Non resta che suggerire di andare ad ascoltare questa Quarta di Bruckner, intonata mirabilmente dagli ottoni scaligeri
Io, fossi Pereira, a proposito di grandi vecchi, riesumerei proprio questo qui (me l'ha fatto venire in mente Bagnoli) e lo metterei sul podio della Filarmonica
http://www.youtube.com/watch?v=Cxh-o9ENW5omarco vizzardelli
p.s. Il discorso su Chailly e Gatti non c'entra con la gerontofilia pereriana cui facevo riferimento.
E' pur vero che Abbado e Muti approdarono alla Scala in età giovanile perché a quei tempi si dava fiducia a giovani, o quasi-giovani di valore, e che, se ai tempi Claudio e Riccardo non avessero goduto di tale fiducia, la Scala avrebbe perso due pagine importanti della sua storia. Oggi se gli fai il nome di un Michele Mariotti (che avrebbe tutti i numeri, mi pare che al Metropolitan e non solo se ne siano accorti...) rischi di sentirti dire che è un pupo. Gli daranno giusto "I Due Foscari", affrettandosi a mettergli addosso il finto baritono più o meno ottantenne. A proposito di Chailly , di lui si dice che " è finalmente maturo per" (aspetta ancora un po'! Se ad Amsterdam e Lipsia avessero ragionato così...). Anni fa questo tipo di approccio alle cose della vita era stato denominato con il termine "riflusso"... La Scala lo sta vivendo attualmente. Mi pare di avere ora espresso correttamente un problema evidente che, a mio avviso, merita almeno di essere discusso.