MatMarazzi ha scritto:Va detto, però, caro Ric, che non sei COMPLETAMENTE solo: Maugahm - e con le sue solite ottime ragioni - ha difeso l'Elektra zurighese.
Salutoni,
mat
Si.
Caro Ric non sei solo.
Riemergo dalla letargia lavorativa (per me la veglia è OD, il sonno è il lavoro, tipo Erda) per difendere l'Elektra di Kusej.
Forse la chiave non era chiarissima. Ma un volta trovata lo spettacolo funzionava.
Ambientata tutta nella mente di Elektra.
Una scatola che, sulle prime può essere letta come una cella d'isolamento di un manicomio.
In realtà ha le porte imbottite... all'esterno.
E' la testa di Elektra. Siamo nella sua mente, ormai definitivamente blindata, una scatola che Elektra si è costruita, come tutti gli adolescenti in difficoltà, per proteggersi dal mondo esterno che è pericoloso e traumatizzante.
Ogni tanto questa scatola si rompe ed entrano schegge impazzite del mondo esterno ovviamente paradossali, enormi, grottesche, deformate come sono certi incubi degli adolescenti spaventati.
Il carnevale finale rientra in quest'ottica. E' la gioia liberatoria di una ragazzina ferita che fa festa. Elektra, ovviamente per Kusej, non riesce a immaginare una gioia se non facendo ricorso a queste, piccole, struggenti immagini forse pescate da ricordi immagazzinati da piccola. Quando i mostri c'erano già, ma non le facevano troppo male.
Ovviamente tutto questo è molto dramaturg, teatro di regia, tesi e controtesi. E alla lunga stucca. Ma l'Elektra è corta.
Difendo Kusej anche nella Carmen di Berlino. Ha uno dei più favolosi incipit del II atto che ricordi.
Nella Lady-Sost. ha qualche intuizione però poi è risaputo, sensazionalistico, biricchino e marachelloso per tutta l'opera.
Anche se la passione per la Westbroek mi è nata in quella Lady.
Comunque è un regista che, per ora, mi interessa poco.
Come tutti i registi ossessionati da un idea fissa alla lunga mi annoiano.
WSM