Maria StuFarda
Torno da una Maria Stuarda a Macerata.
Serata malinconica.
Opere di questo tipo non hanno senso senza un cast di vere stelle: si reggono proprio sul potere carismatico degli interpreti, potere carismatico che Donizetti teneva in gran conto al momento di comporre.
La Pisicitelli mi pare infinitamente meglio della Devia (che ascoltai a Roma in questo ruolo) e tuttavia è una regina parrocchiale.
Potrebbe fare tante cose (vocalmente e anche interpretativamente) ma non le fa: si accontanta di cantare con gusto e proprietà, di evocare (alla lontana) una regina.
La Polverelli è a sua volta fuori parte: vocalmente è ammirevole, teatralmente è impegnata, e non di meno è generica e poco, poco regale. Pare che le sfuggano, non per colpa sua, i grandi problemi di Elisabetta.
Frizza ha senso del ritmo, gusto e amore per questo repertorio: gli manca solo l'incisività (a tratti ce ne sarebbe davvero bisogno: la preghiera è stata buttata via) e una più spiccata propensione narrativa.
Infine Pizzi: che malinconia! Pensare a quest'uomo che ha dato tanto al teatro italiano, che era scenografo allorché l'opera (a Firenze nel 1967) aveva preso il volo... ridotto da trent'anni a sciropparci questi orrendi concerti in costume, dove nulla succede, nulla emoziona, nulla convince.
A me resta simpatico, per la sua passione e la sua dedizione; lo giudico ancora (nonostante tutto) ammirevole per l'intuito scenografico - anche se le sue scenografie sono tutte uguali da troppi lustri; ma occorre essere onesti: le sue regie sono oggi assolutamente impresentabili, imbarazzanti, fuori del tempo.
Alcuni mi dicono: nonostante tutto resta il regista adatto per il pubblico semplice e ingenuo di Macerata!
Davvero? Ne siamo sicuri?
Io ho visto una platea vuota da far paura... e ho sentito applausi fiacchi e modesti.
Salutoni
Matteo