beckmesser ha scritto:Può essere, ma in realtà mi sembra che Kauffmann sia in generale un cantante ad alto rischio di cancellazione. Solo per stare agli spettacoli più recenti, mi sembra di ricordare che abbia cancellato recite del Werther parigino, del Lohengrin di Bayreuth, del Fidelio che citi a Monaco; all'Adriana di Londra c'era andato vicino. Non credo però dipenda da capricci, quanto dalla delicatezza del suo "strumento". In questo bisogna dare ragione ai cellettanti: una tecnica come la sua è rischiosissima, sempre al limite com'è, e richiede sempre una forma fisica perfetta. Un'emissione più tradizionale consente meglio di far fronte con trucchi e ripieghi, la sua no. Ricordo quella vecchia volpe di Bergonzi che in un'intervista diceva di essere in grado di esibirsi se si sentiva fino al 50% delle sue possibilità, sotto cancellava. Kauffmann non credo riesca ad andare nemmeno al 90%: o c'è tutto, o non c'è, e fa meglio a cancellare.
Non sono tanto d'accordo, Beck.
O meglio. Sono d'accordissimo sulla sintomatologia che individui (il senso di faticoso impegno fisico che Kauffman quasi sempre comunica), meno sulla diagnosi.
Non è un problema tecnico per due ragioni.
1) In apparenza il canto declamatorio potrebbe sembrare più logorante di quello vocalistico, ma la storia ci insegna il contrario.
E' molto più frequente che cinquantenni e sessantenni in carriera siano declamatori; in compenso non è affatto raro che provetti vocalisti mostrino le prime crepe intorno ai quaranta.
2) tanto più che la tecnica di Kauffman è stupefacente anche per un declamatore. Non sono in tanti i declamatori che smorzano i la naturali e i si bemolle con la sua facilità. Per non parlare della disinvoltura con cui Kauffman si inerpica su tessiture più alte di quello che la sua voce consentirebbe.
Che possa reggere ruoli faticosissimi e per giunta più alti rispetto al suo baricentro naturale è conferma di potenzialità tecniche straordinarie.
Non è quindi per questioni tecniche che Kauffman accusa questo senso di sforzo.
Semmai il suo problema (quella sensazione di sforzo, quella necessità - come tu giustamente dici - di essere sempre al massimo della forma fisica, i forfait più frequenti dell'eticamente concesso) ...dipende secondo me da ciò che ho appena scritto.
Quasi tutti i personaggi di Kauffman sono al momento un filino troppo alti per la naturale disposizione della sua voce.
Non tanto alti che non possa dominarli egregiamente (magari sfoderando si bemolli che sono folgori), ma abbastanza alti da costringerlo a compensare con la sua tecnica straordinaria e un gravoso impegno atletico la fatica che essi gli richiedono.
Kauffman (come baricentro se non come estensione) sarebbe lievemente più centralizzante di un tenore medio.
E dovrebbe tenerne conto nel momento in cui accetta una scrittura (ecco perché era prevedibile che Romeo non l'avrebbe cantato).
Scommetti che non cancellerà mai Siegmund (a meno che non si rompa un piede), nè - quando lo riprenderà - Parsifal?
Con Tosca, Werther e Lohengrin siamo al limite della sua naturale vocalità, con José e persino Florestan siamo già una spanna oltre.
Non ti sorprende che, benché declamatore tedesco, si tenga sfacciatamente lontano da tutti i ruoli straussiani? Chissà quante migliaia di volte glieli chiederanno! Eppure finora niente Kaiser, niente Bacchus e altri inevitabili del tenorismo germanico? Sono tutti ruoli troppo acuti.
Tosca sì ma non Turandot? Anche Maurizio di Sassonia (scritto per il Caruso del 1902) gli sta benissimo. don Carlo molto meno...
Con Enea e Otello ci sarà da sudare davvero.
Non parliamo di Sigfried e Tannhauser.
Intendiamoci, Kauffman fa bene a cimentarsi anche con questi personaggi, benché un po' troppo acuti per lui: finché il fisico e la tecnica glielo consento, l'espressività e la musicalità basteranno a porlo comunque ai vertici delle classifiche.
Il prezzo sarà quello di apparire sempre un po' al limite e quindi non comunicare quella totale rilassatezza che nelle tessiture giuste non gli mancherebbe di certo. Per noi, il prezzo da pagare sarà un alto tasso di cancellazione.
Ma c'è un prezzo più salato con cui, negli anni, dovrà fare i conti.
Nulla stanca di più una voce che spingerla troppo spesso ai propri naturali confini.
Se il suo scopo è quello di salvaguardare la voce e prolungare la carriera, a nulla gli servirà cancellare una recita su tre (le prove le ha fatte comunque, lo stress dell'allestimento l'ha comunque affrontato).
L'unico modo per durare è cantare il più possibile sotto i propri limiti naturali.
Io almeno la vedo così.
Salutoni,
Mat