Andare a teatro a vedere "l'ennesima" Tosca può sempre rivelarsi sorprendente. Sorprendente per una regia inquietante ma intensa, sorprendente per una giovane voce tenorile che promette molto bene, sorprendente per la scoperta di un direttore d'orchestra giovane e con idee che ti frullano in testa per ore e ore dopo l'uscita dal teatro.
La regia è curata dall'inglese John Caird, già attivo a Chiacgo nell'ultimo Parsifal, regista tra i più quotati al National Theatre di Londra. Le scene sono della talentuosa e visionaria Bunny Christie.
L'opera è spostata in periodo post bellico. Ad ogni atto il sipario si apre su un velo trasparente ricoperto di macchie di sangue che poi aprendosi ci rivela il palcoscenico.
Sant'Andrea della Valle è appena stata bombardata e noi entriamo in quello che rimane del luogo sacro, dal cui squarcio sulla cupola entra un raggio di luce che letteralmente "rompe" le tenebre. Mario dipinge su una impalcatura altissima (molto molto scomoda). Il secondo atto è ambientato nella stessa chiesa trasformata in un (credo) magazzino di cose rubate e accatastate - scena del tutto incomprensibile se poi non è accompagnata ad una adeguata cura del personaggio di Scarpia, che di quel magazzino dovrebbe essere il proprietario, o comunque l'abitatore....
Il terzo atto è una enorme prigione dalla cui cupola (che è la stessa della chiesa) vediamo Angelotti appeso ("ebben lo si appenda morto alle corde" preso proprio letteralmente). Tosca si pianta un coltello nella giugulare e poi si lancia da una finestrella scomoda..... Mah....
La sorpresa è un nuovo personaggio nell'opera. E' il pastorello previsto nel III atto. Qui però è una ragazza che partecipa a tutta l'opera, posizionandosi al centro della scena nei momenti culminanti: che sia Tosca giovane? che sia un'anima pura travolta dagli eventi? non so rispondervi ma posso dirvi che a volte questa presenza disturba alquanto il normale svolgimento dell'opera. Nel III atto canta "io de' sospiri" al posto del pastorello: l'effetto è parossistico perchè il personaggio inquieto trasfigura la magia dell'alba romana in una specie di incubo notturno.....
Da Tatjana Serjan mi aspettavo una vocalità più robusta e corposa, da vero drammatico, visto il repertorio. Invece si ascolta una voce di buona qualità, probabilmente un lirico spinto (ma forse anche meno), molto a suo agio nelle oasi più liriche dell'opera rispetto a quelle drammatiche, sfogate con urla un po' troppo violente. E' comunque una ottima interprete, una meravigliosa attrice dotata di buona comunicativa visiva e di un indubbio fascino.
Mario è il giovanissimo tenore americano Brian Jadge, giunto all'ultimissimo a sostituire il previsto Mischa Didyk. Faccino da porno attore su un fisico da rodeo, all'ingresso ha scatenato simpatici sorrisetti delle attempate signore sedute accanto a me, con improvviso mettere mani nella borsetta per trovare il binocolo che ti cambia la serata.....
Battute a parte la voce è davvero splendida, morbida, sonora, comunicativa. Buoni acuti, bel fraseggio, sicurezza in scena. Potremmo sentirne parlare in futuro. Ovazioni da stadio alla fine dell'aria del III atto.
Scarpia è Evgeny Nikitin, una voce piccina e debole, inudibile negli insiemi - un finale I imbarazzante. Nikitin salì alla ribalta delle cronache quando venne cacciato da Bayreuth per un tatuaggio troppo simile ad una svastica mostrato in un video. Sentendolo ora, direi che fu saggia decisione non avergli fatto cantare l'Olandese. Resta un buon fraseggio - ma ovviamente la geniale finta esitazione di Scarpia creata da Puccini con un punto di valore nella frase "come facemmo del Conteeee.... Palmieri non viene eseguita - una interpretazione aristocratica, in netto contrasto però con il set della Christie. Non so se sia risultato parecchio antipatico anche alla Serjan visto che lo ha ucciso con una serie di coltellate e una rabbia impressionante.
La direzione di Jurowski (in questo caso il più giovane Dmitri) è funzionale ai cantanti, li segue passo passo, circondandoli di un suono caldo e avvolgente. Nei momenti dove può lasciarsi andare maggiormente scatena l'ottima orchestra della Lyric Opera in frasi avvincenti: da ricordare il finale II, reso cupo e drammatico ma con un suono davvero "thrilling" e soprattutto l'alba dipinta con pennellate sonore ampie, arcate imponenti e colori turgidi e vivissimi. Una bella prova da approfondire per dare un senso compiuto alle mille piccole idee presentate quasi senza soluzione di continuità.
Buon successo, punte di delirio per la Serjan (qui molto amata) e per Jadge. Qualche contestazione al regista.