Madama Butterfly (Puccini)
Inviato: lun 21 gen 2008, 17:12
MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in tre atti di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
musiche di Giacomo Puccini
direttore ROBERTO RIZZI BRIGNOLI
regia PIER LUIGI SAMARITANI
personaggi e interpreti
Cio Cio San
PATRICIA RACETTE/ AMARILLI NIZZA (18, 22, 25, 27)
Suzuki
FRANCESCA FRANCI / RENATA LAMANDA (18, 22, 25, 27)
F. B. Pinkerton
STEFANO SECCO / AQUILES MACHADO (18, 22, 25, 27)
Sharpless
MARCO DI FELICE / MIGUEL ODENA(18, 22, 25, 27)
Goro
MARIO BOLOGNESI
Yamadori
GIOVANNI BELLAVIA
Lo zio Bonzo
FRANCESCO PALMIERI
Commissario Imperiale
PAOLO PECCHIOLI
Impressioni per radio:
La Cio Cio San della Racette ha un buon timbro che ricorda la Frittoli, un fraseggio che dipinge bene l'innocenza dolce ed ingenua di questa quindicenne...peccato la vibrazione della voce, ed il carisma che un pò latita.
Molto meglio nel duetto d'amore, ma l'acuto è sfocato.
Dal secondo atto la Racette è talmente appassionata, talmente intensa che fa dimenticare le mende vocali.
Per fortuna non è una Butterfly pupattola giuliva, ma basta ascoltare il dialogo con Sharpless e tutta la scena con Dolore per rendersi conto che è una Cio Cio San disillusa, che sa, ma non vuole ammettere che Pinkerton non ci sarà più per lei, che conosce già il suo destino di morte, spera certo, ma vuole che sia il suo uomo a dirle che è finita...se non avesse il vibrato avremmo una Butterfly completa.
Il Pinkerton di Secco ha un timbro bello e chiaro il che rende il personaggio quasi adolescenziale, ma sembra sempre sull'orlo della rottura quando sale o se insiste al centro.
Bravo nel duetto "Bimba dagli occhi pieni di malia".
In ogni caso rende sufficientemente la falsità e doppiezza dell'americano.
Un pò ruvido ma tutto sommato ben cantato lo Sharpless di Marco di Felice.
Stonacchiato il Goro di Bolognesi, mentre Palmieri e Pecchioli sembrano cantare con il raffreddore.
Rizzi Brignoli parte frettoloso e parecchio secco, ma poi rallenta e crea un bel suono morbido e caloroso.
Ieri recita con il primo cast:
la Racette ha confermato le mie impressioni.
Nel primo atto non da il meglio di se a livello canore perchè il forte vibrato prende il sopravvento quindi se la gioca tutto con il fraseggio mobilissimo e ricercato ed il bel timbro chiaro e corposo.
Nel secondo e terzo atto è una strepitosa e commovente creatura.
Secco decisamente meglio che in radio.
Buon volume e bel timbro chiaro e giovane anche se a volte troppo leggero con l'effetto di sentir cantare Topolino (e como ho detto sempre sull'orlo della rottura), interpretativamente molto "voglioso" e canagliesco.
La Franci è la Franci.
La voce è scura a volte gutturale e pompata, con l'effetto che più che Suzuki sembra sentir cantare Fafner nella caverna, però è un'artista seria, sensibile e molto coinvolta.
Buono anche se ruvido lo Sharpless accorato di Di Felice e stonacchiati tutti gli altri.
Rizzi-Brignoli letteralmente "danzava" con l'orchestra, completamente trasportato dalla musica, ma non alla maniera baraccona e rumorosa di Oren...
Nella sua direzione crea suoni caldi e cremosi, sofferti e languidi, ma quando c'è da scatenare le percussioni sembra di assistere ad una fucilazione, ma il finale è commovente e segue e asseconda molto bene la Racette.
L'allestimento bello, tradizionale, emotivamente coinvolgente e intelligente si distingue per l'uso secondo me pittorico dei colori, ombre e delle luci cangianti, e sul contrasto tra l'ariosa scena del primo atto con quella claustrofobica dell'interno della casa di Cio-Cio-San un pò prigione di sentimenti ed un pò scrigno dei ricordi trascorsi.
Gli artisti tutti ottimo attori sono diretti registicamente con sobrietà ed eleganza come in un rituale orientale suggestivo, ma non pesante e molto d'effetto la scena finale tutta giocata su luci ed ombre che creavano sul palco un effetto bianco e nero "rotto" dalla sciarpa rossa di Butterfly morente sui fiori preparati per il ritorno di Pinkerton che si piega con la mano ad indicare il piano alto dove si trova il figlio, mentre silenziosamente dietro di lei svolazzano delle tende bianche.
Pubblico caloroso alla fine....ma non troppo, visto che appena la lama ha sfiorato il soprano c'è stato un fuggi fuggi generale dalle prime file per appropriarsi dei cappotti...segno per me di maleducazione e mancanza di rispetto verso gli artisti che meritavano di essere applauditi a lungo.
