Poliuto (Donizetti)

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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda teo.emme » lun 27 set 2010, 23:46

pbagnoli ha scritto:Ho letto anch'io il "posto" e relative repliche - stizzite - non solo di GG e DD (il che non stupisce affatto), ma anche - e qui mi ha davvero stupito - di Marianne Brandt, una che di solito sa essere anche abbastanza spiritosa, nel modo in cui si riesce ad esserlo in quell'ambiente.
Che dire?...


Beh, ci sono stati ulteriori commenti...
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda pbagnoli » mar 28 set 2010, 9:38

teo.emme ha scritto:
Certo che ce ne vuole di buon tempo per andare alla ricerca di pagliuzze...

Ps: ma voi pensate davvero di essere esenti da refusi, errori e sbagli? Oppure ritenete di avere verità rivelate? E da dove viene tale presunzione? Sarebbe interessante capire...

Caro Teo,
certo che no: nessuno di noi ritiene di essere esente da refusi, errori e sbagli. E ci mancherebbe altro!
Nessuno di noi qui, su Operadisc, si sente investito della missione di tutelar chissà quale antica arte!
Abbiamo una linea editoriale che abbiamo fissato sin dalla nostra comparsa sul web e a quella ci siamo attenuti, fra alti e bassi, consci come siamo che qui in Italia sarebbe stata durissima dire certe cose. Ma nessuno di noi ha mai avuto l'idea di avere la verità in tasca. Ci confrontiamo fra noi e con gli altri e, di tanto in tanto, rivediamo anche le nostre opinioni. Credo che se c'è un posto in Italia dove alligna elasticità mentale, ampiezza di veduta e voglia di non dire mai cose banali, sia proprio questo. E in ciò siamo confortati anche dagli accessi, in perenne crescita. Proprio ieri sera mi ha chiamato un'operatrice di Shinystat per notificarmi il progressivo incremento del nostro ranking: abbiamo un numero quotidiano di pagine consultate che oscilla fra le 2500 e le 3700. Il discorso lusinghiero era finalizzato all'acquisto di un upgrade, ma questa è un'altra storia : Chessygrin :
Cosa vuoi che ti dica, il mio papà lavorava nel commercio e so che per convincere un potenziale acquirente devi ungerlo un po'... ma i dati ci sono e sono visualizzabili a richiesta...

Il problema è un altro, se vuoi.
In quel blog dove scrivi anche tu, diverse persone (non tu, a dir la verità: l'ho sempre pensato e lo ribadisco pubblicamente) si sentono investite di una missione superiore e, in nome di tale incombenza, sbeffeggiano non solo chi la pensa diversamente da loro ma, in modo sistematico e ormai prevedibilissimo, anche tutti quegli operatori che a vario livello sono coinvolti in una rappresentazione artistica: i cantanti perché non hanno registrato i 78 giri, i registi perché non utilizzano i fondali dipinti ma si permettono di avere qualche idea nuova (è un po' come se nel 2010 i pittori si ostinassero a dipingere tutti come Tiepolo o Caravaggio), i direttori d'orchestra perché erano meglio i battisolfa di una volta che si limitavano ad accompagnare i cantanti, le orchestre "baroccare" perché vuoi mettere il suono dei Wiener e dei Berliner?..., e così via.
Non è forse vero che non c'è spettacolo, rappresentazione, recital, direttore, cantante o disco posteriore al 1950 che non venga pressoché sistematicamente (le poche eccezioni confermano la regola) massacrato sulle vostre pagine?
Non è forse vero che non c'è spettacolo cui presenziate (o che ascoltate per radio, come nelle recenti recensioni di Bayreuth) che non venga sistematicamente sbertucciato sulle vostre pagine?
Non è forse vero che l'altro giorno tale Semolino - un personaggio al limite della macchietta che sovente scrive sulle vostre pagine, elogiato e coccolato da tutti - ha sbeffeggiato in una serie di post Sutherland e Callas in paragone alla Sembrich e al di lei canto, che lui interpreta alla luce dei pietosi - come qualità audio - reperti discografici da lei lasciati (e che conosco molto bene essendomeli ascoltati diverse volte anch'io)?
Poi tu affermerai che Semolino non fa parte del comitato di redazione, ma intanto lo pubblicate in home e lo difendete sempre anche quando ci sono lettori che si permettono di fargli osservare gli estremismi, i paradossi e le banalizzazioni della materia.
E tralasciamo poi l'arroganza di altri elementi che scrivono lì sopra...

Per carità: è giusto e doveroso che ognuno abbia le proprie opinioni, ma affermare in modo apodittico che il canto d'opera finisce nel 1950 espone, chi lo afferma, quanto meno ad un minimo di compassione (da parte delle persone più benevole), oppure a un minimo di...attenzione. E l'attenzione, in questo caso, non è rivolta allo spessore dei contenuti, ma al loro particolare: come dire, tu fai le pulci agli altri trattandoli da idioti e mentecatti? Benissimo: adesso ogni volta che dici una cazzata ti saltiamo addosso. E non tanto per il gusto di farlo, ma giusto per dimostrare ai lettori più giovani e smaliziati che:
1 - nessuno ha la scienza infusa
2 - anche coloro che tutelano l'antica arte del canto possono scrivere sfrondoni
3 - chi la fa, l'aspetti
Come giustamente sottolineavi tu nel tuo botta e risposta con Garcia (a questo proposito, ho notato che - non per caso - la questione è stata impugnata da te, vale a dire l'unico lì dentro dotato di una cultura che non sia costruita su wikipedia), chiunque può prendere uno sfrondone: ci vorrebbe un po' più di indulgenza. Giusto. Proprio l'indulgenza che voi, del CdG, non avete mai per nessuno.
Un cordiale saluto,
Pietro
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda Tucidide » mar 28 set 2010, 11:24

pbagnoli ha scritto:In quel blog dove scrivi anche tu, diverse persone (non tu, a dir la verità: l'ho sempre pensato e lo ribadisco pubblicamente) si sentono investite di una missione superiore e, in nome di tale incombenza, sbeffeggiano non solo chi la pensa diversamente da loro ma, in modo sistematico e ormai prevedibilissimo, anche tutti quegli operatori che a vario livello sono coinvolti in una rappresentazione artistica...

