Aida - Roma

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Aida - Roma

Messaggioda DocFlipperino » mer 22 apr 2015, 14:29

Ah finalmente un po' di freschezza e di gioventù.
Dopo l'Aida datata della Scala, finalmente una Aida vera, giovane, fresca, meravigliosa.
Alla guida degli sconvolgenti complessi dell'Opera di Roma (altro che i Berliner) egli si conferma la miglior bacchetta in circolazione tra i giovani, l'unico che possa guardare al sommo mio amato.
Dopo anni e anni di direttori che hanno stravolto la visione di questa opera iper pompata, lutulenta e ipertrofica, ci voleva il giovane direttore a rivoluzionare completamente le nostre idee. Basta egitto gonfio e ridondante, finalmente una Aida in versione opera da camera (personalmente avrei ridotto ancora di più l'orchestra di almeno 30 elementi). Ecco che l'investitura diventa una cerimonia minimalista e il trionfo un piccolo giubilo. Il terzo e quarto atto poi sono la celebrazione del silenzio, della meditazione, della purezza. Ebbene amici mai ho sentito aida suonata così. Una esperienza sconvolgente.
I cantanti davvero eccezionali: brava Aida nel suo intimismo, straordinaria Amneris, contenuta nella violenza semplicemente accennata. e che dire poi del meraviglioso Radames, ben diverso da quello ascoltato a Milano (forse ero lo stesso?).
Ma sopra tutti troneggia ancora una volta lui, nel presentarci l'aida più bella che nemmeno verdi avrebbe potuto immaginare.
Di tutto il resto ve ne parlerò domani, ora ho troppo sonno.

ps. la prima di aida a Roma è domani, giovedì 23 aprile
pps. vizz, sorridi con me. è tutto fatto con estrema simpatia

ppps se qualcuno va a roma a vedere l'aida (quella vera) ce la racconti qui
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Re: Aida - Roma

Messaggioda DottorMalatesta » mer 22 apr 2015, 15:24

:shock:
:lol: :lol: :lol:

Cavoli! Per un attimo ho avuto l´impressione che Marco Vizzardelli e Marco Delfini Strozzi fossero la stessa persona!
: Nar :

Moderatore ri-animatore : Love : , a quando un post in cui fai il verso al collega co-moderatore neurologo proponendo un delirio di frasi ipotattiche messe una dentro l´altra come tante matrioske? :mrgreen:

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P.S.: peraltro questa Aida si preannuncia interessantissima... proprio per la direzione!!!
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Re: Aida - Roma

Messaggioda teo.emme » mer 22 apr 2015, 18:32

Posso dirlo? Mi sono rotto le scatole di Aide bonsai, mignon, cameristiche, intime, introspettive...mi sembra ormai una moda che maschera solo un vuoto di idee. A furia di spingersi oltre a breve avremo un'Aida per quartetto d'archi e un paio di fiati con coro da camera a parti reali... Aida è anche opera di contrasti, affresco storico, grand-opera sui generis, effetti. Proprio nella giustapposizione di grande e piccolo, pubblico e privato, amore e potere sì snoda la sua drammaturgia (che è quella tipica del Verdi maturo). Calcare troppo sull'intimismo secondo me azzoppa l'opera. E alla lunga annoia.
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Re: Aida - Roma

Messaggioda mattioli » mer 22 apr 2015, 19:10

Bravo teo.emme! Me le sono rotte anch'io. Ogni regista sa dire soltanto che Aida è un'opera intimista, privata, delicata eccetera.
Come diceva Totò ai ritardatari a teatro: "Benvenuti! Aspettavamo solo voi!". Aida è anche questo, non solo questo.
E comunque la cosa incredibile è che ci sia un teatro d'opera che, nel 2015, commissiona una nuova Aida a Micha van Hoeke. Ma l'Opera di Roma chiaramente non fa testo...