Tragedia giapponese in tre atti di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
musiche di Giacomo Puccini
direttore ROBERTO RIZZI BRIGNOLI
regia PIER LUIGI SAMARITANI
personaggi e interpreti
Cio Cio San
PATRICIA RACETTE/ AMARILLI NIZZA (18, 22, 25, 27)
Suzuki
FRANCESCA FRANCI / RENATA LAMANDA (18, 22, 25, 27)
F. B. Pinkerton
STEFANO SECCO / AQUILES MACHADO (18, 22, 25, 27)
Sharpless
MARCO DI FELICE / MIGUEL ODENA(18, 22, 25, 27)
Goro
MARIO BOLOGNESI
Yamadori
GIOVANNI BELLAVIA
Lo zio Bonzo
FRANCESCO PALMIERI
Commissario Imperiale
PAOLO PECCHIOLI
Impressioni per radio:
La Cio Cio San della Racette ha un buon timbro che ricorda la Frittoli, un fraseggio che dipinge bene l'innocenza dolce ed ingenua di questa quindicenne...peccato la vibrazione della voce, ed il carisma che un pò latita.
Molto meglio nel duetto d'amore, ma l'acuto è sfocato.
Dal secondo atto la Racette è talmente appassionata, talmente intensa che fa dimenticare le mende vocali.
Per fortuna non è una Butterfly pupattola giuliva, ma basta ascoltare il dialogo con Sharpless e tutta la scena con Dolore per rendersi conto che è una Cio Cio San disillusa, che sa, ma non vuole ammettere che Pinkerton non ci sarà più per lei, che conosce già il suo destino di morte, spera certo, ma vuole che sia il suo uomo a dirle che è finita...se non avesse il vibrato avremmo una Butterfly completa.
Il Pinkerton di Secco ha un timbro bello e chiaro il che rende il personaggio quasi adolescenziale, ma sembra sempre sull'orlo della rottura quando sale o se insiste al centro.
Bravo nel duetto "Bimba dagli occhi pieni di malia".
In ogni caso rende sufficientemente la falsità e doppiezza dell'americano.
Un pò ruvido ma tutto sommato ben cantato lo Sharpless di Marco di Felice.
Stonacchiato il Goro di Bolognesi, mentre Palmieri e Pecchioli sembrano cantare con il raffreddore.
Rizzi Brignoli parte frettoloso e parecchio secco, ma poi rallenta e crea un bel suono morbido e caloroso.
Ieri recita con il primo cast:
la Racette ha confermato le mie impressioni.
Nel primo atto non da il meglio di se a livello canore perchè il forte vibrato prende il sopravvento quindi se la gioca tutto con il fraseggio mobilissimo e ricercato ed il bel timbro chiaro e corposo.
Nel secondo e terzo atto è una strepitosa e commovente creatura.
Secco decisamente meglio che in radio.
Buon volume e bel timbro chiaro e giovane anche se a volte troppo leggero con l'effetto di sentir cantare Topolino (e como ho detto sempre sull'orlo della rottura), interpretativamente molto "voglioso" e canagliesco.
La Franci è la Franci.
La voce è scura a volte gutturale e pompata, con l'effetto che più che Suzuki sembra sentir cantare Fafner nella caverna, però è un'artista seria, sensibile e molto coinvolta.
Buono anche se ruvido lo Sharpless accorato di Di Felice e stonacchiati tutti gli altri.
Rizzi-Brignoli letteralmente "danzava" con l'orchestra, completamente trasportato dalla musica, ma non alla maniera baraccona e rumorosa di Oren...
Nella sua direzione crea suoni caldi e cremosi, sofferti e languidi, ma quando c'è da scatenare le percussioni sembra di assistere ad una fucilazione, ma il finale è commovente e segue e asseconda molto bene la Racette.
L'allestimento bello, tradizionale, emotivamente coinvolgente e intelligente si distingue per l'uso secondo me pittorico dei colori, ombre e delle luci cangianti, e sul contrasto tra l'ariosa scena del primo atto con quella claustrofobica dell'interno della casa di Cio-Cio-San un pò prigione di sentimenti ed un pò scrigno dei ricordi trascorsi.
Gli artisti tutti ottimo attori sono diretti registicamente con sobrietà ed eleganza come in un rituale orientale suggestivo, ma non pesante e molto d'effetto la scena finale tutta giocata su luci ed ombre che creavano sul palco un effetto bianco e nero "rotto" dalla sciarpa rossa di Butterfly morente sui fiori preparati per il ritorno di Pinkerton che si piega con la mano ad indicare il piano alto dove si trova il figlio, mentre silenziosamente dietro di lei svolazzano delle tende bianche.
Pubblico caloroso alla fine....ma non troppo, visto che appena la lama ha sfiorato il soprano c'è stato un fuggi fuggi generale dalle prime file per appropriarsi dei cappotti...segno per me di maleducazione e mancanza di rispetto verso gli artisti che meritavano di essere applauditi a lungo.