Polifonicamente...cantando
Inviato: ven 20 apr 2012, 19:28
Lo spunto per questo topic nasce da qui.
Il fulcro di quel topic è l'impatto di quell’esecuzione, impatto derivato dalla lettura-espressivo/interpretativa fornita dal direttore e dagli esecutori (orchestra, solisti, corali..). E questo è il modo consueto di valutazione che comprende sia elementi oggettivi che elementi soggettivi: in quanto spettatore-ricevente, ci si dispone a recepire ciò che viene espresso da chi quel lavoro artistico ripropone, ed in base a quelli che sono parametri oggettivi e soggettivi, si esprimono commenti, gradimenti, confronti, percorsi. In questo, è implicita la netta separazione tra chi propone e chi riceve e i due campi non si intersecano tra loro se non al momento conclusivo della pubblica esecuzione.
Questa netta suddivisione è l’unica possibile se l’esecuzione riguarda i soli professionisti.
Prendendo l'esempio della Passione secondo Matteo bachiana (vedi Wiki), è un lavoro prolungato e complesso, di quasi due ore , in cui si susseguono brani che impegnano 8 sezioni corali, un’orchestra e i solisti è eseguibile solo da professionisti. Dei non professionisti, impiegherebbero un paio d’anni buoni per “metterla su” e tentare di eseguirla pubblicamente (i risultati del tentativo sono poi legati a talmente tante variabili che non sto manco ad elencare….).
Cosa accade a quella frazione di pubblico-spettatore che, facendo parte o avendo fatto parte di una corale polifonica o di una banda musicale, regno di dilettanti entrambe, ha cognizione diretta (per repertorio certo più semplice sia chiaro) di quanto accade su quel palco, che conosce separatamente i tasselli che compongono quel mosaico?
Provo ad indicare qualcuno di quei tasselli in ambito corale polifonica (che è quello che ho assimilato a lungo):
Avete mai avuto a che fare con una partitura di polifonia vocale?
Sapete cosa sia il controllo e la gestione dell’emissione-suono?
Sapete cosa sia l’apprendimento della propria sezione-voce?
Sapete cosa sia la costruzione di un suono-omogeneo sia entro la singola sezione che poi in intersezione con le altre sezioni-voce?
Sapete cosa vuol dire cantare con decine di altre persone mantenendo la tonalità prevista, cosa sia acquisire la capacità contemporanea di ascolto delle sezioni altrui e di esecuzione corretta della propria e quanto sia infinitamente più agevole cantare in polifonia se affiancati-sostenuti dai suoni strumentali?
Sapete quale energia si mette in circolo quando si mettono insieme i tasselli-sezione e si esegue la prima volta un brano o una singola parte ostica?
Sapete la valenza, entro una corale, del rapporto instaurato con il maestro, valenza che è contemporaneamente di tipo carismatico e di tipo gerarchico?
Sapete la valenza, entro una sezione-corale, del rapporto instaurato tra il capo-sezione e i singoli coreuti?
Sapete la valenza dell “imprevedibile” con cui imparare a convivere se fai musica in ambito dilettantistico? La musica dal vivo non è qualcosa di fisso-uguale a se stesso che ti porti appresso, tipo-trolley .. e la centesima volta che le date “forma materiale” non è mai detto sia uguale alla novantesima o alla quinta che v’è venuta tanto bene…
Si ha a che fare con “l’imprevedibile” perché è il frutto del connubio di singole individualità che imparano a cederle il passo…e il bellissimo è che quel frutto non appartenga solo a chi gli dà forma, ma anche a chi quella forma percepisce.
