doncarlos ha scritto:Genovese, medico in pensione, 65 anni, dall'età di 10 agganciato dall'opera che, come dice mia moglie, è la sua rivale, noto (o famigerato?) ad alcuno tra voi.
Ma sei Maurizio?
Se sì, Signori vi presento uno dei maggiori collezionisti e dei più illuminati cultori che ci siano in Italia.
Davvero un superbo acquisto per la notra comunità.
Se non sei lui, ti rivolgiamo ugualmente un benvenuto affettuoso tra noi.
Per dire, il Parsifal di Herheim cui ho avuto la fortuna di aqssistere a Bayreuth è uno dei cinque/dieci spettacoli più belli che mi sia capitato di vedere.
E ti assicuro che la Salome a Salisburgo (festival di Pasqua) era addirittura meglio, mille volte più coerente, compatta e pazzesca!
Gli Americani (che io adoro anche per il loro senso della sintesi) hanno definito Herheim "the fucking genius".
Quest'anno riprendono la Salome a Copenhagen: certo... non ci saranno più i Berliner e Rattle, ma consiglierei a tutti di prendere un aereo e andare a vedersela, anche perché (ahimé) non esistono video.
Allestimenti storici? E perchè no? Qualche tentativo è già stato fatto. Ricordo un Tannhäuser a Firenze che riprendeva una delle prime messe scene ottocentesche. Cantanti così così, direzione idem: ma la regia era del compianto Klaus Michael Grüber, cioè di uno che sapeva il fatto suo. Perché riproporre, come fa la Scala, Aida o Nozze di Figaro con le ancora splendide scenografie di Lila De Nobili e Ezio Frigerio, affidandone poi la riproposta della regia a modesti mestieranti che seguono pedissequamente il libro di regia? Io dico, usiamo queste scene, ma affidiamo la regia a qualcuno che sia in grado di effettuare una ricostruzione filologica o di partire da quelle e creare una cosa nuova.
O meglio, entrambe le cose...
Come ho cercato di dire fin dall'inizio di questo thread, noi non dobbiamo inventarci dal nulla l'ipotesi di questa nuova (io spero) tendenza: cosa succederebbe ce lo ha già detto la storia il giorno in cui abbiamo cominciato a ricostruire le prassi musicali antiche.
Ciò a cui abbiamo assistito è stata appunto una stranissima ed esaltante sintesi di archeologia e invenzione.
A mano a mano che si penetravano i segreti delle musiche più lontane da noi, contemporamente se ne ricavano stimoli sconvolgentemente moderni: non a caso negli anni 70-90, i giovani che snobbavano la grande tradizione ottocentesca (che sentivano vecchia) si esaltavano sui nuovi haendeliani (che sentivano attualissimi).
Per ora l'idea di riallestire regie storiche e riscoprire l'immagine drammatico-musicale di secoli fa ci fa venire in mente solo un gesticolare artefatto e manierato... ma la storia della filologia musicale ci ha dimostrato che questa sarebbe solo la prima fase.
Al traguardo finale troveremmo invece registi corrispondenti a ciò che Jacobs e Gardiner sono per la musica antica.
Filologi? Studiosi del passato? sì certo, ma allo stesso immensi "creatori".
E poi, rimane il problema canto. Siamo così sicuri che un allestimento di Wieland Wagner, in cui a suo tempo agivano le Mödl e Varnay, i Windgassen, gli Hotter farebbe lo stesso effetto con, poniamo, una Dalayman o una Watson, un Gould, un Pape? Forse con l'Herlytzius... (visto che la Denoke ha dato forfait...) Perché lo mspazio scenico bisogna comunque abitarlo.
Anche questa è un'obiezione legittima (e che infatti già altri nel corso del thread hanno sollevato) ma che non tiene conto dell'esperienza storica.
Se infatti fosse vera (che senso ha fare Wieland senza la Moedl), dovremmo anche chiederci come si possa fare la Norma e la Sonnambula senza Giuditta Pasta.
La Callas ha insegnato al suo secolo quale fosse la verità di Vincenzo Bellini, di Felice Romani e persino di Giuditta Pasta; grazie a lei tutti ora sappiamo qual'è il misterioso "quid" che collega Amina a Norma.
In questo senso è stata una filologa, ovvero l'elaboratrice di un linguaggio sonoro, musicale e poetico finalmente in grado di valorizzare le specificità del Romanticismo belliniano.
Ma allo stesso tempo (proprio come Gardiner e Jacobs) è stata la più geniale delle "creatrici": non era un clone della Pasta, sicuramente non cantava e non recitava come lei; ancora più sicuramente non ne condivideva l'orizzone storico e culturale.
Eppure anche lei - come Gardiner e Jacobs - ci ha dimostrato che più si scava alla ricerca di segreti passati, sepolti nei secoli, più si portano alla luce verità del presente.
Ecco perché si può recuperare Wieland anche senza la Moedl, almeno secondo me.
Un salutone e ancora benvenuto tra noi.
Matteo