mattioli ha scritto: Oggi è bello storicamente, è forse una tappa importante nello sviluppo storico della messinscena del Boris, ma non può essere riproposto come un Boris "di oggi", perché non lo è e non può esserlo.
A parte il fatto che stai parlando di qualcosa che non hai visto, quando leggo queste discussioni sulle regie "vecchie e nuove" che tornano ciclicamente mi chiedo perché cerchiamo l'innovazione teatrale e dobbiamo invece accettare l'eterna riproposizione di musiche e testi vecchi di cento o di duecento anni: l'azione si può cambiare, ma le parole non si toccano; l'ambientazione si può stravolgere, ma poi pretendiamo la lingua originale, il rispetto delle note, l'integralità, le quartine della pira o il pianissimo dei cieli azzurri, lo stile di canto appropriato: perchè? non credo che basti qualche novità nella recitazione o nell'impostazione vocale di alcuni cantanti per far sembrare attuale un tipo di musica e un testo che non mi sembra corrispondere per nulla al mondo di oggi. Come appare vecchia la tecnica registica di Tarkowskij, o superato il disegno fatto a mano di Biancaneve, o primitivo il linguaggio in bianco e nero di Chaplin o di Buster Keaton o di Dreyer; come appare incomprensibile al lettore medio di oggi l'italiano di Manzoni o di Dante, così mi sembra che siano inevitabilmente "pezzi da museo" tutte le opere di Mozart Beethoven Verdi Bellini Wagner e via dicendo: strumenti, tecnice compositive, stili esecutivi, sono qualcosa che si è tramandato nei secoli, con lentissime evoluzioni che ne hanno modificato soltanto la superficie, e credo che non si possano comprendere se non "storicamente" o ingenuamente, se in maniera infantile ci si lascia prendere dall'amor ch'è palpito o da testi che in sé non esprimono, né nel linguaggio né nei contenuti, situazioni o sentimenti che possano apparire attuali.
Ho visto al Superga di Nichelino anziane signore che piangevano commosse vedendo per la prima volta l'umiliazione di Nabucco o la pazzia di Lucia, ma il loro atteggiamento era quello del bambino di una volta, che si spaventava vedendo nel libro di fiabe la strega di Biancaneve o l'orco di Pollicino: noi invece ci annoiamo e sbadigliamo se non vediamo qualcosa di nuovo, se non ci sono idee nuove, se l'interpretazione non è in ogni dettaglio geniale: forse le nostre pretese vanno oltre le effettive potenzialità delle opere che si mettono in scena, e l'allestimento innovativo, geniale, profondo, prende il sopravvento sul "capolavoro" tramandato dalla storia, che rimane un polveroso pezzo da museo: ne è conferma secondo me l'affermazione, letta più volte, secondo la quale non si va più a teatro per vedere lo svolgimento di una storia, ma per vedere invece come e con con quanta raffinatezza e genialità il vecchio contenuto viene riproposto: ma il zum-pa-pa di Verdi o gli accordi sublimi di Wagner restano sempre quelli, e le sinfonie di Beethoven, nonostante le centinaia di esecuzioni e registrazioni più o meno belle che posso ascoltare, sono sempre quelle, e mi dispiace che non esistano una decima undicesima e dodicesima sinfonia...