AM

PS: sono troppo spesso d'accordo con teo.emme. Dottori : Doctor : , devo preoccuparmi?
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Re: Aida - Roma

Messaggioda DocFlipperino » gio 23 apr 2015, 10:03

mattioli ha scritto:PS: sono troppo spesso d'accordo con teo.emme. Dottori : Doctor : , devo preoccuparmi?


in questo caso no mattioli! staisereno : Chessygrin :
anche io sono d'accordo con teo emme. la parte "intimista" di Aida acquista valore e senso solo se è messa in giusta contrapposizione con la parte "esteriore".
ce lo dice lo stesso Verdi.
mi pare che il fallimento dell'Aida di Harnoncourt - solo per citarne uno - risieda proprio in questa mancanza

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Re: Aida - Roma

Messaggioda DottorMalatesta » gio 23 apr 2015, 11:47

DocFlipperino ha scritto:
mattioli ha scritto:PS: sono troppo spesso d'accordo con teo.emme. Dottori : Doctor : , devo preoccuparmi?


in questo caso no mattioli! staisereno : Chessygrin :
anche io sono d'accordo con teo emme. la parte "intimista" di Aida acquista valore e senso solo se è messa in giusta contrapposizione con la parte "esteriore".
ce lo dice lo stesso Verdi.
mi pare che il fallimento dell'Aida di Harnoncourt - solo per citarne uno - risieda proprio in questa mancanza


In fondo è la stessa contrapposizione che si ritrova nell´altro capolavoro della maturità di Verdi, il Don Carlo(s). Concordo con voi nel dire che il problema di Aida sta nel giusto equilibrio tra le due componenti. Se una prevale sull´altra l´opera rischia di essere sbilanciata. Trovo comunque che sia peggio un´Aida kolossal-areniana tutta cavalli, faraoni, piramidi, sfingi che un´Aida minimal-intimista.
Non sono d´accordo sulla stroncatura dell´Aida di Harnoncourt (ma temo che su questo punto io e Marco non riusciremo mai ad accordarci! :mrgreen: ): è vero che questa è un´Aida in bianco e nero, però raramente è capitato di ascoltare un´incisione in cui la contrapposizione tra “struttura” (società, religione, politica…) e singolo fosse così forte. Certo, non è sinonimo di contrapposizione/giustapposizione tra versante “esteriore” ed intimista, tra grande e piccolo, tra pubblico e privato, tra grand-opera e “opera da camera”. In altre parole mi sembra che la direzione di Harnoncourt non badi più di tanto alla “forma” (e per “forma” intendo anche il "bataclan", i colori lussureggianti e il coté folkloristico tradizionalmente ed innegabilmente associati ad Aida: di grandoperistico non vi è proprio nulla!) ma alla sua sostanza. È l´unica Aida che si ascolta senza necessariamente pensare all´Egitto dei Faraoni, del deserto, delle piramidi, di Gardaland... È poi questione più o meno personale se si possa dare un´Aida senza Egitto o una Carmen senza Spagna. :roll:
Detto questo l´Aida della mia isola deserta resta Karajan II.

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Re: Aida - Roma

Messaggioda vivelaboheme1 » gio 23 apr 2015, 16:07

Rido eccome, ma... purtroppo, per ora, non riesco ad andare all'Aida del sublime Jader (tié! ih ih) per impegni di lavoro. Sto cercando una possibilità per le repliche, ma non so se ce la farò. A dir la verità sono anche un po' saturo del titolo dopo la gerontoversione (ritié! ih ih: diciamo, versione un po' anzianotta nella concezione) cui ho recentemente assistito alla Scala. Ma... ho altro da raccontarvi, che forse vi interessa di più. Ieri sera ho assistito, scapicollandomi per arrivare in tempo partendo alle 18 da Milano, alla rara apparizione di Theodor Currentzis in suolo italiano, in concerto a Ferrara con la Mahler Chamber. Concerto per violino e orchestra di Sibelius e Prima Sinfonia di Sostakovic. Esperienza, direi, piuttosto sconvolgente. Sono in ufficio (e ho pure sonno, ih ih) e ho poco tempo, e stasera sono alla Verdi (Axelrod Quinta di Mahler... bah). Ma appena in relax vi racconto.


