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Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: lun 06 apr 2015, 22:51
da VGobbi
Su Sky Classica oggi hanno trasmesso il duo verista da Salisburgo sotto la regia musicale di Thielemann. Thieleman che è stato il vincitore della serata, dopo l'atto unico di Mascagni, anche se l'audio non ottimale penalizzava molto il suono orchestrale. Comunque ne ha dato una lettura davvero splendida, complice uno struggente intermezzo musicale. Così cosi il cast, nonostante nomi di grido. Kaufmann e' partito in sordina con una Siciliana in pianissimo ma poco convincente, riscattosi poi nel duetto ma sopra tutto nel finale d'opera, nonostante qualche vezzo di troppo. La Monastryska si conferma grande voce ma interprete monocorde. il suo modello sembra Eva Marton. Maestri ha stonicchiato mica male (sentire il "Ad essi non perdono") e comunque e' apparso davvero distratto e poco convinto di quel che cantava. Tra i comprimari, di lusso la presenza della Toczyska. Deludente la Lola.

Ora sono appena iniziati i Pagliacci.

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 0:10
da VGobbi
Visto anche i Pagliacci ed a differenza di prima, ha contribuito anche il cast, in primis l'ottima Nedda della Agresta ed il Silvio aitante di Arduini (che già avevo avuto modo di apprezzarlo alla Scala nella breve particina di Silvano nel Ballo in Maschera di Michieletto). Molto meglio lo stesso Kaufmann come Canio, riuscendo a strappare l'unico applauso a scena aperta dopo un'intenso "Vesti la giubba". Non mi è garbato Platanias come Tonio, ordinario e senza guizzo e verve. Senza infamia e lode il Peppe. Molto bella la direzione di Thieleman, confermando il suo atout ancora con l'intermezzo musicale.

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 11:56
da pbagnoli
Sono d'accordo con te su Thielemann (strepitoso, in Cavalleria a mio personalissimo gusto è assieme ai più grandi di sempre, cioè Karajan e Sinopoli), su Arduini e Agresta, in parte su Platanias. Su tutto il resto dissento totalmente. Per me JK è stato meraviglioso in Cavalleria e più ordinario in Pagliacci, dove mi aspettavo il guizzo, il colpo di genio; invece è stato solo bravissimo, ma il problema con lui è che ci aspettiamo sempre il colpo di genio.
Tu dici:
Kaufmann e' partito in sordina con una Siciliana in pianissimo ma poco convincente

In cosa non ti ha convinto?
Chi altro conosci che è in grado di cantare la Siciliana in pianissimo, con le spalle al pubblico?
Sono d'accordo anche su Maestri; peccato, perché la voce è sempre un fiume.
La Monastyrska, invece, per me è stata l'altra trionfatrice della serata; il suo "Voi lo sapete o mamma" è stato ritenuto con pudore. Se mai, un lieve vibrato stretto, ma bravissima.
Lo spettacolo è stato estremamente intrigante in Cavallria (l'idea che Santuzza e Turiddu abbiano un figlio è... be', strepitosa), più ordinario e didascalico in Pagliacci.

Complessivamente ho invidiato l'amico Maugham che era lì :mrgreen:

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 12:42
da mattioli
Quoto in toto il Bagnolo (e non solo perché è il boss : King : ).
Sottolineerei la sorprendente (per me) bravura della Monastyrska, eccellente anche come attrice nonostante un fisico non da pinup. JK: a parte tutto, dove trovate un cantante che regge così certi lunghissimi primi piani?
Al Gobbo vorrei chiedere una curiosità: perché non gli è piaciuta Lola (io l'ho trovata perfettamente in parte)?
Infine, solo per cazzeggiare e posto che non amo questo repertorio: non c'è un abisso fra Cav e Pag, nel senso che la prima è molto più bella dei secondi?
Ho sbagliato a non andare... Però non male la finta diretta su Sky (a parte la penosa chiacchiera iniziale...) : Tv Happy :
Ciao

AM

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 13:36
da DocFlipperino
io non sono riuscito a vedere niente. sono molto dispiaciuto, anche alla luce di quello che avete scritto
sulla monastyrska non sono affatto sorpreso, avendola sentita in scala sia in santuzza che in abigaille (forse ne avevo parlato anche qui ma è passato troppo tempo e la mia labile memoria non ricorda)

mi incuriosisce la domanda di alberto. di base cavalleria mi piace più dei pagliacci. per l'opera di leoncavallo ho degli amori sporadici (ma intensissimi) ma onestamente non saprei dire se una sia così dichiaratamente superiore all'altra.
di certo sono opere che - molto più di altre - necessitano di una bacchetta fuori dal comune per non cadere nella routine estrema.

