da vivelaboheme » mar 15 apr 2014, 11:53
Credo che il disco, pur magnifico, restituisca solo una parte della sconvolgente esperienza di colori, dinamiche, suono, espressione, arte misuratissima del porgere (la gestualità è minima, essenziale, la voce e il volto fanno tutto) senso della parola e - in definitiva - personalità artistica , che hanno fatto della Winterreise proposta alla Scala da Jonas Kaufmann (e dall'incredibile Helmith Deutsch, che va assolutamente menzionato ACCANTO al tenore) una rarissisima esperienza d'arte e- direi - di umanità. Si ha, letteralmente, l'impressione di vivere un viaggio nel cuore della musica e della vita, ed è stupendo essere, per un'ora almeno, i compagni di viaggio del viandante Kaufmann (e del viandante Schubert) che ci aprono l'anima con dolcezza, fino al sussurro, o con veemenza (la particolare tecnica propria di Jonas Kaufmann fa sì che la sua voce possa farsi carezza o sciabola, in una paletta timbrica e vastità dinamica quasi infinite). Quando la voce - in un sussurro prossimo al silenzio - suggerisce la volontà di unirsi all'organetto abbandonato e solitario, viene da dire al viandante "non sei solo, ci siamo noi con te". E, da quella che, in fondo è una delle più terribili manifestazioni ed espressioni della solitudine in musica, si esce con un senso di "condivisione della bellezza" che - anche se di "viaggio d'inverno" si è trattato - lascia il cuore caldo e "pieno". La bellezza e l'amore scaldano il cuore.
Alla Scala, un applauso che pareva non finire mai (come ovvio, non c'è bis possibile dopo Winterreise) ha visibilmente commosso Jonas Kaufmann che ha gestualmente - con totale signorilità, la stessa dell'abito, e consapevolezza - condiviso il successo con il fantastico alter-ego Deutsch: le note del piano e quelle della voce nascono, muoiono le une sulle altre, si abbracciano, si fondono in un'esperienza di musica e amore - di bellezza - della quale il pubblico diventa il terzo attore. Serata più che memorabile, unica.
marco vizzardelli