da vivelaboheme1 » ven 06 feb 2015, 15:09
L'ha eseguita, ieri sera e la sera prima nella nuova, favolosa sala della Philarmonie di Parigi. I punti esclamativi sostituiscono parole assolutamente inutili che non renderebbero lo splendore assoluto di ciò che si è ascoltato. Ne dico, adesso, a freddo, solo tre: poesia del suono.
E aggiungo che l'attuale Salonen (come gli esiti delle apparizioni milanesi dell'anno ascorso lasciavano presagire) è addirittura migliore rispetto a se stesso. La perizia tecnica trascendentale è ormai quasi nascosta, tanto è naturale (questo stupisce: la naturalezza, la nonchalance con la quale Salonen ottiene ciò che è tecnicamente impervio e Dio sa quanto l'Enfant lo è!), totalmente a servizio d'un senso poetico del far musica che prende l'anima. La fase post-bouleziana del direttore finnico (più che mai giovanile, quasi efebico, anche nei modi e nel gesto e nella presenza fisica) è oggi superata a favore di una poetica del suono che ne fa il Karajan dei giorni nostri. Il cristallo di Ravel, I glissando, i giochi di colori, di ritmo, l'ironia sparsa a piene mani, la tenerezza: tutto ha trovato esaltazione ad un livello assoluto. Compagnia compattissima, tutta di madre lingua, il che ha aumentato esponenzialmente il godimento dell'opera. Ottima (Le Feu, Le Rossignol, La Princesse) la Sabine Devieilhe nominata da Francesco, ma tutti praticamente perfetti e totalemente idiomatici, nonché attori-cantanti fantastici.
E, se l'Enfant, è stato un esito supremo (premiato, alla replica, da quindici minuti di urla da stadio e applausi, ritmati e non, seguiti ad alcuni secondi di stupefatto silenzio sulla chiusa "Maman!" dell'Enfant), forse ancora più atupefacente è stato quello del balletto integrale Ma Mere l'Oye dato nella prima parte. Ne conoscevamo la lettura di Salonene con i complessi scaligeri nella suite. ma anche qui il tutto ha trasceso le precedenti esecuzioni di Salonen, in una libertà poetica di fraseggi, tempi e gioco timbrico da lasciar letteralmente senza fiato. La conferma che siamo di fronte ad un top assoluto attuale nella direzione. Al di sopra di ogni elogio la prova dell'Orchestre e Coro de Paris e delle adolescenti della Municipalitè
Ho ascoltato, a Parigi anche un affascinante Requiem di Verdi a firma Vladimir Jurovskij con la London Philarmonic (ottima), coro di Pamplona e solisti di matrice slava. Ma mi riservo di parlarne dopo la trasferta di questa domenica a Firenze dove il Requiem medesimo viene proposto da Daniele Gatti. Il raffronto merita d'esser fatto dopo entrambe le esecuzioni. A presto
marco vizzardelli