teo.emme ha scritto:Dalla descrizione mi sembra il trionfo del "famolo strano" fine a sè stesso stile Rosetta Cucchi: spero il lato musicale sia meglio. Certo mi chiedo - in questo maniacale travisamento delle ambientazioni - come possa conciliarsi il dissolversi del preludio nel corale luterano con una specie di festa della birra in periferia: per carità sul palco ormai si vede pisciare e defecare ma resta una cosa priva di senso
Ne abbiamo parlato tante volte. A me interessa che uno spettacolo riesca comunque ad esplorare in modo efficace (non necessariamente per analogia, come nei Meistersinger di McVicar, ma anche per contrasto, come nella regia della Wagner) alcuni dei temi presenti – in maniera più o meno evidente – in un´opera.
Nella fattispecie, qui c´erano un paio di idee buone , molte idee già viste, e molte cose che con l´opera non c´entravano proprio nulla.
Sono d´accordo con te nel dire che il riferimento al “sacro” nei Meistersinger sia centrale. Anzi, l´equazione Parnaß-Paradies (non solo Parnaß
und Paradies)
è la tematica centrale dell´opera. Lo sappiamo da moltissimi elementi. Innanzitutto da un elemento autobiografico: Wagner racconta (in Mein Leben) di aver concepito l´idea dell´opera ammirando l´Assunta del Tiziano, in compagnia dei coniugi Wesendonck (lei, Isolde incinta, e lui, Re Marke) a Venezia. Ma sappiamo che l´opera (di tema religioso: il distacco di Maria, una premonizione della Rinuncia di Wagner/Sachs alla più giovane Mathilde/Isolde/Eva?) non si trovava, come oggi, nella Chiesa dei Frari, bensì esposta in mezzo ad altre opere d´arte all´Accademia. Quindi un´opera religiosa in un contesto non religioso, bensì profano. Religione e arte.
Nell´opera poi i riferimenti a Religione ed Arte sono innumerevoli. L´opera si apre nella Chiesa di Santa Caterina con un corale che esalta la figura e l´opera di Giovanni (Hans!) Battista. Il tema della creazione artistica come creazione religiosa e il riferimento al battesimo ricorre ovunque (dallo Sprüchlein di David al terzo atto, alla scena del battesimo). Così come è evidente il richiamo tra la figura di Lutero (non solo figura religiosa, ma anche poeta, scrittore e traduttore in tedesco della bibbia!) e quella di Hans Sachs che viene esaltato dal popolo al terzo atto sulle parole dell´Inno all´Usignolo di Wittenberg composto dal vero Hans Sachs (Sachs è il nuovo Lutero!). Evidente anche il richiamo tra l´Eva reale, l´Eva del Paradiso e la Musa del Parnasso (nella canzone di Sachs al secondo atto e nel Meisterlied e Preislied di Walther) o tra Davide (re e poeta) e il giovane apprendista di Sachs. Infine, l´opera stessa si chiude sigillando l´identità tra Arte e Religione. L´opera infatti termina con il popolo che canta “Zerging in Dunst das heilige röm'sche Reich, Uns bliebe gleich die heilige deutsche Kunst! Heil Sachs! Hans Sachs!“ (finisca pure in polvere il sacro romano impero, ci resterebbe sempre la sacra arte tedesca! Salve a Sachs!). Per due volte, risuona il termine “helig” (sacro, santo) e poi per tre volte il nome di Sachs (preceduto da heil, salve, termine che deriva da heilig). Di fatto questa è una santificazione dell´Arte tedesca incarnata nella figura di Sachs, come fosse un trisagio (l'Inno di lode a Dio tre volte santo), ma rivolto a Sachs! L´Arte come religione è la tematica di fondo dei Meistersinger (così come sarà dello stesso Parsifal, dove la religione è l´opera d´arte stessa, il Graal è l´opera Parsifal celebrata a Bayreuth, il luogo dove il tempo diventa spazio – zum Raum wird hier die Zeit -, dove la musica si fa architettura).
Per questo è, in fondo, inappropriato insistere sugli aspetti politici dell´opera. Non che questi non siano presenti, almeno in nuce nell´opera. Ma qui bisogna intendersi. Wagner da sempre (sin dai tempi delle barricate a Dresda) aveva concepito la propria arte e l´arte in generale come espressione del Popolo (come nell´antica Grecia). E la tematica ricorre più volte nelle parole di Sachs (soprattutto nelle sue schermaglie con gli altri maestri cantori al primo atto). Ma l´idea di trasformare l´arte tedesca in strumento di propaganda bellica e supremazia tedesca è con ogni probabilità estranea alla concezione originaria di Wagner, che aveva pensato a Norimberga come ad una città utopica, come il demoniaco Wahn viene guidato (“fein lenken”) e incanalato nell´espressione artistica. Sorprendentemente, questa è esattamente la contrapposizione tra dionisiaco ed apollineo e la concezione della tragedia greca che aveva proposto il giovane Nietzsche ne “La nascita della Tragedia dallo Spirito della Musica”. Ma, ripeto, l´arte come strumento di esaltazione del superomismo germanico è una concezione probabilmente assente in Wagner. Nella versione del libretto del 1862 le parole finali di Sachs erano assenti (e sì che Wagner si trovava a Parigi, fresco fresco del fiasco colossale del Tannhauser, e quindi aveva tutte le sue ragioni per covare del risentimento nei confronti della nazione francese e dell´arte non-tedesca!). Fu solo nel 1867 che, su pressione della terribile Cosima, Wagner decise di aggiungere la perorazione finale in esaltazione della Sacra Arte Tedesca. Di lì a poco (1871), la Prussia avrebbe umiliato la Francia. La lettura in chiave politica dei Meistersinger si rende manifesta nel 1924, quando a Bayreuth, al termine dell´opera il pubblico in sala si alza in piedi ed intona l´inno tedesco (le ferite della sconfitta nella prima Guerra Mondiale erano ancora aperte!). Sappiamo poi bene come i Maestri Cantori fossero impiegati dalla propaganda nazista a fini politici. Arte e politica, non più arte e religione (come in Wagner). Non è un caso che a Monaco, i Nazisti avessero pianificato il proprio quartier generale proprio nella zona di Königsplatz (quella degli edifici pianificati da Leo von Klenze nell´Ottocento per esaltare l´antica arte greca) e nella zona dei Musei! In definitiva, mi sembra che il binomio Arte-Politica associato ai Meistersinger (e ripreso in molte regie) sia più legato alla storia interpretativa di quest´opera piú che alle reali intenzioni dell´autore.
DM