La traviata - Teatro alla Scala 2013

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda DottorMalatesta » dom 08 dic 2013, 17:01

Letto, Pietro. In parte condivido, in parte no. Ma sarei curioso di sapere che ne pensano gli altri amici del forum.

Per quanto riguarda la scelta di inaugurare con Traviata chissà, forse Tcherniakov ti avrebbe risposto come Verdi "Un altro forse non avrebbe fatto quest'opera per mille goffi scrupoli... Io la faccio con tutto il piacere".

Francamente non credo che un regista di fama internazionale come Tcherniakov abbia voluto "auto-gessarsi" solo per... ricevere qualche fischio in meno. Da persona intelligente qual è, se avesse voluto avere un successo unanime alla Scala 1. non avrebbe mai accettato di fare Traviata 2. avrebbe fatto una Traviata alla Zeffirelli. Penso che a gente come Guth, Carsen, Tcherniakov, Herheim delle contestazioni del loggione scaligero e dei vari numi tutelari di non-si-sa-bene-cosa-o-chi proprio non sappiano che farsene.
Poi io da Tchherniakov mi sarei aspettato, come da indicazione di Verdi, una Violetta puttana ambientata nel dicembre 2013. Tcherniakov invece ci ha dato dell'altro. E su quest'altro si può (e si deve) discutere. Ma francamente pensare ad un Tcherniakov (Tcherniakov! Regista che ha avuto le palle per realizzare un Wozzeck o una Kovantschina in cui i chiari riferimenti alla Russia d'oggi che sono un chiaro, durissimo atto d'accusa della politica Putin!) timoroso delle (immancabili) reazioni del loggione (una delle poche cose certe come la morte, in Italia) o incline a sottoporsi ad una censura propria o altrui, questo direi di no. Se avesse voluto non compromettersi, non avrebbe dovuto mettere in scena spettacolo che pestano i piedi ai regnanti russi, altro che loggione scaligero! :mrgreen:

Ieri sera non si è visto "Il trovatore" di Bruxelles. Su questo siamo d'accordo. Infatti si è vista Traviata. Traviata secondo Tcherniakov. Che vuol dire anche, e secondo me vale la pena sottolinearlo, che si è trattato di uno spettacolo in cui tutti (incluso quel pezzo di legno di Beczala) hanno recitato da dio.

DM

P.S.

Dopo aver assistito alla premiere dell'Onegin diretto da Tcherniakov a Mosca, la Vishnevskaya disse “I’ll never enter this theater again, I won’t go to the opera for a long time after what I saw.” Magari gli incivili che popolano il loggione potrebbero prendere esempio... :roll: Non è per tappare la bocca a nessuno. Ma se vado al cinema a vedere un film di Vanzina sapendo già che per me sarà una schifezza, non farei meglio a restarmente fuori? Ah no, scusate: questi vanno a teatro a scassare le gonadi all'intero genere umano perché devono "dare una lezione" a chi "ha tradito Verdi". Motivazione sufficiente per augurare la deportazione in Siberia a Tcherniakov (come ho letto in giro !) : Hurted : ?

Chuck ha scritto:
pbagnoli ha scritto:Ecco le mie riflessioni sullo spettacolo che abbiamo visto

Riflessioni che condivido al 100%. Intanto, per fare un po' di gossip, Beczala annuncia su Facebook che alla Scala non metterà più piede e che in futuro verrà in Italia solo in vacanza. Saranno contenti i loggionisti...


E se ne andrà cantando "Addio fiorito asil(o nido)"!

: Nar :

Dai, loggionisti, continuate così ché di questo passo l'anno prossimo alla Scala vedremo una Traviata con Gruberova, Nucci e Alvarez!
Per chi invece vorrà sentire Beczala, Damrau e Lucic daranno la Traviata di Tcherniakov in un Gulag in Siberia!

:(


Perché il co-moderatore non mi modera? Deportato in Siberia anche lui?
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda Maugham » dom 08 dic 2013, 19:04

DottorMalatesta ha scritto:
Perché il co-moderatore non mi modera? Deportato in Siberia anche lui?


