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Un ballo in maschera (Verdi)

MessaggioInviato: sab 22 set 2007, 20:19
da Domenico Donzelli
Firenze 2007

Prime impressione altrui e mie sull'opera, che ha inaugurato la stagione invernale fiorentina
la direzione di Oren è stata pesante e fragorosa, l'elemento frivolo della corte di Riccardo, l'elemento misterioso dell'antro della maga tutti spazzati via da una direzione pesante e fragorosa che , forse crede e si illude di essere drammatica e verdiana.
Oren un tempo piaceva ai cantanti perchè li sapeva accompagnare e sostenere nei momenti di difficoltà, quale che fosse il repertorio.
Oggi con un Ramon Vargas dalla voce esigua soprattutto nella quinta superiore e quindi in palese difficoltà negli slanci del più amoroso degli amorosi verdiani si trova a lottare con il marasma orchestrale di Oren.
Marasma, che investe Violeta Urmana dalla prima ottava sorda, dal timbro e dal colore che nulla hanno del soprano drammatico verdiano ( e si che la signora proviene dalle file dei mezzosoprani) che se la cava nell'ottava superiore un po' meglio quanto a legato e dinamica, anche se talvolta il peso specifico è quello di Oscar e non di Amelia.
Roberto Frontali conferma le difficoltà della Traviata scaligera, ch egli costarono allora fischi dal loggione.
Fischi,anz un colossale Buu oggi, anzi ieri, fioccato sonori alla fine dello spettacolo su Ofelia Sala,Oscar. La qual signora Sala nel fischiatissimo ballo scaligero era passata indenne perchè altre e ben più preparate (direttore e soprano) erano state le vittime.
In mezzo a tanto duolo apprezzata ed apprezzabilissima Larissa Diadkova, ormai accorciata nell'ottava alta, ma siccome Ulrica è un contralto e la Diadkova canta con buona tecnica e buon gusto (insomma per dirla fuor di metafora non imita la Obratzova) è stata la migliore in campo. Onore al professionismo ed alla idiscutibile circostanza che sia la cantanta giusta in un ruolo adatto ai suoi mezzi.
Brava signora Diadkova !!!

MessaggioInviato: dom 23 set 2007, 18:57
da MatMarazzi
Che depressione!
L'unico pregio di Firenze (artisticamente immeritato) è quello di aver sottoscritto un accordo con il Saito Kinen Festival di Matsumoto.

E così, anche quest'anno, l'unica cosa che varrà la pena di vedere sarà l'Elektra di Ozawa e Carsen.

Su... facciamoci coraggio! :)
Mat

MessaggioInviato: dom 23 set 2007, 19:38
da Alberich
Sono contento di leggere che la Diadkova continua ad essere una brava cantante. Io l'ho molto apprezzata in passato, sia dal vivo sia in disco: veramente una voce interessante e un'artista di livello.

MessaggioInviato: gio 27 set 2007, 20:54
da pbagnoli
In tutti questi anni non mi sono fatto ancora un'idea definitiva su Oren: non ho ancora capito se sia un genio o un ciarlatano. Nel dubbio, rimango in mezzo al guado. Credo che sia uno di quei personaggi buoni per tutte le stagioni che la gente identifica come gli "amici" che ti possono prendere per mano senza troppe sege mentali e accompagnarti a fare una bella scorribanda nel repertorio. Se dovessi trovare un corrispettivo vocale, per esempio nel registro di tenore, mi verrebbe in mente Marcelo Alvarez.
Sulla Urmana di adesso (il mezzosoprano di qualche anno fa era una cantante molto interessante) non ho più dubbi.
Su Vargas non ho ancora sciolto la prognosi ( mi si conceda questa metafora che ho pescato dalla mia attività! 8) ).
Su Frontali invece sì :cry:

MessaggioInviato: gio 27 set 2007, 21:21
da teo.emme
Ho ascoltato pure io la diretta radiofonica.

Che dire? Che aggiungere a quanto già espresso?

Devo dire che ho ascoltato ciò che mi aspettavo: e non mi aspettavo certo nulla di buono.

