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Les Vepres Siciliennes (Verdi)

MessaggioInviato: lun 29 ott 2007, 13:02
da MatMarazzi
I Vespri Siciliani a Genova

Be' insomma...
Alla fine una serata accettabile, a tratti emozionante, con una compagnia di canto buona, una regia fiacca ma senza danni, una direzione calibrata e accurata e una primadonna notevolissima.
I difetti: l'aver proposto la versione nella solita traduzione italiana, notoriamente orrida e senza alcuna giustificazione; l'aver operato i più spietati e inammissibili tagli nella pura linea gavazzeniana (venendo però quarant'anni dopo); l'aver scelto (forse per evitare la fuga del pubblico) di unificare i primi tre atti, col risultato di rendere il pubblico stanco e irrequieto proprio nel meraviglioso atto terzo.

I pregi però non sono mancati.
La direzione di Palumbo era curata, cameristica negli accompagnamenti e caratterizzata da una grande capacità di sottolineare (con equilibri sonori molto suggestivi) i momenti più "emotivi" di arie e duetti.
La regia di Serban era veramente povera, nonostante il gran nome del regista: pur ammettendo le diverse belle idee e alcuni bei giochi illuministici, mi dava la sensazione più di voler fare "qualcosa" (tanto per non smentire la propria celebrità) che di ragionare veramente sui problemi e le tensioni di questo titolo.
Il cast (a parte la primadonna) era fatto di onesti professionisti, da cui poco mi sarei aspettato e che invece sono stati in grado di valorizzare le rispettive parti.

Molto bene (per me) Vassallo, che certo è piuttosto monolitico, ma che del governatore Monfort ha dato un taglio altero e virile, ma non privo di suadenti dolcezze.
"In braccio alle dovizie" è stato davvero appassionante.
Chiamato a sostituire Anastassov (stranamente indisposto) come Procida, Luiz-Ottavio Faria si è avvantaggiato della sua voce densa e piena, dai gravi facili, e della sua buona personalità scenica.
Per quanto riguarda Casanova, la sua presenza è talmente infelice da pregiudicare ogni scampolo di credibilità: c'è un limite oltre il quale non si dovrebbe andare. Però vocalmente ha avuto anche ottimi momenti, soprattutto per le sfumature, i pianissimi, il bel senso della frase musicale.
I difetti sono la tendenza a sbraitare le frasi più concitate e una certa retorica dozzinale a livello espressivo; inoltre è arrivato stanco e sfibrato proprio alla sua grande aria, dove ha fallito alcuni pianissimi ed è dovuto scendere a compromessi con la sezione finale.
Comunque alla fine, facendo la pesa di limiti e pregi (e considerando che nel ruolo di Arrigo gli interpreti convincenti sono ben pochi) la sufficienza se l'è meritata.

La fuori classe era la Radvanovsky, almeno per me, che avevo sentito pochi mesi fa a Londra nello Stiffelio.
La parte di Elena conviene alla sua recitazione sobria ma incisiva, ai suoi modi incoerenti ed enigmatici. La vocalità è soprendentissima: non esente da sonorità un po' gutturali, ha tuttavia una potenza tale da riempire il teatro e da imporsi con violenza su orchestra e coro. Possiede magnifiche sfumature, pianissimi corposi e seducenti, bel senso del legato, autorevolezza da grande interprete. Ha eseguito integralmente la spaventosa cadenza di "Arrigo, parli a un core", e nelle tante frasi "mezzosopranili" scritte per la Cruvelli si è imposta con insolita perentorietà.
Il momento meno esaltante è stato il bolero, e non tanto per le agilità appena decorose (me nemmeno infami) quanto per la pessima idea di concludere con un mi sopracuto schiacciatissimo e teso allo spasimo.
Il pubblico ha applaudito ugualmente (di fronte a una simile Elena vorrei vedere....) ma la scenetta che è seguita ci ha ricordato che - anche se acquistiamo gli spettacoli a Parigi - siamo sempre in Italia.
Un tipo ha gridato "buuuu", un altro gli ha risposto "Vedovo Callas!" e allora lui ha replicato "cretino..." il tutto mentre il soprano, con i fiori in mano, attendeva di riprendere l'opera.

