Les Vepres Siciliennes (Verdi)

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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda Enrico » dom 08 mag 2011, 16:07

Kunde di nuovo Arrigo, anzi Henri, al San Carlo: questa volta integrale (dicono), con balletti, e in francese!

Giuseppe Verdi
LES VÊPRES SICILIENNES
Libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier

direttore Gianluigi Gelmetti
regia Nicolas Joel (ripresa da Alberto Cavallotti e Mariano Bauduin)
scene Ezio Frigerio costumi Franca Squarciapino
maetro del Coro Salvatore Caputo
direttore del corpo di ballo Alessandra Panzavolta

Guy de Montfort: Dario Solari
Henri: Gregory Kunde/Piero Pretti (24 maggio)
Hélène: Alexandrina Pendatchanska/Rachele Stanisci (24 maggio)
Jean Procida: Orlin Anastassov

Orchestra, Coro e Corpo di Ballo
Teatro di San Carlo
Enrico B.
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda FloriaTosca » dom 08 mag 2011, 23:42

Mi hai battuto sul tempo, stavo per scriverlo io!
Ho già comprato i biglietti per lo spettacolo, meno invogliata di quanto lo sia stata per altri spettacoli della stagione... sarà stato per il titolo inusuale; ma alla fine è stata proprio la sua rarità a persuadermi. E' stato decisivo anche il nome di Dario Solari: ho avuto modo di ascoltarlo sempre al San Carlo nella passata stagione, nel ruolo di Giorgio Germont. Di fronte a una Irina Lungu piuttosto flebile e ad un Alfredo non straordinario, spiccò la sua voce suadente ed emozionante, un turbine di emozione che riusciva eccezionalmente a bloccare il tempo e concretizzare quella scena sul palco. Impresa difficile, data la sua giovane età e scarsa affinità estetica con un uomo maturo qual è il padre di Alfredo. Ho letto di Kunde e della sua fase calante, anche se sarà comunque un onore ascoltarlo dal vivo; sono interessata per la Pendatchanska, che da quanto ho reperito su internet mi è sembrata una specie di "bambina prodigio", ma ancora attiva nel repertorio mozartiano e di coloratura.
Molti (ignoranti) che frequentano il nostro teatro si sono lamentati della scelta: opera troppo lunga nella sua versione integrale, per di più in lingua straniera. Mi è venuto da sorridere alla lettura dei vostri commenti qui: troppe interpolazioni nella versione in italiano, rammarico per i tagli generosi e per una traduzione snaturata. Per questo mi accingo a scandagliare ogni particolare di questa opera per apprezzarla fino in fondo: finora non l'avevo mai vista nè ascoltata per intero, per questo cercavo una versione in dvd o cd (preferibilmente dvd: mi piace guardare in faccia i cantanti mentre si esibiscono e vederli muovere per le scenografie) per prepararmi prima della serata. Ahimè, non ho trovato (nè per i negozi nè su Amazon) versioni in francese!!! Mi sapreste spiegare come mai non veniva mai rappresentata in lingua originale? E' un caso che le poche rappresentazioni in francese fossero escludivamente in Francia?
Mi affido a voi e alle vostre conoscenze per una risposta!
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda Riccardo » lun 09 mag 2011, 23:15

Si era cercato in qualche modo di dire che le stagioni del Regio ultimamente cercassero di staccarsi, seppur minimamente, dalla plumbea situazione italica.

Bene, la stagione prossima è semplicemente desolante, senza possibilità di appello, purtroppo. Guardatela... http://www.teatroregio.torino.it

Non era meglio fare meno titoli se le risorse sono scarse?

La stagione del San Carlo fa impallidire, nel contesto italiano, quella di Torino. Anche solo per la varietà e il coraggio dei titoli.
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda pbagnoli » mar 10 mag 2011, 22:17

Riccardo ha scritto:Si era cercato in qualche modo di dire che le stagioni del Regio ultimamente cercassero di staccarsi, seppur minimamente, dalla plumbea situazione italica.

Bene, la stagione prossima è semplicemente desolante, senza possibilità di appello, purtroppo. Guardatela... http://www.teatroregio.torino.it


Santa pace, che disastro... Che vergogna.
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda teo.emme » mer 11 mag 2011, 0:19

Stagione in linea con la Scalà...cioè, fatemi capire...se Rigoletto lo fa Lissner è una meraviglia rivoluzionaria e se lo danno a Torino è robaccia provinciale?
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda Riccardo » mer 11 mag 2011, 1:40

Teo...vedi bene anche tu qual è il ventaglio di titoli del Regio e qual è quello della Scala.
Vedi bene anche tu quali sono i cantanti i registi e le nuove produzioni che propone il Regio e quali la Scala.