A onor del vero, teo.emme è anche l'unico, parmi, insieme alla Brandt, che ha il coraggio di discutere pugnacemente con i lettori-aficionados più "estremisti" (li ho anche sentiti definire "talebani", ma davvero mi suona come un'offesa troppo grossa, persino per loro), rintuzzando le loro idee radicali. Questo gli fa onore; perciò lo apprezzo e sono contento di discutere in questa sede con lui. : Thumbup : :D
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda MatMarazzi » mar 28 set 2010, 12:39

teo.emme ha scritto:In realtà il discorso - se è preso dalla medesima fonte - era assai più articolato: si parlava di una certa tradizione germanica che ha portato a fare della Regina della Notte un ruolo "soubrette" (immagino nel senso di quei soprani aguzzi, usignoli meccanici, ma vuoti drammaticamente e nel corpo vocale), tradizione perfida effettivamente, che ha compromesso un gran numero di splendide edizioni storiche dell'opera.


Quello della tradizione "perfida" delle soubrette che ha contaminato il grande ruolo "drammatico" della Regina della Notte (ecc.. ecc.. ecc...) non era affatto un discorso articolato. Era la solita banalità anti-storica ereditata pari-pari da Celletti (ricordi quando scrive che "la Regina della notte è pur sempre una regina... bla... bla.. bla.. E che la Serra... Ma scusa, la Serra non era esattamente una soubrette? Non affannarti a rispondere "no, perché i centri sonori, il canto in maschera". Come sai, ho letto anche io Celletti).
Il problema è che il verbo cellettiano, fondamento della tesi, viene spacciato come conseguenza, punto di arrivo: come? Mettendogli a monte dati storici violentati e inesatti.

Affermare che la Regina della Notte occhieggi l'opera seria non ha senso: non la ricavi da alcun dato di fatto. Non esiste alcun personaggio di opera seria che abbia quel tipo di scrittura, di configurazione narrativa.
Ecco perché l'orrore rilevato da Beckmesser era così importante: perché smascherava il tentativo (sintomatico, anche se involontario) del blogghista di scambiare la prima interprete della Regina (una tipica specialista di teatro popolare) con sua sorella che, al contrario, era davvero una grande interprete da opera seria.
Errore certo involontario, ma alla fine comodo, perché fa dire alla storia quel che Celletti diceva...


Peraltro lo stesso autore riconosce l'errore e ne fa ammenda pubblicamente (ma ovviamente, ed in aperta mala fede, tale circostanza non viene minimamente riportata)


A parte il fatto che la padrona di casa del blog suddetto non ha affatto riconosciuto l'orrore-Tadolini, né la non-conoscenza (ancora più grave e sconcertante) dell'edizione critica, anzi ci è scivolata sopra sperando che nessuno se ne accorgesse (non parliamo poi di fare pubblica ammenda), ma a parte questo affermare che "l'errore di attribuzione della prima interprete della Regina in fondo non era così importante" equivale a non ammettere il proprio sbaglio.
Perché da quell'errore si faceva discendere storicamente una tesi tanto infondata quanto l'errore stesso.

Un po' come inventarsi (per giustificare il fatto che molti dei Poliuti novecenteschi non avrebbero mai potuto cantare, come Kunde, gli altri ruoli Nourrit) che il ruolo è forgiato su Duprez (falso), che la tradizione corretta è quella dei Tamberlik e dei Tamagno (falso), e che comunque Nourrit era diventato in meno di due anni un tenore drammatico (falso) e proprio per questo biasimare un Kunde o addirittura - e qui c'è veramente da ridere - contrapporre alla sua maturità anagrafica (alla cui longevità si sarebbe inchinato, conoscendolo, lo stesso Celletti) i catorci senili distrutti e impresentabili del Pertile del 1939 e del Lauri-Volpi del 1957!!!
Inventarsi, anzi (voglio essere generoso: sbagliare clamorosamente) i dati storici per sostenere le proprie tesi è una cosa grave. Non è una pagliuzza.

Nessuno avrebbe detto nulla se i blogghisti di cui sopra presentassero le loro opinioni come gusto personale: "mi piace solo quel che è vecchio e solo se Celletti ne parlò bene". NO: il problema è che loro pretendono di argomentare, di motivare, di fare trattati storici sul canto e cascano come pere sui fondamenti stessi delle loro tesi.

ma voi pensate davvero di essere esenti da refusi, errori e sbagli? Oppure ritenete di avere verità rivelate? E da dove viene tale presunzione? Sarebbe interessante capire...


A me invece piacerebbe capire come possa conciliarsi l'uso sistematico dell'aggressione verso l'artista e il professionista dell'opera, della critica isterica, gridata, offensiva, vissuta come se fosse un'investitura culturale, una "tutela" della tradizione (ma mi facciano il piacere, direbbe Totò! :) ) con l'incapacità di tollerare che altri facciano notare le loro "stecche", stecche per giunta ben più documentabili e provate di quelle che loro credono di poter sentire in una Dessay o in una Bartoli.

Vedi Teo.Emme, mi piacerebbe che riflettessi tu su quanta, quanta, quanta gente (fra quei 700.000 click di cui in quel Blog si vantano tanto e... sul conteggio dei quali sarebbe il caso di riflettere) si sarà posta la stessa domanda a proposito dei blogghisti di cui sopra....
ritenete di avere verità rivelate? E da dove viene tale presunzione?

Nel mio piccolo, in conclusione di questo thread, posso dare una mano a rispondere:

1) NO, NON HANNO AFFATTO LA VERITA' IN TASCA, anzi commettono errori marchiani di continuo! Niente di male: in fondo hanno conoscenze più che rispettabili per essere semplici loggionisti-hobbisty, ma assolutamente non sufficienti a riscrivere la storia del canto e meno ancora a tutelarla, come vendicatori della notte.
E questo è giusto che si sappia! Tutti lo devono sapere proprio per il bene dell'Opera e del Canto.

2) Da dove viene tale presunzione? Qui mi taccio: non sono uno psicologo.

Salutoni,
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda teo.emme » mar 28 set 2010, 14:36

MatMarazzi ha scritto: Quello della tradizione "perfida" delle soubrette (...)


1) La trasformazione della Regina della Notte in insipida macchinetta spara acuti è dato oggettivo: tanto che, in molte edizioni (storiche e non) dell'opera, la critica è pressoché unanime nel rilevare l'inadeguatezza di certe scelte artistiche (e lo scrivono i critici della più differente estrazione) che coinvolge le più grandi bacchette, da Karajan ad Abbado, a Klemperer, sino ai direttori filologici (Gardiner, Hogwood e Norrington: felice eccezione Christie, che impiega una Dessay che, sai meglio di me, non è vuoto usignolo di ghirigori sovracuti, ma, nella sua miglior stagione, ben altro...e ben più consistente).

