El Sistema alla Scala: una folgorazione!
Inviato: mar 25 ago 2015, 2:25
Commozione, entusiasmo e molti occhi velati di lacrime alla prima serata con l'orchestra giovanile venezuelana. Quaranta e oltre minuti di bis, culmine il Guglielmo Tell (fanfara conclusiva della sinfonia) rossiniano diretto con gesto impeccabile e aplomb perfetto da un bambino di 13 anni. E' stato qualcosa di assolutamente "oltre" l'esattezza o meno, il virtuosisimo (che c'è). E' stato un concerto dell'anima. Incredibile la disciplina e l'estro e il cuore, il rapporto fra loro dei 207 giovanissimi musicisti (corrono ad aiutarsi a vicenda durante l'esecuzione, si ascoltano, seguono la musica con il corpo) e il rapporto fra loro e i direttori. Gustavo Dudamel straordinario non solo nell'interpretazione della Quarta di Ciaikovskij che pur nello sforzo fisico e musicale richiesto ai giovanissimi (non ci si pensa ma , ad esempio, quel pizzicato 3 mov. è per mani adulte!) è uscita co fuoco e senso di dolore e di festa. Ma soprattutto per come si pone fra i ragazzi. Serata da pelle d'oca!!! Imperdibile il seguito della presenza venezuelana alla Scala.
Infatti... si va ancora oltre!
"Teresa Carreno": la miglior orchestra del mondo? La domanda può sembrare provocatoria: be' non lo è per nulla.Vi ho detto del folgorante inizio di presenza alla Scala dei venezulenai, con i giovanissimi (dopo l'ottima prova della Bolivar in Boheme). Ma, stasera, siamo andati forse ancora oltre: mai vista la Scala in queste condizioni di giusto delirio. Tutti in piedi, applausi ritmati, quattro bis e una gioia collettiva. Avanti per un'ora a concerto concluso. Mai ascoltato il Sabba della Fantastique di Berlioz eseguito così - no, sul piano esecutivo, neanche dalla Philarmonia con Salonen che oggi nella sinfonia di Berlioz è il "must" assoluto" dell'interpretazione. Ma, sul piano esecutivo, la marea montante, di perfezione, aplomb, assieme, virtuosisimo trascendentale, scatenata dalla Juvenil "Teresa Cabreno" de Venezuela nelle pulitissime mani di Christian Vasquez (pensate all'esattezza di un Tugan Sokhiev - lo avete presente, il fuoriclasse del Bolscioi e di Tolosa? - condita di pepe sudamericano, e avete l'idea) - passa direttamente in testa ai nostri personali riferimenti. Gli ancor giovani ragazzi della Carreno suonano - e vivono la musica - al livello delle massime tre o quattro formazioni oggi attive nel mondo. Basta guardare quella sezione-archi (per non parlare delle numerose donne ai legni, fantastiche, o delle percussioni!) che, unite ad una solida sezione-ottoni (prime parti corni e tromba pazzeschi !), danno vita ad un raro caso di ascolto-esecuzione reciproci e collettivi. Un organismo che suona. Sembrano uno solo. Suonano uno per tutti, tutti per uno
L'Ouverture Candide è - di colpo! - una fucilata tale da scatenare un urlo stupefatto del teatro all'ultima nota. D'accordo il teatro è appena decentemente riempito grazie ai venezuelani entusiasti, per colpa degli errori spaventosi del genio-sregolatezza Pereira, che (genio) ha concepito il festival venzuelano, ma (sciagurato!) ha sbagliato tutti i prezzi-Expo, presupponendo un pubblico che non può esistere (e meno male, se ha davvero rimediato con Rolex, se no sarebbero guai serissimi). Pereira è così, prendere o lasciare, a Salisburgo hanno detto lasciamo se no son guai, qui... vedremo. E' un genio, ma vive sul trampolini delle disdette, dei conti a quarantotto... ognuno valuti.
Ma torniamo alla pazzesca serata. Il Candide di Vasquez con i Carreno è una fucilata da tramortire, e scatena l'urlo. Seguono:la poesia di Margaritena per per orchestra, di Carreno, e il capolavoro (sì: una Moldava mexicana!) di Chavez "Sinfonia India": esecuzioni e letture di intensità, virtuosismo, colore, trascendntali. Segue la Fantastique, che si può fare in vari modi purché si sappia renderne il carattere di paradosso. I due massimi viventi del tema - uno ormai assente: Pretre, l'altro ben presente: Salonen . sposano l'uno la sensualità oppiacea, francese e vertiginosa, l'altro il paradosso strumentale portato fino all'esaltazione del rumore. Si può fare anche sposandone il paradosso del virtuosisimo, purché paradosso la Fantastique sia: ed è la via di Vasquez. Che lascia sia la sinfonia stessa a raccontarsi, ma è implacabile nei dosaggi. E stravince, con lo strumento a disposizione. Con naturalezza: tutto sembra facilissimo, invece è paradossale, fino a quella marea montante del Sabba: dall'inizio (cosa non è la nota ribattuta del corno in pianissimo sul temino iniziale col glissando!) allo scatenamento: un delirio di percussioni volteggianti, archi che cantano e pizzicano, legni che stridono. E quel Dies Irae tenuto "rotondo", incombente. Da paura! Fino alla stretta conclsuiva, che, nell'implacabilità del dosaggio, esplode letteralmente, d'un'esattezza ritmica che sbalordisce e poi libera la giusta ovazione. La Scala esplode anche lei. E via con i bis. Un Nabucco-omaggio, di spudorato ritmo, lirismo, colore (più... Nabucco di Nabucco), poi uno scatenamento di tinte e danze sudamericane. Infine, il più bel Mambo di Bernstein che ci sia accaduto di ascoltare: tagliente, stravinskiano, diversissimo ma pari se non superiore a quello ultracaliente dei connazionali della Bolivar. Due suoni diversi, queste due straordinarie orchestre. La Bolivar è bruna, sensuale. La Carreno chiara, incandescente. Due straordinari prodotti de El Sistema, che in questi giorni abbiamo la fortuna di ascoltare. Son bellissime serate di musica e di vita!
