a pontificare sul fatto che l'unico direttore in grado di "far marciare" (!) la Callas era Mitropoulos: tutti noi lo guardavano come un oracolo.
E lui, declamava, queste cosa le sapeva, perchè c'era!!! Le aveva vissute!
Infatti si ricordava benissimo quei famosi Vespri Siciliani e quella famosa Forza del Destino con Mitropuolos e la Callas.
E dovevi vedere come si è arrabbiato quando mi sono permesso, da giovinastro impertinente, di osservare che i Vespri erano diretti da Kleiber, mentre la Forza era cantanta dalla Tebaldi! :)

Oggi evito assolutamente di parlare con chichessia a teatro.
E se qualcuno attacca discorso io mi affretto a replicare che è la prima volta che vado a teatro e trovo tutto bellissimo.

Salutoni,
Mat
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Re: ma se m'è forza perderti...sei tenori a confronto

Messaggioda Maugham » mar 03 giu 2008, 15:39

MatMarazzi ha scritto:
Maugham ha scritto: Hai ragione, sono uomo del duemila.
Ma sono anche un soggetto che ha visto la prima opera nel 1968. :cry:
E che ne ha sentite, lette, discusse di tante.
Penso quindi di poter contestualizzare Di Stefano abbastanza agevolmente.


:shock:
Guarda Maugham,
non era in discussione nè la tua esperienza, nè la tua competenza.


Mat,
Ti conosco da tempo. E penso che se tu scrivessi: "Maugham non capisci una mazza!" prima di offendermi cercherei di capire... se magari hai ragione. :D
Mi riferivo a tutti noi uomini del 2000.
Ma poi ho usato la prima persona singolare e quindi capisco che possa aver dato adito a dubbi di permalosità varie.
Ovviamente non c'è bisogno che ti dica che tra noi non ci sono. :D
Arrivando a bomba.
Penso che, con gli strumenti che abbiamo, possiamo benissimo contestualizzare Di Stefano.
Poi forse non sentiremo sulla nostra pelle i deliqui della signora col marito.
Ci arriveremo per cervello e non per pancia.
Ma possiamo farlo.

Non ne discuto nemmeno la simpatia, la comunicativa, l'umorismo, il buon cuore che molti colleghi gli hanno riconosciuto.


:) E invece potresti benissimo discutere tutte queste cose, anche perché nessuno finora (almeno in questo forum) le aveva tirate in ballo. ;) quindi contestale fin che vuoi!
A me sembrano favole...


Invece sono convinto che tutte questi "elementi" caratteriali che, convengo con te, sembrano sciocchi e che giustamente tu consideri ininfluenti in sede critica, abbiano contribuito non poco (a mio parere negativamente) sul tipo di personaggio (uso il singolare) che Di Stefano ha replicato (ribadisco, in sala d'incisione) per un decennio. Se è vero, come hai scritto da qualche parte, che certi pudori sutherlandiani influivano sulla resa espressiva di personaggi, penso che anche questi lati solari e mandolineschi del nostro tenore abbiano qualche pertinenza con i Duchi e i Des Grieux che tutti conosciamo.


Vorrei solo sottolineare come trovi il termine "rivoluzionario" eccessivo.
Perchè le rivoluzioni nell'opera si fanno anche con i contenuti (vedi Chaliapin e Caruso).
Non solo con un emissione mai sentita prima.


Già... qui è il nostro antico disaccordo. :)
E io invece penso che (non solo nella musica ma in tutta la storia dell'arte) le rivoluzioni si facciano sul codice.
In pittura, come al cinema, come nella musica, come in tutto il resto.


Matteo, hai giustamente parlato di cinema.
Kubrick già dai tempi di Rapina a mano armata, Il bacio dell'assassino e Orizzonti di gloria ha sovvertito il linguaggio cinematografico.
Con calma, tenacia, cura maniacale del dettaglio, senza esagerare.
A un certo punto della sua carriera, quando ha capito di padroneggiare la tecnica cinematografica in maniera pressocchè totale, ha cominciato ad affrontare, genere per genere, il cinema a trecentosessanta gradi. Il kolossal (Spartacus), la commedia nera (Lolita), la satira politica (Stranamore), il film d'attualità (Arancia meccanica), la fantascienza (2001), il film in costume (Barry Lyndon), l'horror (Shining), il film di guerra (Full Metal Jacket), il dramma borghese (Eyes wide shut)... e ogni volta era un superamento, un risultato espressivo e tecnico così ingombrante da rendere apparentemente impossibile dire qualcosa di nuovo in quel settore specifico.
Ad esempio, dopo 2001, chi voleva cimentarsi col genere, poteva solo inventarsi qualcosa d'altro.
Ovvero mischiare fantascienza e saghe celtiche (come ha fatto Lucas) o fantascienza e horror (come Ridley Scott).
Ma non si poteva (e non si è fatto) fare più il cinema di fantascienza "classico".
Inoltre Kubrick padroneggiava il linguaggio e i codici con tale maestria da creare capolavori profondissimi sotto il profilo concettuale ma al contempo leggibili anche da mia nonna che era cresciuta con Macario, Osvaldo Valenti e la Ferida.
Anche Tarantino ha rivoluzionato, uso il tuo termine, il codice.
Non lo dico io, lo dice la critica mondiale.
Pulp Fiction è un film che non avevamo mai visto prima. Cambia la scrittura, il taglio delle inquadrature, il montaggio, il materiale utilizzato, l'uso della citazione, della musica... :shock:
Poi... Tarantino è dieci anni che clona in peggio lo stesso film.
Come se Kubrick ci avesse offerto copie sempre più deteriorate di Spartacus.
Kubrick è un vero rivoluzionario.
Tarantino no.
Perchè dietro a Kubrick ci sono contenuti immensi che aspettavano la padronanza di quel nuovo codice per venire fuori.
Tarantino non si merita questo importante aggettivo.
E' stato semmai un apripista. (Cosa che concedo a Di Stefano)
Perchè, pur riconoscendone il mestiere e la cultura cinefilo-trash, per me è solo un teen-ager attempato di talento (non c'è dubbio) che però ancora (cinematograficamente) si mette le dita nel naso alla cena di gala per vedere l'effetto che fa.