E il Rigoletto, che non è certo il fulcro della stagione scaligera lo fa comunque Bondy.
Spero almeno tu non abbia visto la tristezza
del 'nuovo' Rigoletto del Regio per parlare in questi termini...
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda pbagnoli » mer 11 mag 2011, 9:28

Riccardo ha scritto:E il Rigoletto, che non è certo il fulcro della stagione scaligera lo fa comunque Bondy.

Pienamente d'accordo con Riccardo.
Teo, se hai letto in home, avevamo precisato che non condividevamo per larga parte la programmazione del repertorio italiano (anche se apprezziamo la scelta di non far fare Rigoletto a Nucci).
Detto questo, fra il Rigoletto proposto alla Scala e quello programmato a Torino, c'è un abisso. Almeno, sulla carta. Poi, chi vivrà vedrà
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda Riccardo » mer 11 mag 2011, 12:22

pbagnoli ha scritto:Detto questo, fra il Rigoletto proposto alla Scala e quello programmato a Torino, c'è un abisso. Almeno, sulla carta. Poi, chi vivrà vedrà

Ma quello di Torino è quello appena andato in scena adesso... Al di là di qualche buon cantante, lo spettacolo era del tutto impresentabile all'interno di una stagione che si dichiara di respiro internazionale.
Ovvio che se invece ragioniamo in un ottica italiana secondo cui la Scala diventa il polo importante e tutti gli altri teatri di provincia il discorso cambia.

Anche in un'ipotesi del genere, per me sarebbe comunque preferibile comunque che i teatri che attualmente lavorano come Fondazioni almeno tentassero di favorire la qualità a svantaggio della quantità. Per fare i Rigoletti in piazza non c'è bisogno di consumare danaro pubblico o comunque non così tanto (e il cartellone del teatro Superga di Nichelino lo dimostra).
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda FloriaTosca » lun 13 giu 2011, 23:12

Perdonatemi il ritardo, dovuto a vari impegni universitari. Ho assistito ai Vespri, anzi ai "Vepres", già un mesetto fa, e vorrei proporvi le mie impressioni, se non è troppo tardi!