Su Oren io una mia idea me la sono fatta. Bella chiara e precisa. E' un personaggio che gradirei vedere magari accanto a me, tra il pubblico, ma mai e poi mai sul podio. Per tanti motivi, dall'esuberanza artificiosa al rumore dei suoi singulti, dalle letture superficiali e bandistiche, all'assenza di una qualsiasi finezza interpretativa, dal rincorrere l'effetto più volgare alla riduzione della poetica verdiana allo Zum-pa-pa.. A ciò si aggiungano le costanti scollature tra palco e orchestra (gravissimo per un direttore che fa opera) e un uso indiscriminato e vergognoso di tagli (intollerabili: penso alla sua Sonnambula o alla sua orrenda Forza del Destino genovese). Oltre a questo di lui mi infastidisce l'affarismo, il presenzialismo, gli intenti speculativi e la generale mancanza di pulizia che lo accompagna. Mi spaice davvero che la Scala gli abbia concesso il podio, per un opera che meriterebbe trattamenti migliori, ma che nelle mani di Oren risulterà la solita volgare accozzaglia di grida ed effetti. Peccato.

La Urmana era un interessantissimo mezzosoprano, non so chi le abbia ficcato in testa di giocarsi la carriera come mediocre soprano (con grandissimi limiti, come questo Ballo e l'Aida scaligera mostrano impietosamente).

Vargas. Vargas mi piaceva quando faceva certo Rossini e certo Donizetti. In Verdi affoga, non ha una voce sufficiente. Mi spiace, ma ha impostato la carriera in una scelta di ruoli assurdi, troppo pesanti, che alla fine lo stan portando alla rovina.

Frontali. Dov'è la nobiltà? Se manca, Verdi non lo si affronta.

Insomma..un Ballo insoddisfaciente, ma per quel che mi riguarda, del tutto coerente con le premesse...

MessaggioInviato: dom 30 set 2007, 1:24
da VGobbi
Sono stato a Firenze per il Ballo (avendo nelle orecchie il recente acquisto di una recita scaligera con il trio Di Stefano - Stella - Bastianini e la direzione di Gavazzeni).

Il Riccardo di Vargas, pur ammettendo che per lui sia un ruolo un po' off-limits (l'ho trovato decisamente in difficolta' nel duetto "Teco io sto"), ha centrato il personaggio da par suo, chiudendo la serata in crescendo (l'esecuzione della romanza del terzo atto e' stata fenomenale con riprese di fiato pressoche' inesistenti). Altro interprete sugli scudi e' stato il baritono Frontali, gia' sentito nell'ottimo Ballo triestino di due/tre anni fa (proprio con Fadecas, se lo rammentera'). Un Renato vendicativo nei momenti appropriati, ma capace di regalarci inusitate dolcezze (l'attacco di "O dolcezze perdute, o memorie" e' stato paradisiaco e se mi permettete per nulla intimorito con ben altre e piu' celebri interpretazioni del passato). Su Urmana mostro forti perplessita'. Tanta, direi tantissima voce ma interprete pressoche' nulla oltre che dizione fumosa come poche. Un peccato, davvero, visto i suoi mezzi vocali tutt'altro che indifferenti e l'infelice decisione di passare dal registro di mezzo a quello sopranile. Cavernosa l'Ulrica della Diadkova. In merito alla direzione di Oren, coinvolgente per gran parte dell'opera con appropriati e funzionali accompagnamenti. Mi e' piaciuto decisamente meno nei quadri d'insieme, in cui non nego che regnasse un bel po' di confusione.

Messinscena senza fronzoli ed assai convincente. Insomma, uno spettacolo da vedere e da sentire, in una recita probabilmente migliore di quella trasmessa via radio.

MessaggioInviato: dom 30 set 2007, 9:46
da VGobbi
A chi ha sentito il Ballo alla radio, ecco cosa scrive un utente del sito di Operashare :

Il suono della Rai non è perfetto,
La rai ha comunicato che sono arrivate molte proteste
Si giustifica dicendo che non dipende dalla messa in onda
dalla stessa..(?)


Quindi e' facile che la pretazione dei cantanti sia stata modificata, influenzata dal cattivo suono. Puo' essere?

