beckmesser ha scritto:
A questo punto, urgono i commenti del Divino: non resta che iniziare a salmodiare un “possente Fthà, noi ti invochiamo”…
PS: aspettiamo ora il commento dell’amico Maugham, che credo sarà ben diverso, dato che ha passato tutto il tempo a borbottare “Ah, ma vuoi mettere le mezzevoci di Gigli! Ah, ma vuoi mettere il buon Erede?”
Scusate, avevo perso tempo con la mia sacerdotessa Donika Mataj. Bravissima.
Non ci sono più i cantanti di una volta. Kaufmann faceva falsettini "afonoidi", Pappano era un "battisolfa", l'Harteros era un'Aida "cresciuta a brodini e tè freddi", Schrott un basso "eurosbobbico da scuola del muggito" e Pappano un "nipotastro di Toscanini".
Arrivando a bomba ammetto che tutte queste finezze nell'Aida dell'Harteros non le ho percepite. Certo, eravamo agli opposti delle aidone tutte poppe, ardori e balsami, ma questo lo davo come punto di partenza. All'arrivo ho trovato un soprano in difficoltà per un buon terzo della parte, vuota in basso, a suo agio sino al si naturale (solo se emesso piano), disastrosa nelle frasi acute se prese a piena voce. Nel settembre del 1982 tutti, io per primo, condannammo al rogo l'Aida della scassatissima Ricciarelli targata Abbado-Dg. L'ho riascoltata. Non ho trovato tutte queste differenze nell'Harteros. Aggiungo che il "do" scroccato non è solo una nota. Voglio dire, non è paragonabile all'oteco (anche perchè questo è scritto). Il do di Cieli azzurri è un grido di dolore, l'erompere di uno sconforto trattenuto per due atti, è lava che spacca la crosta.... insomma, avete presente Al Pacino sulla scalinata del Massimo nel finale del Padrino III quando abbraccia il cadavere della figlia? Quell'urlo straziante di Michael Corleone è la summa di tutto il personaggio, il vertice della piramide. Ecco, per me quel do è un po' così. E' una nota a cui Verdi conferisce il massimo risalto. Se non la padroneggi è meglio lasciare perdere Aida. Perchè questa nota non devi solo emetterla con sicurezza, ma devi anche caricarla di significato. A questo aggiungi tutto quello che in termini di sfumature la parte richiede che puoi fronteggiare solo con un vocalismo d'altissima scuola. Che l'Harteros, volente o nolente, non ha.
Su Kaufmann avete già detto meglio di me. Nel finale ha scritto la storia dell'Opera. Nel resto non altrettanto ma bene lo stesso.
Ho avuto perplessità - ci sono arrivato dopo- non su Pappano, ma sull'orchestra. Non che Sante Cecilia non suoni benissimo (ci mancherebbe) quanto sulla natura sinfonica del suono e dell'impostazione. Non è un'orchestra operistica. E l'ho sentito in certe frasi che partivano bene, con un buon rapporto con le voci, un eccellente equilibrio, in altre, invece, sembrava come partire per la tangente e seguire un discorso, sinfonico appunto, che ha creato in me un effetto un po' straniante. Seppure bellissimo.
Pappano? Bravo. Non c'è dubbio. Però il suono omogeneizzato, arrotondato, senza spigoli di questa Aida mi è sembrato un po' fuori tempo massimo. Certo, si ascolta sempre volentieri, ma considerato quello che ha fatto Petrenko nella Lucia di Monaco, ha tirato fuori da un partitura che conosciamo anche capovolta particolari sorprendenti e sbalorditivi, mi aspettavo qualcosa di più da quello che, piaccia o meno, è considerato il più grande direttore d'opera attualmente in circolazione.
WSM