Andrea Chénier (Giordano)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Andrea Chénier (Giordano)

Messaggioda Maugham » gio 28 lug 2011, 21:09

BREGENZ 2011

Veramente visto in tv. : Tv :
Ormai Bregenz è diventata una sorta di 'Arena di Verona in cui -salvo eccezioni- si sperimenta alla tedesca.
Quest'anno hanno allestito l'Andrea Chénier affidandone la regia a Warner. Keith non Deborah.
Ne ho visto solo dei pezzi lo ammetto. E mi sono bastati, se non per esprimere -ovviamente- un giudizio complessivo sullo spettacolo, almeno per cambiare canale.
Passiamo sopra al cast da bassa/bassissima periferia e alla soporifera e già vista rivisitazione in chiave grottesca della vita nobiliare in Francia prerivoluzione.
Passiamo sopra ai paurosi sfasamenti di sincronia fra le voci e l'orchestra. Passiamo sopra alla morte sghignazzante con la falce che si aggira tra i nobili festanti come la Morte Rossa di Poe (solo che lì tutti la consideravano mentre qui sembra una sorta di cugino scemo venuto dalla campagna, di quelli che gli si da da mangiare in cucina)... tralasciamo la vestizione di Maddalena che continua a cambiarsi vestiti assolutamente identici fra loro e non si capisce perchè....
Ma non posso soprassedere su questo.
Alla fine del primo atto, dopo la ripresa della gavotta, mi aspetto che parta la baldoria rivoluzionaria e... invece parte una musica che sembra Sostakovich. :shock: :shock: :shock:
Sulla scena partono ammazzamenti, stupri, forconi, rivolte, si sente la Marsigliese e il ça ira.....
Leggo che si tratta di una composizione originale di David Blake commissionata da Warner per rappresentare visivamente l'esplodere della rivoluzione.
Ma che meraviglia!
Il signor Warner non solo pensa che il pubblico sia scemo e non capisca bene quello che succede tra il primo e il secondo atto dello Chénier ma, ancora peggio, si permette di manipolare con aggiunte la partitura di Giordano perchè, a suo avviso, è carente sotto il profilo della drammaturgia.
Troverei la cosa irritante se questa musica non fosse così inefficace nel suo bolscevismo di maniera da rendersi ridicola da sola e crollare di fronte alle asciutte e sferzanti pennellate di Giordano.
Ugualmente sono del parere che nessuno mai, dico mai, oserebbe commissionare a John Williams la scrittura di un interludio tra il secondo e il terzo atto di Tristano per raccontare il viaggio dell'eroe a Kareol. E se lo facesse sarebbe uno scandalo. Anzi uno skandal! :D
Con Giordano invece si può. Perchè, nella testa di questi reucci del contenuto, Giordano (come Cilea, Leoncavallo, Puccini, Catalani, Mascagni e anche certo Verdi) sono robetta popolare, musica per facili platee che vanno per metà educate e per metà sconvolte facendo loro conoscere la "vera" drammaturgia e la "vera" musica.
Reucci molto ricchi visto che l'allestimento è costato (fonte Opera Fresh) la meraviglia di 10, 4 milioni di dollari statunitensi.
Complimenti.
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Re: Andrea Chénier - Bregenz -2011

Messaggioda pbagnoli » gio 28 lug 2011, 22:04

Che chiavica...
E beati loro che hanno tutti i soldi per commissionare queste cavolate. :(
Siamo sempre lì: evidentemente, per i glorioso maitres à penser questa non è musica seria. E' il verismo italiano, deve essere "nobilitato", no?
Tanto facile che poi non lo sanno nemmeno cantare: è per questo che non parli dell'aspetto musicale della performance, gli è vero?
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Re: Andrea Chénier - Bregenz -2011

Messaggioda Maugham » dom 31 lug 2011, 8:31

pbagnoli ha scritto:Tanto facile che poi non lo sanno nemmeno cantare: è per questo che non parli dell'aspetto musicale della performance, gli è vero?

Non ne parlo perchè, come ho scritto, non sono arrivato alla fine.
E trovo quindi "disonesto" fare analisi approfondite su ascolti parziali.
Quel poco che ho ascoltato però era il solito verismo da dopolavoro.
Magari alla fine decollavano....
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Chenier alla Verdi

Messaggioda vivelaboheme » mer 27 giu 2012, 13:18

L’Orchestra Verdi conclude in questi giorni all’Auditorium la sua stagione principale, ma in luglio e agosto sarà attiva in un piacevolissimo ciclo estivo. Il ciclo maggiore si chiude (ultima replica domani sera – per chi non segua i Patrii Pedatori) un’assai riuscita produzione di Andrea Chenier di Giordano in forma di concerto, infiammata soprattutto dalla direzione del giovane direttore Jader Bignamini, “coltivato” all’interno della stessa Verdi di cui era strumentista, e musicista di temperamento magnifico unito ad un bellissimo senso del “colore”. Il successone (ieri sera dieci minuti d’applausi e ovazioni) di questo Chenier èin primo luogo merito suo: l’orchestra gli dà l’anima, e questo è normale, e Bignamini ne cava un suono ed un fraseggio terso. Di Chenier si può avere un’opinione o un’altra, sta di fatto che Bignamini ce lo restituisce con grande tensione sonora e drammatica e nello stesso tempo con un’eleganza che trascende il carattere “sanguigno” tradizionalmente attribuito a quest’opera. Pur senza negarlo. Il fortissimo temperamento di Bignamini è tutto al servizio dell’opera. Una magnifica prova, sua e dell’orchestra che risponde con suono splendido, archi lucenti, legni precisi ed espressivi, ottoni sicuri e giustamente spavaldi nel gran finale, e con una compattezza “sinfonica”, che rivela l’ottima salute della Verdi medesima e allo stesso tempo è frutto, qui, del gesto e della musicalità di Bignamini. Bravi.
Il tutto va a segno con una compagnia di canto diseguale che ha però una “punta” evidente nel Gerard di Alberto Gazale, voce non enorme ma sana, potente, timbrata, capace di restituire il più bel personaggio dell’opera con vigore ma senza truculenza, sempre cantando, con calore e “linea” esemplare. Gran baritono (che la Scala trascura troppo…). Su un piano meno felice il pur impegnatissimo Chenier di Marcello Giordani che sconta un certo logorio vocale: gli acuti in forte sono sani e potenti, il “centro” e le mezzevoci tendono a frantumarsi. Prova comunque dignitosissima. Molto discutibile per dizione e stile la Maddalena di Natalie Bergeron (che però cresce parecchio negli ultimi due atti), a corrente molto alterna i ruoli minori, con l’eccezione di un probabiloe, vero talento: il “mezzo” siciliano Clara Calanna nel ruolo della vecchia Madelon, breve ma sufficiente a svelare un magnifico timbro e una linea di canto che la fa attendere ad altre prove. Stupefacente, negli anni, la crescita del coro della Verdi, ultimo gioiello creato da Romano Gandolfi in iniziale assetto amatoriale, oggi diretto benissimo da Erina Gambarini
Pur con gli squilibri (ma anche i meriti) della compagnia di canto, la saldissima mano di Bignamini, il suo temperamento ed il suo gusto per un suono terso e trasparente, la grande risposta della sua orchestra e l’evidente “coinvolgimento” di tutto il cast fanno di questo Chenier una piacevolissima e riuscita festa di chiusura d’una stagione complessivamente assai felice.

marco vizzardelli
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