Un Ballo in Maschera, Bologna, Mariotti, Michieletto
Inviato: lun 19 gen 2015, 15:26
Presente alla replica di sabato 17, con il secondo cast. Impressione generale ottima. Mi limiterò ad alcune note, con voto.
Direttore: Michele Mariotti 9/10. La conferma di una intelligenza brillantissima. L'approccio è, come nel suo stile, sobrio, scevro da effetti. Come illustra in un breve, ed assai bel testo, sul programma di sala, Mariotti ha ben presente il carattere di tragicommedia del Ballo. La prima scena primo atto è trattata quasi fosse un'operetta, il suono è leggero, il finale di scena corre, spumeggia. C'è come l'incoscienza di Riccardo, di tutto quanto avverrà dalla profezia in poi. L'appuntamento alle tre è un gioco - magari un gioco elettorale, nella messa in scena di Michieletto. Originalissimo, in Mariotti, il disegno della scena di Ulrica: in perfetto accordo con la sua seconda Ulrica (la prima mi dicono fosse mediocre, al contrario la Gertseva è qui al suo meglio) gioca sul carattere un po' algido dell'interprete per realizzare una "profetessa", per l'appunto, gelida, nel suo abito abito bianco e nella chioma cotonata, e sussurrante, arcana, per nulla plateale nell'espressione. Una Ulrica come raramente si ascolta, bellissima peraltro. Il mirabile duetto atto 2, pur facendo i conti con qualche limite vocale dei due protagonisti Tola e Gipali, è condotto da Mariotti con slancio, lirismo, grande mobilità di fraseggio. Nell'atto conclusivo tocca l'apice quello che è (preannunciato anche dal programma di sala) il vero capolavoro dell'interpretazione di Mariotti: la "lettura" capillare, accuratissima, del personaggio di Renato, la cui vocalità trasmuta dall'ira al dolore al rimorso in una ricchezza di espressioni sulla quale Mariotti ha lavorato benissimoinsieme all'ottimo Marco Caria, con la Gertseva il migliore in campo. Ottima direzione cui forse, dal 9 e mezzo al voto massimo, manca solo un tasso di "sangue" in più rispetto ad una pure impeccabile prova di stile. Ma va detto che il "sangue" non sarebbe forse coerente con la linea in terpretativa scelta, comunque coerentissima. Michele Mariotti è un tesoro per Bologna e per il teatro lirico in Italia, e una delle occasioni perdute dal Teatro alla Scala. E come gli era riuscito nel gran finale di Guglielmo Tell (di cui quello del Ballo è stretto parente), Mariotti coglie un esito semplicemente strepitoso in "Cor sì grande e generoso": sul tappeto delle arpe, il crescendo realizzato da orchestra, coro e interpreti da una sorta di commossa "fissità", prende letteralmente il cuore, e suggella una lettura musicale, e teatrale, dal podio, di molto alto livello (da dove ero seduto, sulla parte sinistra della platea, riuscivo a godere della stupenda mano sinistra di Mariotti, un meraviglioso strumento espressivo che, fra l'altro, ricorda moltissimo, nell'uso e nella nitidezza del gesto, quella di Claudio Abbado).
Regista Damiano Michieletto, 9. Alla "mia " replica", consensi totali (alla fine applausi ritmati) per tutti, regia compresa. Udito fra l'altro un commento che riporto: "lo spettacolo narra benissimo", con il quale concordo pienamente. Lo spettacolo di Michieletto - che non ha nulla di scandaloso, ad onta della "soffitta polverosa" che alla Scala che lo fischiò - è tutto "nella vicenda", la narra puntualmente e con una lucidità che ha semmai (ecco, anche qui, lo scarto fra il 9 ed il voto massimo) e forse solo il limite di schematizzarla, didascalizzandola un poco. Ma l'idea del "candidato eelettorale" all'americana è appropriatissima e benissimo realizzata, anche se, devo dire - e qui arrivo ai singoli interpreti - alla Scala aveva trovato un Alvarez in grado di rendere appieno il personaggio Riccardo così come concepito nello spettacolo, qui (non ho visto con Kunde) con Gipali si resta un gradino al di sotto
Riccardo Giuseppe Gipali 6/7. Vocalità pulita, mai sopra le righe... fin troppo mai, verrebbe da dire. E' un po' un "Riccardino", troppo beneducato rispetto al ruolo e all'idea registica. E troppo tradizionale nel gesto, laddove il "candidato Riccardo" dovrebbe esprimersi. Lo vorremmo - com'era bravissimo a fare Alvareez alla Scala - più "sbauscione", esibizionista. ma è fondamentalmente corretto.