Contestazioni ugualmente vetero-loggionistiche sono piovute sul direttore: qualcuno ha gridato "sveglia" e all'uscita diversi "buuu" fra i pur numerosi applausi. L'ira malinconica di chi rimpiange il Verdi barricadero.

Salutoni,
Matteo

MessaggioInviato: lun 29 ott 2007, 16:14
da pbagnoli
Conosco Sandra Radvanosky solo per il video del Trovatore con Alagna. Mi ha fatto un'ottima impressione: musicista seria e preparata, dotata di una scansione bruciante e di ottimi squarci lirici.
Non ho mai avuto modo di approfondire Francisco Casanova, che so però essere interprete sensibile ed affidabile; so anche, ahimè, dei suoi limiti fisici, ma che farci?...
Vassallo si sta imponendo come uno dei cantanti più affidabili della recente generazione.

Vorrei, invece, dire due parole sui tagli.
E' una prassi ormai francamente insopportabile, che dovrebbe essere giustificata solo da ragioni ben precise (essenzialmente l'inadeguatezza di un cantante che, però, potrebbe essere accettabile per altri versi).
E la lingua, poi, dovrebbe essere solo ed esclusivamente il francese in cui l'opera fu scritta!
Difficile, comunque, mettere assieme dei bei Vespri!

MessaggioInviato: lun 29 ott 2007, 16:50
da PQYD
pbagnoli ha scritto:Vorrei, invece, dire due parole sui tagli.
E' una prassi ormai francamente insopportabile, che dovrebbe essere giustificata solo da ragioni ben precise (essenzialmente l'inadeguatezza di un cantante che, però, potrebbe essere accettabile per altri versi).


Beh direi che se i tagli sono giustificati dall'inadeguatezza degli interpreti... in questi Vespri si sarebbe dovuto tagliare molto di più. Sinfonia compresa! 8)

MessaggioInviato: lun 29 ott 2007, 17:05
da beckmesser
Be' insomma...
Alla fine una serata accettabile, a tratti emozionante, con una compagnia di canto buona, una regia fiacca ma senza danni, una direzione calibrata e accurata e una primadonna notevolissima.


Io ho visto i Vespri di Genova nella recita del 21, e devo dire che ritrovo abbastanza in quello che scrivi. Magari sarei un po’ meno indulgente sul direttore, che ha avuto in effetti buoni momenti ma mi è sembrato perdere del tutto di vista il quadro d’insieme.

Quanto alla Radvanovsky, è senza dubbio una voce importante, addirittura impressionante nei centri, naturali e potenti senza alcuna forzatura. Mi è sembrata avere alcuni problemi in alto, dove a volte l’intonazione tendeva a slittare, ma in complesso una delle soprano più interessanti che ci siano in giro e senza dubbio una delle poche in grado di affrontare un repertorio da lirico spinto per il quale non ha molte rivali…

Mi è capitato di imbattermi spesso in Casanova, e confesso di avere una simpatia particolare per quel tenore. Se molto raramente mi ha convinto del tutto (direi solo in Tosca e Messa di Verdi) ancor più raramente mi ha annoiato o lasciato indifferente. Ci sono molti cantanti coi quali, prima ancora di sedermi a teatro, so benissimo cosa posso aspettarmi e come, grosso modo, canteranno. Con Casanova, mai. È capace di farmi imbestialire in un punto e di conquistarmi due battute dopo, di alternare frasi insopportabilmente sopra le righe a mezzevoci come dal vivo mi è sentito raramente di sentire. Pensavo che Arrigo non fosse un ruolo per lui, eppure ha azzeccato certe pagine in modo a mio parere davvero notevole (penso soprattutto al duetto con Monforte del primo atto, con uno stupendo senso del legato, raramente così nobile e commosso insieme). Poi in effetti è calato e nel finale dell’aria c’è quasi rimasto dentro (anche se in questo è in buona compagnia…). In ogni caso, per mio conto un tenore davvero interessante, che se non avesse avuto il problema dell’improbabile figura, avrebbe avuto tutt’altra carriera…