Accade qualcosa di simile ad esempio quando si assiste alla creazione di un oggetto di vetro che fa il vetraio col pubblico – visitante: la musica dal vivo ha un percorso e una condivisione simile, compreso il possibile stupore finale del pubblico-visitante se il vetraio è bravo/originale nel convogliare quel flusso potenzialmente fluido, entro traiettorie dinamiche predisposte, definite, delineate; e qual è il risultato? Può essere che quel differenziare sia tanto abile da dare forma al 234mo cavallino mancante della serie colorata, giusto con quella striatura chiazzata che si era solo "prevista" ma non ancora materializzata/ascoltata...oppure che quel differenziare dia forma al 15mo cavallino ascoltato innumerevoli volte …
In ambito dilettantistico, uno degli obiettivi costanti è cercare di limitare il più possibile quest'altalena, cesellando e puntellando il tutto perchè si rimanga almeno entro il proprio "livello medio esecutivo" . Quest’altalena degli esiti incerti è uno di quei fossati che separa i due ambiti in modo netto ed è uno degli elementi che determina quale repertorio sia o non sia “accessibile”, insomma un vero e proprio ponte levatoio che…ammette o scaraventa de sotto
Ciò comporta anche che L’esecuzione in pubblico in ambito dilettantistico è solo il capolinea di un percorso lungo e frastagliato e non è detto che sia quello più rilevante o più apprezzato, anzi ..posso dire che ciò che ti rimane impresso come massimo emozionale sia un frammento di quanto lo precede … è la storia del sabato del villaggio che precede il dì di festa …. è la preparazione-scelta ingredienti che resta impressa al cuoco, non solo la gratificazione/approvazione dei commensali. E’ un tutt’uno. Poi per carità, sull’ottantina di componenti c’è sempre quella quota che magari diserta la “salita” delle prove apprendimento-montaggio e si presenta affabile giusto le due settimane prima della “data interessata”… tanto, cosa vuoi che incida se invece di essere 8 muli a fila si è 8 muli e due giraffe…..e sulla convivenza tra muli e giraffe potrei scriverne sedici tomi fitti (ma evito, state tranquilli).
Se hai vissuto tutto questo per anni, è difficile distaccarsene, resettare il tutto, e porsi all’ascolto da “spettatore neutro” o da “spettatore informato”,quello che ha già ascoltato-visto le centocinquantasei edizioni precedenti, famose o ignote, del concerto X. Quello spettatore ha dei tasselli mancanti, che derivano proprio dall’esperienza diretta e dalla consapevolezza vissuta.
Io potrò guardare piroette e salti di un danzatore, compartecipando finchè volete, ma non avrò la stessa visuale di chi ha in passato fatto danza, di chi ha preparato minuziosamente quella serie di passi o anche uno solo di essi, di chi ha sudato e si è fatto male, di chi è caduto e si è poi rialzato..o di chi è caduto ed ha smesso…
Saremo tutti sì spettatori, ma con bagaglio diversificato e con ottiche-prospettive multiformi.
Nel mio caso, se la musica comporta la coralità polifonica, il mio sguardo e orecchio non è incuriosito prioritariamente dalla “visione-d’insieme” impostata dal direttore ed a catena eseguita dal corpo-musicanti-cantanti.
Proprio come un ciclista dilettante osserva sì da spettatore, ma comprende diversamente il gesto sportivo sia del singolo ciclista che del “torpedone complessivo”rispetto a quanto può cogliere lo spettatore-tifoso o lo spettatore-passante o l’ex ciclista professionista….
Il senso di condivisione-partecipazione che regala l’esprimersi attraverso il canto e quanto ciò appartenga a tutti, senza distinzione tra spettatore e esecutore, può essere tratto (semmai ci fossero dubbi..) da questo esempio..
E quest’esempio mostra UNO dei motivi per cui Bach è uno di quei giganti senza tempo, che ha saputo riassumere/codificare diversi filoni-espressivi di origine diversa (da luoghi-scuole diverse, per finalità diverse, musica sacra e profana che fosse.., senza piedistalli e classifiche e campane invalicabili di vetro..), uno che ha accettato la sfida e che ha dato impulso ad un inedito modo di espressione musicale .. per poi fare da propulsore (anche se a lungo tempo sotterraneo..) a quanto s’è sviluppato poi… questo per dire quanto sia fuorviante classificare rigidamente una materia fluida che invece si nutre di commistioni, influenze, contaminazioni, fiumi carsici e laghetti esteriori..
