Ringrazio Vitus dell'apprezzamento e approfitto dell'occasione per cercare di fare un po' di chiarezza: nel poco tempo che ho a disposizione in questi giorni piuttosto convulsi, ho approfondito la questione.
Ringrazio innanzitutto Matteo che, un paio d'anni fa, mi ha regalato una copia dell'esauritissimo "Il teatro d'opera in disco" di Rodolfo Celletti, elemento prezioso per capire perché solo ed esclusivamente in Italia ci sono certe prese di posizione che in nessun altro posto al mondo apparirebbero sostenibili. Orbene, su quel manuale Gedda viene spesso maltrattato (con educazione, ci mancherebbe: non si è Celletti per nulla) perché manca di quei colori che il vecchio Maestro riteneva indispensabili ad una
fonazione italiana.
Celletti arriva persino a criticare il fa sopracuto di Gedda nella citata registrazione dei
Puritani, che non è una bellissima nota - ci mancherebbe: è una nota disumana, pressoché impossibile per un uomo - ma è un fa4 vero in
haute-contre, quindi con impostazione stilisticamente corretta, preferendogli la stessa nota tubatissima di Pavarotti nella registrazione Decca con Bonynge e Sutherland. Nota che, ovviamente, non può essere emessa di petto, per cui il tenore modenese opta per un'emissione
haute-contre con cui non aveva nessuna familiarità: il risultato è orribile, al di là di ogni dubbio, ma Celletti lo preferisce per partito preso, dimostrando a se stesso - ma non ai suoi epigoni - che a cercare di confezionare delle cornici in cui far entrare gli schemi prefissati, si finisce per non essere credibili.
E qui si potrebbe aprire una ridda di considerazioni che, inevitabilmente, prenderebbe dentro anche gli epigoni del grande Maestro (molto più talebani dell'originale) che considerano come unico possibile modus cantandi quello cosiddetto all'italiana.
Il problema è: c'è un modo di cantare all'italiana? E, se c'è, qual'è?
Perché se il problema è cantare in petto pieno, piuttosto che in
haute-contre o falsettone rinforzato, mi sembra che entrambe le posizioni siano assolutamente giustificabili a seconda del genere praticato. A beneficio degli
eredi Celletti, alcuni dei quali ci leggono, si consideri che lo stesso idolatratissimo maestro di canto sostiene - e giustamente, ci mancherebbe - che Arnold, per esempio, è stato scritto per un'emissione in falsettone, l'unica con cui sarebbe possibile emettere le note disumane del ruolo. E gli unici a cantare così questi ruoli, in epoca moderna, sono stati Gedda e Merritt, che hanno ripristinato un modo di cantare desueto, ma che è l'unico a giustificare determinate note, anche se poi sono stati accusati delle peggio nefandezze: l'uno di essere "freddo", l'altro di mancare di musicalità e di essere stilisticamente inadeguato.
Ah peggio! (come direbbe Gèrard): Elvio Giudici, primo figlio spirituale di Rodolfo buonanima, arriva a sostenere in modo simpatico e provocatorio che Rossini aveva in uggia la voce di tenore, almeno a giudicare la difficoltà estrema delle partiture. E te credo! Un tenore sfogato di petto alla maniera ottocentesca tradizionale (diciamo da Duprez in avanti) non può aver vita facile per partiture pensate per tenori
haute-contre impostati in falsettone che hanno invece, viceversa, il loro terreno elettivo proprio in questo repertorio pensato per le loro caratteristiche. Ed è qui che salta fuori il limite oggettivamente maggiore di Celletti, quello cioè di non contestualizzare storicamente mai le proprie opinioni (da questo punto di vista, il pur meno originale Giudici è molto più avanti).
Cioè, in altre parole: trovo assurdo che si diano valutazioni di merito ipotizzando che tutti debbano cantare alla stessa maniera le stesse cose, e dimenticando che esistono epoche storiche ben precise e che non è proibito ripercorrere modelli esecutivi desueti che non debbono suonare "freddi" o "antimusicali" solo perché non si usano più. Io credo che il grosso limite di Celletti sia stato proprio questo; ovviamente i suoi "figli spirituali" hanno amplificato questo concetto, col risultato di sputtanare qualunque modo di cantare che non entri nei loro due-tre (non di più) parametri.
Gedda appare "freddo" solo laddove non si ammetta che il suo modo di cantare - oggi un apax - ha una sua ragione storica ben precisa che non ha meno dignità di quella praticata da altri cantanti.
Di più: il ripristino a titolo definitivo della vocalità
haute-contre permetterebbe di affrontare con proprietà stilistica e storica certi ruoli che, al momento, sono patrimonio di pochi cantanti particolarmente dotati in acuto (su questo, niente da dire), ma di poca o punta espressività e comunque al prezzo di note belanti non sempre particolarmente gradevoli all'udito; a tale proposito, val la pena di ricordare che l'unico vero fenomeno tenorile di classe superiore dei nostri tempi in ambito rossiniano, e cioè Rockwell Blake, non è stato comunque in grado di affrontare con successo ruoli come Arnold e Raoul proprio a causa della sua organizzazione vocale. Sarà un caso?
Degli altri, anche contemporanei, non parlo perché non mi sembrano allo stesso livello; ma qui non vorrei aprire una querelle con le fanzine, per cui non aggiungerei altro e passo a ben distintamente salutarvi