pbagnoli ha scritto:Alla fine faccio la provocazioncina anch'io: e se avesse ragione lui? In fin dei conti il pubblico italiano, intellettualmente pigro, fa tutti questi gran giri per andare a vedere spettacoli più stimolanti? Certo che no (adesso Matteo mi uccide): anzi, piomba in massa a Milano.
Quindi...
Ma è proprio questo il punto!!!
Il problema non è che il pubblico italiano vada a Milano. Il problema è che, mediamente, non ritiene che all'estero facciano chissà quali meraviglie degne di una trasferta, o anche solo di invidia.
Tu citi, Pietro, il
Tristan con la Stemme e la regia di Guth e la
Tosca con Kaufmann. Bene. Poniamo che le avessero fatte a Bologna, a Milano o a Torino.
Ci sarebbero stati entusiasmi sani, netti, eccessivi, di quelli che testimoniano un'eccitazione vera? Io dico di no.
"Sì... la Stemme è brava, per caritààààà... Ma la Nilsson era un'altra cosa!".
"Kaufmann... bravo eh... e poi è anche un bell'uomo! Però Corelli..."
Andate su YouTube e guardatevi qualche video di cantanti del presente alle prese con pagine famose. Che so io... Kaufmann in "In fernem Land" o "Recondita armonia", oppure la Netrebko nella Gavotte della
Manon o la Dessay in "Regnava nel silenzio".
I commentatori anglofoni o germanofoni osano fare paragoni fra i mostri sacri del passato e quelli del presente, o addirittura rilasciare, a volte in modo anche un po' incauto, patenti di "miglior esecutore di sempre". Si possono leggere cose come "Il miglior Cavaradossi di sempre" oppure "il miglior soprano degli ultimi cinquant'anni", o anche "Dopo la Callas, la miglior Lucia di sempre".
Non dico che ciò sia indice di saggezza: ma denota sicuramente passione, passione autentica e sano divertimento. Un modo diverso di intendere l'opera. Il bello è che anche chi non è d'accordo con tali entusiasmi, comunque risponde a tono, senza battutine come "Osi paragonare Corelli a Kaufmann???!?!!!" Non sembra fuori dal mondo un paragone del genere: magari lo si rintuzza, ma senza ironie o sorrisi di scherno.
In Italia, chi dice cose del genere è preso per superficiale, oppure ignorante della storia dell'opera, incompetente in fatto di tecnica, o ragazzino brufoloso che ha scoperto l'opera solo guardando le gambe della Netrebko o (per chi ama il genere) i pettorali di Schrott.
Mesi fa sentii un dialogo in teatro a Bologna: un signore sui cinquant'anni parlava con uno di trentacinque circa.
"Lei ha sentito dal vivo la Horne, la Freni, la Kabaivanska...?"
"Eh, no... non è da molto che frequento i teatri..."
"Meglio! Così almeno si diverte! Io, che ho avuto la ventura di sentire quei cantanti, adesso non mi diverto quasi mai!"
A buon intenditor...
Non credo, come dice Matteo, che sia un fatto di disabitudine all'alta qualità...
Mutati i termini, questo ragionamento mi ricorda un po' quello di chi dice che la gente è disabituata a sentir cantare bene e applaude ogni ciofeca...

Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...