Non ti modero :D perchè mi riservo di dire sensatamente la mia solo dopo aver visto l'opera in teatro.
Anticipo solo che tutta questa gran recitazione io non l'ho vista. A meno che le smorfiette e i broncetti e l'avanti e indietro e le ditine strette a pugno della Damrau non vengano intesi come grande recitazione.
Ma forse era solo un effetto della ripresa televisiva ravvicinata.
Ieri sera mi sono annoiato.
Ma, come ho detto, per capire l'atmosfera di ogni spettacolo (e forse ancor più di questo) bisogna vederlo da vivo.
Ad esempio un mio amico architetto -per nulla melomane- mi ha chiesto come mai le scenografie fossero tutte leggermente fuoriscala.
io l'ho notato solo nella festa in casa di Flora.
Ne riparleremo.

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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda beckmesser » dom 08 dic 2013, 19:12

Premettendo che anch'io, per farmi un'idea completa, aspetterò di vedere lo spettacolo a teatro, dato che i potenti mezzi audio della Rai e la solita ineffabile regia televisiva che funesta tutte le riprese della Scala mi hanno lasciato molti dubbi; detto questo, mi sentirei di dire che la prima impressione è innanzi tutto che è uno spettacolo che deve aver avuto molti guai in fase di montaggio. Di Tcherniakov si può dire tutto: che è un genio o che è un ciarlatano, che le sue idee sono sublimi o che sono cretinerie, ma su una cosa credo non si possa discutere: tecnicamente, è uno dei registi più ferrati che ci siano in circolazione; i suoi spettacoli (comunque se ne voglia giudicare l'idea di fondo) sono macchine teatralmente perfette: per questo non riesco a credere che, in questa Traviata, i vuoti drammaturgici, il coro che non sapeva cosa accidenti fare, certe boutades messe lì giusto per fare qualcosa, siano semplicemente vuoti di idee del regista. Gli applausi finali, del resto, con tutti a fegarsene uno dell'altro, quegli sguardi evitati e la totale assenza di qualsiasi interazione fra regista e direttore mi fanno sospettare che queste settimane non devono essere state propriamente idilliache... Le tensioni durante le prove, si sa, a volte per una strana alchimia teatrale danno luogo comunque ad un risultato straordinario; stavolta non è successo, e l'impressione è quella di una alcune grandi personalità che andavano ciascuno per proprio conto.

Detto questo, non mi sembra tuttavia che si tratti di una Traviata mancata. In questo senso, non sono molto d'accordo sul fatto che la regia fosse “tradizionale”: la drammaturgia dell'opera è stata da Tcherniakov ribaltata quanto quella del Trovatore di Bruxelles. Una Traviata senza malattia, senza morte, senza cortigiana e, soprattutto, senza amore; perché a me questo è sembrata la Violetta di Tcherniakov: una donna con una vita completamente priva di amore che, a un certo punto, per gioco, per noia, per scommessa verso se stessa, decide di innamorarsi di uno dei bellimbusti che le girano per casa, idealizzandolo come amante sublime. Una Violetta parente stretta di Madame Bovary più che della Duplessis, ma nondimeno un'idea molto interessante. E, in questo senso, il finale del primo atto mi è parso un momento di teatro strepitoso. Uno dei problemi è che una visione così originale sembrava solo abbozzata. Un altro problema è che la Damrau non è la cantante giusta per un'impostazione di questo tipo: non so se perché non ci credesse fino in fondo o perché non ci riuscisse, fatto sta che, malgrado l'impegno, l'impressione era quella di una seria professionista che si sforzava di svolgere il compito assegnatole, ma senza quell'identificazione totale fra personaggio e interprete che consente allo spettatore di credere fino in fondo a ciò che sta vedendo.

Ma il problema vero (e lo si è già visto con tutti i veri grandi registi che sono arrivati alla Scala) è che in queste operazioni o vai fino in fondo, o rischi di scontentare tutti: in questo caso Tcherniakov ha irritato le anime candide che non sopportano che un tenore si metta a tirare la pasta della pizza in scena e deluso chi si aspettava una delle sue solite macchine da guerra. Potenza, in negativo, della Scala...