MessaggioInviato: dom 30 set 2007, 10:31
da PQYD
VGobbi ha scritto:A chi ha sentito il Ballo alla radio, ecco cosa scrive un utente del sito di Operashare :

Il suono della Rai non è perfetto,
La rai ha comunicato che sono arrivate molte proteste
Si giustifica dicendo che non dipende dalla messa in onda
dalla stessa..(?)


Quindi e' facile che la pretazione dei cantanti sia stata modificata, influenzata dal cattivo suono. Puo' essere?


E' bello avere l'occasione di ripetere per la centesima volta un paio di concetti chiave:

1) la radio non modifica dettagli come l'emissione, i fiati, l'intonazione, il vibrato. Una cattiva ripresa radiofonica tende al massimo a uniformare i volumi, il che del resto si può dire anche di un teatro di acustica improponibile e "ritoccata" come il Comunale di Firenze.

2) ciò detto, si dice spesso che le voci piccole risultano favorite dalla radio, mentre quelle grandi, ricche di armonici, ne sarebbero danneggiate. Vero, ma solo nel caso in cui le voci piccole siano ben emesse e i suoni intonati, altrimenti la radio non fa che metterne in primo piano le pecche, esattamente come avviene per le voci grandi. Faccio un esempio: in un Turco in Italia da me recentemente ascoltato in teatro e poi via radio, la voce della protagonista, che in teatro quasi non si sentiva, rivelava alla radio ben più chiari problemi di fiato e intonazione.

MessaggioInviato: dom 30 set 2007, 19:07
da fadecas
VGobbi ha scritto:Sono stato a Firenze per il Ballo (avendo nelle orecchie il recente acquisto di una recita scaligera con il trio Di Stefano - Stella - Bastianini e la direzione di Gavazzeni).

Il Riccardo di Vargas, pur ammettendo che per lui sia un ruolo un po' off-limits (l'ho trovato decisamente in difficolta' nel duetto "Teco io sto"), ha centrato il personaggio da par suo, chiudendo la serata in crescendo (l'esecuzione della romanza del terzo atto e' stata fenomenale con riprese di fiato pressoche' inesistenti). Altro interprete sugli scudi e' stato il baritono Frontali, gia' sentito nell'ottimo Ballo triestino di due/tre anni fa (proprio con Fadecas, se lo rammentera').


Certo che mi ricordo, Vittorio, il Ballo triestino che vedemmo insieme nell'inverno 2005, con la direzione di Palumbo e l'assurda e antimusicale regia di Cobelli (!)
E visto che ho sentito anch'io per radio una parte dell'edizione a cui è dedicato il thread, ti chiedo cosa ti sembri Vargas rispetto a Marco Berti, il Riccardo di quella volta, che mi pare ci avesse convinto abbastanza ...

Saluti, Fabrizio

MessaggioInviato: dom 30 set 2007, 19:21
da VGobbi
fadecas ha scritto:E visto che ho sentito anch'io per radio una parte dell'edizione a cui è dedicato il thread, ti chiedo cosa ti sembri Vargas rispetto a Marco Berti, il Riccardo di quella volta, che mi pare ci avesse convinto abbastanza ...

Beh, mi pare che siano due cantanti assai diversi. Anzi tutto il Berti e' un lirico puro, nel pieno senso della parola. La tessitura la regge senza difficolta'. Inoltre e' in possesso di un timbro decisamente piu' ricco di armonici. Eppure mi fece rabbia in quell'occasione perche' poteva e doveva fare di piu', rischiando qualcosa. Un limite suo e' quello di prendere troppo fiato, spezzare le frasi quando potrebbe tranquillamente farne a meno.

Vargas e' al limite come Riccardo. Sforza parecchio in alto, anche se palesi difficolta' vocali l'ho riscontrato solo nel duettone "Teco io sto". Ha rilasciato comunque un "Ma se m'e' forza perderti ..." di trascinante commozione e con riprese di fiato, lo ripeto, pressoche' inesistenti. Pochissimi han saputo "legare" l'interminabile frase "Come se fosse l'ultima ora del nostro amor?". Vargas l'ha fatto, Berti no.