2) Il fatto che la Regina della Notte costituisca un divertissement mozartiano (o un omaggio) alle astrazioni dell'Opera Seria deriva dalla lettura della partitura e dal confronto di quella scrittura con ciò che Mozart scriveva in quegli anni, secondo la maturazione del suo stile. La scrittura della regina presenta - caso unico nell'ultimo Mozart (bisogna tornare al Ratto per trovare episodi analoghi - un rimando al virtuosismo barocco (lungo vocalizzo con scale e colorature, cadenze e figure ripetute) tipico dell'Opera Seria handeliana, caratterizzato da astrattezza metafisica e distanza. Ed è proprio utilizzando una forma espressiva del passato (ed in via di estinzione) che Mozart simboleggia la distanza ultraterrena e gelida del personaggio (che si contrappone al canto spianato di Sarastro). Peraltro La Clemenza di Tito (che dovrebbe essere invece più rispettosa delle forme della vecchia e gloriosa Opera Seria metastasiana), presenta, anche nei passaggi più belcantisti, una scrittura (soprattutto nelle agilità e nella coloratura) assai più "moderna" di quella della Regina della Notte. Questo per mostrarti come le fonti le so leggere e non mi baso su giudizi altrui (che non credo di ripetere a pappagallo).

3) Chi mai riterrebbe la Serra una attendibile Astrifiammante? Io certamente no: è, nel ruolo, poco adeguata, seppure impressionante per alcuni aspetti (così come l'interpretazione della Gruberova). L'unica Regina della Notte che mi soddisfa appieno resta la Deutekom.

4) Circa la Tadolini-Paolina: un conto è scrivere che il ruolo fu scritto per la Tadolini (cosa che, se leggi bene e non in mala fede) NON sta scritto, altra cosa è dire che il ruolo "è nato con la Tadolini" (cosa vera: la prima Paolina del Poliuto fu la Tadolini). Sofisma? Direi di no, poichè vi è una bella differenza (anche ontologica) tra la genesi di un ruolo (inteso come scrittura) e la nascita della sua storia esecutiva. Nessun orrore quindi. Comunque ho affrontato altrove l'argomento.

5) Circa l'ammissione dell'inesatta attribuzione della prima Regina della Notte, dici il falso: essa è stata fatta pubblicamente dallo stesso autore dell'articolo! E che cavolo, non basta? Occorre un comunicato stampa? O la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale?

6) Idem per la svista circa l'edizione critica del Poliuto: l'ho scritto io chiaramente! Non basta? Bisogna allestire delle "forche caudine"?

7) La questione Nourrit/Duprez è stata ampiamente svolta altrove (ti prego non farmi riscrivere tutto...), se Manuel Garcia legge i commenti vedrà che la questione è molto diversa dalla solita riduzione che ne hai fatto qui al fine di sbeffeggiare un'opinione diversa dalla tua (opinione che, se hai la bontà di leggere, non è dovuta al tiro di vento, ma si basa su considerazioni, riflessioni e documenti). Mi piacerebbe che chi scrive e legge qui non si limitasse a prendere per vero solo quello che riporti: la discussione ha portata più ampia.

8 ) Per il resto ora non voglio risponderti perchè è polemica gratuita, e non mi interessa: "son uomo di pace, e duelli non fo se non a mensa". Lo farò rispondendo più compiutamente a Bagnoli, in modo da chiarire la questione e correggere un'errata percezione (un po' preconcetta). L'unica cosa che dico - e che anticipo - e che quello che facciamo (noi e voi) dovrebbe essere un piacere (pur impegnativo), un diletto, non una seriosa questione di stato... Io mi diverto, i miei amici pure, magari si polemizza, ci si incazza anche, si sbotta, si sbertuccia l'avversario, lo si può provocare pure, ma non ha senso fare una "guerra santa". E credimi, checché ne pensiate, noi restiamo laici... Ma prometto di essere più esaustivo.
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda MatMarazzi » mar 28 set 2010, 15:17

teo.emme ha scritto:La trasformazione della Regina della Notte in insipida macchinetta spara acuti è dato oggettivo: tanto che, in molte edizioni (storiche e non) dell'opera, la critica è pressoché unanime nel rilevare l'inadeguatezza di certe scelte artistiche (e lo scrivono i critici della più differente estrazione) che coinvolge le più grandi bacchette, da Karajan ad Abbado, a Klemperer, sino ai direttori filologici (Gardiner, Hogwood e Norrington: felice eccezione Christie, che impiega una Dessay che, sai meglio di me, non è vuoto usignolo di ghirigori sovracuti, ma, nella sua miglior stagione, ben altro...e ben più consistente).


Ecco un buon esempio di reinvenzione della storia.
L'ossessione di vedere in Regina della Notte un personaggio tragico (che io non contesto a priori, sia chiaro: ha dato anche buoni frutti) nasce da un complesso tardo-romantico, frutto di quell'idealismo post-wagneriano che tu - a parole - sostieni di combattere (e altri prima di te).
Al tempo di Mozart si sapeva bene cos'era un Singspiel e soprattutto quali prodotti avrebbe potuto offrire un teatro come l'An der Wien. Si sapeva che era una forma di teatro acuta (spesso politicamente scomoda) ma popolare.
La prima interprete della Regina apparteneva proprio a questa categoria di cantante. La sorella no.
Quanto al fatto che le soprano-soubrette novecentesche (alla lunga, lontane pronipoti proprio delle cantanti di repertorio popolare) sia siano impossessate del ruolo, è semplicemente dovuto alla necessità di reperire da qualche parte interpreti che disponessero di fa sopracuti e virtuosismo. E, per tutta la prima metà del 900, le uniche (o quasi) con queste caratteristiche erano loro.
Affermare che esse fossero inadatte e poi vantare la bravura di una Gruberova e una Dessay (che discendono, a modo loro si intende, proprio da questa tipologia, specie negli anni in cui la Regina era un loro cavallo di battaglia) è una tipica incoerenza.

Il fatto che la Regina della Notte costituisca un divertissement mozartiano (o un omaggio) alle astrazioni dell'Opera Seria deriva dalla lettura della partitura e dal confronto di quella scrittura con ciò che Mozart scriveva in quegli anni, secondo la maturazione del suo stile.

:lol:
Non sarebbe male che, invece di trovare fantasiose affinità fra la Regina della Notte e le grandi eroine tragiche dell'opera seria barocca, confrontassi la scrittura del ruolo a quella tipica del Singspiel - mozartiano e non - immediatamente precedente alla Zauberfloete.

Chi mai riterrebbe la Serra una attendibile Astrifiammante? Io certamente no: è, nel ruolo, poco adeguata, seppure impressionante per alcuni aspetti (così come l'interpretazione della Gruberova). L'unica Regina della Notte che mi soddisfa appieno resta la Deutekom.