Beczala era genericissimo come cantante ma credibilissimo come attore, Lucic nemmeno questo. Su Gatti, dato il livello della trasmissione, mi diventa difficile valutare colori, dinamiche, equilibrio con il palcoscenico. Tempi lenti, ritmi molli: una Traviata che non mi è parsa memorabile ma che, soprattutto, non c'entrava praticamente nulla con quanto si vedeva in scena.

In ogni caso, come detto, vedremo in teatro...

Saluti,

Beck
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda DottorMalatesta » dom 08 dic 2013, 19:54

Maugham ha scritto:Anticipo solo che tutta questa gran recitazione io non l'ho vista. A meno che le smorfiette e i broncetti e l'avanti e indietro e le ditine strette a pugno della Damrau non vengano intesi come grande recitazione.
Ma forse era solo un effetto della ripresa televisiva ravvicinata.


Guarda, sarà che sono un ottimista, ma per quanto riguarda la recitazione, viste le premesse, mi aspettavo una debacle. La Damrau non mi è mai sembrata un fulmine di guerra in fatto di recitazione (non mi ha mai convinto del tutto né nel Rigolett di Lehnoff né nei Contes di Jones, ed ora fucilatemi :mrgreen: !), Beczala e Lucic hanno l'espressività di due pezzi di legno. Inoltre (e questo darebbe ragione a Beck) Beczala ha detto esplicitamente che non concordava con la visione del regista sul personaggio di Alfredo e la stessa cosa, tra le righe, l'ha fatta capire la Damrau. Poi, con la telcamera incollata a due centimetri dalla bocca, ci credo che la recitazione è parsa un po' sopra le righe!

Comunque (soprattutto per la valutazione della parte musicale) ci riaggiorniamo dopo averla vista dal vivo!

Grazie e ciao!

DM

P.S.: la registrazione audio di radiotre è decisamente migliore rispetto al video.
http://www.todoperaweb.com.ar/musica/op ... -8097.html
Certo, siamo lontani dalla perfezione. Però meglio di niente!
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda beckmesser » dom 08 dic 2013, 21:01

DottorMalatesta ha scritto:Inoltre (e questo darebbe ragione a Beck) Beczala ha detto esplicitamente che non concordava con la visione del regista sul personaggio di Alfredo e la stessa cosa, tra le righe, l'ha fatta capire la Damrau.


Evidentemente, alla fine Beczala ha finto meglio, ma era evidentissimo che la Damrau stava svolgendo un compitino in cui non credeva per nulla e che il suo sogno sarebbe stato fare una bella Violettona romantica col cuore in mano. Alla fine il compito l'ha svolto con dignità e impegno, ma non le si credeva nemmeno per un momento... Allo stesso modo, è evidente che le due feste erano abbozzi incompleti. Io non so cosa è successo: magari Tcherniakov ha deciso di non rischiare, magari Lissner gli ha chiesto di lasciar perdere, magari il coro si è rifiutato di fare quello che gli veniva chiesto, o magari ancora Tcherniakov ha capito che al coro della Scala certe cose è inutile chiederle, ma sono convinto che quelle scene non sono state realizzare così com'erano state concepite.

Poi, ovviamente, il pubblico valuta ciò che vede, ma chiunque abbia una qualche dimistichezza col teatro percepiva a naso che qualcosa non funzionava e che il problema non era la pizza di Alfredo...

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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda Luca » dom 08 dic 2013, 21:53

Il testo di Pietro è molto ben scritto e condivido in larga parte le sue osservazioni. Questa Traviata - a ripensarci - non mi è piaciuta per nulla e se, come credo, la daranno in replica giovedì 12 neppure potrò rivederla perché sarò all'Opera per l'Ernani (su cui vi riferirò, scuola permettendo).
Saluti, Luca.
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda mattioli » dom 08 dic 2013, 23:08

Ho letto l'editoriale di Pietro e, con tutta la simpatia, devo dire che non sono d'accordo nemmeno sulle virgole.
Però sono molto stanco e leggermente nauseato da quest'overdose di Traviata e dalle scene indecenti (queste sì) purtroppo viste alla Scala, quindi vorrete scusarmi se non spiego adesso perché.
Mi dicono che audio e video fossero, come da migliore tradizione, indecorosi. Io ero in teatro e quindi non ho idea se sia vero, in ogni caso potrebbe spiegare molte differenze di valutazione.
Permettetemi però un consiglio da quel vecchio zio rincoglionito che sono (oggi mi sento così, un po' Germont senior): chi può, vada alla Scala a vedere questa Traviata.
Scusate la laconicità, ma sono davvero sfinito.