Chiudo prima di tutto con un esempio di polifonia sacra (che appartiene al repertorio di una corale polifonica di dilettanti di media dimensione (intorno ai 40-50 componenti diciamo..con qualche anno di “palestra” alle spalle) –
ho scelto, tra quanto possibile-reperibile in rete, qualcosa di cui esporre sia l’ascolto che la partitura musicale ..magari a qualcuno viene la curiosità di seguire quanto una singola sezione-voce va cantando e quanto il tutto sia frutto di equilibrio fluido..in movimento..
Il risultato finale è solo il punto d’arrivo, può solo far intravedere quale percorso – costruzione nasconde..quel percorso può restare nascosto o può essere frequentato-svelato..e il modo di percepire il quadro-cornice ecco che cambia..
Kyrie – Missa Papae Marcelli – Palestrina
http://www3.cpdl.org/wiki/index.php/Missa_Papae_Marcelli_%28Giovanni_Pierluigi_da_Palestrina%29
Partitura Kyrie – Missa Papae Marcelli – Palestrina – format pdf
http://www3.cpdl.org/wiki/images/sheet/pal-mpm1.pdf
Inoltre, aggiungo una serie di frammenti che, senza voler essere nè esaustivi nè classificatori, possono rappresentare un possibile percorso che, partendo dal Rinascimento maturo della seconda metà cinquecento arriva al pieno Ottocento romantico, intersecando da un lato le vicende religioso-confessionali e dall'altro gli altri generi musicali che si sono andati definendo...la musica concertistico-strumentale da un lato ...e quella vocal-musicata dall'altro...
Orlando di Lasso: Lauda anima mea dominum (scuola franco-fiamminga)
L. da Vittoria – O magnum Mysterium (canto Natale)
http://en.wikipedia.org/wiki/O_Magnum_Mysterium
Bach - Komme Jesu Komme (esempio di mottetto)
Domenico Scarlatti (scuola napoletana)
Connubio coralità e orchestra ..
Vivaldi (Scuola veneziana..) – Gloria rv589
Monteverdi - Vespro della Beata Vergine
Purcell – Te deum (scuola inglese ..)
Bach – Kyrie dalla Missa in Si Minore..
Pergolesi – Stabat Mater
Handel
Arrivo regina di Saba
Mozart – Sanctus et Benedictus (dalla Messa Incoronazione k317)
Beethoven – Missa Solemnis
Rossini – Stabat mater
Chiudo …o Inizio con..
Naturalmente questi sono solo esempi non certo esaustivi né classificatori … è solo per sommi capi il percorso che per quattrocent’anni ha accompagnato parallelamente l’ambito della musica corale eseguita “anche da” non professionisti, di quelli che fanno tutt’altre professioni che non siano cantare o suonare.
Conosco troppo poco questo posto per sapere se ci siano o ci siano stati altri che hanno un approccio simile e…se la musica lirica è nicchia, la musica polifonica è microscopica nicchia lo so bene e spesso viene identificata come qualcosa di monotono-lamentoso-contorto, confinato in ambito prettamente cristiano (cattolico-protestante-ortodosso..a seconda dell’origine..)o in ambito folcloristico-etnico-locale dall’altra.
Insomma, un incrocio tra una mummia-quacchera-beghina e un tirolese o un baltico o un alpino o un tenores o quel chevvepare. Che strana cosa che è la “etichettatura da mucche pezzate” in una materia fluida e instabile qual è la musica..ma vabbè….pereppeppè…
Ci si dimentica, in ultima analisi, che è semplicemente uno dei possibili modi d’espressione di spiritualità (che è ben più ampia dei confini di religiosità), un bit comune, come comune e costante è l’esperienza di battito di cuore che ci accompagna per tutta l’esistenza, insomma cantare non è altro che dar forma materiale a quel "fiato" e la dualità "battere-levare" di ogni ritmo non è altro che l'esternazione di quel bit che sentiamo vicino...
poi in un'altra vita mi spiegherò..forse..
Non credo occorra aggiungere che l’intento del topic è di offrire un cantuccio-forum anche a questa forma d’arte sonora, anch’essa nata da queste parti (taliane) e in altre lande ben più apprezzata-coltivata. Ma questa storia devo averla già sentita o mi sto rimbambendo di brutto…
Come altre volte, spero che quanto scritto a più riprese mantenga un sufficiente filo logico per chi avrà la pazienza di leggere …se ciò non fosse, basta chiedermi e provvederò ad accendere il dovuto lume..