saluti ospedalieri
marco :x

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 15:02
da dollarius@libero.it
Io ho visto un pezzettino di Cavalleria, visto, non sentito, perche' mia cognata (io non ho l'abbonamento a Sky) ha abbassato il volume senno' la bambina si spaventava. Gli altri due bimbi, piu' grandicelli, hanno cominciato a dire "Chi sono quei signori cattivi?" " Perche' quella signora assomiglia alla strega Salamandra?" "Anche la sorella di Violetta si chiama Ludmilla!".
Insomma, in pratica dopo una mezzoretta di tortura me ne sono andata e vedro' i DVD che mi hanno registrato.
Spettacolo interessante, dal punto di vista visivo. Chissa' come sarebbe stato in teatro pero', con i primi piani televisivi cambia tutto. Speriamo che quel continuo alzarsi ed abbassarsi dei sipari fosse molto silenzioso.
L'ambientazione non era certo da assolato paesino siciliano, direi piu' un sobborgo di New York impestato dalla mafia all'epoca del proibizionismo. Anche io ho trovato coerente e geniale la trovata del figlio di Turiddu e Santuzza, un po' meno la mamma Lucia santona/cassiera della mafia, completamente anaffettiva verso il figlio.
Se proprio devo trovare un difetto, direi che il regista in certi momenti ha un po' troppo indugiato sul tratto fumettistico e caricaturale, ridicolizzando alcuni personaggi minori. Tuttavia forse in teatro la resa era diversa. Boh....
Per l'esito artistico, vi scrivero' quando potro' sentire entrambe le opere. :cry:
Ciao amici
Irina

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 15:22
da dollarius@libero.it
Sto vedendo la cavalleria sul tubo. Pero' il nostro Jonas, che "perfetto terrone!"
8)

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 15:23
da dollarius@libero.it

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 15:34
da DocFlipperino
dollarius@libero.it ha scritto:Perche' quella signora assomiglia alla strega Salamandra?" "Anche la sorella di Violetta si chiama Ludmilla!".
Irina


grandi i tuoi nipoti! idoli immediati!

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 16:15
da VGobbi
Allora in merito alla "Siciliana", il mio problema temo che sia dovuto al mio handicap fisico, ovverossia non mi ha convinto perché non riuscivo a sentirlo. Insomma, va bene il "pianissimo" con le spalle al pubblico, ma riusciva a farsi sentire in teatro? Bisognerebbe chiedere al Maugham che era presente.

Sulla domanda di Mattioli, premettendo che sono due opere che amo, comunque tutta la vita, se fossi obbligato a scegliere tra i due capolavori, per i Pagliacci.

DocFlipperino ha scritto:io non sono riuscito a vedere niente. sono molto dispiaciuto, anche alla luce di quello che avete scritto
sulla monastyrska non sono affatto sorpreso, avendola sentita in scala sia in santuzza che in abigaille (forse ne avevo parlato anche qui ma è passato troppo tempo e la mia labile memoria non ricorda)...

In che senso non sei affatto sorpreso? Che la Monastyrska e' una grande cantante oppure grande voce ma interprete di un'inerzia disarmante?

Ultima postilla, visto che mi ero dimenticato di scrivere. Davvero geniale la regia teatrale di Stolz (non ricordo bene il cognome del regista :oops: ), esaltata dall'ottima regia televisiva dell'eterno ed immortale Brian Large.

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mar 07 apr 2015, 16:23
da DocFlipperino
VGobbi ha scritto:In che senso non sei affatto sorpreso? Che la Monastyrska e' una grande cantante oppure grande voce ma interprete di un'inerzia disarmante?


grande voce e - non so in questa santuzza che non ho visto - anche buona interprete, secondo me