MessaggioInviato: ven 02 nov 2007, 13:56
da marco
ho visto anch'io lo spettacolo la domenica 21
comincerei da quello che secondo me è stato il punto dolens e cioè la direzione di Palumbo: come già nell'Otello pesarese è mancata completamente la tensione drammatica, soprattutto nella lunga prima parte dello spettacolo, sonorità smorte e troppo attutite, tempi larghi ma senza tensione, se per barricadero si intende fracassone sono d'accordo che non va bene, ma se il risultato deve essere la noia, non ci siamo di nuovo; inoltre i Vespri non sono un opera privata come una Traviata o uno Stiffelio o una Miller, i personaggi non hanno un approfondimento psicologico particolare, è un'opera piena di cori e pezzi d'insieme, se il manico non si impegna a ravvivarli l'opera fa fatica a scorrere
regia: il problema secondo me era che le idee registiche non venvano ben realizzate dalle masse, credo che Serban non sia stato a Genova a rimontare lo spettacolo per cui coro e comparse sembravano ben poco convinti di cio che dovevano fare, si intuivano i movimenti ma la realizzazione era troppo fiacca
cast: mi ha sorpreso in positivo il baritono Vassallo, che non conoscevo, discreta voce, piuttosto sicuro anche in alto, sinceramente farei fatica a trovare di meglio oggi; Anastassov molto meglio che nel recente Barbiere areniano, grandi mezzi e personalità piuttosto autoritaria, certo l'imitazione di Christoff (che fra l'altro non credo possa essere proprio un modello nel repertorio italiano) è palese;
Casanova, assolutamente d'accordo che visivamente è improponibile (almeno mettergli un costume adatto a lui anche se non c'entrava col resto), non cantava male ma c'erano molti problemi, i fiati erano corti, è calato parecchio nella seconda parte, peccato perchè la voce è bella e anche cospicua e l'idea di come usarla sembra averla;
Radvanovski, non eccezionale, ma brava, sicura, la voce ha un vibratino che può dar fastidio, tutto sommato avercene

MessaggioInviato: ven 02 nov 2007, 16:38
da Rossiniano
marco ha scritto:Anastassov molto meglio che nel recente Barbiere areniano, grandi mezzi e personalità piuttosto autoritaria, certo l'imitazione di Christoff (che fra l'altro non credo possa essere proprio un modello nel repertorio italiano) è palese;


La voce correva almeno a Genova? Alla Scala come Ramfis (protestato da Chailly che gli ha preferito Giuseppini...) dispensava un canto un pò stomacale diciamo, e soprattutto la voce non arrivava molto...sembrava un'imitazione appunto di modelli più autoritari...o forse piuttosto una parodia.

MessaggioInviato: ven 02 nov 2007, 16:56
da marco
Rossiniano ha scritto:La voce correva almeno a Genova?


sì correva tranquillamente, evidentemente è soggetto a sbalzi di rendimento

MessaggioInviato: ven 02 nov 2007, 17:41
da Alberich
Rossiniano ha scritto:[
La voce correva almeno a Genova? Alla Scala come Ramfis (protestato da Chailly che gli ha preferito Giuseppini...) dispensava un canto un pò stomacale diciamo, e soprattutto la voce non arrivava molto...sembrava un'imitazione appunto di modelli più autoritari...o forse piuttosto una parodia.
Non sapevo fosse stato protestato. Effettivamente chi l'ha sentito me ne aveva parlato malissimo, anche se pure Giuseppini -malgrado la bellezza della voce, quando non deve salire- non è stato particolarmente memorabile.

MessaggioInviato: sab 03 nov 2007, 0:02
da Rossiniano
Alberich ha scritto:
Rossiniano ha scritto:[
La voce correva almeno a Genova? Alla Scala come Ramfis (protestato da Chailly che gli ha preferito Giuseppini...) dispensava un canto un pò stomacale diciamo, e soprattutto la voce non arrivava molto...sembrava un'imitazione appunto di modelli più autoritari...o forse piuttosto una parodia.
Non sapevo fosse stato protestato. Effettivamente chi l'ha sentito me ne aveva parlato malissimo, anche se pure Giuseppini -malgrado la bellezza della voce, quando non deve salire- non è stato particolarmente memorabile.


La domanda che ne sortì all'epoca fu : se Anastassov è stato protestato in favore di Giuseppini...quanto male canterà?

marco ha scritto:sì correva tranquillamente, evidentemente è soggetto a sbalzi di rendimento


Allora è stato miracolato oppure la sua voce corre a seconda della simpatia che prova per il teatro, a Milano la voce non mi risulta abbia mai corso.