MessaggioInviato: lun 01 ott 2007, 19:48
da VGobbi
PQYD ha scritto:E' bello avere l'occasione di ripetere per la centesima volta un paio di concetti chiave: ...

Sara', pero' e' curioso che chi abbia assistito alla recita dal vivo, sia rimasto soddisfatto della prova d'insieme, a differenza di chi ha ascoltato il Ballo alla radio.

Vienna: Un ballo in maschera 8 dicembre 2010

MessaggioInviato: sab 11 dic 2010, 10:52
da stecca
Vienna: Un Ballo in maschera 8 dicembre 2010
Per la prima volta nella mia vita sono stato alla gloriosa Staatsoper di Vienna in occasione della prima di Un Ballo in Maschera ovvero di una delle mie opere preferite in assoluto anche se tutt’altro che facile da mettere in scena come Dio comanda trattandosi di quel Verdi della maturità tanto sublime quanto assai esigente nella vocal scrittura.

Non a caso la storia interpretativa del Ballo ha visto riuscire con il buco nel dopoguerra ben poche ciambelle e se i più grandi tenori si sono cimentati chi prima chi dopo (da Di Stefano a Pavarotti o da Bergonzi a Domingo fino a Carreras) nel memorabile ruolo di Riccardo alias Gustavo, cosiccome i più accreditati baritoni nel ruolo strappa-applausi di Renato (da Cappuccilli a Bruson fino a Nucci), il non meno bello ruolo di Amelia, eccezion fatta per la superba interpretazione di Leontyne Price, ha registrato alcuni illustri “intoppi” a cominciare da Maria Callas come sempre artista di straordinario spessore ma vocalista meno impeccabile nella celeberrima inaugurazione scaligera con Gavazzeni o da Renata Tebaldi verdiana doc giunta tuttavia troppo tardi alla registrazione Decca, senza contare altre superbe cantanti quali Leyla Gencer o Renata Scotto.

In estrema sintesi potremmo dire che per ritrovare le ultime Amelie degne di rilievo occorre risalire alla Caballé degli anni d’oro (sua l’ultima grande Amelia scaligera datata tuttavia 1975) oppure alla giovane Ricciarelli e penso al bellissimo DVD di Londra con Abbado anche lui datato pur sempre 1975.

Quanto al non meno importante ruolo della maga Ulrica notori sono gli scempi dispensati a man bassa negli ultimi anni ma qui potremmo cavarcela dicendo che le Uriche davvero azzeccate del dopo-guerra si contano sulle dita di una mano sola e fors’anco…monca.

Ecco perché, ad onta di una straordinaria bellezza musicale e di un riuscitissimo impianto teatrale, il Ballo in maschera è tra le opere di repertorio una delle più rischiose da mettere in cantiere e quindi cara grazia se negli attuali tempi grami se ne esce con le ossa intere.

A Vienna fanno musica ogni sera e da quel che ho potuto capire seppure in una sola serata tutti a cominciare dall’ultimo degli orchestrali per finire al meno rodato dei comprimari, conoscono a mena dito il mestiere, e garantiscono un livello medio che dovrebbe fare la differenza tra un grande Teatro di tradizione ed una velleitaria improvvisazione magari strombazzata da grancasse mediatiche, quindi la macchina risulta oliata a dovere e procede secondo copione e pertanto nessun problema ad allestire un ballo in maschera a giorni alterni tra un Elisir ed una Medea. Del resto questo Teatro ha visto ivi esibirsi i più grandi direttori ed i più grandi interpreti lirici mondiali ed il pubblico di Vienna è un pubblico più che preparato.

Dico questo per dire che la rappresentazione cui ho assistito, e che era la ennesima ripresa di un vecchissimo spettacolo assolutamente tradizionale di De Bosio non ha avuto nulla di memorabile, ma ci ha fatto godere appieno delle meraviglie di tale incredibile capolavoro verdiano e che quindi si è trattato di una serata perfettamente riuscita e giustamente premiata da un pubblico soddisfatto.