Il fulcro di quel topic è l'impatto di quell’esecuzione, impatto derivato dalla lettura-espressivo/interpretativa fornita dal direttore e dagli esecutori (orchestra, solisti, corali..). E questo è il modo consueto di valutazione che comprende sia elementi oggettivi che elementi soggettivi: in quanto spettatore-ricevente, ci si dispone a recepire ciò che viene espresso da chi quel lavoro artistico ripropone, ed in base a quelli che sono parametri oggettivi e soggettivi, si esprimono commenti, gradimenti, confronti, percorsi. In questo, è implicita la netta separazione tra chi propone e chi riceve e i due campi non si intersecano tra loro se non al momento conclusivo della pubblica esecuzione.
Questa netta suddivisione è l’unica possibile se l’esecuzione riguarda i soli professionisti.
Prendendo l'esempio della Passione secondo Matteo bachiana (vedi Wiki), è un lavoro prolungato e complesso, di quasi due ore , in cui si susseguono brani che impegnano 8 sezioni corali, un’orchestra e i solisti è eseguibile solo da professionisti. Dei non professionisti, impiegherebbero un paio d’anni buoni per “metterla su” e tentare di eseguirla pubblicamente (i risultati del tentativo sono poi legati a talmente tante variabili che non sto manco ad elencare….).
Cosa accade a quella frazione di pubblico-spettatore che, facendo parte o avendo fatto parte di una corale polifonica o di una banda musicale, regno di dilettanti entrambe, ha cognizione diretta (per repertorio certo più semplice sia chiaro) di quanto accade su quel palco, che conosce separatamente i tasselli che compongono quel mosaico?
Provo ad indicare qualcuno di quei tasselli in ambito corale polifonica (che è quello che ho assimilato a lungo):
Avete mai avuto a che fare con una partitura di polifonia vocale?
Sapete cosa sia il controllo e la gestione dell’emissione-suono?
Sapete cosa sia l’apprendimento della propria sezione-voce?
Sapete cosa sia la costruzione di un suono-omogeneo sia entro la singola sezione che poi in intersezione con le altre sezioni-voce?
Sapete cosa vuol dire cantare con decine di altre persone mantenendo la tonalità prevista, cosa sia acquisire la capacità contemporanea di ascolto delle sezioni altrui e di esecuzione corretta della propria e quanto sia infinitamente più agevole cantare in polifonia se affiancati-sostenuti dai suoni strumentali?
Sapete quale energia si mette in circolo quando si mettono insieme i tasselli-sezione e si esegue la prima volta un brano o una singola parte ostica?
Sapete la valenza, entro una corale, del rapporto instaurato con il maestro, valenza che è contemporaneamente di tipo carismatico e di tipo gerarchico?
Sapete la valenza, entro una sezione-corale, del rapporto instaurato tra il capo-sezione e i singoli coreuti?
Sapete la valenza dell “imprevedibile” con cui imparare a convivere se fai musica in ambito dilettantistico? La musica dal vivo non è qualcosa di fisso-uguale a se stesso che ti porti appresso, tipo-trolley .. e la centesima volta che le date “forma materiale” non è mai detto sia uguale alla novantesima o alla quinta che v’è venuta tanto bene…
Si ha a che fare con “l’imprevedibile” perché è il frutto del connubio di singole individualità che imparano a cederle il passo…e il bellissimo è che quel frutto non appartenga solo a chi gli dà forma, ma anche a chi quella forma percepisce.