Renato Marco Caria 9 Lui, come detto, è invece pressoché perfetto in tutte le inflessioni del personaggio: l'amico, l'amante ferito e offeso, l'uccisore che alla fine proverà rimorso. Ogni aspetto è realizzato, con nuna vocalità calda e salda e una sobria ma efficare recitazione. Bravo.
Amelia Virginia Tola 7. La voce ha qualche asprezza, che non fa male, anzi, al personaggio, ben delineato nel complesso. Gli estremi acuti, là dove richiesti, sono un po' acchiappati e aggiustati da un lieve "calando". Ma l'apporto complessivo va oltre la correttezza. Una valida Amelia.
Ulrica Julia Gertseva 9. Abbiamo sempre trovato che il limite di questa bella donna e valida cantante fosse l'espressione sempre fondamentalmente algida. Ma qui è un carattere di cui si fa una forza. Bravissimo Mariotti a darci questa Ulrica "inedita", e bravissima Gertseva. Troppo spesso Ulrica soffre di voci ed espressività sguaiate, qui si delinea una "profetessa" arcana, sommessa nei toni, gelida e affascinante. Ci viene detto qualcosa di nuovo sul personaggio, e non è poco!
Oscar Beatriz Diaz 7/8. Spigliata nella recitazione, la "segretaria" del candidato (come la vede Michieletto) è un attendibilissimo personaggio. La cantante è chiamata, forse più d'ogni altro nel cast, a far fronte alle accensioni ritmiche di Mariotti. Ci sta dentro, a tratti con qualche fatica, ma bene
Orchestra e coro 9. Precisi, puntualissimi alle richieste, neppur facili per improvvise accensioni ritmiche, del direttore. Un'ottima prova dei complessi bolognesi
marco vizzardelli
Direttore: Michele Mariotti 9/10. La conferma di una intelligenza brillantissima. L'approccio è, come nel suo stile, sobrio, scevro da effetti. Come illustra in un breve, ed assai bel testo, sul programma di sala, Mariotti ha ben presente il carattere di tragicommedia del Ballo. La prima scena primo atto è trattata quasi fosse un'operetta, il suono è leggero, il finale di scena corre, spumeggia. C'è come l'incoscienza di Riccardo, di tutto quanto avverrà dalla profezia in poi. L'appuntamento alle tre è un gioco - magari un gioco elettorale, nella messa in scena di Michieletto. Originalissimo, in Mariotti, il disegno della scena di Ulrica: in perfetto accordo con la sua seconda Ulrica (la prima mi dicono fosse mediocre, al contrario la Gertseva è qui al suo meglio) gioca sul carattere un po' algido dell'interprete per realizzare una "profetessa", per l'appunto, gelida, nel suo abito abito bianco e nella chioma cotonata, e sussurrante, arcana, per nulla plateale nell'espressione. Una Ulrica come raramente si ascolta, bellissima peraltro. Il mirabile duetto atto 2, pur facendo i conti con qualche limite vocale dei due protagonisti Tola e Gipali, è condotto da Mariotti con slancio, lirismo, grande mobilità di fraseggio. Nell'atto conclusivo tocca l'apice quello che è (preannunciato anche dal programma di sala) il vero capolavoro dell'interpretazione di Mariotti: la "lettura" capillare, accuratissima, del personaggio di Renato, la cui vocalità trasmuta dall'ira al dolore al rimorso in una ricchezza di espressioni sulla quale Mariotti ha lavorato benissimoinsieme all'ottimo Marco Caria, con la Gertseva il migliore in campo. Ottima direzione cui forse, dal 9 e mezzo al voto massimo, manca solo un tasso di "sangue" in più rispetto ad una pure impeccabile prova di stile. Ma va detto che il "sangue" non sarebbe forse coerente con la linea in terpretativa scelta, comunque coerentissima. Michele Mariotti è un tesoro per Bologna e per il teatro lirico in Italia, e una delle occasioni perdute dal Teatro alla Scala. E come gli era riuscito nel gran finale di Guglielmo Tell (di cui quello del Ballo è stretto parente), Mariotti coglie un esito semplicemente strepitoso in "Cor sì grande e generoso": sul tappeto delle arpe, il crescendo realizzato da orchestra, coro e interpreti da una sorta di commossa "fissità", prende letteralmente il cuore, e suggella una lettura musicale, e teatrale, dal podio, di molto alto livello (da dove ero seduto, sulla parte sinistra della platea, riuscivo a godere della stupenda mano sinistra di Mariotti, un meraviglioso strumento espressivo che, fra l'altro, ricorda moltissimo, nell'uso e nella nitidezza del gesto, quella di Claudio Abbado).