Arrivando a Di Stefano (e scusandomi per l'OT cinematografico) sottolineo che il nocciolo di questo e dei miei precedenti messaggi sul tema era solo cercare di condividere e capire questi superlativi eroici che alcuni di voi usano per un tenore che in disco ci ha lasciato torsi interpretativi di desolante povertà espressiva.
Non posso farci nulla.
Io non ci vedo una rivoluzione, non ci vedo un von Stolzing (forse sarò troppo Kothner), nè ci vedo un eroe che ha sacrificato se stesso per le generazioni che verranno.
Ci vedo solo un cantante che rappresenta, in disco, il classico tenore made in Italy, turistico e strappacore :D :D :D
Perchè non c'erano contenuti!
Nella testa della Modl (più in Kundry che in Isolde, secondo me) invece c'erano quintali di contenuti.
Mi ripeto come i vecchi bacucchi.
Scusatemi :oops:
Ciao
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Re: ma se m'è forza perderti...sei tenori a confronto

Messaggioda Maugham » mar 03 giu 2008, 16:38

Tucidide ha scritto:Sono favole, caro Mat. :D
L'altro giorno parlavo con un melomane (cellettiano :) ) proprio di Di Stefano, e mi riferiva racconti fattigli da vecchi loggionisti della Scala: mimica, sorrisi, battute di spirito fatte in dialetto milanese. Per lui, gran parte della sua fama e fortuna era dovuta a questo. :shock: Ma per piacere!!! Si tratta anche, dico io, di avere scarsa considerazione per il pubblico, se si pensa che possa farsi buggerare da due mosse da simpatico siciliano focoso.


Caro Tuc,
senza dubbio i loggionisti e il tuo amico che li citava dicevano sciocchezze.
E capisco il tuo sdegno!
Ma quelle di Di Stefano erano, a quanto ho letto (sottolineo perchè non c'ero), ben più che:

da due mosse da simpatico siciliano focoso


Era scienza esatta! :D
Non so quanti anni tu abbia, però vorrei ricordarti che quasi la totalità del pubblico d'opera più grossolano chiamava Di Stefano "Pippo", che il nostro tenore usciva dai camerini e cantava, senza musica, così per la gioia degli astanti.
Dava mance principesche.
I camerieri, gli uscieri dei teatri, le maschere, i coristi, i tecnici lo adoravano.
Culshaw lo definiva una simpatica canaglia.
Persino Karajan ne era travolto.
Accettava da lui i ritardi alle prove. :shock:
Anzi, alle prove a volte arrivava con tre giorni di ritardo. Come successe alla Turandot scaligera del 1958 con Votto.
Senza l'alterigia e la strafottenza del divo. Ma con disarmante candore si faceva perdonare.
Conosceva i suoi fan più accaniti per nome e sapeva benissimo come gestire questa immagine di istintività sregolata che faceva delirare le folle.
Vorrei anche ricordarti che Legge ammetteva che, in prima uscita, i dischi della Callas si vendevano... per Di Stefano.

Negli anni Cinquanta/Sessanta il divismo operistico era molto più forte che adesso.
L'eco di quanto succedeva ad esempio nella sala del Piermarini si diffondeva a macchia d'olio e se ne discuteva accanitamente anche in ambienti extra-musicali.
Certe prime erano fatti di costume.
Ma di costume autentico, di quello che aveva a che fare col sociale, niente a che vedere con gli attuali sette dicembre che si limitano a ospitare una decina di presenzialisti di mezza tacca.
La Callas dettava regole anche nel modo di vestire.
Matteo mi ha raccontato che una nota diva aveva pretoriani che... legnavano. :D E non stento a crederlo.

