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Tucidide ha scritto:Benvenuta, Micaela!
VGobbi ha scritto:Jose' Bros mi e' piaciuto molto come Alfredo, mostrando voce squillante a fronte di una recitazione allo stato brado. Comunque il classico buon cantante che dona sicurezza e professionalita'. Affidabile.
a partire da quella di Salisburgo con il trio Netrebko-Villazon-Hampson- Pero', lasciatemelo dire, dal punto di vista attoriale li ho trovati un po' troppo sovraccaricati, plateali. O no?
VGobbi ha scritto: Passiamo al cast. La Devia era l'unica che avevo gia' sentita. A 60 anni, seppur non credibile come Violetta, vocalmente ha strabiliato, specie nel primo atto. Alla vocalista tanto di cappello, ma Violetta e' tutt'altra cosa.
pbagnoli ha scritto:VGobbi ha scritto: Passiamo al cast. La Devia era l'unica che avevo gia' sentita. A 60 anni, seppur non credibile come Violetta, vocalmente ha strabiliato, specie nel primo atto. Alla vocalista tanto di cappello, ma Violetta e' tutt'altra cosa.
Quello che scrivi mi è piaciuto.
Ti ho risposto in un editoriale in home
Sono francamente stufo di queste diatribe di nessun significato che diventano argomenti di discussione per chi ancora si ostina pervicacemente a fare penosi distinguo fra canto ed interpretazione, come se il canto – inteso ovviamente come una sequenza di notine ben emesse, rotonde, possibilmente “morbide” e di buon volume (valore aggiunto indispensabile per gli appassionati del genere) – fosse l’unica valenza possibile in un’interpretazione lirica.
Se c’è una cosa che la Storia dell’interpretazione d’opera ci ha insegnato è proprio che il processo esecutivo non ha mai disgiunto i due aspetti fondamentali, quello vocale da quello più propriamente interpretativo. Era così ai tempi di Anna Girò e dei castrati, della Bordoni e della Cuzzoni, è stato così ai tempi di Rosa Ponselle prima e di Maria Callas poi, e così deve essere ancora adesso. Le volte che non è stato così, i risultati sono stati quanto meno interlocutori quando non fallimentari: nessuno può reggersi solo su un’emissione vocale “ore rotundo” quale unica valenza espressiva. Non esiste – lo ripetiamo, a scanso di equivoci – non esiste una scissione fra questi due aspetti così importanti e complementari.
Premetto subito che il mio personalissimo parere è che non si possa oggettivamente parlare di grandezza di una cantante che costruisca la propria fortuna solo ed esclusivamente su una tecnica di canto ampiamente passata di cottura in tutto il mondo che non sia l’Italia. E non è questione di correttezza di picchettati, trilli, mordenti e volatine che sono, nel caso della cantante in questione, indiscutibilmente precisi ed espressi “lege artis”. Ma è un’arte vecchia, stanca, paga di se stessa e di virtuosismi demodé già ai tempi di Luisa Tetrazzini (che infatti si esprimeva con ben altro furore ed ebbra joye de vivre), specie se paragonata alle follie vertiginose di una Dessay prima maniera o di una Damrau che, attualmente, è la massima espressione possibile del canto di coloratura.
bigandalu ha scritto: Ma secondo voi, la Devia è una 'Grande' o una 'Brava' ?
Sergio
I suoi tormenti, i dubbi, le isterie, le crudeltà gratuite, il finto sentimentalismo, l'ombrosità, il senso di rivalsa, la cocciutaggine. Nella sua voce dovresti sentire gli scudisci degli armigeri durante le perscuzioni, gli scricchiolii dei cardini dei portoni del ghetto sbarrato all'imbrunire, l'odore delle candele di sego accesse di nascosto, il sapore del pane senza lievito e delle erbe amare, devi sentire la Bibbia, il libro di Quoeleth
tutte le vocali aperte e chiuse al posto giusto, le sibilanti corrette, le dentali marcate, sapesse usare la voce di petto senza sbracare
Tucidide ha scritto:Per questo non mi stupisco quando sento che gli estimatori della Devia si emozionano proprio per le sue performances. Il fatto che a me arrivi una percezione molto blanda di emozione, non vuol dire nulla. Invece, tutti concordiamo sulla sua bravura tecnica. Perché quella è oggettiva, più o meno.
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