Ad Abreu andrebbe, d'autorità e dovere e diritto, il Nobel per la Pace: perché a questo - oltreché all'Arte - attiene la meraviglia concepita dalla sua mente e dal suo cuore e nata dalla sua volontà.
marco vizzardelli
Infatti... si va ancora oltre!
"Teresa Carreno": la miglior orchestra del mondo? La domanda può sembrare provocatoria: be' non lo è per nulla.Vi ho detto del folgorante inizio di presenza alla Scala dei venezulenai, con i giovanissimi (dopo l'ottima prova della Bolivar in Boheme). Ma, stasera, siamo andati forse ancora oltre: mai vista la Scala in queste condizioni di giusto delirio. Tutti in piedi, applausi ritmati, quattro bis e una gioia collettiva. Avanti per un'ora a concerto concluso. Mai ascoltato il Sabba della Fantastique di Berlioz eseguito così - no, sul piano esecutivo, neanche dalla Philarmonia con Salonen che oggi nella sinfonia di Berlioz è il "must" assoluto" dell'interpretazione. Ma, sul piano esecutivo, la marea montante, di perfezione, aplomb, assieme, virtuosisimo trascendentale, scatenata dalla Juvenil "Teresa Cabreno" de Venezuela nelle pulitissime mani di Christian Vasquez (pensate all'esattezza di un Tugan Sokhiev - lo avete presente, il fuoriclasse del Bolscioi e di Tolosa? - condita di pepe sudamericano, e avete l'idea) - passa direttamente in testa ai nostri personali riferimenti. Gli ancor giovani ragazzi della Carreno suonano - e vivono la musica - al livello delle massime tre o quattro formazioni oggi attive nel mondo. Basta guardare quella sezione-archi (per non parlare delle numerose donne ai legni, fantastiche, o delle percussioni!) che, unite ad una solida sezione-ottoni (prime parti corni e tromba pazzeschi !), danno vita ad un raro caso di ascolto-esecuzione reciproci e collettivi. Un organismo che suona. Sembrano uno solo. Suonano uno per tutti, tutti per uno
L'Ouverture Candide è - di colpo! - una fucilata tale da scatenare un urlo stupefatto del teatro all'ultima nota. D'accordo il teatro è appena decentemente riempito grazie ai venezuelani entusiasti, per colpa degli errori spaventosi del genio-sregolatezza Pereira, che (genio) ha concepito il festival venzuelano, ma (sciagurato!) ha sbagliato tutti i prezzi-Expo, presupponendo un pubblico che non può esistere (e meno male, se ha davvero rimediato con Rolex, se no sarebbero guai serissimi). Pereira è così, prendere o lasciare, a Salisburgo hanno detto lasciamo se no son guai, qui... vedremo. E' un genio, ma vive sul trampolini delle disdette, dei conti a quarantotto... ognuno valuti.
Ma torniamo alla pazzesca serata. Il Candide di Vasquez con i Carreno è una fucilata da tramortire, e scatena l'urlo. Seguono:la poesia di Margaritena per per orchestra, di Carreno, e il capolavoro (sì: una Moldava mexicana!) di Chavez "Sinfonia India": esecuzioni e letture di intensità, virtuosismo, colore, trascendntali. Segue la Fantastique, che si può fare in vari modi purché si sappia renderne il carattere di paradosso. I due massimi viventi del tema - uno ormai assente: Pretre, l'altro ben presente: Salonen . sposano l'uno la sensualità oppiacea, francese e vertiginosa, l'altro il paradosso strumentale portato fino all'esaltazione del rumore. Si può fare anche sposandone il paradosso del virtuosisimo, purché paradosso la Fantastique sia: ed è la via di Vasquez. Che lascia sia la sinfonia stessa a raccontarsi, ma è implacabile nei dosaggi. E stravince, con lo strumento a disposizione. Con naturalezza: tutto sembra facilissimo, invece è paradossale, fino a quella marea montante del Sabba: dall'inizio (cosa non è la nota ribattuta del corno in pianissimo sul temino iniziale col glissando!) allo scatenamento: un delirio di percussioni volteggianti, archi che cantano e pizzicano, legni che stridono. E quel Dies Irae tenuto "rotondo", incombente. Da paura! Fino alla stretta conclsuiva, che, nell'implacabilità del dosaggio, esplode letteralmente, d'un'esattezza ritmica che sbalordisce e poi libera la giusta ovazione. La Scala esplode anche lei. E via con i bis. Un Nabucco-omaggio, di spudorato ritmo, lirismo, colore (più... Nabucco di Nabucco), poi uno scatenamento di tinte e danze sudamericane. Infine, il più bel Mambo di Bernstein che ci sia accaduto di ascoltare: tagliente, stravinskiano, diversissimo ma pari se non superiore a quello ultracaliente dei connazionali della Bolivar. Due suoni diversi, queste due straordinarie orchestre. La Bolivar è bruna, sensuale. La Carreno chiara, incandescente. Due straordinari prodotti de El Sistema, che in questi giorni abbiamo la fortuna di ascoltare. Son bellissime serate di musica e di vita!
Ad Abreu andrebbe, d'autorità e dovere e diritto, il Nobel per la Pace: perché a questo - oltreché all'Arte - attiene la meraviglia concepita dalla sua mente e dal suo cuore e nata dalla sua volontà.
marco vizzardelli