Regista Damiano Michieletto, 9. Alla "mia " replica", consensi totali (alla fine applausi ritmati) per tutti, regia compresa. Udito fra l'altro un commento che riporto: "lo spettacolo narra benissimo", con il quale concordo pienamente. Lo spettacolo di Michieletto - che non ha nulla di scandaloso, ad onta della "soffitta polverosa" che alla Scala che lo fischiò - è tutto "nella vicenda", la narra puntualmente e con una lucidità che ha semmai (ecco, anche qui, lo scarto fra il 9 ed il voto massimo) e forse solo il limite di schematizzarla, didascalizzandola un poco. Ma l'idea del "candidato eelettorale" all'americana è appropriatissima e benissimo realizzata, anche se, devo dire - e qui arrivo ai singoli interpreti - alla Scala aveva trovato un Alvarez in grado di rendere appieno il personaggio Riccardo così come concepito nello spettacolo, qui (non ho visto con Kunde) con Gipali si resta un gradino al di sotto
Riccardo Giuseppe Gipali 6/7. Vocalità pulita, mai sopra le righe... fin troppo mai, verrebbe da dire. E' un po' un "Riccardino", troppo beneducato rispetto al ruolo e all'idea registica. E troppo tradizionale nel gesto, laddove il "candidato Riccardo" dovrebbe esprimersi. Lo vorremmo - com'era bravissimo a fare Alvareez alla Scala - più "sbauscione", esibizionista. ma è fondamentalmente corretto.
Renato Marco Caria 9 Lui, come detto, è invece pressoché perfetto in tutte le inflessioni del personaggio: l'amico, l'amante ferito e offeso, l'uccisore che alla fine proverà rimorso. Ogni aspetto è realizzato, con nuna vocalità calda e salda e una sobria ma efficare recitazione. Bravo.
Amelia Virginia Tola 7. La voce ha qualche asprezza, che non fa male, anzi, al personaggio, ben delineato nel complesso. Gli estremi acuti, là dove richiesti, sono un po' acchiappati e aggiustati da un lieve "calando". Ma l'apporto complessivo va oltre la correttezza. Una valida Amelia.
Ulrica Julia Gertseva 9. Abbiamo sempre trovato che il limite di questa bella donna e valida cantante fosse l'espressione sempre fondamentalmente algida. Ma qui è un carattere di cui si fa una forza. Bravissimo Mariotti a darci questa Ulrica "inedita", e bravissima Gertseva. Troppo spesso Ulrica soffre di voci ed espressività sguaiate, qui si delinea una "profetessa" arcana, sommessa nei toni, gelida e affascinante. Ci viene detto qualcosa di nuovo sul personaggio, e non è poco!
Oscar Beatriz Diaz 7/8. Spigliata nella recitazione, la "segretaria" del candidato (come la vede Michieletto) è un attendibilissimo personaggio. La cantante è chiamata, forse più d'ogni altro nel cast, a far fronte alle accensioni ritmiche di Mariotti. Ci sta dentro, a tratti con qualche fatica, ma bene
Orchestra e coro 9. Precisi, puntualissimi alle richieste, neppur facili per improvvise accensioni ritmiche, del direttore. Un'ottima prova dei complessi bolognesi
marco vizzardelli