Opera tra tv e teatro

Vorrei proporvi un argomento suggeritomi dal dibattito sulla recente Bolena andata in scena a Vienna e trasmessa in diretta televisiva in alta definizione.
Il punto di partenza è questo: tutte le giustissime riflessioni e previsioni elaborate da Matteo a proposito del debutto della Netrebko si sono rivelate in teatro solo parzialmente convincenti.
Intendiamoci, tutto vero e verificato il discorso sulle difficoltà di lettura del personaggio nel passato e sulla mancanza fino a ieri di un'interprete della parte che fosse convincente sotto tutti i fronti. Ma la Netrebko, non solo secondo me, è sembrata non sufficientemente adeguata alle richieste vocali del ruolo. Che non consistono solo, e non tanto, di colorature e trilli, quanto più di una generale gestione della linea vocale secondo uno stile dal quale oggi sembriamo non poter più prescindere. Ecco che molti fiati presi dove non si dovrebbe rompevano l'incanto di una voce magnifica, così come un certo disagio nel risolvere il dettaglio della scrittura sembrava rievocare addirittura lo spettro di una Caballé alle prese con questa musica.
Detto questo, nulla di male. Nel caso, perdoneremmo benissimo alla Netrebko un ruolo non del tutto adatto a lei - ma comunque ben più di adatto di Puritani o Lucia - eseguito comunque con la bravura di un'indiscutibile fuoriclasse.
Ma come la mettiamo quando vedendo la medesima recita, non più in teatro ma attraverso l'esperta regia televisiva di Brian Large, percepiamo svelata tutta la verità della Netrebko in questo ruolo?
Possibile che quella pur sempre percettibile estraneità vocale diventi secondaria rispetto alla giustezza degli sguardi, dell'approccio, della personalità che sembrano trasparire dalla Netrebko Bolena?
Come dobbiamo giudicare il cambiamento nella fruizione dello spettacolo operistico?
Esso ha dei riflessi sul fronte degli strumenti persuasivi degli artisti e dei cantanti in particolare.
Un cantante che deve parlare principalmente alle prime file delle platee e alla Tv in alta definizione dovrà usare armi che sono diverse da quelle di un cantante che vuole persuadere i loggioni o chi siede in posti lontani.
Qual è secondo voi il modo giusto per affrontare questa questione, premesso che non è aprioristicamente sbagliato né rivolgesi all'uno né all'altro pubblico?
Ve lo assicuro: dai posti in piedi in platea della Staatsoper (che godono comunque di una visuale splendida), proprio accanto alle telecamere centrali, arrivava una percentuale molto ridotta di quanto ci può mostrare Brian Large (e verosimilmente assaporavano gli spettatori delle prime file).
La maggior parte delle informazioni arriva, nei posti anche solo mediamente lontani, dalla voce e dalla visione d'insieme. I primi piani e la sapiente regia tv non esistono.
E' per questo che la Garanca, in un ruolo che sembrava cucitole addosso direttamente da Donizetti, funzionava in toto anche da una prospettiva più votata all'impressione generale, mentre la Netrebko faticava, complice anche una regia teatrale inesistente.
A voi è mai capitato di avere giudizi diversi da ascolti in teatro e televisivi del medesimo spettacolo?
Come vedete questa questione?
Insomma, la televisione introduce una regia della regia, rendendo molto più complesso il meccanismo dell'opera d'arte.
Ma quando il regista televisivo (Large) vale cento volte più del regista teatrale (Génovèse), succede qualcosa di molto strano...
Il punto di partenza è questo: tutte le giustissime riflessioni e previsioni elaborate da Matteo a proposito del debutto della Netrebko si sono rivelate in teatro solo parzialmente convincenti.
Intendiamoci, tutto vero e verificato il discorso sulle difficoltà di lettura del personaggio nel passato e sulla mancanza fino a ieri di un'interprete della parte che fosse convincente sotto tutti i fronti. Ma la Netrebko, non solo secondo me, è sembrata non sufficientemente adeguata alle richieste vocali del ruolo. Che non consistono solo, e non tanto, di colorature e trilli, quanto più di una generale gestione della linea vocale secondo uno stile dal quale oggi sembriamo non poter più prescindere. Ecco che molti fiati presi dove non si dovrebbe rompevano l'incanto di una voce magnifica, così come un certo disagio nel risolvere il dettaglio della scrittura sembrava rievocare addirittura lo spettro di una Caballé alle prese con questa musica.
Detto questo, nulla di male. Nel caso, perdoneremmo benissimo alla Netrebko un ruolo non del tutto adatto a lei - ma comunque ben più di adatto di Puritani o Lucia - eseguito comunque con la bravura di un'indiscutibile fuoriclasse.
Ma come la mettiamo quando vedendo la medesima recita, non più in teatro ma attraverso l'esperta regia televisiva di Brian Large, percepiamo svelata tutta la verità della Netrebko in questo ruolo?
Possibile che quella pur sempre percettibile estraneità vocale diventi secondaria rispetto alla giustezza degli sguardi, dell'approccio, della personalità che sembrano trasparire dalla Netrebko Bolena?
Come dobbiamo giudicare il cambiamento nella fruizione dello spettacolo operistico?
Esso ha dei riflessi sul fronte degli strumenti persuasivi degli artisti e dei cantanti in particolare.
Un cantante che deve parlare principalmente alle prime file delle platee e alla Tv in alta definizione dovrà usare armi che sono diverse da quelle di un cantante che vuole persuadere i loggioni o chi siede in posti lontani.
Qual è secondo voi il modo giusto per affrontare questa questione, premesso che non è aprioristicamente sbagliato né rivolgesi all'uno né all'altro pubblico?
Ve lo assicuro: dai posti in piedi in platea della Staatsoper (che godono comunque di una visuale splendida), proprio accanto alle telecamere centrali, arrivava una percentuale molto ridotta di quanto ci può mostrare Brian Large (e verosimilmente assaporavano gli spettatori delle prime file).
La maggior parte delle informazioni arriva, nei posti anche solo mediamente lontani, dalla voce e dalla visione d'insieme. I primi piani e la sapiente regia tv non esistono.
E' per questo che la Garanca, in un ruolo che sembrava cucitole addosso direttamente da Donizetti, funzionava in toto anche da una prospettiva più votata all'impressione generale, mentre la Netrebko faticava, complice anche una regia teatrale inesistente.
A voi è mai capitato di avere giudizi diversi da ascolti in teatro e televisivi del medesimo spettacolo?
Come vedete questa questione?
Insomma, la televisione introduce una regia della regia, rendendo molto più complesso il meccanismo dell'opera d'arte.
Ma quando il regista televisivo (Large) vale cento volte più del regista teatrale (Génovèse), succede qualcosa di molto strano...