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mer 08 apr 2015, 6:13
da vivelaboheme1
Ascoltata e vista: la Kavalleria Bavarese
Prime impressioni: bella l'idea dei quadri a visione contemporanea, quel che si vede, salvo un paio di svarioni di regia che elencherò, è bello, ma quel che si sente, DAL PODIO e IN BUCA e dal coro, mi lascia perplesso.
1) "Gli aranci olezzano" sembra, proprio come timbro, scansione e fraseggio, un koro ti ciofanotti e ciofanotte del Chiemsee. Zero Mediterraneo, zero Sicilia. Mutter Luzia sembra la Segretaria di Hitler, si attende l'arrivo del Fuhrer. Stupenda la Staatskapelle, ma suona Richard Strauss: gelida!
2) Nella Gasthaus bavarese entra Herr Alfio. Ottimo Maestri, ma è il tipo di timbri e canto richiesto da Thielemann che non ha nulla di italiano. E questa è un'opera ITALIANA.
3) Inneggiamo al Signor. Sono lì che aspettano Ratzinger. Anche qui timbri gelidi. Ma Thielemann è mai stato in una chiesa dell'Italia del Sud?
4) Monastirska splendida voce ma mi sembra non capire a fondo ciò che canta: proprio le parole, i concetti. Gelida, anche lei. KAUFMANN fantastico: parola, canto, tormenti, italianità (lui sì) perfettamente colta. Vale da solo tutto il resto.
6) Il brindisi. Dissento dalla scelta di regia. Mai e poi mai un siciliano metterebbe in piazza il suo adulterio, e la sbronza manifesta di Turiddu (per un sorso di vino? Andiamo!! Scarsa tenuta all'alcool) mi lascia molti dubbi...
7) Il finale. E' confermato: la mamma di Turiddu, Mutter Luzia, era tedesca e faceva la segretaria di Hitler. Sarà.... .
Invece molto bella la chiusa con i quadri in contemporanea: quello è scenicamente un gran momento, anche se Thielemann in buca ne fa l'ingresso degli dei nel Walhalla. E' una Cavalleria in cui si sente tanto suono, ma sempre freddo. E la concertazione è accurata ma il fraseggio pure è... gelido. E la spia ne è proprio quell'intermezzo, strumentalmente perfetto ma completamente privo di sangue. Accidenti, ho appena ascoltato Cavalleria da Bignamini con l'orchestra del Filarmonico di Verona - che è ovviamente imparagonabile alla Staatskapelle - ma c'erano LA FRASE, IL CANTO ORCHESTRALE, IL COLORE E CALORE che qui non ci sono.


marco vizzardelli

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mer 08 apr 2015, 8:49
da vivelaboheme1
Ben altri stimoli, ben altro interesse mi avevano destato, alla Scala, la direzione innovativa di Daniel Harding e lo spettacolo di Martone (che quest'anno verrà ripreso, ma senza Harding che ne era l'anima).

marco vizzardelli

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mer 08 apr 2015, 11:44
da Maugham
mattioli ha scritto:Ho sbagliato a non andare... Però non male la finta diretta su Sky (a parte la penosa chiacchiera iniziale...) : Tv Happy :
Ciao

AM


Caro Alberto e cari tutti, certo che hai sbagliato a non andare.
Primo, perché ti conosco abbastanza bene per poter affermare che ti saresti divertito; secondo, perché non ti saresti unito al coro (cosa che comunque prudentemente non hai fatto) di quelli che snobbano questo allestimento sulla base della diretta televisiva.
Non voglio essere frainteso quindi mi sia permesso di chiarire un concetto. I video d'opera sono benemeriti, ne ho la casa invasa e rappresentano il mio pane quotidiano. In molti casi un video d'opera migliora quando non addirittura salva uno spettacolo. In alcuni casi (vedi recente Chenier della ROH) la visione al cinema -fatte ovviamente le debite proporzioni- non era poi così lontana da quella in sala.
Purtroppo in questa abbinata verista di Salzburg, no.
Io ero in sala e il giorno dopo davanti alla tele e devo ammettere che se Cavalleria, per il rotto della cuffia, passa anche nel video, Pagliacci nel piccolo schermo perde quasi la totalmente la sua ragion d'essere e questo spiega il perchè. anche menti raffinate, abbiano liquidato questa regia come "convenzionale".
Mi spiego.