AM
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda flipperinodoc » dom 08 dic 2013, 23:36

sinceramente nemmeno io concordo con Pietro, in questa occasione
mi pare evidente, sia leggendo qui sia in altri luoghi, che chi era a teatro abbia assistito ad una rappresentazione, e chi l'ha vista dai potenti mezzi di TeleVizzoloPredabissi5 un'altra..... chi può vada in scala, chi non può riascolti la parte musicale, cercando di dimenticarsi di averla sentita ieri....

per quanto riguarda le pagine dell'ex quotidiano milanese (al momento lo definirei carta.....) mi pare che il ridicolo abbia raggiunto il suo apice.... basta leggere i deliri di isotta e le pagelle di torno.... sembra si siano divertiti a prendersi in giro l'un con l'altro..... ma d'altronde quando si parla di traviata e si cita mikado.....! caro DMalatesta, effettivamente 1,30 euro buttati

by the way, tornando alla musica, non trovate che il finale con i violini spostati all'ottava superiore anticipi in maniera evidentissima il finale struggente della forza del destino? è una mia follia?

ciao
flip
non respira! .... sarà all'ottavo piano!
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda reysfilip » lun 09 dic 2013, 0:06

mattioli ha scritto:Permettetemi però un consiglio da quel vecchio zio rincoglionito che sono (oggi mi sento così, un po' Germont senior): chi può, vada alla Scala a vedere questa Traviata.


flipperinodoc ha scritto:mi pare evidente, sia leggendo qui sia in altri luoghi, che chi era a teatro abbia assistito ad una rappresentazione, e chi l'ha vista dai potenti mezzi di TeleVizzoloPredabissi5 un'altra..... chi può vada in scala, chi non può riascolti la parte musicale, cercando di dimenticarsi di averla sentita ieri....


Concordo! Quel poco che ho visto ierisera prima che rai5 mi desse forfait mi sembrava rendesse la metà di quello che ho visto dal vivo (è vero che il 4 era pur sempre un'altra data.)
Aspetto di rivederla su internet prima o poi.

Filippo

PS: Grazie per i complimenti al mio sproloquio e alla fiducia che mi avevate dato.
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda roberto » lun 09 dic 2013, 9:59

Buongiorno a tutti. Ho letto con attenzione i vari commenti su questa famigerata Traviata spesso contrastanti fra di loro come è giusto che sia quindi permettetemi di dire la mia. Anzitutto vorrei sapere quale forza spinge necessariamente a stravolgere ciò che l'Autore ha scritto. Gli anni passano e quindi è anche giusto avvalersi della tecnologia moderna per quanto riguarda la scenografia quali l'impiego di laser etc. ma la storia no; se la scena prevede una chiesa, questa può essere inserita al centro, a destra, a sinistra ma non può mai diventare una discoteca con giovani scamiciati al posto dei fedeli. In questo caso si tratta di una PARODIA cui sono state applicate le musiche di una certa opera. E veniamo a noi. Per quanto riguarda i cantanti sia pure con qualche incertezza iniziale a me è piaciuta la Damrau, mentre non posso dire la stessa cosa di Beczala un tenorino non certo all'altezza di cantare alla Scala. Ho letto da qualche parte che non canterà più in Italia, beh non ritengo sia una grossa perdita. Buono invece Lucic anche se l'impegno è inferiore rispetto ai protagonisti dell'opera. La direzione musicale di Gatti assolutamente inadeguata: troppo lenta e forse abbassata di un tono(ma qui chiedo il conforto di chi ne sa più di me.) Infine veniamo alla regia. Riconosco che siamo in tempo di crisi quindi bisogna arrangiarsi nel preparare il pranzo da soli (Annina che faceva?) ma soprattutto questa povera Violetta che si era spogliata di ogni suo avere per amore non aveva conservato nemmeno il letto per riposare e quindi è stata costretta a morire su una sedia. Come ho già detto in passato non sono un tecnico, ma un appassionato che da oltre 50 anni ha frequentato e frequenta teatri ascoltando cantanti di ogni genere. Mi metto nei panni di un giovane che per la prima volta vede la TRAVIATA DI VERDI. Ricorderà una bella musica, ma soprattutto Alfredo che impasta la farina e Violetta che stende la sfoglia con il matterello!!! cose dell'altro mondo. Di fronte a questi spettacoli tanto vale vedersi un bel DVD interpretato da protagonisti (direttori e cantanti ) che hanno rispetto per la musica e per il pubblico.
roberto
 