L'impressione globale, al termine di quattro fatidiche ore di teatro, è stata entusiasticamente positiva. Lo spettacolo conclusivo della stagione, forse il più meritevole, è stato salutato con una standing ovation da parte di un pubblico folto e paziente, premiato da quelle "quattro ore e in francese" di ascolto tanto polemizzate dai più (ignoranti). E’ vero che i termini di paragone sono relativamente scarsi (il Teatro San Carlo si sta rialzando da un periodo di crisi economica ed artistica), ma è anche vero che questi Vespri sono stati un ottimo trampolino di lancio per la rinascita del teatro, senza deludere le aspettative dei frequentatori, gonfiate dalla lettura di "giornalini" pubblicitari (molto retorici, inneggianti ai 150 anni dall’Unità d’Italia) distribuiti fin nelle strade di Napoli per attirare quel pubblico così pigro.
Il primo pregio a colpo d'occhio è stata la scenografia. Recuperando del materiale utilizzato nel 2004 presso il Massimo di Palermo (un'edizione italiana dei Vespri di non tale successo) sul palco sono stati ricostruiti imponenti archi ogivali, le cancellate di una prigione e pareti di chiese mosaicate, alte quasi fino al soffitto. Si voleva trasportare la scena proprio in quel tredicesimo secolo raccontato da Verdi, impresa poco sperimentata dagli scenografi odierni che prediligono l’ambientazione ottocentesca. I motivi artistici si ispiravano al siciliano duomo di Monreale, ricco di influssi figurativi stranieri (arabi per lo più) che evidenziavano lo scenario di conquista della martoriata Sicilia. Il tutto con un risultato di grande effetto, pomposo e realistico al tempo stesso. Dietro alle costruzioni, un piacevole effetto di carta increspata e illuminata offriva un delizioso scenario marittimo, simile allo sfondo realizzato negli anni ’90 alla Scala per la più nota versione italiana diretta da Muti, ma con l'ulteriore, suggestivo effetto dinamico del movimento delle onde del mare. Per nostra fortuna, la bandiera francese è stata risparmiata (a differenza della edizione alla Scala, che ho potuto vedere in dvd): sarebbe stata un vessillo anacronistico per un episodio riportato, come gli spetta, al tredicesimo secolo. Gli stranieri conquistatori erano riconoscibili dalle armature lucenti che indossavano numerose comparse di scena, mentre il popolo siciliano si presentava solare, ricco di colori, in una gran varietà di tuniche vivaci di gusto medievale. L’artefice dei costumi, Franca Squarciapino, meritava una menzione speciale. Sapiente il gioco delle luci del quarto atto, nella cupa prigione, ma anche quello dorato che splendeva sui mosaici del duomo di Montreal nell’ultimo atto. Degna cornice della unità drammatica e recitativa dei suoi protagonisti: non se ne vedevano più di scene così dinamiche, personaggi e coro in armonico movimento sul palcoscenico, una tensione emotiva convincente e di gran teatro. Sapendo come lavora Gelmetti, posso intuire che si tratti in gran parte di farina del suo sacco.
Passiamo ora al succo: le voci. La grande delusione della serata è stata Alexandrina Pendatchanska (Helène), il soprano protagonista: ha meritato i fischi e quel silenzio raggelante alla fine della prima aria, da cui si attendeva quel battito di mani di rito, alla fine pervenuto un po’ smorzato. Una vera delusione, date le voci che si sentono sul suo conto: una enfant prodige, una rivelazione, una reinventatrice del canto di coloratura depurata da trilli barocchi... in realtà la voce passava appena l'orchestra (il mio palco era assai vicino) e per ogni acuto gonfiava i polmoni in maniera plateale (mai visto fare ad alcun'altra) come se fosse stato un notevole sforzo fisico. Acuti peraltro non dispensati in grande quantità: il timbro dominante era grave, spento, come se avesse dimenticato la propria esperienza canora e si fosse cimentata per la prima volta in un ruolo inaccostabile. Dubito che un tempo non fosse stata capace come prima donna nel canto di coloratura; ormai, rimane una cantante in grado di fare impietosamente a pezzi uno storico bolero, che era stato deliziosamente accelerato dal direttore Gelmetti, ritmo che faticava a seguire, vanificandone l'effetto luminoso.
La serata è stata portata a casa da Dario Solari (Montfort, baritono) e da Gregory Kunde (tenore, nel ruolo protagonista di suo figlio). Confermo i miei pareri su Solari: grande rivelazione, scala il panorama lirico italiano con grandi meriti, dispensandoci il suo timbro ora gentile, ora plastico, pieno, lucido, sempre commovente. Perfetto nelle figure paterne verdiane: già aveva fatto un bagno di applausi al San Carlo con il suo Giorgio Germont nella Traviata della passata stagione. Penso di poter definire il suo “valore aggiunto”, rispetto agli altri baritoni in circolazione, nel carattere di umanità che esprime la sua voce, priva di ogni cupa artificiosità che spesso si sente nei baritoni più marcati. Il suo volume pieno e deciso ha conquistato ancora una volta cuori e menti del pubblico. Eppure l'estrema drammaticità e infinita tenerezza del terzo atto, scena della rivelazione di Montfort quale padre di Henry, non sarebbe stata completa senza la matura esperienza di Gregory Kunde. Il tenore aveva già presenziato al San Carlo come protagonista della prima dell’anno precedente (La Clemenza di Tito, diretta da Jeffrey Tate), ma seppur di pregevole presenza non aveva indovinato lo stile mozartiano del personaggio, reinventato con una linea troppo lirica. Direi che il personaggio verdiano gli calza a pennello: un energico connubio di idealismo romantico ora languido ora intrepido, eroe verdiano in cui il buon vecchio Kunde ha saputo reinventarsi con onore. Insomma, tecnica e interpretazione convincenti per un “fuoriclasse” che “sembrava” avviarsi al tramonto della carriera.
Molto applaudito anche il personaggio di Procida. Il baritono Orlin Anastassov, assai più giovane del collega baritono, con disinvoltura si distingue da lui anche per il timbro più grave e asciutto, esprimendo tutta la sua cupezza che impregna il personaggio. Voce dura, aspra, per i miei gusti forse troppo per i languori di “O tu Palermo”, o forse troppo ben indovinati per un “eroe romantico” che di amore conosce solo quello patrio, al contrario di Henry, nonché motore fondamentale della storia e del finale, supera la prova in maniera convincente e con grande trasporto emotivo del pubblico.
Chi era il punto fermo in questa grande varietà di stili vocali? Sul palco, il coro, un arcobaleno di tuniche color pastello, stavolta in grado di controllarsi e di non sommergere le voci dei protagonisti; nel golfo mistico, il direttore, ragione ultima del successo. Mi ero in passato interessata al maestro Gelmetti e avevo trovato qualche filmato su youtube che riprendeva i suoi “dietro le quinte”, impegnato a dirigere le prove di canto: mi aveva colpito la determinazione nell’infondere al cantante il carattere del personaggio, la stessa passione che doveva essere rivolta al pubblico era quella che ispirava il suo lavoro. So che è mansione del direttore suggerire, oltre alle linee strettamente musicali di canto, la caratterizzazione dei personaggi, ma qualcosa di più vivo, di più viscerale, era riuscito a trasmetterla. Una vivacità emotiva e intellettuale che ha fatto risorgere le potenzialità dell’orchestra del San Carlo dal torpore che aveva conosciuto in alcune precedenti performance, soffrendo i continui cambi di direzione artistica. Percussioni abbondantemente sottolineate, forza negli archi, leitmotiv calcati e ritmi accelerati (soprattutto nel bolero) sono stati gli elementi caratterizzanti.
Cosa manca alla recensione? Direi il balletto. Tanto atteso dai melomani, tante volte ingiustamente tagliato in passato, e oserei sottolineare ingiustamente! Non mi riferisco tanto alla coreografia, non essendo io una appassionata di balletto, quanto alla melodia. Le quattro stagioni di Verdi sono suggestive, incantevoli, hanno il sapore dell’ineluttabilità e dell’amarezza del tempo che scorre, la luminosità delle stagioni giovani, come se avesse voluto racchiudere tutte le contraddizioni e i sentimenti in conflitto di una lunga, intera opera in un pezzo compatto e nient’affatto di “intrattenimento”! Ad un ascolto attento, mi verrebbe ormai da dire che gli schemi della Grand Opera a Verdi stavano stretti… non che detestasse comporre per l’Opera parigina (non lo direi mai, dato anche il successivo Don Carlo), ma annacquare un segmento del suo lavoro con una melodia di intrattenimento per accompagnare un balletto, come richiedeva lo schema in cinque atti, sarebbe stato un’offesa per la meraviglia che la conteneva. Per questo auspico che sia rivalutato il terzo atto per riscavarlo dall’oblio, magari proponendo il pezzo delle stagioni isolatamente, nelle esecuzioni sinfoniche, come già si fa per la splendida overture. Il balletto (non vorrei offendere qualche amante del genere, ma) lo trovo abbastanza superfluo nel prodotto complessivo; è sicuramente molto piacevole, anche distensivo per il mal di schiena che dopo un paio d’ore su una sediolina di palchetto comincia a farsi sentire, ma risente delle “avanguardie” artistiche che hanno invaso l’arte della danza. Alludo alla scelta discutibile di far danzare i ballerini con dei costumi delle dimensioni e delle sembianze di tanti boxer colorati (scelta cui erano state sottratte le ballerine, fortunatamente) e ad un’ardua metafora sulla vita e la morte spiegata nel libretto di sala che vi risparmierò. L’ondata avanguardistica, per fortuna, non aveva travolto anche i movimenti e le armonie dei tradizionali passi di danza.
Mi auguro di non avervi annoiato troppo e di non aver scritto troppe corbellerie!
Ultima modifica di FloriaTosca il lun 13 giu 2011, 23:23, modificato 1 volta in totale.
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda FloriaTosca » lun 13 giu 2011, 23:22