marco vizzardelli


Al momento, e naturalmente solo prima di aver ascoltato Bignamini (tié! ih, ih) e non avendo ascoltato Daniele Gatti (ritié! ih,ih), e solo all'Arena di Verona in acustica precaria Omer Wellber (ri-ri tié!), che alla Scala non fece testo fra orchestra recalcitrante e cast scalcinato, le "mie" Aide del cuore svariano fra Claudio Abbado-Monaco (quella dell'incisione-live precaria mi pare con l'Arroyo), Karajan sempre e comunque, e un posto speciale alle straordinarie intuizioni di Nikolaus Harnoncourt (sono d'accordo con Giudici che diede il massimo dei voti alla sua incisione).
Ah, anch'io son d'accordo che... basta con la storiella dell'intimismo. C'è - in alcune parti - ma il trionfo è un trionfo, ed eluderlo sa tanto di snobismo intellettuale (ma non trovo che Harnoncourt vi cada). A meno che Bignamini non scelga di fare un'Aida completamente intimista, nel qual caso ha sicuramente ragione! (tié defininitivo! ih ih)
vivelaboheme1
 

Re: Aida - Roma

Messaggioda vivelaboheme1 » mer 06 mag 2015, 18:50

Ho assistito alla penultima replica di Aida, a Roma.
Parto dallo spettacolo perchè da lì deriva quello che - a mio parere - è il solo momento complessivamente debole in una lettura d'alto livello. La messa in scena di Van Hoecke è chiaramente da economia in tempi di crisi, cioé minimal, ma è per lo più elegante, con belle luci e bei costumi, e azzecca un pregevole, pulitissimo finale (senza inventarsi Amneris che si taglia le vene o altro...). E va ringraziato per averci evitato i consueti negretti esagitati. Ma cade là dove non ci si aspetterebbe da lui: il trionfo e le danze. Bene averle fatte, male chi le taglia, ma se si fanno devono avere un qualche spessore scenico. Qui no, ed è come se Bignamini agisse di conseguenza: "prende" le danze alla velocità della luce, al limite del danzabile e forse dell'eseguibile.
Questo momento resta, per fortuna, isolato a sé (prova ne sia che il successivo concertato è magistralmente eseguito) in una lettura musicale per il resto interessantissima, trascinante e incisiva soprattutto nelle zone "di dialogo" (tutti i duetti), o intime o di rapporto fra intimo e pubblico: va subito citata la scena del processo di Radames, perché qui, con gioco di dinamiche e senso teatrale, Bignamini dà vita a qualcisa che raramente ho ascoltato in questo momento favoloso di Aida. Ne è complice un'Anita Rachvelishvili di straordinario "impatto".
A questo proposito devo dire che un chiaro sintomo della bontà della direzione di Bignamini è il rendimento dei due reduci dalla produzione scaligera, Rachvelishvili e Sartori-Radames. Lei già ottima a Milano, ma qui ben più "incisiva" sulla parola, ben più "personaggio" (ad onta di qualche disuguaglianza fra i centri stupendi e gli estremi della voce: qualche problemino potrebbe, e forse dovrebbe per tempo, trovar studio in una cantante così dotata e benedetta dal Cielo). E Sartori, qui non costretto a "fiati" infiniti, rende ben altrimenti! Eccellente Meoni-Amonasro, corretti gli altri compresa la protagonista Csilla Boross, che pure ha "fiati" un po' particolari e tende a rompere la frase, ma è interprete intensa. Ottimi orchestra, duttilissima, e coro.
La bellezza della lettura di Bignamini è che, come questo direttore ci ha abituato, drammaturgia ed espressione nascono da un suono "suo", particolare e luminoso, del quale ammanta tutta l'opera. Dopo un primo atto equilibratissimo, e un secondo eccellente nel duetto Amneris-Aida, sono dell'idea che il tutto (concertazione, espressione, ricerca di fraseggi tali da esaltare le situazioni drammaturgiche oltreché musicali) "decolli" negli ultimi due atti. Una magnifica direzione, al netto (a mio avviso) delle danze.


marco vizzardelli
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