Agogica

Alcune esecuzioni sono rese grandi, a mio parere, dall'uso efficace e intelligente delle indicazioni relative al ritmo contenute nella partitura.
Le opere di Rossini possono divenire più emozionanti sul piano musicale (Marilyn Horne) e più commoventi (Lucia Valentini Terrani ne "La canzone del salice" da Otello).
Le opere romantiche e protoromantiche ne vengono esaltate nella drammaturgia.
L'interprete sovrana
nell'attenzione a questo aspetto è, per me, Leyla Gencer: è in grado di affrontare la melodia più ampia con fiati lunghissimi mirabilmente tenuti e mezzevoci lunari e riesce a "scomporre" le sequenze più movimentate con sillabato e senso del tempo unici.
La grande ripresa del Roberto Devereux del 1964 a Napoli deve molto a questa sua abilità: le tre scene finali del secondo atto includono tempi molto vari tra il largo e il presto, il finale è un cavalleresco dalla linea travolgente. Leyla Gencer-Elisabetta è precisissima tanto nel fraseggio ampio che nelle roulades che dominano le altre voci e manifestamente ha (e rende) la percezione dei ritmi orchestrali.
Un secondo esempio è "Un ballo in maschera" rappresentato a Bologna nel 1961 con la direzione di De Fabritiis (Myto ha pubblicato la ripresa live stereo!): "Fuggi, fuggi: per l'orrida via" è ben reso dall'orchestra ma l'onda vocale è quella di Amelia, rapida ed incisiva.
Alcune incisioni contengono delle perle ritmiche anche ad opera dei comprimari:
- Mozart, Le nozze di Figaro, Glyndebourne, 1934/5, in particolare nella prima aria di Bartolo "La vendetta, oh, la vendetta!" cantata da Italo Tajo, direttore Fritz Busch;
- Mozart, "Il flauto magico", l'edizione diretta da Solti del 1955, rivela un Monostatos eseguito da Willy Hofmann, adatto alla verve della parttura.
Avete qualche beniamino che si distingue in questo senso?
Un caro saluto
Francesco
Le opere di Rossini possono divenire più emozionanti sul piano musicale (Marilyn Horne) e più commoventi (Lucia Valentini Terrani ne "La canzone del salice" da Otello).
Le opere romantiche e protoromantiche ne vengono esaltate nella drammaturgia.
L'interprete sovrana

La grande ripresa del Roberto Devereux del 1964 a Napoli deve molto a questa sua abilità: le tre scene finali del secondo atto includono tempi molto vari tra il largo e il presto, il finale è un cavalleresco dalla linea travolgente. Leyla Gencer-Elisabetta è precisissima tanto nel fraseggio ampio che nelle roulades che dominano le altre voci e manifestamente ha (e rende) la percezione dei ritmi orchestrali.
Un secondo esempio è "Un ballo in maschera" rappresentato a Bologna nel 1961 con la direzione di De Fabritiis (Myto ha pubblicato la ripresa live stereo!): "Fuggi, fuggi: per l'orrida via" è ben reso dall'orchestra ma l'onda vocale è quella di Amelia, rapida ed incisiva.
Alcune incisioni contengono delle perle ritmiche anche ad opera dei comprimari:
- Mozart, Le nozze di Figaro, Glyndebourne, 1934/5, in particolare nella prima aria di Bartolo "La vendetta, oh, la vendetta!" cantata da Italo Tajo, direttore Fritz Busch;
- Mozart, "Il flauto magico", l'edizione diretta da Solti del 1955, rivela un Monostatos eseguito da Willy Hofmann, adatto alla verve della parttura.
Avete qualche beniamino che si distingue in questo senso?
Un caro saluto
Francesco