Impressionante la Serra? :) E per quali aspetti? Non importa... li so! li so! :)
Quanto alla Deutekom, non dubito che ti piaccia: è forse la più lontana di tutte dalla cultura del Singspiel (che lei, a differenza della grandissima Wilma Lipp, manco conosceva).
Certo, piace moltissimo anche a me, purché ammettiamo che lei con la Weber (quella giusta) non aveva nulla a che spartire.

4) Circa la Tadolini-Paolina: un conto è scrivere che il ruolo fu scritto per la Tadolini (cosa che, se leggi bene e non in mala fede) NON sta scritto, altra cosa è dire che il ruolo "è nato con la Tadolini" (cosa vera: la prima Paolina del Poliuto fu la Tadolini). Sofisma? Direi di no, poichè vi è una bella differenza (anche ontologica) tra la genesi di un ruolo (inteso come scrittura) e la nascita della sua storia esecutiva. Nessun orrore quindi. Comunque ho affrontato altrove l'argomento.


Qui proprio la mala fede e l'arrampicarsi sugli specchi rasentano la follia.
Se la tua amica intendeva riferirsi al fatto che la TAdolini fu la prima Paolina (quella del 1848) e che mai aveva pensato che l'opera fosse stata scritta per lei, come mai subito dopo ha specificato che fu rimaneggiata per la Dorus Gras (1840)?
:D :D :D :D :D :D :D :D :D
Andiamo Teo.Emme: rispetta la nostra intelligenza per cortesia.
E' stata detta una cazzata, punto e basta. Non facciamoci ridere dietro più del giusto.

) Circa l'ammissione dell'inesatta attribuzione della prima Regina della Notte, dici il falso: essa è stata fatta pubblicamente dallo stesso autore dell'articolo! E che cavolo, non basta? Occorre un comunicato stampa? O la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale?


Io dico il "falso" ? Non mi pare proprio...
Ho semplicemente detto che il fatto di riconoscere il proprio errore non è quello che ci interessa, se poi lo si fa passare per una svista insignificante e si conclude affermando che "tanto non cambia nulla" (quando invece tutta le tesi bloggara della "Regina della Notte-soprano drammatico d'agilità da opera seria barocca" si fondava sull'erronea attribuzione a Aloysia della creazione).

6) Idem per la svista circa l'edizione critica del Poliuto: l'ho scritto io chiaramente! Non basta? Bisogna allestire delle "forche caudine"?


Se io invece di "libro" scrivo "lobro" ho commesso una svista. O un refuso.
Se io scrivo "aspettiamo con impazienza che esca l'edizione critica del poliuto" (essendo l'edizione pubblicata da anni) è molto più che una svista.
Specie da parte di chi pontifica come se Donizetti l'avesse scoperto lui!

La questione Nourrit/Duprez è stata ampiamente svolta altrove (ti prego non farmi riscrivere tutto...)


Ma per carità, Teo.Emme.
Anche perché tutta la questione l'avevamo già ampiamente trattata da diverso tempo noi in questo sito, come sai bene....
Non ho bisogno che tu "RISCRIVA" nulla! :)

"son uomo di pace, e duelli non fo se non a mensa".

Certo... solo quando le critiche sono rivolte a te! :) Quando tu le rivolgi ai cantanti che non ti piacciono, hai sempre la sciabola in mano.
Comodo... ;)

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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda teo.emme » mar 28 set 2010, 16:41

Devo dire che questo tuo atteggiamento "invoglia" proprio alla discussione!

Per essere chiari, se hai questioni personali o livori o buontempo per incazzarti, non sfogarli per interposta persona. Fino a prova contraria io sono qui per discutere e confrontarmi. Vengo con le mie opinioni e le mie fonti (non sono analfabeta e so leggere pure io e magari mi illudo di capire quel che leggo, pensa!), so pure leggere una partitura e riconosco i diversi tipi di scrittura di un autore. Certo non sono venuto con verità in tasca o col desiderio di "menare le mani" (non sono un hooligan). Né ho l'arroganza - che tu dimostri ad ogni tua "lezioncina" - di aver sempre e comunque ragione: che tu abbia le tue opinioni e io le mie non ti autorizza certo a sottointendere che io dica e scriva cazzate.

Mi sarebbe piaciuto continuare il discorso circa Duprez/Nourrit (che - per inciso - non ho certo scopiazzato qui, LO SAI BENISSIMO, NON FARE IL FURBO, anche perchè mi sembra che in merito vi siano divergenze sostanziali), così come la questione della Tadolini e la storia interpretativa del ruolo (non quella genetica), e magari riflettere sul singspiel e la Regina della Notte. Ma se credi di aver ragione "a prescindere" non mi va neppure di continuare così ed essere costantemente offeso, deriso e trattato con sufficienza. Dato che non me lo prescrive il medico di confrontarmi con te (e se lo faccio è solo per amore della discussione) se è poco tollerato il mio "contributo" (ovvero se è ritenuto merda) non ho problemi ad alzare i tacchi ed andarmene. Non è un dramma per me, e neppure per te (ti risparmio lo sforzo della replica). Del resto già sono stato coattivamente allontanato per "reato d'opinione"!

Solo, ti prego, considera che:
1) io rispondo solo di quel che scrivo e dico personalmente!
2) non ho parlato io di edizione critica o di Aloysia Weber!
3) ammettere l'errore è segno di onestà, chiedere l'autoimiliazione di chi ha sbagliato è intollerante arroganza! (Mi piacerebbe spulciare le vostre discussioni e segnalare ogni svista e ogni cantonata che sicuramente incontrerei: e non lo dico con cattiveria, io so di sbagliare essendo un essere umano...non pretendo di essere diretta emanazione del sapere universale)
4) la cosa più importante: io le critiche le accetto ben volentieri, non ho mai cercato la rissa e ho sempre voluto rispondere in modo pacato qui e altrove (e se non sempre vi riesco chiedo venia…). Ho scritto che non volevo risponderti in quel momento, perché non mi piace la polemica e perché non avevo materialmente tempo, ma mi ero ripromesso di farlo, rispondendo al messaggio di Bagnoli, che aveva espressamente (e in modo più urbano) introdotto il discorso. E’ molto offensiva la tua sarcastica accusa!. Non mi sono certo sottratto. Mai, e te lo dimostra il fatto che sono qui ancora a scrivere.
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda MatMarazzi » mar 28 set 2010, 17:03

teo.emme ha scritto:se hai questioni personali o livori o buontempo per incazzarti, non sfogarli per interposta persona.