Accade qualcosa di simile ad esempio quando si assiste alla creazione di un oggetto di vetro che fa il vetraio col pubblico – visitante: la musica dal vivo ha un percorso e una condivisione simile, compreso il possibile stupore finale del pubblico-visitante se il vetraio è bravo/originale nel convogliare quel flusso potenzialmente fluido, entro traiettorie dinamiche predisposte, definite, delineate; e qual è il risultato? Può essere che quel differenziare sia tanto abile da dare forma al 234mo cavallino mancante della serie colorata, giusto con quella striatura chiazzata che si era solo "prevista" ma non ancora materializzata/ascoltata...oppure che quel differenziare dia forma al 15mo cavallino ascoltato innumerevoli volte …
In ambito dilettantistico, uno degli obiettivi costanti è cercare di limitare il più possibile quest'altalena, cesellando e puntellando il tutto perchè si rimanga almeno entro il proprio "livello medio esecutivo" . Quest’altalena degli esiti incerti è uno di quei fossati che separa i due ambiti in modo netto ed è uno degli elementi che determina quale repertorio sia o non sia “accessibile”, insomma un vero e proprio ponte levatoio che…ammette o scaraventa de sotto
Ciò comporta anche che L’esecuzione in pubblico in ambito dilettantistico è solo il capolinea di un percorso lungo e frastagliato e non è detto che sia quello più rilevante o più apprezzato, anzi ..posso dire che ciò che ti rimane impresso come massimo emozionale sia un frammento di quanto lo precede … è la storia del sabato del villaggio che precede il dì di festa …. è la preparazione-scelta ingredienti che resta impressa al cuoco, non solo la gratificazione/approvazione dei commensali. E’ un tutt’uno. Poi per carità, sull’ottantina di componenti c’è sempre quella quota che magari diserta la “salita” delle prove apprendimento-montaggio e si presenta affabile giusto le due settimane prima della “data interessata”… tanto, cosa vuoi che incida se invece di essere 8 muli a fila si è 8 muli e due giraffe…..e sulla convivenza tra muli e giraffe potrei scriverne sedici tomi fitti (ma evito, state tranquilli).
Se hai vissuto tutto questo per anni, è difficile distaccarsene, resettare il tutto, e porsi all’ascolto da “spettatore neutro” o da “spettatore informato”,quello che ha già ascoltato-visto le centocinquantasei edizioni precedenti, famose o ignote, del concerto X. Quello spettatore ha dei tasselli mancanti, che derivano proprio dall’esperienza diretta e dalla consapevolezza vissuta.
Io potrò guardare piroette e salti di un danzatore, compartecipando finchè volete, ma non avrò la stessa visuale di chi ha in passato fatto danza, di chi ha preparato minuziosamente quella serie di passi o anche uno solo di essi, di chi ha sudato e si è fatto male, di chi è caduto e si è poi rialzato..o di chi è caduto ed ha smesso…
Saremo tutti sì spettatori, ma con bagaglio diversificato e con ottiche-prospettive multiformi.
Nel mio caso, se la musica comporta la coralità polifonica, il mio sguardo e orecchio non è incuriosito prioritariamente dalla “visione-d’insieme” impostata dal direttore ed a catena eseguita dal corpo-musicanti-cantanti.
Proprio come un ciclista dilettante osserva sì da spettatore, ma comprende diversamente il gesto sportivo sia del singolo ciclista che del “torpedone complessivo”rispetto a quanto può cogliere lo spettatore-tifoso o lo spettatore-passante o l’ex ciclista professionista….
Il senso di condivisione-partecipazione che regala l’esprimersi attraverso il canto e quanto ciò appartenga a tutti, senza distinzione tra spettatore e esecutore, può essere tratto (semmai ci fossero dubbi..) da questo esempio..
E quest’esempio mostra UNO dei motivi per cui Bach è uno di quei giganti senza tempo, che ha saputo riassumere/codificare diversi filoni-espressivi di origine diversa (da luoghi-scuole diverse, per finalità diverse, musica sacra e profana che fosse.., senza piedistalli e classifiche e campane invalicabili di vetro..), uno che ha accettato la sfida e che ha dato impulso ad un inedito modo di espressione musicale .. per poi fare da propulsore (anche se a lungo tempo sotterraneo..) a quanto s’è sviluppato poi… questo per dire quanto sia fuorviante classificare rigidamente una materia fluida che invece si nutre di commistioni, influenze, contaminazioni, fiumi carsici e laghetti esteriori..
Chiudo prima di tutto con un esempio di polifonia sacra (che appartiene al repertorio di una corale polifonica di dilettanti di media dimensione (intorno ai 40-50 componenti diciamo..con qualche anno di “palestra” alle spalle) –
ho scelto, tra quanto possibile-reperibile in rete, qualcosa di cui esporre sia l’ascolto che la partitura musicale ..magari a qualcuno viene la curiosità di seguire quanto una singola sezione-voce va cantando e quanto il tutto sia frutto di equilibrio fluido..in movimento..