La solida direzione di Auguin non ha avuto nulla di "geniale" ma si è mostrata rispettosa dello spartito ed ha saputo cogliere, ed è questa a mio parere la cosa più importante in opere come il Ballo, il giusto ritmo e colore dell’opera, garantendone così la finale riuscita grazie anche ad una orchestra, eccezion fatta per i fiati talvolta un po’ troppo ingombranti, ed a un coro a prova di professionale bomba.

Meno felici, ed in tutti i sensi, le note provenienti da due membri del quintetto del cast riunito per l’occasione, e mi riferisco alla poco significativa Novikova nel pigolante ruolo di Oscar (ma la Grubrerova su disco rimane un lusso eccessivo) ed alla ibrida voce di tale Krasteva nella micidiale parte contraltile di Ulrica.

Il trio protagonista però ha funzionato a dovere e se il beniamino locale Ramon Vargas ormai definitivamente votato al repertorio verdiano e per il quale a mio parere non sempre mostra colore, accento e volume adatto (Alfredo ed il Duca vogliono voce diversa da Riccardo o Don Carlo), ha cantato senza sbavature e con punte di eccellenza nella non facile “è scherzo od è follia”, le note più liete sono arrivate dai due cantanti impegnati nei rispettivi ruoli di Renato e di Amelia.

Il baritono romeno Gorge Petean mi ha positivamente impressionato ed anche se ogni tanto mostra di avere particolarmente amato in gioventù più il sommo Cappuccilli del più raffinato Bruson ha saputo destreggiarsi con onore, cogliendo un personale e meritato successo al termine della nota romanza del terzo atto davvero suggestivamente eseguita.

Tengo per ultima la Amelia di Micaela Carosi cantante che non avevo mai sentito dal vivo e che era reduce da tantissime Aide in giro per il mondo inframmezzate da una recente Tosca italiana, e che in quel di Vienna aveva già cantato Butterfly e la Forza verdiana.

La voce è importante e notevole sia per volume, cosa che oggi come oggi non guasta visto che le cosiddette grandi voci di certo non abbondano, che per colore, che, soprattutto nel registro centrale, è indubbiamente verdiano nel senso più proprio e tradizionale del termine, e le sue note acute a piena voce, che coprivano nei concertati coro ed orchestra, mi hanno talvolta ricordato la mia compianta amica Dimitrova.

La Carosi mostra poi di cantare con sicurezza assoluta una parte tutt’altro che semplice e così sia la celebre entrata del primo atto segreta acerba cura che richiede micidiali scarti versi l’alto ed a freddo, sia la grande scena di inizio secondo vengono risolti con lodevole facilità, ivi compreso l’attacco scoperto del perfido Si della cadenza della grande romanza.

Se posso muovere un appunto ad una voce che ribadisco oggi avercene, checchè ne possano dire certi soloncini in servizio pernacchie permanente più innamorati di loro stessi che dei vecchi microsolchi che tanto vorrebbero ingenuamente riesumare, è quello di cantare sempre tutto in forte e di ridurre al minimo i fiati ed i rubati nelle parti più auliche che in Verdi non mancano, ed infatti la cosa che mi è piaciuta meno è stata la esecuzione della nota invocazione del 3 atto che non mi ha trasmesso quelle palpitazioni e quei languori che sapevano modulare i pianissimi, magari anche abusati, di una Caballé o di una Ricciarelli.

Ciò posto rimane il fatto che sentire una bella voce piena e ricca di armonici che nel grande duetto d’amore deve trattenersi per non sovrastare del tutto il tenore che in questo caso pareva talvolta un fragile Nemorino al suo cospetto, fa pur sempre bene, ed infatti il pubblico viennese alla fine ha tributato un giusto trionfo ai principali interpreti di questa bella serata che, e qui concludo, ha saputo soprattutto rispettare il grande Verdi, ed il fatto che questo succeda a Vienna e non a Parma o alla Scala (vd. recenti Aida e Don Carlo) la dice lunga…ahimè.

P.S. aggiungo e non per polemica o per gossip ma perchè è giusto che gli appassionati di lirica sappiano come vanno le cose che per avere osato dire in chat che ho torvato quella della Carosi una voce verdiana il mio ennesimo nick (che avevo dovuto ineventarmi per ivi scrivere) è stato immediatamente bannato da uno degli admin del blog della grisi.