MessaggioInviato: sab 03 nov 2007, 1:19
da MatMarazzi
marco ha scritto:ho visto anch'io lo spettacolo la domenica 21
comincerei da quello che secondo me è stato il punto dolens e cioè la direzione di Palumbo: come già nell'Otello pesarese è mancata completamente la tensione drammatica, soprattutto nella lunga prima parte dello spettacolo, sonorità smorte e troppo attutite, tempi larghi ma senza tensione,


Dalle tue parole e da quelle di Beckmesser deduco che la vostra recita ha avuto più cali di tensione rispetto alla mia.
Io ho visto l'ultima ed è possibile che qualche difettuccio sia stato attutito.
Anche per questo, di solito, evito le prime.
Però Marco non sono d'accordo se mi dici che c'è poco da discutere sulle personalità dei personaggi.
Secondo me da discutere c'è moltissimo, poiché i personaggi contengono (magari fra le righe o anche solo potenzialmente) nodi di complessità ben maggiore che in altre opere verdiane, almeno per me.
E in genere questi problemi emergono più nell'accompagnamento orchestrale che nella linea di canto.
"In braccio alle dovizie" ad esempio ha un accompagnamento geniale, fatto di mille sollecitazioni coloristiche e ritmiche, che cambiano ed evolvono lungo questa meravigliosa meditazione di riflessi manzoniani.
Se il baritono canta come sette angeli ma l'accompagnamento è buttato via (penso a Tagliabue con Rossi) l'aria non comunica nulla.
Ma se il baritono è appena bravino e ha sotto un direttore consapevole (penso a Milnes con Levine o a Zancanaro con Muti) l'emozione è molto maggiore.
Qui Palumbo ha veramente tirato fuori tutti: il rallentando sul "vuoto", il ritmo travolgente della ripresa, il pianto delicatissimo dei violini sulla chiusa ("son beato")... insomma se Vassallo - anche a tuo giudizio - ci ha così convinto il merito è stato, secondo me, soprattutto di Palumbo.

Avendo sentito dal vivo anche l'Otello, trovo che qui sia stato molto meglio.

Salutoni
Matteo

MessaggioInviato: sab 03 nov 2007, 10:50
da marco
Allora è stato miracolato oppure la sua voce corre a seconda della simpatia che prova per il teatro, a Milano la voce non mi risulta abbia mai corso.


allora A. l'ho ascoltato 3 volte, la prima (anche se era un gala e l'ascolto si limita ad un aria) la voce correva tranquillamente, la seconda (Barbiere in Arena) non correva per niente (e non c'entra l'Arena perchè DeSimone, che non mi sembra abbia un vocione, si sentiva tranquillamente), la terza a Genova correva bene

per Matteo, se leggi bene i miei appunti su Palumbo vertevano essenzialmente sui cori e pezzi d'insieme, che secondo me sono essenziali in quest'opera, che ribadisco essere per me un'opera "pubblica", dove i personaggi non è che non ci sia da discutere, è Verdi stesso che non li ha approfonditi come in altre opere coeve, probabilmente per adeguarsi alle convenzioni del grand-opera

MessaggioInviato: sab 03 nov 2007, 11:07
da MatMarazzi
marco ha scritto:per Matteo, se leggi bene i miei appunti su Palumbo vertevano essenzialmente sui cori e pezzi d'insieme, che secondo me sono essenziali in quest'opera, che ribadisco essere per me un'opera "pubblica", dove i personaggi non è che non ci sia da discutere, è Verdi stesso che non li ha approfonditi come in altre opere coeve, probabilmente per adeguarsi alle convenzioni del grand-opera


Ok, Marco... lasciamo perdere Palumbo.
Se non ti ha convinto, ci sarà il suo bel perchè.

Io però, a costo di sembrarti monotono, torno a insistere che non sono d'accordo sulla visione che tu hai dei Vespri.
Quella di adeguarsi alle convenzioni del grand-opéra non mi sembra una valida argomentazione: il grand opéra aveva una cura dei personaggi anche superiore rispetto all'opera italiana.
Personaggi come Heleazar o Masaniello, Selika o Isabella, non parliamo di Fides o Arnould del Guglielmo Tell esibiscono (almeno mi pare) una complessità umana e psicologica notevole.
Lo stesso Verdi nel Don Carlos dimostra quali livelli di approfondimento umano e psicologico siano richiesti nella drammaturgia francese.
Quindi non vedo perché, "per adeguarsi al genere del grand-opera" Verdi avrebbe dovuto tagliare i personaggi con l'accetta.