Il risultato finale è solo il punto d’arrivo, può solo far intravedere quale percorso – costruzione nasconde..quel percorso può restare nascosto o può essere frequentato-svelato..e il modo di percepire il quadro-cornice ecco che cambia..
Kyrie – Missa Papae Marcelli – Palestrina
http://www3.cpdl.org/wiki/index.php/Missa_Papae_Marcelli_%28Giovanni_Pierluigi_da_Palestrina%29
Partitura Kyrie – Missa Papae Marcelli – Palestrina – format pdf
http://www3.cpdl.org/wiki/images/sheet/pal-mpm1.pdf
Inoltre, aggiungo una serie di frammenti che, senza voler essere nè esaustivi nè classificatori, possono rappresentare un possibile percorso che, partendo dal Rinascimento maturo della seconda metà cinquecento arriva al pieno Ottocento romantico, intersecando da un lato le vicende religioso-confessionali e dall'altro gli altri generi musicali che si sono andati definendo...la musica concertistico-strumentale da un lato ...e quella vocal-musicata dall'altro...
Orlando di Lasso: Lauda anima mea dominum (scuola franco-fiamminga)
L. da Vittoria – O magnum Mysterium (canto Natale)
http://en.wikipedia.org/wiki/O_Magnum_Mysterium
Bach - Komme Jesu Komme (esempio di mottetto)
Domenico Scarlatti (scuola napoletana)
Connubio coralità e orchestra ..
Vivaldi (Scuola veneziana..) – Gloria rv589
Monteverdi - Vespro della Beata Vergine
Purcell – Te deum (scuola inglese ..)
Bach – Kyrie dalla Missa in Si Minore..
Pergolesi – Stabat Mater
Handel
Arrivo regina di Saba
Mozart – Sanctus et Benedictus (dalla Messa Incoronazione k317)
Beethoven – Missa Solemnis
Rossini – Stabat mater
Chiudo …o Inizio con..
Naturalmente questi sono solo esempi non certo esaustivi né classificatori … è solo per sommi capi il percorso che per quattrocent’anni ha accompagnato parallelamente l’ambito della musica corale eseguita “anche da” non professionisti, di quelli che fanno tutt’altre professioni che non siano cantare o suonare.
Conosco troppo poco questo posto per sapere se ci siano o ci siano stati altri che hanno un approccio simile e…se la musica lirica è nicchia, la musica polifonica è microscopica nicchia lo so bene e spesso viene identificata come qualcosa di monotono-lamentoso-contorto, confinato in ambito prettamente cristiano (cattolico-protestante-ortodosso..a seconda dell’origine..)o in ambito folcloristico-etnico-locale dall’altra.
Insomma, un incrocio tra una mummia-quacchera-beghina e un tirolese o un baltico o un alpino o un tenores o quel chevvepare. Che strana cosa che è la “etichettatura da mucche pezzate” in una materia fluida e instabile qual è la musica..ma vabbè….pereppeppè…
Ci si dimentica, in ultima analisi, che è semplicemente uno dei possibili modi d’espressione di spiritualità (che è ben più ampia dei confini di religiosità), un bit comune, come comune e costante è l’esperienza di battito di cuore che ci accompagna per tutta l’esistenza, insomma cantare non è altro che dar forma materiale a quel "fiato" e la dualità "battere-levare" di ogni ritmo non è altro che l'esternazione di quel bit che sentiamo vicino...
poi in un'altra vita mi spiegherò..forse..
Non credo occorra aggiungere che l’intento del topic è di offrire un cantuccio-forum anche a questa forma d’arte sonora, anch’essa nata da queste parti (taliane) e in altre lande ben più apprezzata-coltivata. Ma questa storia devo averla già sentita o mi sto rimbambendo di brutto…
Come altre volte, spero che quanto scritto a più riprese mantenga un sufficiente filo logico per chi avrà la pazienza di leggere …se ciò non fosse, basta chiedermi e provvederò ad accendere il dovuto lume..