pbagnoli ha scritto:Io inizierei da:
- un grande ciclo sinfonico, per esempio Mahler, magari diretto da Bernstein
- un Requiem, per esempio Brahms, Fauré e Cherubini (oltre, si capisce, Verdi e Mozart)
- una Messa, per esempio quella Grande in si minore di Bach, magari diretta da Minkovski
- un Clavicembalo ben temperato (pianoforte, Gould o Askhenazy)
- una Sonate e Partite per violino solo, sempre di Bach (Milstein)
- una Suites per violoncello solo, ancora Bach (Queyras oppure il vecchio Rostropovich)
Bernstein & Mahler per me è stato l'inizio, quando i filmati delle sinfonie venivano spesso trasmessi in televisione negli anni '80. Ricordo le immagini più che la musica, e la istrionica gestualità di Bernstein, che nella grande varietà delle sinfonie non annoiava mai.
Però ricordo che la lunghezza di una sinfonia può essere un deterrente: le sinfonie più brevi, per chi deve "abituarsi", stancano di meno, e spesso hanno una struttura più facilmente comprensibile: la Nona di Beethoven si capisce e si apprezza di più se prima si ascoltano tutte le altre: e la prima, o la seconda, o la quarta, a torto considerate "minori", sono pur sempre dei grandi capolavori. Anche in questo caso alcuni direttori possono essere considerati degli ottimi "divulgatori": Bernstein per Haydn e Beethoven (New York Philharmonic, in cd; o registrazioni video, in particolare per alcune sinfonie di Haydn). L'ideale sarebbe prendere tre o quattro diverse intrerpretazioni di una stessa sinfonia, per conoscerla bene anche attraverso il confronto (come facciamo con le opere).
Il clavicembalo ben temperato, per pianoforte, mi sembra pesante: le esecuzioni sul clavicembalo mi sembrano più chiare, più trasparenti, più adatte a rendere il senso delle diverse tonalità di ogni brano. Anche se poi perfino un'esecuzione delle Variazioni Goldberg come quella di Kempff, per quanto "fuori stile", può essere piacevolissima.
Sappiamo che Pietro, come me, adora Bach: ma io mi sono avvicinato alle composizioni per solo violino o solo violoncello con calma e col tempo, non credo che sia così semplice accostarsi subito alle complicazini tecniche e polifoniche di simili pezzi (tra l'altro credo che il giovane Rostropovich, dal vivo a Praga nel 1955, fosse molto più interessante del vecchio). Penso che i Concerti Brandeburghesi, per varietà di forme e di strumenti, possano offrire una maggiore attrattiva a un "principiante".
Le "guide all'ascolto" dettagliate, come quelle di Amadeus, e in italiano, sono spesso presenti nei cd venduti in edicola: le case discografiche importanti da un pò di tempo tendono ad eliminare i testi in italiano, o nelle edizioni economiche eliminano del tutto qualunque notizie sui brani e sugli esecutori. Molti cd usciti negli anni con Amadeus, o The Classic Voice, si trovano ancora andando in giro per mercatini e negozi dell'usato. Un'altra rivista abbastanza ricca di informazioni era CdClassics: non solo guida all'ascolto, ma anche molti articoli, commenti, recensioni di dischi e video, ma esiste ancora?
Trovare alcuni interpreti di riferimento può incoraggiare ad ascoltare pezzi dai quali altrimenti ci si terrebbe lontani: se mi piace Toscanini ascolterò, per curiosità, anche alcune sue registrazioni di pezzi che altrimenti non sarei andato a cercare: e se quei pezzi mi piaceranno andrò a cercarne anche altre interpretazioni per conoscerli e capirli meglio. Perché sappiamo, che, come nell'opera, anche nel campo più generale della musica "classica" o "da camera" le varianti e le sfumature interpretative sono praticamente infinite!
Dovremmo però capire meglio che cosa in particolare ti interessa, che cosa ti aspetti dall'ascolto di una musica, se ti attrae semplicemente il piacere dell'ascolto (e allora non è nemmeno importante sapere di chi sia il pezzo che stai ascoltando) o l'aspetto più tecnico, formale; se la complessità strutturale, o il timbro strumentale, o la fedeltà di un'esecuzione al presunto stile originale o la romantica libertà espressiva di un interprete...