Ma se anche così fosse, se ci fossero effettivamente ambiguità e incoerenze, non è questa una buona ragione in più per ragionare su di loro, cercare loro risposte, indagare le loro verità?

Infine, facciamo un conteggio cronometrico: calcoliamo la percentuale di musica destinata a cori e balli (che peraltro a Genova erano tagliati) e poi calcoliamo quella affidata ai protagonisti.
Mi pare che la seconda sia molto maggiore rispetto alla prima.

Non sto difendendo a oltranza Palumbo: è evidente che alla recita del 21 è andato peggio rispetto a quella del 28. Non ho alcun dubbio sulle vostre impressioni, tanto più che anche nella mia è stato bravo, ma non speciale.
Comunque non insisto oltre! :)

salutoni,
Matteo

Torino, Teatro Regio, marzo 2011

MessaggioInviato: sab 26 feb 2011, 19:50
da Enrico
Sul numero di marzo del mensile torinese "Sistema musica" ci sono quattro pagine dedicate alla presentazione del nuovo allestimento de "I Vespri Siciliani" del Teatro Regio.
Tutto esaurito da tempo, credo, per le recite, ma la rappresentazione del 18 marzo verrà trasmessa in diretta da Radio3 e in televisione da Rai5.
Ci sono due interviste al direttore Gianandrea Noseda e al regista Davide Livermore.
"Ho deciso di tagliare tutti i ballabili -dice Noseda - non perché siano di fattura meno pregevole ma per cercare di dare un po' più di serratezza al dramma".
Livermore anticipa alcuni aspetti della sua lettura in chiave moderna con riferimenti all'unità d'Italia e all'attualità (dalla strage di Capaci ai funerali in diretta televisiva).

Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

MessaggioInviato: sab 26 feb 2011, 21:59
da teo.emme
Enrico ha scritto:Sul numero di marzo del mensile torinese "Sistema musica" ci sono quattro pagine dedicate alla presentazione del nuovo allestimento de "I Vespri Siciliani" del Teatro Regio.
Tutto esaurito da tempo, credo, per le recite, ma la rappresentazione del 18 marzo verrà trasmessa in diretta da Radio3 e in televisione da Rai5.
Ci sono due interviste al direttore Gianandrea Noseda e al regista Davide Livermore.
"Ho deciso di tagliare tutti i ballabili -dice Noseda - non perché siano di fattura meno pregevole ma per cercare di dare un po' più di serratezza al dramma".
Livermore anticipa alcuni aspetti della sua lettura in chiave moderna con riferimenti all'unità d'Italia e all'attualità (dalla strage di Capaci ai funerali in diretta televisiva).


C'è solo il taglio dei ballabili (cosa che non mi dispiace affatto) o Noseda ha anticipato altri tagli?

Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

MessaggioInviato: sab 26 feb 2011, 22:24
da Enrico
Non parla di altri tagli.

Nell'articolo di presentazione di Luca Del Fra (p.17) si dice che il conflitto tra italiani e francesi offre "spunto per numerose pagine decorative, quali i cori e le scene di danza che culminano nel grande divertissement Le quattro stagioni del terzo atto"; che verdi cerca di "piegare le regole del grand-opéra verso i suoi interessi di drammaturgo; che "i mezzi messi a disposizione dall'Opéra, soprattutto orchestrali, sembrano poi aver stimolato Verdi in quelle pagine decorative così tipiche del grand-opéra a una nuova raffinatezza della scrittura strumentale".

Noseda, nell'intervista (p.18), dice che uno dei motivi per i quali l'opera è poco eseguita è l'eccessiva lunghezza e dichiara che per risolvere questo problema taglierà "tutti i ballabili".

Il regista fa poi una sua dichiarazione "musicologica" (p.19): "I vespri del titolo si esauriscono nei quarantacinque secondi finali, con una sproporzione evidente rispetto alle quattro ore di musica dell'intera opera".

(Quattro ore di musica? il video di Muti, con balletto e applausi, dura tre ore e mezza!)