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda DottorMalatesta » lun 09 dic 2013, 12:21

Roberto, ho grande rispetto per il tuo punto di vista. Tuttavia, sai, piú approfondisco la conoscenza di Verdi, e più mi rendo conto di quanto fosse un compositore per il quale il “teatro” era la cosa più importante. Molto più importante del “bel canto”, della “gradevolezza”, del “moralmente appropriato”.
Ricorderai quello che scrisse il censore a proposito del Rigoletto: “Il poeta Piave ed il celebre maestro Verdi non hanno saputo scegliere altro campo per far emergere i loro talenti che quello di una ributtante immoralità ed oscena trivialità”.
Sappiamo poi quanto ci tenesse Verdi a mettere in scena Traviata (opera in cui giá il titolo è tutto un programma!) in una scenografia e un contesto contemporaneo. Mica male, per il pubblico di allora, lo shock di vedere rappresentata la storia di una prostituta (d´alto rango fin che si vuole, ma pur sempre prostituta), per giunta malata di tisi (malattia, di fatto, venerea) in abiti contemporanei che era morta a Parigi appena 6 anni prima. E´ la Traviata cosí come concepita e voluta ad essere motivo di scandalo! Altro che Violetta che muore col cappello in testa (ricordi lo scandalo nel 1955?) o sulla sedia anzichè sul letto (oggi)…
Comunque di questi temi abbiamo parlato ad infinitum.
Per quanto mi riguarda a teatro… viva la libertà (di apprezzare o meno!)!
Ciao,
DM
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda pbagnoli » lun 09 dic 2013, 12:34

mattioli ha scritto:Ho letto l'editoriale di Pietro e, con tutta la simpatia, devo dire che non sono d'accordo nemmeno sulle virgole.

Bene! Sono contento!
Quando hai voglia, ragioniamoci sopra...
Un abbraccio, : Love :
Pietrone
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda teo.emme » lun 09 dic 2013, 13:18

