Maugham ha scritto:
Penso che, nell'accezione comune, un cantante venga giudicato "finito" quando non riesce a raggiungere nei ruoli fondanti della sua carriera gli stessi risultati conseguiti in passato.
Be', Bill, questa non mi sembra una definizione da "accezione comune": per molti appassionati è
finito il cantante che:
cambia le caratteristiche della propria emissione, magari in modo fisiologico o a seguito di un intervento chirurgico. Esempio classico di ciò è la Dessay, per alcuni
finita da anni anche se continua a mietere successi in tutto il mondo (fuorché in Italia, ma questo è un altro thread)
cambia repertorio e ruoli per impossibilità a proseguire in un determinato ambito. E' un po' diverso dalla situazione precedente. Esempio classico di ciò è Chris Merritt che, nell'arco di una carriera prestigiosa, è passato dai ruoli Nozzari a Herodes e Aron di Schoenberg. Per quelli come me questa è la normale evoluzione di un uomo intelligente; per altri questo è segno di un cantante finito
Maugham ha scritto: Di solito si tratta, tra gli appassionati più grossolani, di una sentenza motivata da criteri puramente quantitativi. Sei stato un Manrico o uno Chénier dagli acuti folgoranti? Bene, appena comincerai a salire con fatica, sarai giudicato finito. Sei stata una grande chanteuse à roulades? Bene, quando comincerai a perdere fluidità e brillantezza nelle agilità, sarai considerata finita.
Appunto.
Quello che dicevo.
Ci sono appassionati che non riescono ad accettare nemmeno l'evoluzione anagrafica del cantante del proprio cuore cui continueranno a chiedere Mimì in età menopausale (Mirella Freni, per esempio); Alfredo Germont geriatrici quando non addirittura più giovani di Germont padre (Alfredo Kraus, per esempio, che incise una "Traviata" con Dmitri Hvorostovski nettamente più giovane di lui); e via discorrendo.
Maugham ha scritto: Tra gli appassionati, diciamo così, più "evoluti" (mi si passi il termine vagamente presuntuoso) entrano in gioco anche altri fattori. Non è più solo questione di decibel o di nanosecondi nei ghirigori; l'appassionato attento si chiede, prima di definire "finito" un cantante, cosa riesce a fare questo cantante per sopperire ai limiti di uno strumento che, per ragioni sia fisiche che anagrafiche o per tutte e due, non risponde più come in passato.
Di nuovo
appunto: giudico segno di grandissima intelligenza da parte di un cantante approcciare ruoli magari lontanissimi dal repertorio di una volta non perché "comodi" (divertendomi a canticchiare a tempo perso, mi sono confermato l'idea che di ruoli "comodi" non ne esistano), quanto piuttosto adatti all'evoluzione della propria voce. L'esempio di Merritt mi sembra veramente appropriato
Maugham ha scritto: In pratica, per alcuni appassionati, il cantante paradossalmente non è mai "finito". Lo è quando, come nel caso della Falcon, perdi letteralmente la voce, Altrimenti ci sarà sempre qualche ruolo, qualche titolo, qualche repertorio in cui il cantante e il suo pubblico potranno trovare soddisfazioni professionali.
Eheheh
Qui mi viene invece da pensare a Matteo Marazzi, che prendo garbatamente in giro da quando ci conosciamo a proposito dell'insana passione che egli nutre per quella fine dicitrice che è la Silja, per la quale probabilmente ha già pensato a ruoli come la Krakentorp...
Ma l'appassionato d'opera ha ben altri problemi con cui
cipollarsi: cosa faremo fare a Domingo fra 20 anni?...