Alle fine degli anni '90 ho scoperto questo strano tenore.
Cantò a Ferrara, con Abbado, il Così fan Tutte e il Pulcinella di Stravinsky.
Mi persuase abbastanza con Fernando, mi piacque da impazzire nel Pulcinella.
I tenori inglesi forgiati sul repertorio barocco/britteniano sembrano tutti "strani" alle nostre orecchie foderate di suoni gonfi, morbidi, vibratissimi. Ma questo Workman era strano davvero.
Persino io dovevo riconoscerlo.
L'emissione era brillante al centro, ma chiara, quasi bianca. In alto trovava scintilii da campanello, ma sempre col sospetto che il suono finisse indietro. I suoni erano altissimi di posizione e avevano qualcosa di "punk", tanto erano stralunati e lunari.
Visto che ne abbiamo parlato di recente, suonavano strani quasi come quelli di Morino.
Molti conoscenti ne erano scandalizzati (ma era gente che si scandalizzava persino di Rolfe-Johnson, quindi non faceva testo); io invece gli diedi fiducia, confermata - devo dirlo - anche dalle registrazioni gluckiane di Minkowski e altri dischi.
Continuai a difenderlo anche quando andammo a vedere la Donna del Lago a Pesaro (correva, credo, il 2001).
In quell'epoca tutti stravedevano per il giovane Florez (naturalmente anche quelli che oggi ne parlano male).
Io invece scrissi che la superiorità di Florez era essenzialmente vocale e stilistica, ma che dal punto di vista della definizione drammaturgica e dell'autorevolezza musicale il Rodrigo di Workman era più interessante.
Tra me e me, però, ho pensato che per il futuro avrebbe fatto meglio a lasciar perdere i ruoli Nozzari e Rossini in generale, cosa che ha fatto.
Diversi anni dopo l'ho risentito a Parigi nell'Affare Makropulos e, francamente, la sensazione è stata modesta. Sono così arrivato alla conclusione di aver, a suo tempo, sopravvalutato il "caso Workman", essendo rimasto più colpito più dalla stranezza dei suoni (che in generale esercita su di me un certo fascino) che dai reali meriti teatrali e musicali, valutabili solo sulla distanza.
Bene! Questo fino a ieri, quando - quasi per caso - mi sono riascoltato la registrazione radiofonica della grande scena di Rodrigo di Dhu, quella stessa di Pesaro del 2001.
E mi sono ricordato perché all'epoca avevo dato tanta fiducia a questo bizzarro vocalista del nord, tanto da considerarlo una delle maggiori realtà del nostro tempo: il suo Rodrigo a me pare strabiliante (mentre, sentito oggi, il Giacomo V di Florez non ha nulla di interessante da dire).
Difficoltà vocali in "Eccomi a voi" ci sono (ma ci sono sempre in questo brano), in compenso suoni a dir poco lunari, scarti timbrici favolosi, legato strumentale, dinamica rapinosa, espressione penetrante, gusto da vero musicista (quello che mancava a Merritt anche negli anni d'oro) ma soprattutto la sensazione di sorpresa che, in questa pagina, comunica un canto così algido e dai riflessi surreali, come se provenisse da altre galassie.
Questo era anche l'effetto che Workman faceva a livello visivo: altissimo, biondo, nordico, come scolpito nel ghiaccio (ricordo che Florez e la Devia erano schiacciati visivamente dal suo confronto; solo la Barcellona - allora ispiratissima - gli teneva testa).
Va anche detto che la registrazione radiofonica potrebbe aiutarlo molto (a teatro certi suoni - lo ricordo bene - finivano indietro e mancavano di proiezione, tanto che nel famoso terzetto ...la guerra dei do si risolse in modo imbarazzante a favore di Florez), ma dovendo giudicare da essa, mi pare di trovarmi di fronte al più singolare e suggestivo Rodrigo della discografia.
Chi conosce quella registrazione?
E in generale cosa pensate di Workman?
Salutoni,
Mat