Ho seguito la diretta televisiva - in parte su Rai5 (ripresa audio semplicemente vergognosa) in parte su Arte - e devo constatare come, in un certo senso, le contestazioni non hanno centrato il bersaglio. Ho letto in queste ore di tutto e di più circa la Traviata inaugurale e la maggior parte dei commenti - scandalizzati o entusiasti - si è concentrata sulla regia. Io credo che quella fosse il problema minore. Premesso che trovo assurda ogni "destrutturazione" per smontare una drammaturgia per ricrearne un'altra alternativa e che nulla o quasi c'entra con quella originale, non ne capisco le ragioni e trovo che non tenga conto del portato metamusicale della musica stessa (che è scritta per accompagnare determinati snodi drammatici e non può essere spostata così a cuor leggero da un significato all'altro). Voi non la pensate così: amen, "viva la libertà". Detto questo cosa c'era di scandaloso nella regia di Cerniakov mica l'ho capito: piuttosto mi hanno colpito gli errori grossolani - errori che in Macbeth, ad esempio erano assenti - le ingenuità, la gratuità di certe scelte...e dal regista russo - solidissimo tecnicamente - mai me lo sarei aspettato. Sembrava una regia fatta contro voglia e per nulla ispirata, piuttosto tradizionale, ma con alcune provocazioni gratuite giusto per dire "famolo strano". Attribuire il pessimo esito dello spettacolo a Cerniakov, dunque, è profondamente ingiusto, ingenuo e, alla fine, molto utile... Sì perché così si svia l'attenzione su quelle che sono le vere responsabilità del disastro - perché un disastro è stato! E la colpa, a mio giudizio, sta tutta nel manico, anzi nella bacchetta del direttore d'orchestra. Mai ho sentito tanto grigiore in una direzione verdiana (forse bisogna risalire a Santini che però, almeno, un po' di mestiere lo conosceva ed evitava di anestetizzare il pubblico). Una pesantezza diffusa negli accompagnamenti, una totale mancanza di leggerezza e "frivolezza" (ed è cifra fondamentale dell'opera, questo contrasto tra la frivolezza della società, superficiale e viziata e il dramma intimo e sincero di Violetta), una lentezza estenuante incapace di tradursi in dramma o cupezza, ma semplicemente in noia, noia e noia. Certo il suono dell'orchestra è più corposo e vibrante, ma davvero oggi nel 2013 è ancora auspicabile il ritorno ad un Verdi appesantito da tonnellaggi sonori wagneriani? Oggi che la ricerca sulla prassi filologica non è più un tabù neppure in Verdi? Io ho la sensazione che Gatti non abbia alcun feeling col repertorio verdiano: non gli appartiene, probabilmente non gli piace neppure e alla fine non sa come gestirlo. Soprattutto non sa come gestire il canto: dal ritmo assurdamente rapido della cabaletta di Germont (con un Lucic palesemente in difficoltà), ad un "amami Alfredo" asettico che se non fosse stato per quel che accadeva in scena poteva passar via come un telegramma di auguri, da certe libertà lasciate ai cantanti, ma evidentemente non supportate (acuti aggiunti senza criterio: perché il Mi bem di Violetta sì e il Do di Alfredo no?), basti pensare a quella orribile "cadenza" eseguita da Beczala nella prima scena dell'atto II! Non capisco, poi, l'unico intervallo messo a metà dell'atto II che spezza la continuità temporale, e compromette la distinzione dell'ultimo atto. E' un bruttissimo vezzo che sarebbe da estirpare: gli intervalli vanno messi dopo la conclusione degli atti, perché in mezzo mal ci stanno. Poi c'è il cast, da cui emerge solo la Damrau - pur castrata da una direzione del genere - che tiene su da sola la serata. Lucic è quel che è, e mi riallaccio a quanto scritto da Pietro. Beczala invece è stata la vera delusione: oddio, mezza delusione, dato il pessimo Edgardo nella Lucia targata Mariinsky. L'ho trovato volgare e sguaiato, e soprattutto lasciato allo sbando (di particolare cattivo gusto, poi, l'accusa di razzismo rivolta - a mezzo FB - al pubblico scaligero, che l'avrebbe fischiato solo perché polacco). Grottesca la Zampieri e non aggiungo altro. Tralascio poi il disastro del concertato del Finale II, con la mancata entrata di Violetta: un incidente che non è accettabile alla Scala e al 7 di dicembre (ed è cosa per cui qualcuno dovrebbe pagare), che dimostra il totale sbandamento di quello che dovrebbe essere il fiore all'occhiello dei nostri teatri lirici. E certifica l'incapacità totale ad allestire un titolo come Traviata (mica i Meistersinger)...
Infine una considerazione generale: l'altroieri in sala c'erano - se non sbaglio - le tre più alte cariche dello stato, il sindaco di Milano, il presidente della regione e una bella infornata di ministri, onorevoli e alti papaveri (alcuni in diretta da San Vittore, con una scelta di involontaria parodia). Gatti prima di iniziare ha dedicato la serata a Mandela, appena deceduto e che pur avendo un posto indelebile nella storia, c'entra poco o nulla con la musica. Dopo di che è stato il turno dell'inno di Mameli... Ecco io credo che queste cose non accadano a Londra o a Berlino o a Parigi: davvero abbiamo bisogno di questa fastidiosa retorica? Di questa ansia da "evento ufficiale"? Di questa sfilata di auto blu e carabinieri in alta uniforme? Di queste bandiere che sventolano perennemente pro o contro qualcuno? Della solita contestazione in piazza che è sempre più parte della sceneggiata in un "amarcord" da anni '70?
Ultima modifica di teo.emme il lun 09 dic 2013, 13:23, modificato 1 volta in totale.
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda vivelaboheme » lun 09 dic 2013, 13:23

Letto Bagnoli, apprezzo, in parte condivido in parte no ma questo è bello e normale, ma ne apprezzo, appunto, la civiltà dell'espressione, laddove attorno a questa Traviata, in teatro e sul solito Corriere della Sera ormai avvinto nella sua bega da cortile con il teatro, c'è stata tanta, autentica inciviltà, spesso strumentale, di espressioni. E dico la mia.

