Maugham ha scritto:Comunque torno ora dal Cavaliere...meglio: dalla Denoke
Rubo questa sintesi di Alberich da un altro thread.
Che condivido dopo essere anch'io rientrato dal Rosenkavalier di Firenze.
Che la Denoke fosse una grandissima cantante lo sapevo. Anche se l'ho vista dal vivo relativamente poche volte e non sempre in contesti favorevoli (Jenufa, Marietta, Kata, Emilia Marty, Sieglinde) ogni volta ne sono stato conquistato. Dopo questo Rosenkavalier penso che il termine "cantante" sia riduttivo per un personalità come lei.
Aggiungo che, secondo me, non è un caso che un'artista di tale bravura abbia legato le proprie sorti a due personaggi totemici come Emilia Marty e Marie Therese.
Purtroppo a Firenze c'era solo lei.
Questo Rosenkavalier -se mai uscirà un video- può essere fornito al conservatorio come manuale di sopravvivenza per cantanti d'opera, di quelli stile survivor.
Perchè la Denoke è riuscita, a dispetto di tutto, a "fare" una marescialla storica in un contesto registico e musicale di assoluta e deprimente prevedibilità. E questo la rende ancora più grande.
Eike Gramss (regista che proviene dalla prosa e mi pare sia direttore a Brema del teatro locale) è una sorta di Otto Schenk prestato a Marelli con un budget ridotto.
Stesse scenografie un po' hi-tech e un po' tradizionali nell'attrezzeria, ciarpame laccato nero sparso in giro e, cosa per me ormai paragonabile al terrore dei sette mari, il fantozziano mega specchione che riflette il pubblico. Noooooo, basta.....
Presenti anche risibili scivoloni di "continuity", come direbbero gli americani. Arriva la colazione, la Marescialla si precipita a nascondere Oktavian, entra il negretto... e prepara la colazione per due!
Nessun lavoro sui personaggi che non fosse la replica di luoghi comuni da bignami del Rosenkavalier: Ochs scoreggione, Sophie biricchina (perfino il dito puntato che va su e giù nella stizza), Oktavian marpione, Faninal scemotto, Valzacchi parodia di un omosessuale, il lacchè di Ochs parodia di un eterosessuale, la pantomina del terzo atto tipo tunnel degli orrori alle giostre della parrocchia...
E poi, divertente nella sua desolante prevedibilità, quando partiva un valzer, tutti cominciavano a ballare il valzer.
Le scenette tra Ochs e Faninal sembravano tirate giù da una commedia soft core degli anni Settanta, dove Ochs poteva essere Carotenuto e Faninal Montagnani. Imperdonabile quella che nel primo atto ha coinvolto la Denoke. Il maggiordomo, con aria sorniona, sbircia le tette della Marescialla la quale, dopo avergli lanciato un'occhiata maliziosa, si chiude la vestaglia alludendo a chissà quali tresche con la servitù. Capite come si possa svilire, anche con un paio di gesti, un personaggio di tale importanza attribuendogli bislacchi e grevi pruriti sessuali.
Insomma, paradossalmente lo spettacolo procedeva su due binari: da un lato la Denoke ti spiegava e ti convinceva del fatto che il Rosenkavalier andasse rappresentato anche nel duemila. Tutti gli altri ti spiegavano e ti convincevano del contrario.
Kristinn Sigmundsson è stato un Ochs vocalmente imponente (ma i gravi sono stati un disastro) ma dal declamato piatto e noioso, Caitlin Hulcup un Okatavian generico e Sylvia Schwartz (la migliore dei tre) una Sophie corretta, musicale, un po' zanzarinesca ma funzionale.
Zubin Metha dirigeva questo carnevale straussiano. E ho detto tutto.WSM
WSM