Uff... e ridagli col buttarla sul piano personale. :(
Ma allora mi spingi a pensare che tutti gli insulti che vengono rivolti nel tuo blogghino ai cantanti contemporanei siano questioni personali!!
Seriamente, Teo.Emme...
Se uno (e non sto parlando di te, non necessariamente almeno...) fa dell'insulto al cantante e dell'analisi dei suoi "errori" il proprio sport preferito, si aspetti a essere giudicato con la stessa severità.
Non ti va bene?
Se qualcuno dà della BUFFONA (nientemeno) alla Dessay, allora va bene...
Se poi qualcuno dà del "buffone" a lui, allora "sono questioni personali"? (e sai bene che non sto parlando di te ma uno dei capoccia di quel blog di cui fai parte).
No teo.emme: è troppo comodo.
Troppo comodo mettersi le vesti (potrei dire i "cappucci" e le maschere) dei vendicatori della notte, che (non lo dico io) "TUTELANO l'antica arte del canto" contro gli orrori di tutti i professionisti del settore e poi stizzirsi come fanciulline alle prime critiche che si ricevono! :)

Dirai... "ma io che c'entro"?
2) non ho parlato io di edizione critica o di Aloysia Weber!


Infatti io non mi sono riferito a te. Rispondo a te solo perché in questo momento sei tu che scrivi...
Semmai (mi darai ragione, spero) tu sei il solo responsabile di aver cercato di giustificare "ontologicamente" :) l'errore sulla Tadolini.

se è poco tollerato il mio "contributo" (ovvero se è ritenuto merda) non ho problemi ad alzare i tacchi ed andarmene.

Uffa! E ridagli...
Ma se lo sai benissimo che filtri e bannamenti non sono mai stati l'abitudine del nostro forum, semmai di altri.
A me farà molto piacere sentire (qui!) le tue opinioni su Nourrit, sulla Tadolini e sul Singspiel.
Ma, per favore, non ergerti a difensore d'ufficio di certi blog che, finché non cambieranno stile, io continuerò a sputtanare con estremo gusto (e altrettanta facilità), sempre che il tempo e la voglia me lo consentano.
E non perché abbia ragioni personali (io non conosco nemmeno i loro nomi, loro il mio sì) ma semplicemente perché è più forte di me! :)
Se qualcuno si diverte a sputtanare gli altri, io mi diverto a sputtanare lui. :)

Ho scritto che non volevo risponderti in quel momento, perché non mi piace la polemica e perché non avevo materialmente tempo, ma mi ero ripromesso di farlo, rispondendo al messaggio di Bagnoli, che aveva espressamente (e in modo più urbano) introdotto il discorso. E’ molto offensiva la tua sarcastica accusa!. Non mi sono certo sottratto. Mai, e te lo dimostra il fatto che sono qui ancora a scrivere.


qui temo che tu mi abbia frainteso. Non mi pare proprio di averti accusato (sarcasticamente) di sottrarti al confronto!
Ho solo scritto (non sarcasticamente, suvvia... solo scherzosamente) che è facile definirsi "uomini di pace" solo quando sono gli altri ad attaccarci! Salvo poi essere guerrafondai quando si ha la sciabola in mano! :)

Comunque, lasciando perdere gli orrori e le gaglioffate di quel Blog, se ti va di continuare le conversazioni aperte, ovviamente ci stiamo! :)

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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda pbagnoli » mar 28 set 2010, 17:41

teo.emme ha scritto: Del resto già sono stato coattivamente allontanato per "reato d'opinione"!

Teo, per l'ennesima volta: fui io quel desso che ti bannò! Matteo non c'entrò un cavolo, anzi s'incazzò con me per averlo fatto! Lui odia questo atteggiamento che andava in voga altrove e mi stracciò le palle per averlo fatto: me ne ricordo ancora :(
Per quello che può valere: mi dispiace, faccio ancora ammenda, non lo rifarò più.

E ora, se mi perdoni, parliamo d'altro.
In questo sito siamo ben contenti che tu scriva le tue considerazioni. Nessuno le considera "merda". Alle volte i modi possono essere un po' bruschi, ma comunque ancora molto più gradevoli di quelli con cui la Divina tratta le persone che non le sono gradite.
Io sono contento della tua presenza - per quanto mi concerne - per alcune considerazioni:
1 - sei una persona colta e intelligente
2 - la pensi diversamente da noi, e le discussioni più stimolanti nascono dal confronto fra gli opposti
Era un bel po', ti confesso, che non andavo a curiosare sul CdG. A parte i tuoi articoli, che solitamente leggo con interesse, gli altri sono prevedibili come una conferenza stampa di Mourinho: cambiano solo i destinatari, i contenuti sono sempre gli stessi. Ciò che mi ha indotto a ritornare in questi giorni a curiosare, è stata la vicenda di cui ha riferito Matteo.
Le mie considerazioni sul tema CdG te le ho già fatte sopra: non te le sto a ripetere.
Sono felice del tuo contributo, che per lo più non condivido nei contenuti ma che giudico essenziale ad una vera dialettica, e ti ringrazio di parteciparlo a questo sito.
Pietro
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda teo.emme » mar 28 set 2010, 17:57

Ribadendo il fatto che io parlo e rispondo per me...ma - e te lo chiedo stupito - quando mai IO sono stato guerrafondaio? Suvvia, sarei qui? E' questo che mi ha "offeso"...diamine, di me si può dire tutto (nei limiti ovviamente :D ), ma non che sfugga a critiche e polemiche a mio comodo.

Comunque mi sembra di aver occupato troppo spazio con beghe che nulla c'entrano con l'argomento in discussione, pertanto preferirei rientrare nel seminato, ma non per sfuggire alle critiche a cui, come vedi, cerco di rispondere (quella su Martina Franca mi è sfuggita): solo per non trasformare una discussione su Poliuto (mi piacerebbe che Garcia rispondesse ancora: credimi, la ritengo questione molto interessante e stimolante) in un botta e risposta piccato. Ribadisco come mio intento non sia costringere nessuno né "evangelizzare", semplicemente discutere.

Ps: e comunque circa la Tadolini l'ottica del pezzo era una riflessione della storia esecutiva, che comincia dalla Tadolini. E su tale assunto - che non mi sembra una vertiginosa arrampicata di specchi - mi assumo la mia responsabilità (ragazzi...manco in tribunale...).

Pps: ma guarda che pure tu e Pietro conoscete il mio nome e cognome!
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda teo.emme » mar 28 set 2010, 18:01

pbagnoli ha scritto:
teo.emme ha scritto: Del resto già sono stato coattivamente allontanato per "reato d'opinione"!