Il caso ha voluto che, pochi giorni prima di assistere a questa sconvolgente, rivoluzionaria, miliare Traviata firmata da Daniele Gatti, Dmitri Tcherniakov e Diana Damrau, vedessi l’ultimo – pure sconvolgente film di Woody Allen, Blue Jasmine. In entrambi i casi ( e con una curiosa identità di colore fondamentale: il giallo nei salotti di Allen e in quelli di Tcherniakov), si assiste all’alienazione, annullamento ma in un certo senso glorificazione della protagonista rispetto ad un prossimo che , per insensibilità o convenzione sociale, la “aliena” fino ad una dissociazione dell’anima (Allen) o all’irrigidimento in una morte che non è tanto “tisi” del corpo, quanto dello spirito (l’annunciata “fine sulla sedia” nello spettacolo di Tcherniakov). Un’alienazione che, in Traviata, è annullamento del desiderio-possibilità-bisogno di dare e ricevere amore. Questo è il sopruso, pazzesco, commesso ai danni di Violetta. Respinta a morte più ancora che consunta dal morbo, ma anche elevata dal mondo che l’ha respinta (ecco i famosi violini un’ottava sopra nel finale).
E’ una tematica che trova lancinante espressione musicale nella sconvolgente lettura di Daniele Gatti, che entra in Traviata, la sviscera , l’analizza la ricompone, la vive con quella pazzesca volontà reaizzata di confronto in prima persona con i testi che ne fa un unicum fra i direttori viventi. Chiedersi se sia lento o veloce a mio avviso non ha molto senso, e in presentazione lo stesso direttore aveva dato spiegazioni in merito. Gatti entra in ogni parola, stato d’animo, situazione, trovandoil colore, la dinamica, la scansione, il tempo che non è uno ma sono mille, tanti quanti i moti dell’anima di ognuno dei personaggi, messi in un continuo dialogo, fatto di fremiti e sospensioni, silenzi o urlo o sussurro (estremi: il filo indescrivibile di suono e voce nell’Addio del Passato o la furiosa strappata dei bassi nella cabaletta di Alfredo). E questo pazzesco lavoro “dentro” il testo avviene senza che per un solo istante vada persa la visione sintetica del tutto. Gatti “è” in Traviata nel particolare e nel tutto, l’uno totalmente funzionale all’altro. Mai, e davvero mai, abbiamo ascoltato Traviata così lancinante, disperata: il finale in particolare, tirato allo spasimo (fino al nero e al peso “tragico” di quegli ultimi accordi, cadenzati e battuti dalle memorabili percussioni scaligere) toccava quella corda di consunzione dell’anima nella tragedia che era di certi momenti musicali dell’ultimo, immenso Bernstein (uno dei direttori cui certi aspetti di Gatti da sempre rimandano). Ma, costruita su un suono volta a volta leggerissimo o denso secondo necessità, è una Traviata che – come lo stesso Gatti aveva preannunciato – non ha modelli o precedenti. In qualche modo, ma forse anche oltre, Gatti “si pone”, da direttore, alla maniera con cui Maria Callas si pose da interprete della protagonista. Dirompente rispetto a modelli o passato, ma totalmente pertinente nonché di straordinaria personalità musicale e direi, drammaturgica: è, di per se stessa, una direzione-regia. Grandissimo Daniele Gatti.
La regia c’è: e non si capisce perché e per cosa ancora il pubblico della prima si scandalizzi, a fronte di una lettura linearissima fondata sul dialogo fra le parti, i personaggi: per cui, se Alfredo nell’atto “casalingo” dapprima tira affettuosamente la pasta davanti all’amata, poi taglia furiosamente le verdure davanti alle falsità consolatorie paterne, questo è soltanto l’espressione di ciò che sta avvenendo nella sua anima in dialogo con l’interlocutore, e non c’è proprio niente di scandaloso, è tutto perfettamente naturale, nel quadro d’uno spettacolo nel quale non una sola azione dei personaggi è stata studiata a caso o senza motivo. In questo senso è impressionante tutta l’allucinata seconda festa, con la partita a carte (qui Damrau ha avuto un umanissimo incidente, che ha poi raccontato: è caduta entrando in scena, forse con istantaneo malessere, ecco il perché dello sfasamento in scena: sono esseri umani, al contrario di parte del pubblico) che Gatti conclude dando al concertato una tinta e un carattere "scuri", disperati: è già presagio di morte:finale secondo e finale terzo si specchiano.
Diana Damrau (cui, nota a parte, Tcherniakov mette "accanto" la "presenza", per me azzeccatissima, della Annina quasi-punk della Zampieri) è una meravigliosa Violetta nella quale le doti della virtuosa (non solo le agilità, ma la capacità di assottigliare la voce fino al sussurro, di scurirla o schiarirla, di cantare "sulla parola") vengono messe a totale servizio della realizzazione drammaturgica del personaggio: questa Violetta la cui "tisi" non è – ripetiamo – tanto malattia fisica quanto alienazione dello spirito (i farmaci dell'ultimo atto). Una Violetta che tenta fino all'ultimo (bellissimo l'"Alfredo Alfredo" seduta, provando a spiegare all'amato furioso, impressionante l'irrigidimento finale) di entrare in dialogo con due persone – padre e figlio – o forse un mondo, che non riusciranno a capirla (o non vorranno), e dai quali si alienerà. Nella gestualità dell'ultimo atto (magnifico, qui, Tcherniakov) i due mondi – padre più figlio, e Violetta – si separano completamente, come vi forse un muro invisibile. Violetta non compie movimento o atti "da tisica": sono gli atti di una creatura costretta ad alienarsi (è la sua morte, rigida sulla sedia) da un mondo che non si è sintonizzato con lei. Straordinaria Damrau, ma bravissimi tutti (l'Alfredo volutamente "grossier" – Gatti l'aveva predetto – di Beczala, il cinico papà Germont di Lucic), insieme ad orchestra e coro nell'adesione al disegno complessivo, d'una Traviata contestata dagli irriducibili dell'opera-museo, i papà Germont della Scala, convenzionali tali quali, ma applaudita da chi "ascolta" e "guarda" e partecipa con l'anima. Per noi, una Traviata memorabile, da rivedere e riascoltare (e da portare nel mondo) nella straordinaria direzione musicale e nella forza scenica.

