MILANO 2007
Torno or ora dalla visione dell'opera Teneke di Fabio Vacchi. La scontata battuta che è stata una vacc(hi)ata volevo evitarmela, ma tutto sommato ci sta e quindi lo dico: è proprio una vacchiata.
La scrittura musicale mi è parsa di difficoltà improba, per cantanti e orchestra. La cosa più irritante era il continuo passare da frasi luuuuunghe, estenuanti, infinite, 7-8 secondi per ogni sillaba a pezzi frenetici, tutti spezzettati, scimmiottando un po' Rossini.
Il libretto (non a caso come regista c'era Olmi) vuole essere un summa , soprattutto per i primi due atti, della retorica terzomondista-pauperista-francescana. Può piacere o no, a me non piace. La caratterizzazione dei personaggi, invece, rifletteva lo schema (peraltro adattissimo al sostrato ideologico del testo) o sei buono buono o sei cattivo cattivo. In mezzo ci sono solo i codardi, che sarebbero buoni buoni ma hanno paura e fanno il gioco dei cattivi cattivi finchè non avviene una eventuale redenzione subitanea. Roba che forse andava bene nei fumetti, in un testo che vuole anche parlare di temi sociali a me fa ridere.
Tralasciando l'epico sforzo di Roberto Abbado che credo abbia capito cosa stava dirigendo, passerei ai cantanti, che sono stati molto bravi (soprattutto a non abbandonare le prove).
Il ruolo più ingrato era quello del protagonista (Steve Davislim), che aveva una voce bruttina e molto monocorde, ma tutto sommato se l'è cavata.
Nicola Ulivieri è sempre bravo e ha una bella voce, peccato fosse confinato in un ruolo penoso (lui è il cattivo che più cattivo di lui non ce ne sono).
Rachel Harnisch, a me ignota, è stata brava, anche perchè la sua parte credo sia pressochè impossibile, a meno di non avere due mantici al posto dei polmoni, tanta tanta tanta musicalità e una pazienza da elefante.
Bravi Andrea Concetti e Angelo Veccia, un po' meno le parti di fianco (Paliaga, Smirnova) mentre una lode particolare ai 12 latifondisti che hanno accettato di cantare una roba improba e senza soddisfazioni.
Olmi bravo, se ci si presta alla sua retorica, Pomodoro un attimo fuori luogo perchè pensava si trattasse di realismo sovietico e invece era altromondismo francescano.
Gli applausi, meritatissimi per gli interpreti, sono stati funestati da una acuta e penetrante voce femminile che ha ininterrottamente urlato brava, bravo o bravi (non molto fantasiosa, va detto).
Non mi è piaciuto molto, anche se parti interessanti ci sono state e va apprezzata assai la prova d'insieme degli interpreti.
Qualcuno è andato?