Teo, per l'ennesima volta: fui io quel desso che ti bannò! Matteo non c'entrò un cavolo, anzi s'incazzò con me per averlo fatto! Lui odia questo atteggiamento che andava in voga altrove e mi stracciò le palle per averlo fatto: me ne ricordo ancora :(
Per quello che può valere: mi dispiace, faccio ancora ammenda, non lo rifarò più.


...ma Pietro, era solo per colorare il concetto: mi diverte la cosa...tutto qui! :D Pure io detesto bannature etc...

Ps: scusa se ho aggiunto un ulteriore tassello alla disputa personale con Marazzi, ma non avevo ancora letto il tuo. Naturalmente preferirei pure io parlare di Poliuto.
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda MatMarazzi » mer 29 set 2010, 23:38

Arrivo a casa distrutto dopo una giornata di lavoro e vedo che questo bellissimo thread è diventato uno schifo ad opera di due disturbatori.
Premetto che non mi aspettavo che il Blog di cui sopra fosse talmente disperato da inviare qua emissari per implorare che si intervenga anche da loro.
Anzi no: quello me l'aspettavo. Non mi aspettavo piuttosto che si rendessero conto che, per raccogliere contributi di livello, dovessero venire proprio da noi!

In tutti i casi, io mi guardo bene di intervenire come moderatore sulle opinioni di Pasquale e Cesconegre; e tuttavia il nostro thread sul Poliuto è talmente ricco e culturalmente stimolante, oltre che potenzialmente aperto a nuovi contributi, che mi sento in dovere di salvaguardarlo da flame e derive.
Così, spero non vi spiaccia, ho separato dal thread quelli fra gli ultimi messaggi che non riguardano il topic e li ho spostati in un nuovo thread appositamente creato dove potrete continuare i vostri interessanti dibattiti pro o contro Blog alla deriva e gli ancora più interessanti tentativi di reclutamento...

Troverete il nuovo thread nella sezione "Il salotto di operadisc", col titolo "Farneticazioni da Blog disperati".
Ecco il link.
http://www.operadisc.com/forum/viewtopic.php?f=1&t=1363
Lì potrete scrivere in assoluta libertà e lì verranno spostati d'ufficio tutti i post come quelli suddetti.

Salutoni,
Mat
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Re: Poliuto (Donizetti)

Messaggioda Riccardo » mer 29 set 2010, 23:40

Volevo dire qualcosa su questa storia del Poliuto Nourrit o Duprez.

Ho l'impressione che teo.emme riduca la questione delle vocalità alla sola questione della tessitura, quando i parametri del canto e delle scritture vocali sono anche molti altri.
E trovo molto divertente che la Grisi, priva di argomenti e in preda all'ira, oltre alle pietose farneticazioni sulla Aspesi, tiri fuori la battuta delle figurine...quando in realtà l'infantile gioco delle figurine è precisamente quello che fa dire che Nourrit napoletano sia identico a Duprez...
Come se le differenze dell'epoca (e attuali) tra cantanti fossero solo in termini di emissione di acuti e non anche di tutte quelle caratteristiche di personalità che fino alla nausea leggiamo nelle cronache dell'epoca (ben più delle disamine vociologiche - molte volte abborracciate ed arbitrarie - che i grisiani invece spacciano per verbo autentico e tradizionale).

Questo Poliuto napoletano è semplicemente il ritratto che di Nourrit fa Donizetti dopo il lavoro sulla vocalità fatto insieme per prepararlo alle scene italiane, napoletane nella fattispecie. Va notato che Nourrit preferì Napoli a Milano (da cui a suo dire ricevette un'offerta economica migliore) apposta per poter lavorare insieme a Donizetti.

Ora, il fatto che il Poliuto napoletano rispetto alle partiture francesi dipinga un Nourrit che non usa il registro sovracuto, non autorizza in alcun modo a dire che la scrittura di questa partitura è equivalente a come sarebbe stata se scritta per Duprez (che un soggetto simile non avrebbe mai proposto e che, se non fosse per Nourrit, non avrebbe nemmeno mai cantato a Parigi :) )

Innanzitutto, per rimanere nel terreno vocale, la scrittura non è equivalente perché mancano quegli acuti che Duprez aveva e che - seppur ammetto di non conoscere bene Les Martyrs - Donizetti inserì nella versione francese. Ma basta per questo vedere il duetto di Lucia con quel fantasmagorico mi bemolle.

E poi c'è tutto il resto, che voi solitamente non considerate, ossia la personalità e l'attitudine di artisti di questo calibro, a cui i compositori (e uomini di teatro!) nello scrivere le note badavano forse più di ogni altra cosa.
Il fatto di aver tolto nei Martyrs il motivo della gelosia, aver spiritualizzato fortemente il personaggio, privandolo di quel tremendo dissidio tra umanità e religione, causandone anche la caduta dal titolo dell'opera, è dovuto al fatto che la parte doveva funzionare per un Duprez che certo non era una personalità complessa come il suo infelice collega, né naturalmente poteva avere tutto l'entusiasmo ai limiti dell'autobiografia che Nourrit coltivava nei confronti della conversione di Poliuto e che è presentissimo ed avvertibile in come Donizetti ha composto questa parte.

Valga a riprova - se la partitura non bastasse - quanto scrive Nourrit, ancor prima di vedere lo spartito di cui scriverà ogni bene:

"Ma ciò che mi rassicura di più è il debutto in un'opera nuova, grazie al quale non dovrò soffrire alcun paragone con nessuno, un'opera scritta per me da Donizetti che ha il talento di mettere nel giusto rilievo le qualità dei suoi cantanti e di celare i loro difetti e poi, soprattutto, il soggetto di quest'opera, che mi piace, che ho scelto e nel quale ho fede."

"L'effetto del mio ruolo starà nell'esaltazione religiosa che si scontrerà per un momento con la passione umana, ma che finirà per trionfare. Tutte le volte che mi sono ritrovato a far vibrare queste corde ho saputo rinvenire accenti commoventi e oggi più che mai confido nell'effetto della musica religiosa. Il viaggio in Italia non avrà fatto del bene solo al mio talento: il mio spirito ne avrà guadagnato ancor più della mia voce. [...] L'incontro con Silvio Pellico, la vista dei capolavori che la religione ha ispirato, i libri che mi sono capitati fra le mani, la mia stessa situazione, tutto ha contribuito a farmi trovare il cammino della verità".

