Un orchestrale de La Verdi, mi diceva, dopo la stupefacente replica di stasera-venerdì di Titano di Mahler e Quinta di Beethoven con la Verdi all'Auditorium di Milano: "In vent'anni, il "Titano" di Mahler ha sempre fatto parte del nostro repertorio, e l'abbiamo eseguito con fior di direttori. Ma mai ho provato quel che sto provando in questi giorni eseguendolo nella direzione di Jader. E le dico di più: se parlo non da strumentista ma da ascoltatore - e le conosco tutte, le grandi edizioni del Titano - io, come questa, non ne ricordo".
In qualche modo, è stata la medesima impressione vissuta da parte di chi qui scrive, e per questo ho aspettato un giorno, la replica e il riascolto (con un'orchestra, la seconda sera, praticamente perfetta e ovviamente più sciolta, le esecuzioni servono a questo) prima di scriverne. Ma il dato di fondo, era stato chiaro fin dal primo ascolto... e lascio di nuovo la parola all'orchestrale di cui sopra, che mi ha soggiunto. "Il fatto è che suonare con Bignamini è un'esperienza particolare, non solo perché è stato uno di noi, questo sarebbe banale. Ma perché si ha l'impressione che la musica gli germini, e si comunichi a noi esecutori, con una tale naturalezza e chiarezza e semplicità, che il nostro compito diventa un piacere e lo stimolo naturale a dare il massimo. Ci sono direttori, alcuni anche anche bravi o bravissimi, ma talora problematici, faticosi per se stessi e per noi. Suonare con Jader è trovarsi davanti uno dal quale la musica fuoriesce per germinazione. E le assicuro che anche per noi esecutori suonare diventa un puro piacere".
E questo è, esattamente, ciò che, dai tre/quattro anni dell'"apparizione" di questo direttore, stiamo vivendo noi, ascoltatori-frequentatori delle stagioni dell'Orchestra Verdi. La sensazione, esaltante, di una sorta di "germinazione" della musica da un corpo, da un'anima, da una persona (il che, si badi, si accompagna ad uno studio ininterrotto). Tanti sono gli interpreti che si ammirano per intelligenza del testo, capacità e profondità d'analisi, proprietà dello stile. Ma la musica è ancora qualcosa d'altro. E Jader Bignamini ce l'ha dentro - e da dentro, dalle vene, dal cuore, dal corpo, dall'anima la comunica - con una semplicità e una naturalezza, e una verità, che lasciano disarmato - e felice: si esce felici! - l'ascoltatore. Senza far nomi d'altri o paragoni, dico che - da ascoltatore -è un'esperienza esaltante che si è pienamente ripetuta in questi giorni nell'esecuzione della Prima sinfonia di Mahler e della Quinta di Beethoven.
marco vizzardelli