Dalla terza fila di platea sulla destra, con i cantanti e il coro che mi passavano di lato, e vista perfetta sul podio compreso viso e mani del direttore, mettendo e togliendo gli occhialini del 3D (favolosi il drago che ti arriva in faccia e il flauto che ti vola in bocca), ascoltando il meraviglioso Paolo Fanale (letteralmente annientati tanti Tamini belanti di area anglosassone)), la sicurissima Regina della Notte, il gigantesco (in ogni senso) Sarastro, l'espressiva Pamina e goduto dell'impegno di tutti su un progetto evidentemente condiviso, HO GODUTO a lettere maiuscole. Oltre tutto, la straordinaria acustica (oltreché gli spazi: cantano ovunque) del Comunale è stata sfruttata al 100%. Ascoltare Mozart così, una goduria.
La base di tutto è, a partire da una ouverture tripudiante di colori e teatro, la direzione di Michele Mariotti (il cui gesto è, già di per sé, un incanto. Raramente ho visto una mano sinistra, quella del colore e delle espressioni, muoversi così): sembra letteralmente posseduto da Mozart. Il gioco e la luce e la notte della Regina, il cotè massonico di l'oscurità e celebrazione, gli affetti (cosa non è il "Pa. pa, pa"!), il gusto di far croccare il glockenspiel e di giocare dove necessario (la danza degli schiavi di Monostatos "incantati" tenuta a scansione volutamente folle, irregolare), l'incanto della grande aria di Pamina. L'equilibrio, il gioco dei timbri e dei tempi, la maturità in senso di teatro e musica con la quale guida il tutto. I colori. E un indefinibile senso di "tenerezza" che più mozartiana di così non si può. Fenomenale direzione, innervata di poesia.
E lo spettacolo - mai visti dei bambini, e qui son tanti, stare in scena e recitare e cantare così - è un incanto per chi sappia abbandonarsi, con un occhio alla profondità (non si chiamano Fanny e Alexander a caso) del tutto, la "facilità" delle proiezioni non inganni, c'è dietro altro, e ben altro.
A mio avviso, finora, è lo spettacolo del 2015. La serata è finita, giustamente, ad applausi ritmati e urla di bravi da stadio. Strameritati. Claudio Abbado, che visse i suoi ultimi anni a Bologna, sarebbe stato felice di uno spettacolo così. Teatro in musica totale, come lo voleva lui, dal podio all'orchestra, ai cantanti alla scena.
marco vizzardelli