Primo:
Il palcoscenico è diviso in sei riquadri. E si tratta di un palcoscenico monstre con un boccascena impressionante. I riquadri non sono messi lì a caso ma seguono precise logiche drammaturgiche comuni alle due opere. Nei riquadri superiori si svolgono le azioni che hanno connotazioni "private"; in quelli inferiori i momenti, diciamo così, pubblici.
Chiamiamo i quadri superiori ABC e quelli inferiori DEF. Okay?
Bene il quadro B in ambedue le opera è il fulcro della narrazione. E' li dove si consuma lo strazio del protagonista e la sua finzione. In Cavalleria è la cucina di un appartamento in una polverosa e inquinata metropoli, di quelle avvelenate da film alla Tim Burton. In quel buco Turiddu canta un straziante serenata che diventa un inno alla propria solitudine e al proprio fallimento di padre, di figlio e di uomo. Qui è dove la sua finzione della famiglia felice si sta sgretolando.
In Pagliacci il quadro B è il palcoscenico (non c'è bisogno di spiegazioni, no?) in cui Canio (ma anche Nedda, Tonio e Beppe) recita e quando la finzione si rompe, il suo dolore diventa insostenibile e può solo contenerlo con un massacro. Ed è il luogo dove anche Silvio viene a morire e in cui Canio rimane prigioniero.
I riquadri inferiori, quelli pubblici, contengono anche loro due luoghi ormai considerati archetipi della finzione; in Pagliacci l'arena e il palcoscenico visto di sguincio dove avverrà lo spettacolo e in Cavalleria, la chiesa, teatro per eccellenza, che - con i suo riti spettacolari e fastosi- copre di ipocrisia i drammi e i peccati dei protagonisti in un tripudio generale.
I personaggi si muovono da un riquadro all'altro: basta vedere dove comincia il duetto Santuzza e Turiddu e dove finisce, (da D passa a B) oppure dove Turiddu canta l'addio alla Madre (C, l'ufficio di Mamma Lucia, per morire in A, la chiesa). Aggiungo che qui la regia video non fa vedere l'uccisione di Turiddu, il quale affronta Alfio con un coltello mentre quest'ultimo più sbrigativamente gli spara un pistolettata in pancia. (Niente però sorprassa in orrore i sicari che l'Alfio di Richard Jones all'ENO mandava per castrare con un serramanico il povero tenore...)
Potete capire come solo con una visione d'insieme si possa leggere compiutamente questo spettacolo.
Se, come ho detto, Cavalleria può funzionare anche in video (si chiude un quadro e se ne apre un altro con consequenzialità), Pagliacci invece funziona poco. O meglio, quello che arriva è una regia discreta, tranquilla, forse un pochetto eccentrica, ma tutto sommato simile a quelle abbiamo già visto centomila volte.
In Pagliacci i livelli di finzione suono addirittura tre: il proscenio (dove la compagnia di attori e cantanti arriva alla spicciolata e dove Platanias non ancora Tonio canta il prologo ma, cosa più importante, dove Kaufmann non più Canio canta la Giubba e dove finalmente ti rendi conto che quest'aria è speculare al prologo), il palcoscenico della Fespielehause vero e proprio dove è allestito Pagliacci (e dove Platanias diventa Tonio e Kaufmann Canio e così via...) e infine il teatrino dei girovaghi all'interno del teatro più grande dove Platanias diventato Tonio diventa Taddeo e dove Kaufmann diventato Canio diventa Pagliaccio.
Capite che se in Cavalleria la consequenzialità dell'azione aiutava, qui Stolz gioca la carta della contemporaneità d'azione e quindi solo ed esclusivamente con la visione di tutto quello che succede in scena si può leggere questo spettacolo.

