MILANO 2011
Impressioni a chi ha assistito o sentito alla radio questa "Donna" rossiniana scaligera con un cast all-stars.
Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham
VGobbi ha scritto:Impressioni a chi ha assistito o sentito alla radio questa "Donna" rossiniana scaligera con un cast all-stars.
VGobbi ha scritto:Col rischio di ripetermi, Jfd avrà un registro acuto sbalorditivo, vocalità esasperata (ma lontano dai livelli di un Merritt o Blake), ma e' in possesso di una paletta coloristica di modeste dimensioni per potermi piacere. I recitativi, che siano secchi od accompagnati, in bocca al tenore peruviano perdono di valore, d'intensità ....
MatMarazzi ha scritto:Secondo me il problema è una certa idiosincrasia poetica (e forse un poco anche tecnica) di Florez nei confronti delle specificità e complessità dei ruoli David. Dal punto di vista vocale e virtuosistico invece li domina benissimo...
beckmesser ha scritto:può essere anche (e secondo me è così), che anche i ruoli scritti per David (così come quelli scritti per la Colbran) abbiano subito un’evoluzione opera dopo opera, ammorbidendo progressivamente la scrittura ancora “tardo-barocca” delle prime opere napoletane e cominciando a “fiutare” ciò che cominciava ad arrivare da oltralpe.
MatMarazzi ha scritto:L'iper-cinesi tragica del personaggio, quel profumo di zolfo che emana, la risata amara e dongiovannesca, la lacerazione fra l'opposta attrazione di bene e male, l'agitato super-omismo ante litteram... Tutte queste sono costanti della poetica nourritiana, ravvisabili tanto nel Comte Ory, quanto in Robert le Diable, Masaniello, Macbeth e Heleazar.
MatMarazzi ha scritto:E' infatti una sua vecchia tesi (su cui posso concordare solo in parte) che l'ultimo David sia stato il viatico per Rubini.
Ossia che il crescente "patetismo" aulico che i personaggi David andavano acquisendo, unitamente a una minore mobilità psicologica, siano serviti ai compositori Romantici per creare il nuovo modello tenorile del Sub-lime romantico: Rubini appunto.
Che ne dici?
beckmesser ha scritto:Ripeto: si tratta di una semplificazione brutale, come sempre quando si vuole trarre una teoria dalla viva realtà, però per me in questo ribaltamento sta la vera portata rivoluzionaria del Rossini napoletano. E questo mi aiuta a spiegarmi perché Florez, che mi sembra terribilmente ingenuo, nella sua blanda paciosità, in Norfolk e Giacomo V, mi entusiasma come Ilo
beckmesser ha scritto:e, credo, mi convincerebbe in molti ruoli Rubini (almeno in termini di personalità e tecnica: per il peso vocale bisogna aspettare una prova in teatro…).
VGobbi ha scritto:Impressioni a chi ha assistito o sentito alla radio questa "Donna" rossiniana scaligera con un cast all-stars.
beckmesser ha scritto:Mah, io resto convinto (se ne è già parlato) che la personalità di un (grande) interprete è sì importante per valutare un personaggio, ma la reale e più intima caratteristica di quest’ultimo discende dal mix, dalla lega, che si crea fra un certo autore e un certo interprete (senza scordare che a volte il librettista è altrettanto importante…). In questo senso, i ruoli Nourrit-Rossini non sono quelli Nourrit-Meyerbeer (così come i Pasta-Bellini non sono i Pasta-Donizetti), e le caratteristiche dei secondi, che indichi in modo perfetto, sono nei primi stemperati da una buona dose del bonario cinismo del pesarese, che come sempre getta molti sassi (in termini di critica sociale e di vetriolo) ma nasconde sempre la mano dietro una facciata da “ma in fondo sto solo scherzando”…
Dico che (pur con le necessarie brutali semplificazioni) per me il fascino delle opere napoletane di Rossini sta proprio in questo: quando parte con Elisabetta l’impostazione è post-barocca; alla voce grave (Nozzari) è affidato l’eroe sostanzialmente positivo e alla voce acuta, erede del castrato (para-David) quello dell’anti-eroe cattivissimo. Poi, opera dopo opera, la forbice si stringe sempre più fino a chiudersi del tutto (in Donna del Lago qual è l’eroe positivo e quale quello negativo?) per poi ribaltarsi ed arrivare a Zelmira, dove la voce acuta (ancora David, ma con caratteristiche ben diverse dai primi ruoli) è divenuta l’eroe e quella scura (ancora Nozzari) l’anti-eroe. Questa situazione sarà quella che verrà ereditata dai primi compositori romantici italiani per fissare la loro estetica: il tenore come eroe del sublime (Rubini e successori) e il baritono come anti-eroe…
l’impostazione è post-barocca; alla voce grave (Nozzari) è affidato l’eroe sostanzialmente positivo e alla voce acuta, erede del castrato (para-David) quello dell’anti-eroe cattivissimo
MatMarazzi ha scritto:So che tu e Ric la pensate diversamente... ok, accetto il vostro punto di vista.
Ma io non riesco a credere che ci sia statao "trapasso" in quanto, nel volgere di pochissimi anni (praticamente ai primi contatti di Rubini e Bellini) il tipo "rubini" era già imparagonabile alla lezione di David.
Riccardo ha scritto:A me sembre che Giacomo sia già molto avanzato in termini di sviluppo, anche più di Ilo.
Anzi, a dire la verità, non vedo tanto un'evoluzione di Rossini nella scrittura per David o per il tenore amoroso (includendo Idreno): vedo più che altro un caso isolato in Giacomo V, dove il lavoro su David sembra essere stato fatto in modo veramente straordinario e con un apporto poetico superiore rispetto alle altre opere. E' del resto l'unica opera napoletana di Rossini in cui David è veramente il protagonista tenorile. Mi sembra quasi un omaggio speciale che Rossini volle rendergli.
Rodrigo ha scritto:c'è una terza tipologia (se vogliamo di minoranza): quella del tenore "buffo" del Rossini veneziano e milanese che compare, nonostante la molta acqua passata sotto i ponti, anche nella Gazza Ladra; potremmo dunque chiamarlo il tenore padano.
Complice la consolidata tradizione buffa - che nel pesarese tracima anche nel dramma serio - qui non ci sono quegli abissi drammaturgici che a Napoli erano stati esplorati grazie ai David e ai Nozzari (e mettiamoci pure l'apporto del tanto vituperato Tottola nei libretti). Al contrario mi pare che circoli in questi ruoli una più o meno costante fissità espressiva: sono personaggi che non evolvono e in un certo senso non agiscono, si direbbe che si accontentano di "contemplare" la vicenda dall'alto delle loro bellissime arie (spettacolari quelle di Argirio e di Idreno tra l'altro). Il povero Lindoro si prende pure un'affettuosa lavata di capo da Isabella per la sua inazione. In Semiramide, il non plus ultra del dramma coturnato non un dramma semiserio qualsiasi!, Idreno è suppergiù un meraviglioso soprammobile che scompare letteralmente se paragonato ai deliri di Assur o al nodo gordiano scoperto da Arsace.
beckmesser ha scritto:Io ho visto la seconda recita, sabato, e confesso di essere un filo deluso...
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