Insomma questa è un'opera scritta su misura per un uomo in crisi, per un individuo la cui psicologia complessa, e direi inusitata per un cantante dell'epoca, illumina lo spartito attraverso il genio di Donizetti.
Tutto questo a Parigi viene a mancare a vantaggio di una dimensione religiosa collettiva, dichiarata anche solo dalla revisione del titolo, a cui Donizetti senza problemi adatta una nuova versione della partitura.

Salutoni,
Riccardo

P.S. Per quanto riguarda i problemi filologici, la sinfonia mi pare del tutto accertato che Donizetti la scrisse per i Martyrs. La versione napoletana prevede il solo preludio, di cui purtroppo manca l'autografo ma sopravvive una copia.
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
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Josepha Weber

Messaggioda MatMarazzi » gio 30 set 2010, 11:26

Cari amici,
oggi sono in vena di spostamenti! :)
Ho infatti pensato di spostare i due ultimi post di Beck e Teo.Emme su Josepha Weber, non solo per mantenere questo thread il più possibile aderente il suo topic, ma anche perché la questione della Weber "minore" è talmente suggestiva da meritare un trattamento a parte.

Trovate gli articoli in "questioni generali". Ecco il link.
http://www.operadisc.com/forum/viewtopic.php?f=5&t=1368

Salutoni,
Mat
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Nourrit

Messaggioda MatMarazzi » ven 01 ott 2010, 15:22

Riprendiamo le fila del discorso Nourrit, che per altro (me ne sono accorto facendo una piccola ricerca) è stato ampiamente trattato nel nostro forum
Lo amiamo molto; ne abbiamo spesso parlato; e non solo perché fu il prototipo per una fetta importantissima del repertorio tenorile, ma perché rappresenta (più di Duprez, più dello stesso Rubini) l'artista che amiamo noi: quello per cui il canto non è un fine ma un veicolo di emozione teatrale e musicale, quello che usa la sua vocalità come un poeta utilizza le parole e le figure della Poetica.

Ma c'è un'altra ragione per cui spesso lo abbiamo citato.
Il fatto è che nell'interpretazione recente (e in generale novecentesca) non si è trovato un modo adeguato per tradurne i personaggi.
Di possibili interpreti Rubini ne sono saltati fuori, anche se la scrittura rubiniana è fra le più ardue mai concepite (intrinsecamente più ardua di quella di Nourrit).
Di possibili interpreti Duprez ancora di più: perché in fondo il modello Duprez è quello che ha avuto maggior fortuna, prolungandosi per tutto l'Ottocento e arrivando a occhieggiare il ventesimo secolo.
Con Nourrit invece sono dolori: nessuno che veramente persuada fino in fondo nei suoi personaggi.
In essi si mescolano problemi di natura fisico-tecnica e problemi di natura poetica.

I primi non sono dovuti tanto a una reale difficoltà di scrittura (vocalmente Nourrit non era un superman! Era un tenore morbido, elegante, baritonale, con un efficacissimo falsetto e una discreta agilità), quanto al fatto che la tecnica dell'haute-contre, e in generale del tenore pre-romantico, è estinta da moltissimo tempo.
Come è stra-noto, i tenori precendenti a Duprez erano straordinari falsettisti. Avevano imparato a gestire il registro acuto e sopracuto in modo sopraffino con un falsetto oggi molto difficile da emulare, perché - dopo un secolo e mezzo (quasi due) di abolizione di questo tipo di tecnica - i nostri cantanti uomini ne hanno perso la familiarità; i contro-tenori si stanno impegnando da circa tre generazioni per riconquistare il terreno perduto, ma il loro falsetto è ancora piuttosto primordiale; possiamo accettarlo in una buona fetta di repertorio, ma difficilmente lo accetteremmo in ambito rossiniano, francese e protoromantico.

E così continuiamo a tollerare il minore dei mali: piuttosto che ricorrere a falsettisti ancora tecnicamente immaturi, ci rivolgiamo a tenori molto acuti e quindi in grado di raggiungere note che erano scritte così alte proprio perché pensate per falsettisti, a costo di sacrificare gli equilibri timbrici e armonici legati alla scrittura per voci più gravi e sombrées.
Lo stravolgimento è necessario (almeno fino a che i tenori non ricominceranno a studiare il falsetto) e tuttavia non esente da vistose conseguenze...

Solo per fare un esempio, ci si scandalizza tanto che Domingo canti Rigoletto: eppure tra l'estensione e il baricentro di un baritono "Varesi" e quella di un tenore baritonale come Domingo la distanza è perfino minore di quella che intercorre fra l'estensione e il baricentro di un Pavarotti o di un Gedda (famosi Arnoldi discografici) e quella che sicuramente aveva Nourrit, il quale era in difficoltà nell'agganciare di petto anche solo un si bemolle.
Non parliamo di un Florez alle prese con il Comte Ory!!

Va poi detto che per i ruoli scritti per David o Rubini la scappatoia funziona: sono scritture già di per sé particolarmente eteree e slanciate.
Con Nourrit invece sono dolori.
Infatti Nourrit non solo era più centralizzante e baritonale (come tutti gli haute-contre che l'avevano preceduto), ma il suo timbro possedeva velluti scuri, morbidi, sensuali che oggi assoceremmo alla corda baritonale; ce lo dimostrano gli stessi compositori che appresero assai presto a trarre partito dalla morbidezza calda del suo registro centrale per sviluppare suggestive dinamiche sonore, ad esempio in termini di orchestrazione (l'esempio più famoso è la viola d'amore negli Ugonotti).
Qualcuno, condizionato dalle derive novecentesche, pensa di poter confondere il baricentro "centralizzante" della voce di Nourrit con l'anacronistica categoria della drammaticità (è noto che il 900 sviluppò la semplicistica equazione tenore baritonale = tenore drammatico).
In realtà nulla nel canto e nella personalità di Nourrit ci induce a pensare che egli fosse anche solo avvicinabile ai successivi tenori "di forza" (modello sviluppatosi da Duprez e proseguito attraverso Tamberlick fino a Tamagno). Errore gravissimo!
Il canto di Nourrit (come la sua personalità, la sua fragilità umana e artistica) era morbidissimo, sentimentale, nostalgico. Che avesse sensibilità tragica è vero, ma la sua tragedia era di introversione, di turbamento, di sfumature dell'anima.
Tutti i personaggi scritti per lui confermano che a prevalere sono i grandi abbandoni romantici, la palpitazione, gli abissali sconforti... e anche nei momenti "trascinanti" era più la passione del suo canto (più che non la forza) a esaltare il pubblico di Parigi.
Non soprende, in questo senso, che egli abbia portato a Parigi (dimostrando una prospettiva culturale stupefacente) i lieder di Schubert, praticamente in tempo reale. Egli fu infatti il più liederista dei tenori romantici (altro che Tamberlick! Altro che Tamagno! E altre trombette del romanticismo posteriore e barricadero).
Baritonale sì, ma non eroico, non possente in senso dupreziano: il contrario stesso.