Arrivando a tempi più recenti.
Vorrei ricordarti che la fama planetaria di Pavarotti è esplosa con il disco Mamma diretto da Mancini nei primi anni Ottanta.
E con la passeggiata a cavallo nel Columbus Day.
Forse tu scandalizzato dirai anche "per piacere!!!!" :wink:
Ma ti inviterei a considerare attentamente quanto le logiche di marketing (parliamo di grandi numeri, è ovvio!) in realtà condizionino il gusto del pubblico.
Certo, del grande pubblico a cui noi non apparteniamo. :D
Poi, hai ragione, Di Stefano non è diventato un'icona solo perchè faceva il piacione. :D
Ma anche.

Ciao
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Re: ma se m'è forza perderti...sei tenori a confronto

Messaggioda Tucidide » mar 03 giu 2008, 19:57

Certo, Maugham, non dico certo di no. Ma credo anche che difficilmente il marketing si applichi ad artisti (in ogni campo) scadenti.
Tutti quelli che giocano in nazionale sono stati anche fortunati e raccomandati, e magari c'è chi è non meno bravo di loro e invece è in C2. Però difficilmente in nazionale gioca uno scarpone. Non conviene elevare a vette troppo alte chi non ha "i numeri" per ricoprire il ruolo che la celebrità e la pubblicità ti affibbiano.
Quanto al carattere di GDS, conoscevo parte degli aneddoti che citi, così come l'episodio di lui che arriva in pieno inverno davanti all'ingresso artisti della Scala con l'automobilke scoperta e senza sciarpa, per far vedere che se ne sbatteva della salute e della voce.
Però... mi viene da dire che il carattere vocale di Di Stefano era specchio fedele del suo carattere comportamentale. Quale era nella vita, tale era in scena. E credo che molti, quasi tutti, siano così.
Quasi un mese fa ho sentito la Devia a Lugo in recital. Per tutta la serata, davanti e dietro le quinte, si è dimostrata per come è. Ha accolto con sorrisi di circostanza il tripudio che il piccolo teatro Rossini le ha tribuitato, ha concesso 4 bis, ma senza "giocare" con il pubblico, senza introdurli, senza ringraziare l'uditorio. Uno le ha urlato "sei un mostro", e lei non ha saputo far altro che abbassare imbarazzata lo sguardo e sorridere timidamente: ti immagini Di Stefano in una situazione del genere? Gli sarebbe venuta spontanea una battuta esilarante, che avrebbe fatto andare ancor più in delirio il pubblico. Invece la Devia, mentre firmava autografi, non guardava nemmeno in faccia i suoi estimatori, rispondeva a monosillabi agli audaci che le osavano chiedere qualcosa, e bofonchiava timidi "grazie" ai tanti complimenti ricevuti. Una cantante di grande tecnica, ma fredda, la Devia. E fredda è anche la donna, almeno con il suo pubblico.
Non credo pertanto che in GDS ci fosse "scienza" del proprio comportamento. Non era calcolo e cinico razionalismo. Anche perché se simpatico non sei per natura, tanto vale rinunciare a sembrarlo. Si peggiora solo la situazione.
Te la immagini la Devia che prova a fare la simpaticona e che apostrofa il pubblico con facezie e motti di spirito?
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: ma se m'è forza perderti...sei tenori a confronto

Messaggioda Maugham » mar 03 giu 2008, 21:21

Certo, Maugham, non dico certo di no. Ma credo anche che difficilmente il marketing si applichi ad artisti (in ogni campo) scadenti.


Certo che no. Solo la buonanima di Rodolfo sosteneva che le multinazionali elevavano a star palanetarie mezze cartucce. :D
Penso di averlo scritto anche da un'altra parte; non ci credeva nemmeno lui fino in fondo.
Però ti assicuro che quando una casa discografica decide di puntare su un cavallo, mette in moto strategie sofisticatissime.
Guarda quando, ai primi anni Ottanta, la Philips decise di scommettere su Jessye Norman.
La quale, per tutti gli anni Settanta, era stata cantante principalmente da "intenditori".
Confronta il look che aveva sulle copertine degli LP (sembrava un Napo Orso Capo nero) con la sofisticatissima damazza dalle treccine rasta, dai vestiti tunicone di grandi stilisti presente sulle copertine delle riedizioni su CD.
I brani però , fortunatamente, erano gli stessi. :D
Addirittura la Polygram organizzò l'incontro del secolo con Karajan.
Ne uscì un CD di medio livello.
Le fece anche fare un Cd gershwiniano con John Williams e due marchette natalizie. Una bellissima, lo ammetto. Chrismastide.
Prendi in mano i Grammophone dell'epoca e vedrai che la Norman era dappertutto.
Certo, si trattava della Norman. Non di una mezza tacca.
Di Stefano non ha di certo beneficiato di questi mezzi.
Viveva in un'epoca più ruspante.
Ma penso che anche lui sapesse bene come gestire la propria immagine.
Così bene che sembrava...naturale. :D


Però... mi viene da dire che il carattere vocale di Di Stefano era specchio fedele del suo carattere comportamentale. Quale era nella vita, tale era in scena.


Bravissimo! E' proprio quello che intendo. Per questo secondo me non sono favole! :D

Uno le ha urlato "sei un mostro",


Che screanzato! :D :D :D :D :D :D
Come contenitore non è la Netrebko... però un mostro!

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