Secondo:
Stolz legge i due titoli come un omaggio ai grandi del fumetto e delle graphic novel. I riquadri sono chiaramente vignette. La narrazione procede quindi con la sintassi del fumetto basata sulla consequenzialità, d'accordo, ma anche sull'elisione, sull'espressività da fermoimmagine, sui primi piani con dettagli più grandi del vero e sulle controscene. Questo modo di narrare e di far teatro può non piacere (ad esempio a me non piace) ma per capire questo spettacolo bisogna almeno averne un'idea. :-)
Detto questo mi chiedo perchè mai abbianoo affidato a Brian Large la regia video di uno spettacolo come questo. Large è bravissimo, coltissimo, un musicista di fino, ma è uomo del secolo scorso, in questo caso palesemente a disagio con questi nuovi stili di narrazione. Infatti impagina una regia video tradizionalissima: inquadra chi canta, quando cantano in due fa i suoi bei piani americani e ogni tanto prende un totale alternato a inutili primi piani su questo o quel corista... insomma, scusatemi, vi ha fatto vedere un'altra opera.
Capisco che riprendere questi Pagliacci fosse difficilissimo se non impossibile, ma qualcosa si poteva studiare.
Un esempio per tutti.
Durante l'intermezzo Canio si trucca e si prepara per andare in scena.
Ritornando al nostro schemino dei riquadri, Canio insegue e minaccia Nedda in E ed F per poi risalire in A (il camerino).
Bene. Large inquadra Kaufmann di tre quarti seduto al tavolo da trucco. Come tutti i Canio della storia. A teatro, nel riquadro C viene proiettato il primo piano del volto di Kaufmann che a poco a poco si trasforma in una maschera di morte incombente, la biacca rende glaciale lo sguardo, la rete in testa lo trasforma in un calvo, il rossetto spalmato come un taglio sanguinolento su un pezzo di carne ( vi dice niente... Hugo?, l'Uomo che ride e la sua declinazione fumettistica nel Joker di Batman?) lo fa diventare una maschera del terrore. E mentre nei riquadri inferiori parte tutto il casino dell'apertura di sipario questo gigantesco primo piano che occupa tutto il riquadro all'estrema destra incombe sulla scena del coro come una maledizione: Canio trasformato in una sorta di rettile minaccioso e mai la musica di Leoncavallo ha avuto dei connotato così sardonici, minacciosi ed inquietanti e Stoelz ne ha esaltato tutto il potenziale sinistro. Altro che convenzione.... In televisione invece si vede il solito Canio impietrito che aspetta di entrare in scena.

Terzo
Grandi emozioni sul fronte musicale. E finalmente non solo per il tenorissimo.
Voi sapete bene come io non sia morbido con Thielemann. Un grande direttore ma a mio avviso, in un certo repertorio, fin troppo ancorato a una tradizione di cui è un alfiere fuori tempo massimo. In Cavalleria, forse libero da qualsiasi sovrastruttura e legaccio ideologico, ha dato fuoco alle polveri valorizzando, sottolineando, esaltando ogni più piccolo particolare della partitura e con evidenza ci siamo finalmente resi conto di tutto il potenziale innovativo e geniale della partitura di Mascagni. E qui Mattioli ha ragioni da vendere: Cavalleria è di gran lunga superiore a Pagliacci per inventiva, sperimentazione ritmica e armonica (tutta un'anacrusi con quegli sfacciati unisoni degli archi che arrivano tipo pugni allo stomaco), sintesi narrativa; Pagliacci, al confronto, è un'opera derivativa, puzza di esercizio di stile, è senza dubbio coinvolgente, ma si intravede troppo spesso il compito da primo della classe. E qui, lo ammetto, Thielemann cade nel trappolone. I suoi Pagliacci sono davvero troppo sinfonici, troppo, non so come dire, suonati (meravigliosamente da Dresda, ovvio), troppo esagerati, se mi si passa questo termine. Nel finale del duetto Neddo/Silvia ti aspettavi che entrasse, al posto di Tonio, Brangania. D'accordo che Leoncavallo pensava al duettone, però....
Comunque sono fisime, è stato bravissimo e devo ammettere che il suono della trasmissione SKy (a patto di essere sentito come si deve e non nelle cassettine del tivù) non sfigurava. Peccato l'orrendo coro che ogni due per quattro andava fuori tempo.

Quarto
Le voci. Su Kaufmann niente da dire se non che si sente più a sua agio in Turiddu che in Canio. Avrei detto il contrario. Sinceramente a me il suo Canio coattone slavo da fiction americana è piaciuto molto. Senza dubbio tenore da loggione al quadrato. Brava la Monastyrska. In alcuni punti bravissima. Meno bene la Agresta. In tivù figura molto ma dal vivo si sentiva poco. A disagio Maestri. Decente Platanias. Ottimo l'Arlecchino di Tansel Akzeybek.

Oh, quest'anno è andata. Sotto una tormenta di neve. Ma l'anno prossimo, con l'Otello di Botha :lol: , della Roschmann :lol: e di Hvorostovsky :lol: :lol: non mi vedono neanche di fronte alla televisione.
Scusate la lenzuolata.

WSM

Re: Cav&Pav da Salisburgo

MessaggioInviato: mer 08 apr 2015, 12:21
da pbagnoli
Secondo me, lo zio Bill è un genio.
Io lo adoro