Dimenticavo: se siete interessati ad ascoltarlo in prima persona, su radio tre alle ore 20 di sabato 25 giugno sarà trasmessa la registrazione che appartiene al 19 maggio, proprio la serata in cui ho assistito...
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda Enrico » mar 14 giu 2011, 0:09

FloriaTosca ha scritto:Dimenticavo: se siete interessati ad ascoltarlo in prima persona, su radio tre alle ore 20 di sabato 25 giugno sarà trasmessa la registrazione che appartiene al 19 maggio, proprio la serata in cui ho assistito...


Spero di ricordarmelo, anche perché è raro ascoltare, in disco o alla radio, l'edizione integrale in francese.
Troppo poche le buone registrazioni per un'opera così interessante!
E grazie per la tua recensione.
Enrico B.
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Re: Les Vepres Siciliennes (Verdi)

Messaggioda pbagnoli » mar 14 giu 2011, 9:06

FloriaTosca ha scritto:Perdonatemi il ritardo, dovuto a vari impegni universitari. Ho assistito ai Vespri, anzi ai "Vepres", già un mesetto fa, e vorrei proporvi le mie impressioni, se non è troppo tardi!
...

Mi auguro di non avervi annoiato troppo e di non aver scritto troppe corbellerie!

Nessuna corbelleria, stai scherzando?!?
Anzi: grazie infinite di aver scritto questa splendida recensione! : Thumbup :
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