Eccoci quindi già in difficoltà.
A quali tenori odierni affidiamo i suoi ruoli?
Tenori dal medium denso, vibrante, morbido, vellutato, patetico (praticamente baritoni lirici), ma con un registro acuto che di petto raggiunga almeno il re bemolle sopracuto... capaci, più che di virtuosismo, di lacerante intensità melodica... come un violoncello.

A questo problema (tecnico-vocale) se ne aggiunge uno ancora più grave, più drammatico.
Che Rubini non fosse (drammaturgicamente) un genio è acclarato. Nemmeno Duprez lo era.
Erano già modelli di un tenorismo più allegorico che psicologico; attori non sempre efficaci, uomini di limitata cultura, formidabili nel riprodurre formule più o meno adatte a evocare schemi emozionali consolidati.
Nulla di male: l'interprete (e segnatamente l'interprete d'opera) non deve solo rappresentare personaggi, ma alle volte anche solo modelli emozionali, e in questo senso sia Rubini, sia Duprez furono sensazionali (e nei loro interpreti anche attuali... la schematicità psicologica è un pregio).

E tuttavia Nourrit non era di questa pasta.
Lui era un vero psicologo dell'interpretazione canora.
A lui i "modelli" non interessavano affatto; piuttosto arricchiva i personaggi di chiaroscuri shakespeariani, di sfumature inaudite, di orizzonti impensabili, cosa che si avverte meravigliosamente bene in tutte le opere composte per lui: i personaggi Nourrit hanno TUTTI una dimensione poetica e umana di irresistibile grandezza.
Persino Rossini, trovandosi di fronte un tipo simile, scatenò contraddizioni poetiche e profondità di turbamenti inusuali per i suoi personaggi.
Non parliamo dei due ruoli Nourrit di Meyerbeer...
Quando mai erano stati affidati personaggi di tale complessità psicologica alla voce del tenore?
Creature torbide o fragili, o sanguinarie, o anziane, devastate (come il vecchio Ebreo della Juive il Macbeth di Shakespeare) in qualsiasi epoca sarebbero state orientate a voci gravi: bassi o baritoni.
Non se c'è Nourrit in giro...
Quale che fosse l'età, la positività, se c'era un personaggio enorme lo si affidava al tenore!
L'abnorme ricchezza umana e artistica di questo artista è dunque una componente essenziale non solo per la comprensione dei personaggi composti per lui, ma anche per la sua esecuzione.

Tanto di cappello a Riccardo che ha colto perfettamente il nocciolo della questione della soppressione della "gelosia" nei Martyres da parte di Donizetti.

Riccardo ha scritto:.
Il fatto di aver tolto nei Martyrs il motivo della gelosia, aver spiritualizzato fortemente il personaggio, privandolo di quel tremendo dissidio tra umanità e religione, causandone anche la caduta dal titolo dell'opera, è dovuto al fatto che la parte doveva funzionare per un Duprez che certo non era una personalità complessa come il suo infelice collega, né naturalmente poteva avere tutto l'entusiasmo ai limiti dell'autobiografia che Nourrit coltivava nei confronti della conversione di Poliuto e che è presentissimo ed avvertibile in come Donizetti ha composto questa parte.


COMPLIMENTI Ric! :)

Ed eccoci quindi in ambasce ancora maggiori.
Non solo dobbiamo dannarci per trovare tenori che sappiano combinare slanci sopracuti in tessiture baritonali, senso della sfumatura liederistica, del chiaroscuro e del fraseggio strumentale, ma anche forti, profonde, trascinanti personalità di interpreti.

Lungo tutto il 900 ci abbiamo provato.
Ma se si trovavano voci con gli acuti al posto giusto (l'Arnoldo di Pavarotti o il Masaniello di Kraus) poi mancavano i centri vellutati e baritonali.
Se c'erano quelli (Corelli, che con Nourrit ci provò due volte: Poliuto e Ugonotti, entrambi mai più ripresi), mancava la consapevolezza del grande musicista.
E se c'era la consapevolezza del grande musicista (Gedda), la tecnica antica e il fraseggio aulico (Lauri Volpi), mancava la palpitazione emotiva del grande poeta romantico.
E se c'era la palpitazione romantica (e la musicalità, e gli acuti, e il velluto "coloristico" dei centri), mancava la grande dimensione tragica: e questo è il caso di Kunde, finora il più completo interprete di Nourrit (Arnoldo, Raoul, Poliuto) ma nemmeno lui, alla fine delle fini, ideale.

Questo di Nourrit e dei suoi personaggi è un problema apparentemente insolubile.
Per favorire il dibattito, vi stilo l'elenco dei personaggi da lui creati all'Opéra, nel decennio in cui vi regnò (1826 - 1836).
Se ne ho dimenticato qualcuno, attendo correzioni.

1826 - Rossini: Le siège de Corinthe (Néoclès)
1827 – Chelard: Macbeth
1827 – Rossini: Moïse et Pharaon (Aménophis)
1828 – Auber: La muette de Portici (Masaniello)
1828 - Rossini: Le Comte Ory
1829 – Rossini: Guillaume Tell (Arnould)
1830 - Ginestet: François Ier à Chambord (Leonardo da Vinci)
1830 - Auber: Le Dieu et la bayadère (Il Dio)
1830 - Weber: Euryanthe, vers. francese (Adolar)
1831 - Auber: Le Philtre (da cui è tratto l'Elisir d'Amore)
1831 – Meyerbeer: Robert le diable
1832 - Auber: Le Serment
1833 – Auber: Gustave III (da cui è tratto il Ballo in Maschera)
1833 - Cherubini: Ali Baba ou les quarantes voleurs
1835 – Halévy: La juive (Heleazar)
1836 – Meyerbeer: Les huguenot (Raoul)
1836 - Bertin: Esmeralda (Phoebus)
1836 - Niedermeyer: Stradella

Anche solo scorrendo i titoli si resta sbalorditi... L'Opéra non sapeva più dove andare a recuperare personaggi abbastanza complessi per lui.
Da miti storici come Leonardo da Vinci e Stradella, a miti letterari come il Phoebus di Victor Hugo, alla traduzione francese del don giovanni di mozart.
Ovviamente a questa lista spettacolare vanno aggiunte le creazioni italiane: l'Elena da Fletre di Mercadante e il Poliuto, purtroppo annullato all'ultimo momento.

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