marco vizzardelli
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Re: La traviata - Teatro alla Scala 2013

Messaggioda mattioli » lun 09 dic 2013, 13:46

Rispondo velocemente agli ultimi tre interventi.

A Bagnoli: certo, Pietrone, ci confronteremo. Ma prima bisogna davvero che tu questa Traviata la veda in teatro. Credimi, ne vale la pena.
Di teo.emme devo dire che sono felice che abbia scritto. Mi era capitato infatti di essere in toto d'accordo con un suo precedente intervento e la cosa mi preoccupava assai. Adesso scopro di essere in totale disaccordo con quanto scrive di Gatti e questo mi riconforta (scherzo, per carità :twisted: ).
A Vizza/Vivelaboheme non saprei che dire se non che andrò alla prima occasione a vedermi l'ultimo Allen.

In attesa che si possa fare una discussione a bocce ferme, intendo a muggiti finiti, spettacolo visto live e anche, per quel che mi riguarda, emozioni decantate, ho fatto un giro su siti e facebook e altre piazze telematiche. Colpisce e sbigottisce e anche un po' preoccupa l'estrema violenza dei commenti. Capisco che per certa gente l'insulto, dal vivo o sul web, sia l'unica possibilità di far notare la propria esistenza (e anche l'unico modo di esprimersi), ma qui si schiudono davvero tali abissi di malanimo, rancore, frustrazione e totale mancanza di ironia e autoironia da lasciare basiti. Per carità, fatta salva la diversità delle opinioni, è il modo di esprimerle che fa (anche) la differenza. E fra l'hooligan che l'altra sera alla Scala mostrava il medio al Tcherniakov urlando insulti e l'hooligan che va allo stadio a gridare cornuto all'arbitro io non vedo questa gran differenza...
Scusate lo sproloquio.
Baci baci

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